sabato 26 novembre 2011
Il Generale Della Rovere, 2011
Regia di , con Pierfrancesco Favino (Giovanni Bertone), Raffaella Rea (Olga), Valentina Kamenov (Anna), Andrea Tidona (Bacchelli),Mario Valeri (Fabrizio), Hirsto Shopov (Colonnello Muller),Michele Nani (Ceraso).
Roma, 1944: Giovanni Bertone è un piccolo truffatore che si arrangia con vari espedienti nel tentativo non solo di sopravvivere ai rigori della guerra ma pure di tenere un tenore di vita per quanto possibile alto; e a tale scopo,oltre la poker, la sua principale attività è quella di estorcere soldi ai familiari di detenuti politici millantando importanti conoscenze preso le autorità nazifasciste, con l’obiettivo di liberare i loro cari.
Giovanni ha anche un cavallo tenuto in custodia da un amico fantino; quando viene a sapere che l’amico è stato portato via dai tedeschi, prende con sé Anna, la figlia dell’uomo, un giorno però la sua truffa viene scoperta e lui denunciato, ma il colonnello Muller, che ha conosciuto durante i suoi traffici, gli propone un accordo: fingersi il generale Della Rovere, un importante ufficiale badogliano, ucciso per errore dai soldati tedeschi che, non avendolo riconosciuto, non hanno rispettato la consegna di catturarlo vivo. Egli sarà internato a Milano, nel braccio politico del carcere di San Vittore, con l'incarico di assumere informazioni e di scoprire la vera identità di "Fabrizio", il capo della Resistenza a cui la Gestapo non è ancora riuscita a dare un nome. Poi dopo sarà liberato.
Giovanni accetta, ma il carcere lo cambierà radicalmente, e non proprio in peggio…
Ispirato all’omonimo racconto di Indro Montanelli ( ), è una fiction in due puntate che riporta la storia già magistralmente narrata nel film del 1959 di Roberto Rossellini, con portagonista un grandissimi Vittorio de Sica. Ciò ha fatto nascere grandi polemiche, in quanto molti considerano “intoccabili” certi capolavori del cinema. Io invece sono più d’accordo con quello che ha deto il direttore della Rai, che in questi tempi difficili è giusto riproporre anche in tv personaggi e storie che possono trasmettere insegnamenti positivi; del resto, non ci lamentiamo sempre che in tv non ci sono più sentimenti e valori, ma solo volgarità e beceraggine?E quindi ben vengano operazioni di questo tipo, sebbene comunque sia giusto avvisare che ci sono molte differenze tra il film di Rossellini e questa fiction, la sostanza rimane comunque la stessa.
Il Giovanni Bertone interpretato da Pierfrancesco Favino, uno dei migliori attori italiani e che oltretutto si presta benissimo sia al cinema che in tv, si differenzia molto dal personaggio interpretato da Dei Sica già nel nome (là si chiamava Emanuele Bardone), ma soprattutto nel comprotamento:è vero, Bertone è scialaquatore, superficiale, amante dela bella vita che fa di tutto per mantenere questo tenore anche in tempi dove si riesce a malapena a procurarsi qualcosa da mangiare, ma ha un volto molto più umano; oltre a una notevole carica di simpatia e apacità di accsttivarsi i favori della gente, qui il nostro protagonista è vero che chiede i soldi ai parenti dei detenuti, ma fa anche qualcosa di concreto per interessarsi davvero alla sorte dei prigionieri e in alcuni casi riesce a portare a termine positivamente il compito; inoltre si affeziona alla piccola ofana di cui si prende cura vedendo in lei la figlia che non ha mai avuto, e riuscendo poi ad affidarla alle cure di Olga, la donna che ha amato tempo prima e non ha mia dimenticato, anche lei ritrovata per un breve istante; nel finale con ilsuo sacrificio dà alle due donne non solo una famiglia l’una per l’altra, ma ai loro occhi si riscatta nella sua dignità.
In carcere inzialmente recita ma via via si immedesima totalmente nel ruolo del generale perché riesce a condividere in sé gli ideali deglia ltri detenuti, al punto che non li tradirà.
Un personaggio umano che l’attore riesce a far sentire molto vicino al pubblico; la finzione si confonde con la realtà, ma stavolta in modo positivo.
L’omaggio a De Sica è evidente anche nella vicenda del cavallo e della bambina, che rimandano apertamente a SCIUSCIA’, mentre ho trovato molto bravi anche tutti gli altri intepreti; la parte più intensa ovviamente è quella riguardante la vita in carcere, dove man mano vengo presentati personaggi che nel loro piccolo sono eroi qualunque, gente che sa fare delle scelte anche in nome di valori comunitari.La storia è lineare e non annoia, anzi,coinvolge man mano che la fiction prosegue; ottima fotografia che incornicia alla perfezione la cupezza dei tempi di guerra.
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