martedì 28 agosto 2018

Crazy & rich (Crazy rich Asians), 2018



Regia di Jon M. Chu, con Constance Wu (Rachel Chu), Henry Golding (Nick Young), Sandra Oh (Eleonor Young), Gemma Chan (Astrid Leong. Teo), Lisa Lu (Shang Su Yi), Nico Santos (Oliver T'Sien).


Rachel Chu, giovane docente di economia all'università di New York, viene invitata dal fidanzato Nick Young a conoscere i suoi familiari nella città natale i Singapore, in occasione del matrimonio di un cugino. La giovane accetta emozionata, ignorando una realtà che Nick le aveva tenuto nascosta: il ragazzo è l'erede della famiglia più ricca e potente della città, e sua madre non vede di buon occhio il fidanzamento con una giovane che in pratica è americana, visto che vorrebbe che il figlio tornasse in patria e sposasse una "vera" cinese. Purtroppo non è l'unica a pensarla in questo modo.....





Graziosa commedia cinese  che presumo piena di stereotipi, ma che assolve pienamente la sua funzione come prodotto di intrattenimento. Oltretutto è curioso, almeno per me, vedere una volta tanto un cast "All Asians" (presumo che l'unica attrice conosciuta in Italia di tutto il cast sia Sandra Oh, l'ex Christina di "Grey's anatomy"). E' tratta da un romanzo intitolato "Crazy rich Asians" di     Kevin Kwan ( ), che non so se sia edito in Italia.
Anche la trama non è una novità: abbiamo il tipico figlio di miliardari che se n'è andato non solo dalla città natale ma addirittura ha cambiato continente, per liberarsi del giogo di essere considerato solo per la sua ricchezza e fama. In USA, Nick vive come uan persona qualunque, ed è così che può essere se stesso ed essere considerato per quello che è da Rachel, la donna che ama, a cui non ha mai rivelato nulla della sua famiglia. Nick e Rachel sono una coppia felice, ma arriva il momento in cui il ragazzo, che ha deciso di passare a intenzioni serie, decide proprio per questo di presentarla alla sua famiglia di origine, capeggiata dalla terribile madre Eleonor, una donna che si è praticamente fatta da sola (a quanto ho capito essendo anche rimasta vedova presto) e che per l'unico figlio sognava ben altro.  

Ovviamente tutto questo viene fuori solo col procedere della trama: Rachel arriva addirittura a scoprire da sola il segreto di Nick, proprio perchè il ragazzo teme molto anche il fatto che lei possa spaventarsi e scappare da tutto ciò. Poco ci manca che questo avvenga, visto che la povera Rachel viene accolta bene dai cugini di lui, ma freddamente dalla suocera e addirittura, durante l'addio al nubilato della ragazza del cugino, rimane vittima della violenta persecuzione di una ex di Nick e di altre ragazze del jet set che speravano di impalmarselo loro. Nonostante- come detto prima- gli stereotipi non siano pochi (il cugino stilista gay, l'amica fuori di testa, la suocera granitica, il marito frustrato della cugina), lo svolgimento di alcune dinamiche è interessante, i personaggi principali non sono cosi banali e così anche il "come" si arriva all'inevitabile happy ending. Ho molto apprezzato la risoluzione della vicenda di Astrid, presa da un punto di vista a cui pochi pensano quando ci si trova in quelle situazioni (non faccio spoiler a riguardo).
Altra cosa che abbonda è il kitch; segnalo inoltre nella colonna sonora una curiosa versione di "Material Girl" di Madonna cantata in cinese.



mercoledì 22 agosto 2018

La contessa di Hong Kong (A countess from Hong Kong), 1967

 Regia di Charlie Chaplin, con Marlon Brando (Ogden Mears ). Sofia Loren (Natasha Alexandroff ), Sydney Chaplin (Harvey Crothers), Tippi Hedren (Martha Mears).



