venerdì 31 luglio 2020

A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy), 1989

 Regia di Bruce Beresford, con Jessica Tandy (Daisy Werthan), Morgan Freeman (Hoke Colburn ), Dan Akroyd (Boolie Werthan ), Esther Rolle (Idella), Patty Lupone (Florine).



Atlanta 1948: Daisy Werthan è un'anziana e benestante  ex maestra di scuola elementare, che vive sola assistita dalla domestica di colore Idella ed è sempre stata in grado di cavarsela da sola; a seguito però di alcuni episodi dove ha agito in quello che pouò sembrare uno stato confusionale il figlio Boolie non si fida più a lasciarla guidare e assume quindi un autista di colore, Hoke, che armato di grandissima pazienza comincia ad accompagnare Daisy nei suoi vari impegni....





Vincitore del Premio Oscar come miglior film nel 1989 e adattamento di una piece teatrale, questo film tratta il problema del razzismo e della discriminazione da una prospettiva insolita, non drammatica ma con i toni della commedia. Il vero razzismo, come spesso accade, è mostrato nelle piccole cose quotidiane.
Daisy    è un'anziana e benestante ex maestra ebrea (che quindi dovrebbe ben conoscere la discriminazione e il razzismo) dal carattere deciso e autoritario (e, aggiungo io, anche abbastanza capricciosa e rompixxxxxi), abituata a decidere per sè stessa e a fare di testa sua. Normalissimo quindi che, quando il figlio Boolie preoccupato da un piccolo incidente dovuto però forse all'età, assume un uomo di colore un pensione che le faccia da autista, la signora reagisca malissimo: prima di tutto rifiuta Hoke (questo il nome dell'uomo), poi costretta ad accettarlo dalle circostanza fa di tutto per rendergli il compito impossibile con rimbrotti e assurde pretese (esempio: non accetta che, per andare al supermercato, lui faccia una strada diversa da quella che lei ha sempre fatto per tanti anni).
Hoke però è un uomo dal carattere gioviale e sempre sorridente, abituato a ben altre avversità nella vita che una vecchietta rompiscatole; con questo atteggiamento finisce quindi per smussare le spigolosità di Daisy e col tempo tra i due si stabilisce inevitabilmente un rapporto di confidenza reciproca che alla fin fine (la storia copre un arco temporale  di circa 25 anni) diventerà quasi una vera e propria amicizia. 

Detta così sembra la tipica storia dell'archetipo della "strana coppia" tanto amato dal cinema di ogni tempo; ed in effetti è anche questo, ma non solo. Perchè come detto prima il razzismo fa capolino da tante piccole cose, apparentemente insignificanti dettagli: la moglie di Boolie che si lamenta del fatto che la suocera abbia bisogno di qualcuno che le corra dietro per ogni minima necessità mentre la domestica di colore aspetta ordini in piedi e in silenzio, Hoke che rammenta a Daisy che le persone di colore non possono usufruire dei bagni pubblici, svariate occasioni dove Hoke e altre persone di colore vengono tenute "a distanza" da regole sociali accettate anche da chi- come Daisy e Boolie- si professa (e magari davvero è, in un certo senso) liberale e giusto. 
Il film mantiene il tono da commedia intervallato saltuariamente da momenti drammatici o tristi (la morte di Idella, ad esempio), e si regge sul binomio del duo Jessica Tandy- Morgan Freeman, lei attrice di classe e vecchio stampo nel ruolo dell'anziana rompiscatole in fondo di buon cuore e lui nel ruolo del suo quasi  coetaneo, diverso per tanti aspetti e per altri simile, che oltre a sopportarla sa instaurare con lei un rapporto sincero. A fare loro da spalla in maniera misurata ma incisiva, Dan Akroyd (attore che ho sempre preferito in film che non fossero "The blues brothers").
Oltre al Premio Oscar come miglior film , la pellicola si aggiudicò altri tre premi dell'aCademy Awards: migliore attrice protagonista (Jessica Tandy), miglior sceneggiatura originale e miglior trucco.



