domenica 29 novembre 2020

Daria Nicolodi

 E' morta a Roma all'età di 70 anni l'attrice e sceneggiatrice Daria Nicolodi


Era nata a Firenze nel 1950 e si era trasferita a Roma alla fine degli anni '60; negli anni '70 partecipò ad alcuni sceneggiati Rai come "Ritratto di donna velata" (1975 ), "Saturnino Farandola"(1978 ), "I Nicotera" (1972 ); per quanto riguarda il cinema, dopo aver esordito nel 1970 con "Uomini contro" di Francesco Rosi e aver  rpartecipato al film "La proprietà privata non è un furto" (1973 ), e "Salomè" (1972 ), inizio il sodalizio artistico e sentimentale con Dario Argento, da cui ebbe la figlia Asia: con lui girò "Profondo Rosso" (1975 ), "Suspiria" (1977 ), "Inferno" (1980 ), "Tenebre" (1982 ), "Phenomena" (1984 ), "Opera" ( 1987).

Altri film che si ricordano: "La fine è nota" (1993 ), "La parola amore esiste" (1998 ), "La terza madre" (2007 ), "Rosa e Cornelia" (2000 ).








venerdì 27 novembre 2020

Emma, 2020


 Regia di Autumn De Wilde, con Ana Taylor Joy (Emma Woodhouse), Mia Goth (Harriet Smith),Johnny Flynn (John Knigthley), Callum Turner (Frank Chirchill), Amber Anderson (Jane Fairfax), Josh O'Connor (Mr Elton), Bill Ni  (Mr. Woodhouse), Tanya Reynolds (Augusta Elton).



Emma Woodhouse è una giovane ereditiera che vive sola con l’anziano padre da quando la sua governante si è sposata con un gentiluomo dei dintorni; matrimonio felice di cui l’artefice principale è stata Emma, che ha fatto conoscere i due sposi. Da questo semplice fatto la giovane si convince di essere particolarmente portata per combinare unioni riuscite, e decide di dedicare la sua vita a questo generoso scopo:Il suo zelo la spinge a cercare di sistemare l’amica Harriett, di umili origini, con uomini di ceto sociale superiore,e a occuparsi anche della sistemazione di Frank Churchill,figliastro della sua governante.Tutto ciò sotto lo sguardo perplesso di Mr.Knightley, amico di famiglia, l’unico a dimostrare scarsa fiducia e un pizzico di giudizio critico sulle qualità della nostra eroina.
Le cui imprese daranno inizio a una serie di divertentissimi equivoci che però rischieranno, a lungo andare, di danneggiare Emma, facendole perdere il senso della realtà.

24 anni dopo il film con protagonista Gwyneth Paltrow ecco una nuova trasposizione cinematografica del romanzo omonimo ( ) di Jane Austen. 
Versione riuscita nonostante una protagonista un poco legnosa che mi ha un po' fatto rimpiangere la Paltrow ma che- allo stesso tempo- è riuscita a mostrare molto bene anche i difetti della (nonostante tutto) simpatica Emma: quel suo credere di sapere sempre cosa sia meglio per gli altri anche prevaricando  le preferenze e il volere degli stessi, quel cipiglio snob con cui si pone nei confronti di alcuni dei personaggi (normale, visto il suo status sociale...però comunque fastidioso), il continuo tentativo di manipolare Harriet, l'invidia verso l'incolpevole Jane Fairfax....diciamo che Emma è un'eroina assolutamente imperfetta, perlomeno mossa da buone intenzioni e dalla volontà di fare il bene delle persone che ama. 
Ho apprezzato il fatto che gli attori siano fisicamente assolutamente comuni e non i soliti bellocci, ma il vero punto di forza del film a mio avviso è la ricostruzione di ambienti esterni, interni e dei costumi, molto curati e particolareggiati, valorizzati da una fotografia nitida e chiara senza sbavature. 

