domenica 23 agosto 2020

Razzabastarda, 2012

 Regia di  Alessandro Gassman, con Alessandro Gassman (Roman), Giovanni Anzaldo (Nicu), Manrico Giammarota (Geco),Sergio Meogrossi (Talebano),Michele Placido (Avvocato Silvestri).


 


L’immigrato romeno Roman vive da trent’anni in Italia facendo il pusher e tenendo in piedi affarucci di poco conto e poco legali con l’amico Geco. Amareggiato per la vita che non è riuscito a costruirsi, il sogno di Roman è che il figlio Nicu (la cui madre li ha abbandonati subito dopo la nascita) possa avere una vita totalmente diversa, onesta e integrata.

Il ragazzo però,a insaputa del padre, frequenta Talebano, un guru della delinquenza che dopo vari tentativi lo porterà su quella brutta strada da cui il padre è riuscito a tenerlo lontano…


Un bel film, anche se difficile e duro, tratto da una piece teatrale interpretata tempo fa dallo stesso Gassman e che originariamamente era stata interpretata da Robert De Niro. A me Alessandro Gassman piace come attore, l’ho trovato bravo e intenso anche in questo film (nonostante il carattere e la parlata un po’ caricaturale del personaggio), dove dosa momenti di tristezza, dramma e preoccupazione a momenti di allegria, magari forzata, ma motivata dalla presenza del figlio. Roman è un padre che ama molto suo figlio, a volte i suoi gesti di tenerezza sono eccessivi e imbarazzanti per il ragazzo (uno di questi gli costa la fidanzatina) che comunque lo ricambia, anche se subisce il fascino del vuoto Talebano. Roman, il figlio e l’amico sono tre “vinti”, i due romeni nonostante vivano in Italia da 30 anni l’uno e da tutta la vita l’altro, non sono completamente integrati e vivono ai margini della società, dove ci si arrangia come si può, arrivando anche allo spaccio di droga perché non si è riusciti a trovare di meglio (a questo proposito, bello il cameo di Nadia Rinaldi, attrice nota per ruoli comici, nel ruolo di una madre disperata per la morte per overdose della figlia, la cui breve comparsa dà anche un senso di predestinazione alla vicenda)..

Film girato in bianco e nero che dà un’atmosfera particolare alla storia, ma attenzione al finale: io personalmente non l’ho ben capito…




mercoledì 19 agosto 2020

Aspettando il re ( A hologram for the king ), 2016


Regia di Tom Twyker, con Tom Hanks ( Alan Clay), Alexander Black (Youssef), Sarita Choudhury (Zara), Ben Witshaw (Dave), Tracy Fairway (Kitty).


Alan Clay, manager di mezz età divorziato e sull'orlo della bancarotta, viene mandato in Arabia Saudita dalla compagnia per la quale lavora per ottenere l'appalto di fornitura dei servizi informatici per una città avveniristica in costruzione nel mezzo del deserto.
Da subito le cose si fanno più complicate di quanto dovrebbero essere: il re del Paese, al quale avrebbe dovuto presentare il progetto, è praticamente introvabile e anche i suoi più stretti collaboratori non sanno dove trovarlo. Alan rimane così nel Paese per un periodo di tempo molto più lungo di quello inizialmente stabilito...





Tratto dal romanzo "Ologramma per il re" (2012 ), di Dave Eggers, è un film- sotto alcuni aspetti abbastanza surreare- che racconta di una "rinascita" di un uomo di mezza età in crisi lavorativa e privata, e per di più con problemi di salute. In alcuni momenti mi ha ricordato inevitabilmente "Il deserto dei tartari" di Buzzati per l'atmosfera di continua aspettativa di un qualcosa di poco tangibile che alla fine non si realizza, mentre invece succede altro.
Il protagonista Alan Clay è un tipico manager americano di una grande multinazionale: da ragazzo all'università aveva conosciuto il nipote del re dell'Arabia Saudita  e sfruttando questa conoscenza celebre (un incontro in realtà abbastanza superficiale sopratutto per il fatto che poi, per anni, non si sono nemmeno più sentiti) decide di tentare la sua ultima carta per salvare la sua carriera: presentare il progetto di cui sopra. 
Ottenuto miracolosamente l'appuntamento con il re il nostro parte, e al suo arrivo in Arabia Saudita trova solo uno sperduto tendone con alcuni giovani e volenterosi collaboratori, non in grado di svolgere il loro lavoro a causa della mancanza di supporti tecnologici validi e praticamente abbandonati a loro stessi.
La storia- non sempre lineare- si dipana attraverso la difficoltà di Alan di portare a termine il proprio compito: il re si rivela assente e il manager americano viene per giorni rimpallato da un ufficio all'altro e da un collaboratore all'altro, sembra che nessuno sappia veramente dove si trovi e quando sarà disponibile. 
Per fortuna Alan entra in confidenza con Yusuf, autista e accompagnatore, che lo aiuterà a districarsi nella complessa società e mentalità araba; nel frattempo un problema di salute da tempo latente ma ormai non più procrastinabile lo porta a conoscere l'affascinante dottoressa Zara, che finirà per avere un ruolo cruciale nella storia. 
Il ruolo di Tom Hanks è uno di quelli tipici della sua carriera e quindi niente di che, qualche perplessità durante la visione mi è stata suscitata più che altro dalla facilità con cui il protagonista sembra risolvere inghippi che, considerato il contesto, solitamente sono ben più spinosi; ma si sa, con la finzione solitamente si può tutto. Alla fine il film seppure improbabile sotto molti punti di vista scorre, e di questi tempi sono in non pochi ad avere bisogno di vedere almeno sullo schermo una storia consolatoria di rinascita personale...da questo film credo non si possa chiedere di più.