lunedì 27 luglio 2020

Olivia De Havilland

Alla fine se n'è andata anche lei: l'inossidabile Olivia De Havilland, la più anziana attrice vivente, è morta ieri nella sua casa di Parigi all'età di 105 anni. 
L'attrice era nata a Tokyo nel 1916 da una famiglia britannica residente in quegli anni in Giappone per via della professione del padre avvocato, ed era sorella maggiore dell'attrice Joan Fontaine (che nella sua carriera prese il cognome materno).
Olivia esordì nel 1935 in "Sogno di una notte di mezza estate" e negli anni seguenti consolidò la sua fama in ruoli in film di avventura, molti dei quali accanto al divo del genere in quell'epoca, Errol Flynn, tra i quali "Capitan Blood ( 1935), "La carica dei seicento" (1936) e "La leggenda di Robin Hood" (1938). 
Nel 1939 interpretò il suo ruolo più famoso, Melania Hamilton in "Via col vento"; negli anni successivi l'attrice ottenne la cittadinanza USA e lavorò costantemente a film di successo, tra cui si ricordano "In questa nostra vita" (1942 ), "A ciascuno il suo destino" (1946 ), "L'ereditiera" (1949 ), "Mia cugina Rachele" (1952 ), "La fossa dei serpenti" (1948 ), "La figlia dell'ambasciatore" (1956 ), "Nessuno resta solo" (1957), "Piano, piano, dolce Carlotta" (1964 ), "Il diavolo nello specchio" ( ), "Luce nella piazza" (1958 ), "La papessa Giovanna" (1971 ), "Airport 77" (1977 ). Si ritirò dal mondo del cinema nel 1979, anche se continuò a partecipare sporadicamente a produzioni televisive fino al 1988.
Vinse due Oscar come migliore attrice protagonista: nel 1947 per "A ciascuno il suo destino" e nel 1949 per "L'ereditiera". 
Con la sorella attrice Joan Fontaine ebbe sempre un rapporto di grande rivalità risalente ancora agli anni dell'infanzia, e spesso i loro complicati rapporti furono al centro dell'attenzione dell cronaca mondana. Nel 1942 furono entrambe candidate all'Oscar, Olivia per "La porta d'oro" e Joan per "Il sospetto": vinse la seconda e la maggiore dovette attendere qualche anno per prendersi anch'essa la soddisfazione dell'ambito premio. La rottura definitiva avvenne nel 1975 dopo la morte della loro madre, e si riavvicinarono soltanto poco tempo prima della morte di Joan nel 2013. 
Sono le uniche due sorelle nella storia del cinema ad aver vinto entrambe un Oscar come migliore attrice protagonista. 
E' davvero un giorno triste per il cinema perchè con lei se ne va un pezzo della sua storia....








domenica 26 luglio 2020

Pollo alle prugne (Poulet aux prunes) 2012

Regia di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi, con Mathieu Almaric (Nasser Alì), Maria de Medeiros (Faranguisse), Goishifeht Farahani (Irane),Chiara Mastroianni (Lilli adulta), Isabella Rossellini (madre di Nasser Alì),Edouard Baerl (Azrael).

Theran 1958: il violinista Nasser Alì vive talmente in simbiosi con il proprio strumento e la propria musica che quando la moglie, in un accesso di rabbia, glielo distrugge, decide di lasciarsi morire.
Negli otto giorni in cui invoca Azrael (l’angelo della morte), rievoca la sua vita, segnata da un grande amore perduto…

Tratto da un fumetto di Marjane Satrapi (la stessa autrice di “Persepolis”), questo film capita proprio a fagiolo in questo particolare momento della mia vita…in senso ironico, beninteso: ci voleva proprio un bella serata guardando una storia di rimpianto, dolore per un amore perduto, per una vita vuota e senza senso!
Al di là di questo il film non mi è piaciuto molto, il protagonista mi ha suscitato una forte antipatia: capisco che l’infelicità possa rendere duri, ma quando non si fa nemmeno niente per evitarlo non si può prendersela con gli altri!
Già il fatto che non ama il proprio figlio perché è un bambino grasso e una delle cose che lui odia di più al mondo sono i grassi (bel messaggio, complimenti!) mi ha suscitato antipatia a primissima vista, ma poi proseguendo il film….si arrende con troppa facilità alla prima difficoltà che si presenta nella sua storia d’amore (e quindi che rimpiangi che non hai nemmeno fatto nulla pe combattere?), sposa una poveraccia che non ama come ripiego e poi la maltratta (psicolgicamente) scaricandole addosso la sua frustrazione….basta!!!!!!! I baffettini poi completano l’opera (lo confesso, provo una forte negatività per chi ha barba e baffi!).
Non è che non abbia del tutto capito il tentativo del regista di  fare un film poetico, è che secondo me non ci è riuscito. E il personaggio più simpatico è l’angelo della morte…detto tutto, mi pare!



giovedì 23 luglio 2020

Destino (Der mut Tod), 1921


Regia di Fritz Lang, con Lil Dagover La Ragazza), Walter Jensen (Il Ragazzo), Bernhard Goetze (la Morte).