Qualche piccolo cambiamento rispetto alla trama originale c'è (in particolare nel finale e nella parte della famiglia di Isabella, completamente stravolta e l'unica cosa che non mi è piaciuta del film) e immancabile qualche accenno di femminismo di cui non c'era bisogno visto che Emma, già di per sè, è un'eroina femminista anche se alla fine il suo destino non è diverso da quello di molte donne della sua epoca: ma perlomeno lei lo raggiunge con consapevolezza e senza abdicare ai propri desideri e alla propria intelligenza. 




mercoledì 25 novembre 2020

Diego Armando Maradona

 Anche se il personaggio in questione non appartiene al mondo del cinema o dello spettacolo, faccio un'eccezione per la sua enorme importanza anche in Italia e- lo confesso- per la simpatia che mi ha semore ispirato pur non essendo un amante del calcio. 

E' morto a 60 anni per un arresto cardiaco  Diego Armando Maradona, sicuramente uno dei calciatori più famosi della storia, amatissimo in tutto il mondo e anche in Italia e sopratutto a Napoli,  la squadra che gli ha portato fortuna e in ha giocato per molti anni.

Era nato  a Lanus in Argentina nel 1960, in una famiglia molto povera e, come molti calciatori, iniziò la carriera giovanissimo in svariate squadre argentine; nel 1984 arrivò a Napoli e da qui cominciò un sodalizio non solo sportivo che è durato tutta la vita. Maradona con tutti i suoi pregi e difetti è stato un personaggio che ha dato molto non solo alla squadra del Napoli ma anche all'intera città e ai suoi abitanti, tant'è che è amatissimo ancora oggi; un amore ricambiato  che lui  nelle sue interviste ha sempre ribadito. E' una cosa che personalmente mi è sempre piaciuta molto. 

Non essendo appassionata di calcio non ho seguito la sua carriera dopo il Napoli, anche se so che negli anni recenti era diventato allenatore; il mio post vuole essere unicamente celebrativo per un grande personaggio della mia infanzia che, a dispetto della sua vita incasinata e dei suoi tantissimi errori con alcol, droga, sperpero, figlio illegittimo ecc, con il suo talento ha fatto sognare milioni di persone in tutto il mondo.

Esistono alcune opere documetaristiche e cinematografiche riguardanti Maradona: innanzitutto il film "Maradona- La mano de Dios" (2007) di Marco Risi, dove il campione è interpretato da Marco Leonardi; il documentario "Maradonapoli" (2017 )  di Alessio Maria Federici, il documentario "Maradona- El pibe de oro" (2018) di Emir Kusturica, "diego Maradona" (2019) di Asif Kapadia, "Maradna in Mesico" di Angus McQueen (2019). Maradona fa inoltre una piccola comparsata nel film "Tifosi" del 1999, e a lui è evidentemente ispirato il titolo del film "Santa Maradona".