Il diplomatico Ogden Mears è in viaggio a bordo di un piroscafo di lusso  verso gli Stati Uniti, dove lo aspetta la moglie Martha per iniziare la procedura di divorzio.
Durante uno scalo ad Hong Kong l'uomo conosce Natasha Alexandroff, una contessa russa ridotta in povertà che vive arrangiandosi come può. Il sogno di Natasha sarebbe quello di emigrare negli USA per ricominciare una nuova vita, purtroppo però a causa delle vicende che sconvolgono la madre patria non ha diritto al passaporto.
Tornato sulla nave e ripreso il viaggio Ogden si accorge con sopresa che Natasha è riuscita a intrufolarsi nella sua cabina con l'obiettivo di raggiungere gli USA, e dopo un primo momento di disappunto decide di non denunciarla alle autorità e di trovare il modo di aiutarla....



L'ultimo film di Charlie Chaplin è una commedia romantica classica gradevole nonostante l'improbabilità della storia e dei protagonisti: nonostante l'indubbia bravura, Sophia Loren è credibile nei panni di una nobildonna russa come me in quelli di Angelina Jolie, e in coppia con Marlon Brando non mi ha trasmesso assolutamente nulla, non sono riuscita proprio a vederli come coppia, ma solo come individui a sè stanti. Difatti ho letto più volte che i due non andavano affatto d'accordo durante le riprese, e si vede...
Anche la storia zoppica un tantino: in effetti le sedicenti contesse si intuisce possano essere prostitute fatte passare per tali per ingannare gli ingenui (o accondiscendenti) clienti della sala da ballo dove lavorano, appare difficile che un uomo navigato come un diplomatico, per di più col volto di Marlon Brando creda a questa storia, ma forse è un dettaglio non troppo ben spiegato. Improbabile anche come effettivamente nessuno si sia accorto della presenza di un clandestina che non stava rintanata in qualche anfratto, ma comunque era in una cabina. Forse sono troppo pignola?
Comunque sia il film- interamente ambientato all'interno della cabina da viaggio e in cui il regista, come d'abitudine, fa una piccola comparsa (un anziano maggiordomo che soffre di mal di mare)- è godibile per quel tanto che basta a passare la serata, interpreti bravi nonostante tutto.  A parte la simpatica gag del pigiama non rimane molto ma ci si può accontentare....







domenica 19 agosto 2018

La marcia su Roma, 1962



1922: Domenico e Umberto sono due reduci di guerra che, a distanza di qualche anno dalla fine delle ostilità, come molti purtroppo faticano a ritrovare il proprio posto nella società, non riuscendo  nemmeno a trovare un lavoro; per questo vengono "sedotti" dalla campagna elettorale del partito fascista, al quale finiscono per aderire,nella speranza di trovare finalmente una prospettiva di vita e una sistemazione.....



Uno dei grandi classici della commedia italiana, film che tratta dall'inizio dell'epoca storica più tragica per la storia italiana del '900: la marcia su Roma, inizio della dittatura fascista.
Il film su regge quasi unicamente sulla dicotomia del duo di protagonisti, Gassman e Tognazzi: due tipici cialtroni reietti dalla società, che nonostante si capisca essere due figure negative non si può negare facciano nascere anche più di un moto di simpatia proprio per la loro condizione.
Entrambi i protagonisti, Umberto e Domenico, sono due reduci della prima guerra mondiale; come purtroppo accaduto a tantissimi, in Italia i reduci al rientro trovarono un paese distrutto e una situaizone che difficilmente prevedeva il loro riassorbimento all'interno della società, finivano spesso emarginati o isolati, senza nemmeno i mezzi per sopravvivere. Ed è proprio questa la situazione in cui si trova Domenico, soldato non proprio integerrimo che sopravvive con piccole truffe e accattonaggio per le strade della città; un giorno ferma per sbaglio un suo superiore che purtroppo per lui, si ricorda bene di lui e in negativo (soldato fannullone e vigliacco), e che quasi come riparazione per il suo disdicevole comportamento al fronte quasi lo costringe a iscriversi al neonato Partito Fascista, che sta facendo propaganda elettorale per le elezioni. Il nostro fascista per caso passato il primo momento aderisce con entusiasmo agli ideali del nuovo partito, ovviamente perchè spera in un tornaconto personale. Per caso reincontra Umberto, contadino suo ex commilitone, che si trova nella sua stessa situazione: è un contadino che dopo la guerra è ritornato a casa, ma data la durezza dei tempi vive a casa con la famiglia della sorella, odiato dal cognato socialista che quando viene a sapere delle simpatia fasciste di Umberto trasmessegli dall'amico coglie l'occasione per cacciarlo di casa togliendoselo di torno.
Da qui comincia per i due un'avventura che li porta a unirsi a coloro che hanno organizzato la "marcia su Roma" e che appunto svelerà le loro personalità piuttosto contrastanti: se Domenico crede fermamente all'idea di fascismo che gli è stata inculcata ma solo ed esclusivamente per averne un tornaconto personale, dimostrando quasi sempre opportunismo e vigliaccheria, Umberto si dimostra più ingenuo e sopratutto, si capisce che per lui aderire al fascismo significa non essere più solo e reietto, come è stato per tutta la sua vita; Umberto è anche quello che rimane perplesso davanti alle evidenti incongurenze della propaganda: se dicono che verrà garantita la libertà di stampa, perchè bruciano le tipografie? E' anche quello che verso la fine avrà un soprassalto di dignità, anteponendo la sua umanità all'ideologia, e che in questo modo risveglierà anche la coscienza del compagno. Seppure non cambieranno troppo idea....
Superfluo parlare della bravura dei due protagonista, del regista e dell'ottima sceneggiatura, che fanno di questo film uno dei tanti esempi di commedia all'italiana del periodo. Film di cui oggi francamente si sente molto la mancanza...