Una ragazza perde il proprio fidanzato, portato via dalla Morte. Disperata la giovane arriva a scendere nel mondo dei defunti nel tentativo di convincerla a ridare la vita al suo amato; la Morte le mostra tre candele che corrispondono ad altrettante vite umane e che si stanno spegnendo (segno che le tre persone stanno per morire) promettendole che, se riuscirà a tenere in vita almeno una di esse, accontenterà il suo desiderio....



Il film è il primo successo internazionale del celebre regista tedesco, anche detto successo percorse strade un poco travagliate: uscito negli USA tagliato in più parti, fu praticamente ignorato finchè non ebbe successo in Francia e Inghilterra.
Il film dichiara la sua struttura già nella didascalìa iniziale: "Ballata popolare tedesca in sei canti" e difatti Come una ballata, è composto da un antefatto; tre storie in costume; un ultimo atto; il finale.
La storia dell'innamorata che deve superare una serie di prove per rivedere il proprio amato è presente- in svariate modifiche- in molti racconti popolari di varie nazioni, compresa l'Italia (la novella è quella del "Re porco" citata anche da Giosuè Carducci nella poesia "Davanti San Guido"). Oltre a ciò abbiamo l'elemento esoterico grazie al quale il film viene considerato il primo "fantasy" della storia del cinema: la Ragazza deve affrontare delle prove per cercare di riscattare la vita del proprio fidanzato morto, e per fare ciò non esita addirittura (come Orfeo) a introdursi nel regno dei morti e a supplicare la morte stessa. 
Vengono poi introdotte tre storie lontano fra loro ma- forse- che stanno avvenendo più o meno contemporaneamente alla vicenda principale, in cui svariate persone stanno inconsapevolmente per perdere la propria vita: la giovane protagonista dovrà cercare di evitare almeno una di quelle morti- dimostrando così alla Morte stessa che l'amore è più forte di lei- e in cambio il suo fidanzato tornerà alla vita. 

Ma inevitabilmente, nonostante gli sforzi. ciò non accade; e il finale, non del tutto inaspettato ma certamente non banale, si avvicina.... 
La particolarità del film sta nel fatto che il regista introduce per la prima volta alcune tecniche, tra cui quella del montaggio intuitivo; per quanto riguarda gli interpreti, tipiche interpretazioni da cinema muto giocate moltissimo su sguardi e mimica corporale e facciale, ma se l'attrice che interpreta la Ragazza riesce molto bene a dare spessore e profondità al suo personaggio certamente chi rimane impressa è la Morte : viso di pietra, superiore e apparentemente insensibile alle miserie umane, in realtà è un personaggio molto umano: si rivolge benevolmente alla giovane chiamandola "Figlia", si mostra disponibile nei suoi confronti concedendole ben due possibilità e a un certo punto ha un momenti di sfogo molto umano dove racconta alla ragazza di essere stufa di venire considerata dagli umani come la causa di tutte le loro disgrazie, quando invece obbedisce semplicemente agli ordini imperscrutabili di Dio. Anche nel finale l'atteggiamento verso i morituri è particolare, li accompagna in modo quasi affettuoso.
Il bianco e nero poi conferisce al film un tono di mistero e fatalità ancora migliore. 






domenica 19 luglio 2020

Baciami piccina, 2005

Regia di Roberto Cimpanelli, con Neri Marcorè (Umberto ), Elena Russo (Luisa), Vincenzo Salemme (Raoul),Sergio di Giulio (Capitano Nagel).