lunedì 23 novembre 2020

Mondo Youtube: Cimdrp

Cimdrp, al secolo Irene Facheris,  è una youtuber 31enne che, nella presentazione del suo canale si descrive così: "Laureata in psicologia, coordina il progetto Bossy. Ma tanto tutti se la ricordano per aver parlato male di 50 sfumature di grigio su internet.".
Non so da quanto sia sulla piattaforma, io ho cominciato a seguirla nel 2014-2015 circa, proprio grazie alle recensione in chiave ironica delle celebre trilogia di E. James. All'epoca il canale era strutturato come un "diario" in cui Irene (che all'epoca, se non erro, stava terminando gli studi universitari) parlava dei suoi gusti, dei suoi interessi, faceva video con test e altre cose di questo tipo. Poco dopo cominciò a concentrarsi di più su tematiche che le stavano particolarmente a cuore, ovvero la parità di genere, il femminismo e la lotta per i diritti Lgbtq: per questo iniziò una rubrica denominata "Parità in pillole", che a poco a poco ha soppiantato il vecchio format divenendo la parte quasi esclusiva del canale.
Sono rimasti altri video in cui la youtuber esprime la sua passione per la musica, risponde alle domande degli ammiratori o parla di argomenti di attualità ma la tematica femminista, di parità di genere e antirazzista ha preso il sopravvento, anche se recentemente "Parità in pillole" è terminato e - almeno per ora- l'autrice sembra essersi presa una pausa utilizzando il canale solo per sponsorizzare eventi legati alla sua attività di divulgatrice o al progetto Bossy.
Ho cominciato a seguire il canale un po' perchè mi interessano i temi di attualità e un po' perchè mi ha colpito l'approccio "libero" di Irene verso la questione femminista: al contrario di quello che leggevo e sentivo in giro solitamente, la sua visione era più egualitaria e meno vittimista (è stata una delle prime a trattare la questione dello stupro maschile). Per parecchio tempo l'impostazione si è mantenuta in questo modo, al punto che decisi di iscrivermi anche al gruppo FB di "Parità in pillole" in cui però ho avuto una brutta esperienza visto che si è rivelato un vero e proprio covo di serpi, pronte a sbranare ed etichettare con insulti e talvolta minacce chiunque non la pensi allo stesso modo su TUTTO. Di questo però non ritengo responsabile Irene che, seppure admin e fondatrice, non credo abbia tempo di stare dietro a tutto e probabilmente ha incaricato dei collaboratori di fare le sue veci. Tra l'altro ricordo bene che anche lei, a causa di un errore riguardo a un dato riportato sbagliato ma prontamente corretto, rimase vittima di alcuni attacchi ad opera di alcune persone. Alla fine me ne sono tolta pur continuando a seguire il canale Youtube.
Ultimamente però anche qui si è presa una brutta piega: la formazione di sinistra che l'autrice ha sempre dichiarato orgogliosamente ha preso il sopravvento e giudizi insindacabili, opinioni spacciate come Vangelo, sono diventate la norma nei video. Niente più voglia di confrontarsi ma solo di imporre ideologie e di etichettare come fascista e razzista chiunque non sia d'accordo o che anche solo si ponga dei dubbi.
Il culmine si è raggiunto quest'estate con la vicenda legata allo Youtuber Marco Crepaldi e la shitstorm scatenata contro di lui, reo di aver criticato alcuni video di Cimdrp e alcune posizioni femministe in generale. A questo punto ho deciso di togliere l'iscrizione al canale, in quanto non approvo la deriva a mio avviso violenta e prepotente che ha preso la sua autrice.
Il giudizio sul canale nel complesso è comunque positivo sia per chi vuole saperne di più sulle tematiche femministe e LGBT che per chi apprezza già questo tipo di tematiche. Speriamo che si ripigli e torni come prima!



sabato 21 novembre 2020

Gatta Cenerentola, 2017


Regia di Alessandro Rak , Ivan Capiello, Dario Sansone e Marino Guarnieri , con le voci di Massimo Gallo (Salvatore Lo Giusto), Maria Pia Calzone (Angelica Cannarate), Alessandro Gassman (Primo Gemito), Mariano Rigilio (Vittorio Basile), Maria Carla Norall (Mia Basile),



Vittorio Basile è un ricco e ingegnoso armatore: ha ideato e costruito un' enorme nave in grado di registrare e rielaborare in forma di ologrammi qualunque cosa avvenga in essa e chiunque vi metta piede. L'uomo sta lavorando per trasformare il porto di Napoli in un grande polo tecnologico, cosa che porterebbe prosperità e sviluppo alla città.
Basile, che è vedovo e ha una figlia di tre anni, sta per sposare Angelica, anch'essa vedova e madre di sei figli; il giorno delle nozze Salvatore Lo Giusto (detto O'Re), ambizioso trafficante di droga e amante segreto di Angelica, uccide Basile per impossessarsi della nave. La piccola Mia (figlia di Basile) rimane con la matrigna e cresce con lei, che al pari delle proprie figlie la tratta come una serva e la chiamano "Gatta Cenerentola)....