martedì 14 agosto 2018

Hotel Transilvanya 2, 2015

 Regia di Genndy Tartakovsckij , con le voci italiane di: Claudio Bisio (DRac),Cristiana Capotondi  (Mavis), Davide Perino (Jonathan), Paolo Marchese (Frank), Luca Dal Fabbro (Wayne),Stefanella Marrama (Wanda), Paolo Villaggio (Vlad), Anita Ferraro (Dennis).



E' passato qualche anno dal primo episodio: Mavis e Johnny si sono sposati e sono rimasti ad aiutare Drac nella gestione dell' Hotel Transylvania. E' nato il piccolo Dennis, pupillo del nonno, che sta per compiere cinque anni e ancora non mostra segni di quale sarà la sua natura predominante: umano o vampiro? Quando Mavis e Johnny decidono di partire per realizzare il desiderio di lei di conoscere il mondo degli umani, affidano il nipotino a Drac, che aiutato dalla sua gang di amici fidati (Wayne, Frank   ) decide di sottoporre il piccolo a un corso intensivo per aspiranti vampiri....


Il secondo capitolo di questa simpatica serie non delude, come purtroppo spesso accade; anzi, si lascia vedere ben volentieri.
Come da trama, i protagonisti sono gli stessi del precedente capitolo: il vampiro Drac che gestisce l' "hotel Transylvania", un hotel esclusivo per mostri dove essi possono vivere in pace rivelando la loro vera natura e non obbedendo alle credenze degli umani su di loro, sua figlia Mavis e il genero umano Johnny. La famiglia viene allietata dalla nascita di Dennis, il nipotino che nonno Drac da subito adora, e che sin da piccino vive con naturalezza assieme a mostri, lupi mannari, mummie ecc (la sua migliore amica è una lupetta figlia di Wayne e Wanda). Purtroppo non si può a lungo ignorare che del bimbo non si capisce ancora se sarà un vampiro o un umano, e questo è un problema che angoscia particolarmente la giovane mamma, che si preoccupa del fatto di non poter sapere bene qule sarebbe il migliore ambiente dove far crescere il figlio. Ovviamente Drac spinge che il bimbo diventi un vampiro, ma a cinque anni ancora non si è manifestato nulla....ed è un bel problema, perchè alla festa per i cinque anni di Dennis è stato invitato anche il temibile nonno Vlad (il padre  di Drac), che vuole conoscere in bisnipote ma che, al contrario del figlio, odia gli umani.
Motivo in più che spinge Drac a iscrivere Dennis, di nascosto dai suoi genitori (nel frattempo partiti nel mondo degli umani) a un campus infantile per aspiranti vampiri....cosa accadrà a dire la verità non è per nulla scontato, la trama è sviluppata in maniera credibile per un cartone,e i personaggi non vengono stravolti ma cambiano in positivo: Drac impara ad accettare che il nipotino potrà essere diverso da quello che lui spera, Mavis impara ad accettare le debolezze paterne e anche il temibile Vlad alla fine non si rivelerà poi così cattivo. 
In alcuni momenti l'ho anche preferito al primo film, comunque ne è una degna continuazione.