Alcuni giorni prima dell'8 settembre 1943, Umberto, brigadiere dei carabinieri, riceve l'incarico di scortare Raoul, un piccolo truffatore, consegnandolo al Comando dei Carabinieri di un'altra città. Nonostante il parere contrario di Umberto, ai due si accoda anche la di lui fidanzata Luisa, convinta di approfittare dell'occasione per andare a fare quella gita a Venezia che da tempo il fidanzato le promette.
Peccato che l'unico obiettivo di Umberto sia quello di portare a compimento il proprio incarico, nonostante gli evidenti cambiamenti  storici che si palesano al trio man mano che proseguono....


Simpatica commedia dal tono agrodolce che nell'impianto della trama ricorda vagamente il classico "Il federale" con Ugo Tognazzi (con echi de "La grande guerra" con dei personaggi totalmente ribaltati: il carabiniere interpretato da Neri Marcorè è un uomo qualunque, simpatico e ingenuo, anche un po' ottuso ma fascista più per abitudine che per convinzione; dall'altra parte Raoul, l'arrestato da scortare, è un piccolo truffatore scaltro e simpatico (non solo per natura ma anche per convenienza) che cercherà di approfittare della buona fede dell'altro per tentare la fuga a ogni occasione. Inevitabilmente però la forzata convivenza (  a cui si aggiunge Luisa, la vivace fidanzata di Umberto) porterà allo sviluppo di un rapporto- seppure minimo- che farà maturare le convinzioni non scontate di entrambi i personaggi. 
Entrambi i protagonisti sono perfetti per i personaggi che interpretano: l'allampanato e volontariamente goffo Marcorè nel ruolo del carabiniere ligio al proprio dovere anche se tutto attorno a lui gli sta praticamente crollando addosso e l'estroverso e agile Salemme nel ruolo di truffatore che cerca di fargliela sotto il naso. Ad essi si aggiunge Elena Russo, vivace figura femminile che è anche la voce narrante della storia. 
Storia che avrà un finale un poco inaspettato ma più realistico di quanto ci si possa aspettare da un film di questo tipo....
Il titolo riprende una famosa canzone dell'epoca.




venerdì 17 luglio 2020

Chiamatemi Anna (Anne with an "E"), 2018



Ideata da Molly Walley- Beckett, con Amybeth McNulty (Anna Shirley), Geraldine James (Marilla Cutberth), R.H. Thomson (Matthew Cutberth), Dalila Bela: (Diana Barry), Lucas Zade Zumman (Gilbert Blythe), Corinne Koslo (Rachel Lynde), Croy Gruther Andrews (Cole MacKenzie), Kyla Matthews (Ruby Gillis).

Dopo la morte del padre Gilbert si imbarca su una nave come operaio alle caldaie, dove fa amicizia con Bash, un ragazzo di colore. Al suo ritorno decide di intraprendere gli studi per diventare medico. Intanto Anna scopre che Marilla e Matthew avevano un altro fratello, Michael, morto tragicamente e la cui morte causò alla madre una forte depressione: per questo Marilla non si è mai sposata, dovendo occuparsi della malata. Intanto la zia Josephine, rimasta sola dopo la morte della "migliore amica" Gertie, decide di aiutare Cole prendendolo a vivere con lei e pagandogli gli studi.
Dopo il mancato matrimonio tra Prissy e il signor Philips e la partenza di quest'ultimo, ad Avonlea arriva la prima insegnante donna, Miss Lynch...




La seconda serie di "Anna dai capelli rossi", pur essendomi piaciuta molto come la prima, mi ha fatto anche sospirare più di una volta con  il solito problema già segnalato per la prima serie e qui amplificato 
Era davvero necessario far diventare la vecchia zia Josephine protagonista di una storia d'amore lesbo, oltretutto trattata in un modo a mio avviso ridicolo? Ovvero: la zia ha sempre tenuto nascosto a tutti (si fa per dire visto che invece a vedere qui lo sa mezza America) il suo segreto, e difatti ufficialmente viveva con la sua migliore amica. Tra quei tutti risultan ovviamente i familiari (i Barry, la famiglia di Diana); ma improvvisamente cosa fa la zia? Organizza così di botto una festa piuttosto particolare per ricordare la compagna deceduta invitando - comprensibilmente- tutti gli amici che sapevano di loro ma anche- incomprensibilmente- la nipote (ancora una ragazzina delle medie, sottolineiamo)e i suoi amici. Ragazzi che anche qui, meglio tenerlo presente- finora hanno ricevuto come è ovvio un'educazione tradizionalissima e quindi nemmeno sospettano che possano esistere certe cose (anche se Cole sta già sperimentando turbamenti molto chiari in tal senso). Normalissimo quindi che la povera Diana rimanga talmente sconvolta che le prende quasi un coccolone; ma poi, la zia non aveva paura che la nipote una volta a casa rivelasse tutto ai genitori? Che pastrocchio ! 