Film di animazione non per bambini e piuttosto insolito nel nostro panorama cinematografico, ha un chiaro rimando alla versione originale italiana della celeberrima fiaba di Perrault, scritta da  Gianbattista Basile.
La storia è ambientata  a Napoli in un'epoca indefinita ma comunque moderna, e inizia il giorno del matrimonio dell'armatore Vittorio Basile (omaggio all'autore teatrale) con la giovane e bella Angelica, che da subito vediamo non troppo felice di queste nozze nonostante il promesso sposo sia un uomo amabile oltrechè ricco: entrambi sono vedovi con dei figli a carico, la piccola Mia di tre anni per Vittorio e Anna, Sofia, Barbara, Luigi, Luisa e Carmen (ma come ha fatto ad averne così tanti vista l'età?!) per Angelica.
Il motivo dell'infelicità della donna lo capiamo poco dopo: lei in realtà è innamorata di O'Re, scaltro mafiosetto travestito da faccendiere che la usa come pedina per fare andare in porto il suo piano: assassinare Basile e impossessarsi della nave supertecnologica da egli costruita ( in grado di registrare qualunque cosa accada al suo interno e di riprodurla poi tramite ologrammi) in modo da poterne ricavare fama e sopratutto soldi.
L'attentato purtroppo riesce e rappresenta la fine di molte cose: per la città di Napoli la fine del sogno di modernità e prosperità, per la piccola Mia la fine della libertà dato che viene strappata all'affetto del padre e presa sotto la protezione della matrigna, che non ha certo grande affetto per lei.
E infatti passano 15 anni: Mia sta per compiere 18 anni ma è una giovane totalmente infelice. Angelica l'ha ridotta al ruolo di sguattera sua e delle sue figlie (Compreso Luigi che nel frattempo è diventato una trans), facendola vivere  nel degrado al punto che ella sa a malapena scrivere il proprio nome e vive coperta di stracci insieme ai gatti, al punto da averle affibbiato il soprannome "Gatta Cenerentola". Mia dopo il trauma subìto non parla. 
L'atmosfera dentro e fuori la nave è cupa, la criminalità regna sovrana e la sensazione dello spettatore, a pelle, è quella che non ci sia alcun sentore di speranza.

Improvvisamente qualcosa sembra muoversi grazie a Primo Gemito, un tempo guardia del corpo di Basile e ora poliziotto, che non ha dimenticato la piccola Mia e il suo benefattore e che ora  sta guidando una retata per incastrare e arrestare O'Re : lo scontro tra i due è senza esclusione di colpi e la risoluzione non è poi così scontata.
Data la trama, la dose di violenza e l'eccessiva drammaticità di sicuro non è un cartone per bambini ed è certamente originale l'uso dell'animazione per narrare una storia che a mio avviso si può annoverare come una moderna "sceneggiata" per come sono costruiti trama e personaggi, in particolare O' Re e Angelica.
Un film insolito e a mio avviso riuscito seppure non mi pare abbia avuto grande successo di pubblico. 



martedì 17 novembre 2020

L'allieva, 2016


 Ideata da Peter Exacoustos, con Alessandra Mastronardi (Alice Allevi), Lino Guanciale (Claudio Conforti), Dario Aita (Arthur Malcomess),Jun Ichikawa (Yuckino Nakahma),Anna Dalton (Cordelia Malcomess), Martina Stella (Ambra Negri Della Valle),FRancesca Agostini (Lara Proietti),Marzia Ubaldi (nonna Amalia), Ray Lovelock (Paul Malcomess).


Alice Allevi è una studentessa di Medicina indecisa sul proprio futuro. Avendo contribuito a risolvere il caso dell'omicidio della badante di sua nonna, decide di intraprendere il percorso di Medicina Legale, per cercare di dare voce a chi non ce l'ha più....




Altra serie tv che ho recuperato durante il primo lockdown, tratta dalla serie di romanzi di Alessia Gazzola. Non mi sono particolarmente appassionata ma l'ho trovato comunque un prodotto gradevole  leggero e simpatico, così come del resto i due libri che ho letto. 

Certo il personaggio della protagonista Alice rispecchia un po' il clichè della "ragazza della porta accanto" semplice, simpatica e anche goffa che però possiede straordinarie doti di un qualche tipo e che oltretutto riesce a fare strage di cuori conquistando gli esemplari maschili ritenuti più "difficili" o abituati a ben altri tipi di conquiste, però in questo caso la cosa non risulta fastidiosa, forse anche per la simpatia della Mastronardi che in questo caso si adatta perfettamente al personaggio che interpreta. 