domenica 12 agosto 2018

Laura ( Sōgen no shōjo Rōra?), 1975



Serie animata ideata da  Mitszuo Etszaki e Seji Endo , composta da  26 episodi, trasmessa per la prima volta in Italia su Canale 5 nel 1982. Sigla cantata da Cristina D'Avena.




La famiglia Ingalls, formata dal papà Charles, la mamma Caroline e le tre figlie Mary, Laura e Carrie  arriva in Wisconsin dall'Europa, costruendo uan casa nel territorio degli indiani Osage. La vita nella prateria è dura ma al contempo piena di soddisfazioni e gioia, sopratutto per una bambina vivace come Laura (di fatto la protagonista del cartone)...





Nei primi anni '80 molti alcuni film e telefilm hanno avuto anche una trasposizione in cartone animato: questa, ovviamente, è la versione del celebre telefilm "La casa nella prateria", che attualmente viene replicato da alcuni canali del digitale, e proprio il fatto che mio padre se lo sta riguardando mi ha riportato alla memoria il cartone.
Ero davvero molto piccola quando lo vedevo (la sigla è una delle primissime di Cristina D'Avena), e su youtube sono riuscita a recuperarne solo un pochino, perciò non lo ricordo tutto molto bene. Ricordo però ad esempio che, dato che nello stesso periodo guardavo anche il telefilm assieme a mia mamma, mi domandavo come mai a parte la famiglia Ingalls, mancassero gli altri personaggi (ad esempio il reverendo o la famiglia Oleson); la risposta è data dal fatto che il cartone animato è ambientato nel periodo precedente a quello del telefilm, dato che è la trasposizione dei primi romanzi di Laura Ingalls Wilder, autrice della serie autobiografica "La casa nella prateria", dove appunto narra la storia della sua famiglia
La storia è piuttosto semplice, si narra la vita di una famiglia di pionieri nell' America dei primi anni dell'800: una vita dura piena di difficoltà ma anche di speranza, mediata dallo sguardo delle tre bambine della famiglia, l'assennata Mary, la vivace Laura e la piccola Carrie, che ovviamente in quell'ambiente immerso nella natura trovano ampio spazio per i loro giochi e le loro avventure.
I disegni sono molto elementari e tendenti al "quadrato", i colori semplici, visto che è un cartone indirizzato proprio ai bambini più piccoli.
Mi pare che l'abbiano fatto solo una volta, perlomeno non l'ho mai visto replicato. Peccato, perchè ai bimbi molto piccoli sicuramente piacerebbe.


giovedì 9 agosto 2018

Il filo nascosto (Panthom Tread), 2017

 Regia di Paul Thomas Anderson, con Daniel Day Lewis (Reynolds Woodcock), Vicky Krieps (Alma), Leslie Manville (Ciryl Woodcock).


Londra, anni '50: Reynolds Woodcock è uno degli stilisti più affermati al mondo, amato da principesse, dive del cinema, str del jet set; come tutti i geni è un uomo egocentrico e paranoico, capace di costruire un rapporto vero unicamente con la sorella Cyril, con la quale ha messo in piedi il suo impero. Nel suo mondo perfetto, ordinato e maniacale irrompe all'improvviso Alma, giovane cameriera che diventerà prima sua modella poi sua compagna, e che si rivelerà per nulla disposta a sottomettersi al suo dispotismo....