Peccato perchè la tematica omosessuale sarebbe stata comunque ben sviscerata dal personaggio di Cole e dalla sua storia; ed  essendo questi un personaggi inventato non avrebbe stonato così tanto. 
Ho invece apprezzato di più la decisione di dare un background a Marilla e Matthew, in modo da provare a spiegare il perchè i due fratelli non siano riusciti a costruirsi una vita fuori dalla loro fattoria; è una storia triste ma a ben vedere anche il destino due lo è stato fino all'arrivo di Anna. 
Per il resto è stato tutto abbastanza soddisfacente - con pochi altri momenti "meh"- e anche il rapporto tra Anna e Gilbert è meglio approfondito: c'è rivalità ma anche amicizia, meglio sviscerata che nel romanzo. 
In questa serie i titoli degli episodi sono citazioni riprese dal romanzo "Middlemarch" di George Eliot.


martedì 14 luglio 2020

Chef, 2012

Regia di Daniel Cohen, con Jean Reno (Alexandre Lagarde), Michael Young
(Jacky),Raphaelle Agogue (Beatrice), Salomè Stevenin (Amandine).

Jacky è un abile cuoco capace di preparare i piatti più raffinati, ma purtroppo ha sempre trovato lavori non all’altezza delle sue aspettative. Alexandre Lagard è uno dei cuochi più celebri, in crisi d’ispirazione e minacciato da un giovane industriale di togliergli uan stella facendo chiudere il suo locale per sostituirlo con sapori più moderni.
Per un fortuito caso, le strade di Alexandre e Jacky si incrociano portando a una collaborazione che sarà utile a entrambi…

Ennesima, ma gradevole, variazione del tema “La strana coppia”, il film è una commedia francese semplice e simpatica, con due protagonisti che funzionano bene nei loro contrasti ma anche nelle complicità. Certo vedere quell’accozzaglia di piatti strambi, per chi come me non se ne intende troppo di cucina sofisticata, non solletica il palato (per fortuna…), ma la storia e le gag funzionano,così come funzionano anche i comprimari.
E’ un film corto ma adatto per uan serata spensierata, da soli o in compagnia.


lunedì 13 luglio 2020

Kelly Preston

E' morta all'età di 57 anni l'attrice americana Kelly Preston, moglie di John Travolta.
L'attrice era nata a Honolulu nel 1962 e da ragazza, prima di esordire nel cinema, aveva lavorato come modella. 
Tra i suoi film si ricordano: "Christine, la macchina infernale" (1983), "Amore di strega" (1987)," I gemelli" (1988), "Weekend senza il morto" (1992),"Dal tramonto all'alba" (1996), "Jerry Maguire" (1996), "innamorati cronici" (1997), "Battaglia per la Terra" (2000), "Gotti- Il primo padrino" (2018).
Devo ammettere che conosco poco o nulla di questa attrice, che tuttavia sembra vantare una discreta carriera sia in tv che al cinema; non sapevo nemmeno che fosse malata da anni per un cancro al seno, ma forse aveva scelto la riservatezza riguardo alla propria condizione. mi spiace però molto di sentire questa notizia perchè questa famiglia mi sembra davvero sfortunata, dato che alcuni anni fa era già morto il figlio di 16 anni Jett...