Come da trama Alice è una studentessa di Medicina come tante, indecisa sul percorso da intraprendere per la propria specializzazione: l'omicidio della badante di sua nonna, avvenuto nel primo episodio e nella cui risoluzione gioca un ruolo importante scoprendo di avere insospettabili doti intuitive e investigative, le serve per decidere di scegliere la medicina legale. La strada è tutta in salita dato che da subito si deve scontrare con un ambiente dove dominano la Wally, un prof. superesigente e arcigna (almeno all'apparenza), il giovane dottor Conforti, affascinante e irritante allo stesso tempo e il Supremo, direttore dell'ateneo e padre (ma questo Alice lo scoprirà in seguito) di Arthur. il ragazzo con cui ha una relazione a distanza in quanto impegnato a inseguire in giro per il mondo la propria carriera da giornalista. 


Gli episodi sono più o meno strutturati tutti nello stesso modo, classico, e le vicende personali di Alice si alternano (e a volte intrecciano) con i vari casi di cui la ragazza viene chiamata a occuparsi proprio in aiuto della polizia: la drammaticità di questi ultimi si alterna quindi alla leggerezza delle vicende della protagonista sulle quali, anche quando sono serie, non viene mai calcata la mano in modo particolarmente intenso, il che non è una cosa del tutto negativa in questo caso anche se il rischio "superficialità"  è sempre dietro l'angolo.

Ad Alice fanno da contorno vari personaggi: l'amica e coinquilina giapponese Yukino, il fratello Marco, l'affettuosa nonna Amalia, l'amica Lara, la snob collega Ambra, il già nominato Arthur, tutti con il loro carattere, la loro storia, anch'essi non particolarmente approfonditi a mio avviso e con alcune dinamiche interprersonali che a volte sembrano scorrere troppo veloci per essere credibili (penso al fidanzamento tra Yukino e Marco)  ma nemmeno troppo superficiali. Tutti gradevoli e che attenuano la pesantezza di casi a volte veramente drammatici con temi spesso purtroppo di attualità  quali bullismo, femminicidio, droga e altro. Certo non ho potuto non notare la superficialità con cui è stato liquidato l'episodio di bullismo di cui la stessa Alice è rimasta vittima, unica  cosa che mi ha fatto veramente storcere il naso.

Insomma nulla di particolarmente speciale ma comunque un prodotto gradevole e non così pesante come altri del suo genere.

Pare che quest'anno fosse in lavorazione la terza stagione della serie, le cui riprese sono state interrotte a causa della pandemìa in corso, ma se non ho capito male le stavano terminando prima del nuovo lockdown....




sabato 14 novembre 2020

Forrest Gump, 1994


Regia di Robert Zemeckis, con Tom Hanks (forrest Gump), Robin Wright (Jenny), Sally Field (signora Gump ) Gary Snise (Tenente Dan), Mykelti Williamson (Buba).



Alla fermata dell'autobus, Forrest Gump racconta la storia della sua vita ad ascoltatori occasionali.
Nato in Alabama e figlio di una madre single, fin da piccolo Forrest a causa di un lieve ritardo mentale ha dovuto fare i conti con i bulli che tormentavano lui e l sua migliore amica Jenny; per reazione (e quasi per caso) ha cominciato a sviluppare altre abilità fisiche ed emotive che li porteranno ne corso della sua vita ad essere alla ribalta pur senza cercarlo veramente. Sopravvive al Vietnam e in ricordo dell'amico morto Buba riesce a fondare un impero sulla pesca dei gamberi, vivrà varie vicissitudini prima di ritrovare Jenny....





Spulciando il blog mi sono accorta che nel passaggio da Splinder a Blogger nel 2011 sono andati perse numerose recensioni, cosa di cui mi accorgo solo ora. 
E quindi ora mi tocca rimediare con pazienza, cominciando da uno dei miei film favoriti che non poteva assolutamente non essere presente su questo blog e che tra l'altro quest'anno compie 25 anni.
A mio parere Forrest Gump è uno dei film che ha più segnato la mia generazione e il cinema degli anni '90, basti pensare a come alcune frasi pronunciate nel film (prima fra tutte il celeberrimo "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita") siano entrate nel linguaggio comune o alle citazioni che ha a sua volta avuto in tanti film.
Il protagonista, a mio avviso, è la personificazione del mito del "sogno americano", dove anche la persona più semplice con la buona volontà e il duro lavoro può arrivare ovunque e diventare qualcuno. Forrest infatti,  ragazzo disabile e con lieve ritardo mentale  cresciuto da una madre single nell'Alabama degli anni '50, nel corso della sua storia (che coincide con circa 30 anni di storia americana) grazie a una serie di fortunate coincidenze e ad alcune sue particolari abilità fisiche  arriva a vivere una vita straordinaria, incontrando e ispirando senza volerlo personaggi famosi,diventando eroe di guerra durante il Vietnam, Campione mondiale di ping pong e industriale di successo. 