Film di grande successo tra i cinefili di quest'anno, e candidato a  sei premi Oscar, che io però non ho apprezzato particolarmente nonostante, tecnicamente, non possa certo dire di non averne riconosciuto la qualità. Innanzitutto è un buon giallo psicologico: il racconto è abbastanza lineare ma da subito si notano qua e là dettagli che mettono uan certa inquietudine (qui il regista a mio parere si è molto ispirato alla tecnica di Hitcock, perchè questo film mi ha ricordato alcuni dei grandi capolavori del regista) e che conducono ai due colpi di scena principali di cui è disseminato il film.
Reynolds Woddcock è il tipico genio umanamente insopportabile: apparentemente senza sentimenti (se non il morboso attaccamento per il ricordo della madre defunta), abituato a trattare le proprie compagne come soprammobili che vengono gettati senza problemi quando non servono più, capace di dare tutto sè stesso unicamente al suo lavoro, pieno di manìe e fastidi...insomma, non proprio il tipo di persona ideale, tant'è che il suo unico rapporto umano duraturo è quello con la sorella Cyril, con cui ha messo in piedi la sua famosa casa di moda e che (anch'essa almeno in apparenza) è altrettanto capace nel lavoro quanto fredda e algida nella vita . In effetti i due vivono quasi in simbiosi, fino al momento in cui nella loro vita irrompe l'elemento disturbante: Alma, uan giovane cameriera di cui Reynolds resta affascinato al primo incontro e che corteggia imponendosi, ma la quale a sua volta nel corso della storia rivelerà un caratterino non da poco (con il quale conquisterà anche le simpatie di Cyril) tenendogli testa in modo caparbio e appassionato, restando dalla sua parte nel momento del bisogno e pronta ad aiutarlo e accudirlo; certo, visto come si svolgono le cose già dal primo incontro mi sono chiesta cosa avesse visto in lui Alma che già gli muore dietro dopo la prima volta che si sono visti (lei non sapeva chi era). A mio avviso è uno dei punti poco chiari del film, succede. 

In apparenza timida e innocente, schiacciata da un egoista senza cuore, Alma si rivelerà pian piano una vera e propria dark lady, altrettanto geniale nel perseguire il suo piano ed essere convincente nel rimanere fedele alla sua immagine; in questo ruolo l'attrice Vicky Krieps è ottima, visto che il suo aspetto innocente e semplice nasconde in realtà una mente quasi diabolica; così come Daniel Day Lewis (che ha annunciato che questo sarà il suo ultimo film) è ottimo nel ruolo del protagonista, nel quale a  mio avviso si è calato pienamente con tutte le sue caratteristiche, manìe, egoismi, scatti d'ira. Un personaggio totalizzante per il quale si può ben comprendere la decisione dell'attore di lasciare le scene dopo tanti anni e tanto lavoro. Interessante anche il personaggio di Cyril, legato a doppio filo al fratello, circondata da un'aura di solitudine e durezza, la quale a sua volta grazie al personaggio di Alam farà intravedere qualche scorcio della sua corazza.
Tuttavia non sono riuscita ad appassionarmi al film perchè ho trovato che in certi punti la tirasse un po' in lungo, scatenando qualche momento di noi da cui prontamente mi ripigliavo, ma che comunque hanno avuto il loro effetto. Promosso comunque...


venerdì 3 agosto 2018

Papillon, 2018


Regia di Michael Noer, con Charlie Hunnam (Henri Charriere), Rami Malek (Louis Dega), Michael Socha (Julot), Joel Basman (Maturette), Christopher Fairbank (Jean Louis Castilli).



Nel 1931 il francese Henri Charriere detto Papillon viene condannato alla deportazione per un omicidio che non ha commesso. Viene deportato, assieme al falsario Louis Dega con cui stringe una forte amicizia, nelle terribili prigioni della Guayana Francese, dove i detenuti sono destinati o a morire come mosche a causa di terribili sofferenze, o a diventare macchine umane per il lavoro.Lo spirito ribelle e combattivo di Papillon si farà sentire durante ripetuti tentativi di fuga, spesso riusciti male e per i quali le violente punizioni non lo scoraggeranno mai. Fino a realizzare, anche se dopo molti anni, il suo obiettivo.