sabato 11 luglio 2020

Mondo Youtube: Ilenia Zodiaco

Ilenia Zodiaco è una ragazza siciliana che vive a Milano e già da qualche anno - all'epoca era ancora stundetessa universitaria- è una dei più noti "Booktuber" italiani (così si chiamano generalmente gli youtuber che si occupano prevalentemente di libri).
Il suo canale oltre a essere uno dei miei preferiti in assoluto, è anche uno dei migliori nel suo settore proprio grazie alla sua curatrice, a mio avviso molto dotata sotto vari punti di vista: presenza scenica, proprietà di linguaggio,competenza degli argomenti trattati; quest'ultimo punto può apparire scontato dato che parliamo di una persona laureata, in realtà non è sempre vero che laurea faccia rima con cultura , e sopratutto Ilenia ha una buona (quasi ottima) capacità di coinvolgere il lettore nell'argomento trattato.
Il canale è diviso in varie rubriche: "mattoni russi" dove si tratta della letteratura russa; "il libro di melma" dove si analizzano mettendo in rilievo le inevitabili pecche di vari libri stupidi o semplicemente brutti, "I preferiti" con cadenza mensile. Si parla spesso anche di serie tv e interessanti sono gli aggiornamenti sulla libreria dell'autrice e sui suoi nuovi acquisti. 
Ilenia cura anche (assieme a un'altra ragazza, Valentina) "Quasidì" un podcast dove si trattano argomenti e problematiche di attualità viste da due rappresentanti dei "Millenials", la nuova generazione di giovani. Periodicamente chi la segue può ritrovarsi assieme a lei a chiacchierare in divertenti live. 






mercoledì 8 luglio 2020

Amore e inganni ( Love and friendship), 2016

Regia di Whit Stillman, con Kate Beckinsale (Lady Susan Vernon), Chloe Sevigny (Alicia Johnson), Justin Edwards (Charles Vernon), Emma Greenwell (Catherine Vernon), Xavier Samuel (Reginald De Courcy),Morfydd Clark (Federica Vernon), Stephen Fry (Mr Johnson), Tom Bennet (James Martin).




Lady Susan è una donna di 35 anni, da poco vedova e madre della giovane Federica; per sfuggire alle voci di una doppia relazione che la donna intratterrebbe a Londra con un uomo sposato, Mr. Manwaring, e con un uomo più giovane, James Martin, la donna decide di recarsi per un periodo ospite del cognato Mr Vernon.
Lady Susan è in realtà una donna intrigante e priva di scupoli, che non ama la figlia e la vessa per convincerla ad accettare un matrimonio con MR Martin, in caso quest'ultimo non volesse sposare lei.
Per questo non è presa in simpatia dai cognati, ma nonostante ciò anche a casa loro continua a tessere intrighi e a usare le persone incurante dei loro sentimenti per il suo divertimento personale...

Tratto da "Lady Susan" ( ), racconto giovanile di Jane Austen pubblicato postumo dal fratello Edward, è un gradevole film in costume anche se non ha la piacevolezza dei film tratti dai romanzi canonici dell'autrice. 

Infatti Lady Susan, la protagonista è uno dei personaggi più odiosi che si siano mai visti (francamente, quando la Austen definì Emma Woodhouse "un eroina che non piacerà a nessuno tranne a me" forse non si ricordava di questa!): antipatica, falsa, manipolatrice fino al midollo, preoccupata unicamente della propria immagine e del proprio tornaconto, madre stronza fino al midollo visto che- oltre a non amare la propria figlia- lavora su di lei instillandole inesistenti sensi di colpa per piegarla al proprio volere. Insopportabile ad ognia sua apparizione, anche se lo scopo del film è chiaramente quello di alleggerire il personaggio presentandolo in una luce in qualche modo divertente visti i guai che riesce a combinare. 

Ovvio che una donna così sia malvista in ogni luogo in cui fa la sua apparizione; non si può non riconoscerle comunque non solo una dose enorme di faccia tosta, ma pure un carattere intraprendente che la spingono ad agire come le pare alla faccia di chiunque. 
Per fortuna la povera Federica potrà contare sulla protezione degli zii, e alla fine tutto si risolverà nel migliore dei modi, anche per la madre che di fatto risolve il suo problema principale: una congrua sistemazione.
Kate Beckinsale interpreta Susan in modo perfetto dosando ne personaggio antipatia e falsità in eguale misura, facendo trasparire da sguardi e gesti la sua malignità; bravi anche gli attori di contorno nel tessere la tela di una società inglese talvolta piuttosto difficile da gestire per chi ne faceva parte. 
Per una volta, molto meglio il titolo italiano dell'incomprensibile originale.