Verrebbe da dire "che cxxxxo!", ma in realtà anche Forrest ha i suoi dispiaceri, dato che non riuscirà a salvare l'amata Jenny, che al contrario di lui essendo rimasta vittima da bambina di abusi sessuali non riesce a superare il trauma, vive una vita di eccessi e sbagli in cui l'unico periodo sereno è quello trascorso con Forrest e muore di Aids quando questa malattia era ancora agli inizi. 
Riesce invece involontariamente (e contro la volontà dello stesso) a fare la differenza nella vita del tenente Dan, lo scorbutico superiore immerso nella logica militaresca che Forrest salva in guerra e a cui vengono amputate le gambe, rendendolo ancora più acido (cosa perfettamente comprensibile): la sua vita sarà una continua discesa negli abissi ma una volta toccato il fondo, grazie all'incontro con Forrest che lo coinvolge nella sua impresa della pesca dei gamberi, riuscirà a riconciliarsi con la vita e a risalire la china trovando, alla fine, il suo posto nel mondo. 
In tutto ciò Forrest mantiene la sua straordinaria semplicità, anche quando incontra persone famose (tra cui ben tre presidenti USA) vive la cosa in modo normalissimo senza dare troppa importanza alla straordinarietà degli eventi. 
Insomma la storia ha varie metafore e piani di lettura, e forse anche per questo è un film sempre gradevole da rivedere, che appassiona dopo tanti anni. 
Per l'epoca una delle cose più notevoli furono senza dubbio gli effetti speciali nelle scene in cui Forrest incontra personaggi famosi già defunti da tempo, girati in CIG (ovvero si prende un filmato di repertorio dove il personaggio in questione è presente e si inserisce in modo digitale Forrest Gump rendendolo parte della scena). L'effetto finale è un notevole coinvolgimento dello spettatore, che è inconsciamente indotto a pensare che Forrest Gump sia realmente esistito, aumentando così l'illusione scenica che già normalmente si crea quando si guarda un film. (quest'ultima parte l'ho copiata da Wikipedia per semplicità, mi sembra corretto dirlo).

In sottofondo una colonna sonora che non poteva non essere ricchissima, con brani di Elvis Presley, Beach Boys, Bob Dylan, Doors, Aretha Franklin, Mamas and Papas, Simon and Gurfunkel e molti altri. 
Intense le interpretazioni degli attori, oltre a Tom Hanks più in evidenza per ovvie ragioni abbiamo Robin Wright nel tormentato ruolo di Jenny, Gary Snise nell'altrettanto tormentato tenente Dan e Sally Field in quello della mamma di Forrest.
Il film vinse nel 1995 sei premi Oscar: miglior film, miglior regista, migliore attore protagonista, migliori effetti speciali, montaggio e sceneggiatura non originale. Ebbe anche due nomination ai David di Donatello. 









































domenica 8 novembre 2020

Peter Pan, 1924

 


Regia di Herbert Brenon, con Betty Bronson (Peter Pan), Mary Brian (Wendy), Jack Murphy (John),Philippe De Lacy (Michael), Virginia Brown (Campanellino), Ernest Torrance (Capitan Uncino), Anna May Wong (Giglio Tigrato),Eward Kipling (Spugna).