domenica 16 agosto 2020

I film di "Nuovo cinema Paradiso"


Rivedendo per l'ennesima volta uno dei miei film preferiti "Nuovo cinema Paradiso" non ho potuto fare a meno di cercare di stilare un piccolo elenco dei moltissimi film citati all'interno della pellicola (scena dei baci compresa).Non sono riuscita a distinguere proprio tutti ma ritengo di avere fatto un buon lavoro....




Via col vento

La leggenda di Robin Hood

Verso la vita

Banditi a Milano

47 morto che parla

La terra trema

La cena delle beffe

Tempi moderni

Ulisse

Poveri ma belli

Il padre della sposa

I pompieri di Viggiù

Anna Karenina

Catene

Anna

Fra Diavolo

La freccia nera

I vitelloni

L'avventura

Il dottor Jekill e Mr Hide

Salvatore Giuliano

Tempi moderni

Processo alla città

Senso

Vulcano

Riso amaro

L'imperatore di Capri

La rosa tatuata

venerdì 14 agosto 2020

I bastardi di Pizzofalcone , 2017



Regia di Carlo Cadei (stagione I), Alessandro D'Alatri (stagione II), con Alessandro Gassman (Giuseppe Lojacono), Carolina Crescentini (Laura Piras), Massimiliano Gallo (Luigi Palma), Tosca D'Aquino (Ottavia Calabrese), Gennaro Silvestro (Francesco Romano), Simona Tabasco (Alex Di Nardo), Antonio Folletto (Marco Aragona),Alessia Lamoglia (Marinella), Serena Iansiti (Rosaria), Gioia Spaziani (Letizia),Irina Muntenau (Irina).




L'ispettore Giuseppe Lojacono, ingiustamente allontanato dalla Sicilia a causa delle false accuse di un mafioso che lo hanno gettato in cattiva luce, viene trasferito a Napoli al commissariato di Pizzofalcone, il più disastrato della città, i cui agenti sono soprannominati addirittura "bastardi", in quanto scarti di altri commissariati più quotati. A formare la squadra ci sono Ottavia, madre di un figlio autistico, Giorgio, il membro più anziano afflitto  da alcune manì e che conduce in segreto una privata indagine su un presunto serial killer, Francesco, trasferito per il carattere collerico che non riesce a controllare, Alex amante delle armi e Marco, un raccomandato per cui questa è l'ultima possibilità di stare in polizia.
A tutti loro è affidato il difficile compito di convincere chi di dovere che Pizzofalcone merita una seconda opportunità....