martedì 7 luglio 2020

Ennio Morricone

GRandisima perdita per il cinema e la cultura italiani: a causa di una brutta caduta dalle scale è morto all'età di 91 anni Ennio Morricone, uno dei più grandi compositori di colonne sonore cinematografiche e tv al mondo.
Nato a Roma nel 1928, credo sia un personaggio che non ha alcun bisogno di presentazione e perciò stavolta per la sua biografia rimando a Wikipedia.
Tra le più di 500 colonne sonore scritte per cinema e Tv ricordiamo: "Per un pugno di dollari", Per qualche dollaro in più", "Nuovo cinema Paradiso", "Il buono il brutto e il cattivo", "Giù la testa", "Gli intoccabili", "C'era una volta il west", "C'era una volta in America", "Novecento", "Malena", "Mission", "Baarìa", "Sacco e Vanzetti", "indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", oltre  a canzoni celeberrime come "Sapore di sale", "Se telefonando", "Il  mondo".
Personalmente ho amato le musiche di questo autore a volte più dei film stessi, anche se devo dire che non so se senza di essere le lacrime versate parecchie volte per "Nuovo cinema Paradiso" sarebbero state le stesse senza la meravigliosa colonna sonora da lui realizzata, che posso dire senza fatica già dalla prima immagine di apertura del film tocca il cuore e l'anima di chi ascolta. 
Cito "Nuovo cinema Paradiso" perchè è uno dei miei film e colonne sonore preferiti, ma sicuramente potrei metterne molte altre, comprese quelle dei film western che solitamente non sono proprio fra i miei favoriti. 
Anni fa fece un concerto all'arena di Verona e avrei tanto voluto andare a vederlo ma non ci riuscìì, comprai il DVD e lo spettacolo inevitabilmente è stato sublime.
Grazie Maestro e che la terra ti sia lieve!








venerdì 3 luglio 2020

The Artist, 2011

 Regia di Michel  , con Jean Dujardin (George Valentin),Berenice Bejo (Peppy Miller), James Cromwell (Clifton),Penelope Ann Miller (Doris Valentin), John Goodman (Al Zimmer).
1927: George Valentin è uno dei più famosi e amati divi del cinema; Peppy Miller, una sua ammiratrice, è una ragazza che sogna di sfondare nel mondo del cinema e quindi decide di proporsi come comparsa. I due si incontrano più volte girando anche un film insieme e nasce una simpatia; ma con l’avvento del cinema sonoro George, che rifiuta la novità ritenendola ridicola, cade in disgrazia: perde tutto, la moglie lo lascia, è costretto  a mettere all’asta i suoi averi e a licenziare il fedele maggiordomo Clifton. Si riduce a vivere in un monolocale con il suo cane, in preda all’alcol e alla depressione.
Contemporaneamente Poppy si fa strada nel cinema, diventando la giovane attrice più richiesta del momento….

Un  bel film , molto particolare- essendo in vero e proprio film muto- e che tratta in modo realistico e competente un momento della storia del cinema molto particolare: il passaggio dal muto al sonoro. Che per molti divi del muto fu la fine, in quanto la loro voce risultò inadatta alla fama e ai ruoli fino ad allora ricoperti oppure non seppero adattarsi al passaggio. Un nome per tutti, Douglas Fairbanks, al quale il protagonista George Valentin è evidentemente ispirato non solo nell’immagine ma anche per la carriera (dato che è mostrato come eroe principalmente di film d’azione e d’avventura).
Leggendo la trama a chi se ne intende di cinema verrà sicuramente in mente E’ NATA UNA STELLA, popolare film degli anni ’30 rifatto nel 1954  con protagonista Judy Garland; per fortuna però qui c’è un lieto fine, che però arriverà dopo tante difficoltà e sofferenze; Se George rimane vittima del proprio orgoglio e della propria presuntuosità nel bollare come “ridicola” la novità del sonoro, Peppy soffre nel vedere la persona di cui è innamorata inabissarsi mentre lei emerge, e in tanti modi cerca di aiutarlo, con una discrezione che dimostra la sua profondità come persona.
Ottimi gli attori, i quali hanno dovuto certamente riappropriarsi della gestualità e delle mimiche tipiche degli attori del muto rinunciando alla parola, ottima storia coinvolgente, brillante, che fa riflettere, e ottimi i due comprimari James Cromwell e John Goodman. Una menzione speciale al simpatico cagnolino del protagonista, rimando (non so quanto voluto) al cinema neorealista di Vittorio De Sica con UMBERTO D.
Nel 2012 il film vinse Cinque meritatissimi Premi Oscar: miglior film, miglior attore protagonista (Jean Dujardin), miglior regista, miglior colonna sonora e migliori costumi.