Alla notizia della nuova versione del romanzo di Henri Charriere ( ), la mia primissima reazione è stata: "Noooooooooooooo non guarderò MAI il nuovo Papillon!", visto che il primo è uno dei miei film preferiti in assoluto. Poi però la curiosità ha prevalso e ho deciso di soprassedere, come già avevo fatto per il nuovo "Ben Hur".

E come già per l'altra volta non sono rimasta così disgustata così come la mia partigianeria cinematografica mi faceva prevedere; certo non è l'originale, che rimane unico  e a un livello ben superiore sotto ogni punto di vista, ma è un buon film di avventura e intrattenimento, e sopratutto, non stravolge l'originale: certo, ciò è dovuto al fatto che ci si basa in maniera quasi pedissequa alla sceneggiatura del vecchio film, senza particolari guizzi di originalità. Avendo però assistito innumerevoli volte a remake in cui venivano completamente stravolti storia e personaggi, a tal punto che a volte dell'originale rimaneva solo il titolo, posso però dire che ciò non è necessariamente un male; in questo caso non lo è stato, non so se avrei retto a vedere un Papillon totalmente cambiato....
Come si diceva prima, è un classico film di avventura con un ritmo sostenuto ma nella norma, interpreti adatti per quello che basta (sopratutto fisicamente, visto che la maggior parte del racconto consiste in fughe e inseguimenti), qualche cambiamento, qualche accenno ad altre cose che rimangono senza spiegazione alcuna, il messaggio sul valore della libertà. Tutto lavorato in modo abbastanza gradevole per un film di intrattenimento.
Ma l'originale è l'originale....





mercoledì 1 agosto 2018

Un bacio romantico (My Blueberry nights), 2008


Regia di Wong Kar Wai, con Jude Law ( Jeremy),Norah Jones ( Elizabeth), Natalie Portman ( Leslie), Rachel Weisz ( Suelynne),David Strhatain ( Arnie).
Elizabeth viene lasciata dal fidanzato per un’altra, e trovo conforto nell’amicizia di un barista, Jeremy, col quale per un certo periodo si trova nel suo locale per parlare di un po’ di tutto. Poi decide di lasciare New York e attraversare l’America cominciando una vita scandita da lavori saltuari, dal risparmiare i soldi per comprare una macchina e soprattutto dall’incontro con lacune persone che lasceranno in lei il segno, aiutandola a maturare e a superare le proprie insicurezze e ferite.
Quanta poesia in questo bellissimo film! Credo raramente che l’amore sia stato trattato nelle sue molteplici sfaccettature in maniera completa come in questo film, dove le vite dei due protagonisti si incontrano in una notte magica, dove i due stabiliscono da subito un rapporto di confidenza e fiducia, prima ancora che di amore, che viene piano piano ed è una diretta conseguenza di queste due cose: e che si svilupperà ancora di più grazie alla lontananza di un anno, nella quale Elizabeth,la nostra protagonista,  da ragazza arrabbiata e frustrata si trasformerà in persona matura e capace di accettarsi e piacersi così com’è.E questo perché Elizabeth, interpretata da un’ottima e intensa Norah Jones, è una giovane donna capace di ascoltare gli altri, coi loro silenzi, con le loro storie,con i loro sentimenti, facendo tesoro non solo delle proprie esperienze ma anche di quelle altrui, senza tuttavia costringersi a cambiarsi o a cambiare i suoi valori.
Jude Law interpreta In maniera molto convincente Jeremy, un uomo dolce, un po’ un cavaliere se vogliamo, ma dalla cui perseveranza nel cercare Elizabeth si intuisce la forza di carattere.Solo un personaggio come il suo purtroppo può dire certi discorsi senza sembrare un ritardato!
Molti hanno criticato la lentezza del film , ma io non l’ho trovato lento: è solo che questo film esplora soprattutto le emozioni, i sentimenti, i caratteri dei personaggi, certo a volte può sembrare che il regista usi luoghi e situazioni scontate ( il bar di Jeremy, il viaggio on the road), ma non bisogna guardare questo film con occhi e parametri superficiali.
Tra i comprimari, mi ha molto stupito il personaggio tormentato di Rachel Weisz, davvero un’intensa prova di attrice.