Tratta dai romanzi della serie omonima dello scrittore Maurizio De Giovanni, è una serie tv in due stagioni di cui si appresta a iniziare la lavorazione della terza. Da un certo punto di vista l'impianto è quello un po' classico delle serie tv e film polizieschi   ma il risultato e le storie sono molto gradevoli e questo ne fa una serie apprezzabile, anche grazie alle  buone interpretazioni degli attori.
I protagonisti vengono chiamati "i bastardi" in quanto rappresentanti del peggio della loro categoria lavorativa (o almeno questo si dice come motivazione, un po' tirata a mio avviso): sono uomini e donne segnalati per aver creato problemi sul lavoro e finiti- come ultima possibilità- in quello che viene ritenuto il peggiore commissariato di Napoli. Sono, insomma, degli scarti. Di alcuni di loro i problemi comportamentali sono ben evidenti: Francesco ha un carattere collerico che lo porta ad alzare le mani piuttosto spesso, Alex è una giovane poliziotta con la passione per le armi e abilissima nell'usarle, anche se forse un po' troppo propensa nel farlo, Marco è entrato in polizia tramite raccomandazione . 
Oltre a ciò devono pesa sulle loro spalle un brutto caso di corruzione causato dai poliziotti presenti prima di loro (e rimossi). 
Comunque sia il gruppo non parte bene, visto che il commissariato è considerato talmente scadente che rischia la  chiusura: cosa che verrà evitata dopo che, con l'arrivo di Lojacono (evidentemente rappresentante della classica "nuova linfa"), alcuni casi difficili o postisi all'attenzione della cronaca verranno brillantemente risolti. 
Come dicevo impianto un po' classico, anche se i casi trattati a mio avviso talvolta si rendono interessanti e non banali da seguire: come già nei casi della serie di Montalbano il fattore più importante sembra essere sempre e comunque il lato umano, parallelamente allo sviluppo delle storie personali dei protagonisti e dei rapporti tra di loro. 
E qui inevitabilmente entrano in gioco le capacità degli attori,che ho trovato tutti quanti molto bravi nel tratteggiare pregi e difetti dei loro personaggi. Personalmente ognuno di loro mi è rimasto impresso per qualcosa: Lojacono per la sua serietà nel lavoro e per il rapporto con la figlia, Ottavia per il dolore causato dalla malattia del figlio, Alex per il difficile rapporto con i genitori e la difficoltà nel trovare un equilibrio con sè stessa e con gli altri, Marco per la voglia di farsi apprezzare nonostante la raccomandazione...ognuno ha dei lati positivi e negativi, sono personaggi con una forte umanità resi molto bene dai loro interpreti.
Una cosa che personalmente non ho apprezzato è la storia tra la Piras e Lojacono (io preferisco la proprietaria del ristorante), mi è sembrata molto tirata e non vedo proprio in coppia la Crescentini e Gassman. 
So che ora si sta realizzando la terza serie, la cui lavorazione è stata finora sospesa per la pandemìa in corso. Vedremo quando riusciremo a vederla!


lunedì 10 agosto 2020

Franca Valeri

 Dopo Ennio Morricone, altra grande perdita per il cinema italiano: pochi giorni dopo aver compiuto 100 anni (31 luglio ) è morta l'attrice Franca Valeri, una degli ultimi "grandi" rimasti del nostro cinema.

Era nata a Milano  nel 1920 e il suo vero nome era   Alma Franca Maria Norsa; la famiglia era di origine ebraica e fu perseguitata dopo l'entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938. Il padre e il fratello della Valeri trovarono rifugio in Svizzera, mentre lei e la madre, rimaste a Milano, furono salvate grazie a un impiegato dell'anagrafe che rilasciò loro delle carte d'identità false.

Esordì nel 1947 a teatro e per alcuni anni si dedicò a quell'unica carriera; nel 1950 esordisce al cinema con "Luci del varietà" di Fellini e in quegli anni si afferma come attrice prevalentemente in commedie, nel ruolo della "signorina snob" milanese che aveva portato in precedenza anche alla radio, che porterà a teatro e che diventerà un libro: "Totò a colori" (1952), "Piccola posta" (1955), "il segno di Venere" (1955", "Il bigamo" (1956), "Il vedovo" (1958).

Nel 1960 sposa l'attore Vittorio Caprioli, lavora molto in tv in spettacoli come "Studio Uno" e "Sabato sera" dove interpreta uno dei suoi personaggi più noti, la Sora Cecioni. Dimuiscono i film, tra cui si ricordano "Prigi o cara" (1962), "Ultimo tango a Zagarol" ( ), "La signora gioca bene a scopa?" (1974 ). Partecipa anche allo sceneggiato "Nel mondo di Alice" (1974), dove interpreta la Regina di Cuori.

Negli anni '90 riappare in vari telefilm: "Caro maestro" (1994), "Norma e Felice" (1995 ) accanto a Gino Bramieri, "Linda e il brigadiere" (1999 ).






mercoledì 5 agosto 2020

Sergio Zavoli

E' morto a Roma   all'età di 96 anni, famoso giornalista, scrittore e autore televisvo.
Era nato a Ravenna nel 1923, aveva esordio come autore nel 1943, per poi pasare dopo la guerra al giornalismo professionale.
Nel 1962 crea la sua prima trasmissione tv, "Processo alla tappa", un programma incentrato sul Giro d'Italia. Negli anni '80 dà un grande contributo a portare la cultura e la storia in tv con programmi come "La notte della Repubblica", "Viaggio attorno all'uomo", "Viaggio nel Sud".
E' stato anche per 17 anni Senatore, nelle liste dei Democratici di Sinistra.





sabato 1 agosto 2020

Alan Parker

E' morto a Londra all'età di 76 anni il regista Alan Parker.
Era nato nel 1944 e aveva esordito al cinema nel 1976 con "Piccoli gangster"; la notorietà arrivò con il film seguente "Fuga di mezzanotte" (1978), che racconta la vicenda vera (e molto nota all'epoca) di un cittadino USA arrestato in Turchia e riuscito a tornare in patria solo grazie a un'evasione. 
Tra i suoi film si ricordano anche "Saranno famosi" (1980), "Missisipi Burning" (1988), "The Commitments" (1991), "Evita" (1996), "Le ceneri di Angela" (1999).