Londra, inzio ‘900. I tre fratellini Darling Wendy, John e Michael  amano tantissimo ascoltare e rivivere giocando le avventure del loro eroe preferito Peter Pan, il bambino che vola e non vuole crescere. Una sera Peter, che è tornato a prendere la sua ombra rubatagli dal cane Nana, viene scoperto dai bambini e, dopo aver fatto amicizia,  egli  ha un’idea: portarli con sè nella sua Isola che non c'è. 
Inizia così una fantastica avventura che comprende anche la gelosa fatina Campanellino, la principessa indiana  Giglio Tigrato e soprattutto il temibile Capitan Uncino, acerrimo nemico di Peter…


La prima versione cinematografica dei romanzi di James Matthew Barry "Peter Pan nei giardini di Kensington" e "Peter Pan e Wendy" ( ) è davvero un bel film. L'autore, all'epoca ancora in vita, collaborò attivamente alla realizzazione del film e alla sua sceneggiatura.
Il film segue abbastanza fedelmente la trama del romanzo e in alcuni punti gli sceneggiatori mantennero anche gli stessi dialoghi; gli effetti speciali non mancano, da quelli più tecnici (concentrati prevalentemente nella rappresentazione di Campanellino (con la figura dell'attrice che la interpreta ridotta a livelli minuscoli e circondata da una sfera di luce) a quelli "casalinghi" (l'ombra di Peter, le sirene, il volo dei bambini) che non sfigurano assolutamente di fronte agli altri ma anzi contribuiscono a creare un'atmosfera magica, allegra e anche accolgiente nelle scene ambientante nella stanza dei bambini (la mia parte favorita).
La parte del protagonista fu assegnata dallo stesso Barrie a una giovane attrice da poco esordiente, Betty Bronson, che dona al personaggio di Peter una grazia e una leggerezza da folletto che ben si addicono al personaggio.

Non so se gli altri attori bambini avessero già qualche esperienza di recitazione alle spalle (forse solo la Bronson e l'attrice che interpreta Wendy), ma in ogni caso li ho trovati veramente bravi e incisivi nei loro ruoli, un gruppetto molto ben assortito che non sfigura affatto a confronto con gli attori adulti; tra i quali credo che all'epoca il più noto fosse Ernest Torrance, un Capitan Uncino che dà veramente un'impressione di cattiveria ed è irredimibile. Una menzione speciale per George , l'attore che "interpreta" il cane Nana: travestito in un comune (e un poco inquietante a mio avviso) costume da cane, riesce comunque a dare una personalità al personaggio non limitandosi al semplice "fare il cane".
Scenografie e ambientazioni semplici ma  molto curate nei dettagli e il colorito seppia e blu tipico di molti film dell'epoca contribuiscono fortemente alla bellezza della pellicola.
Nel 2000 l'unica copia esistente della pellicola è stata inserita nella lista di film da salvaguardare, e pare inutile aggiungere che da questo film Walt Disney trasse fortemente ispirazione per il suo lungometraggio del 1953, viste le somiglianze.




giovedì 5 novembre 2020

30 caffè per innamorarsi (Brimming with love ). 2018

 


Regia di W.D. Hogan , con  Kelsey Asbille (Allie Morgan ), Jonhatan Keltz (Sam Jenson ), George Newbern (Addison Rickford ), Alexandra Metz (Mia).


Allie è una giovane giornalista che sogna di diventare reporter per il giornale presso cui lavora. L'occasione sembra presentarsi quando la ragazza viene a conoscenza di un bar il cui proprietario, Sam, si vanta di essere arrivato  alla conclusione- dopo tanti anni di lavoro-  che ai suoi clienti in cerca d'amore debbano berne al massimo trenta per conoscere qualcuno ed innamorarsi....


Un simpatica commediola sentimentale vista durante la quarantena, niente di particolare o di originale ma di questi tempi bui va bene tutto per alleggerirsi l'animo. 

I personaggi sono simpatici ma non particolarmente approfonditi e anzi un po' stereotipati: abbiamo la giovane che non crede più nell'amore dopo una brutta delusione e si è concentrata sulla carriera, i due colleghi che non si possono vedere che vengono messi a lavorare assieme ad un progetto (e come finirà lo intuiamo praticamente subito), il ragazzo sensibile che capisce perfettamente gli altri ma che quando si tratta dei suoi, di sentimenti, è una adorabile frana....insomma le solite cose, ma in questo caso il mi che ne esce è comunque carino, anche se la sottotrama riguardante i due giovani dipendenti del locale se la poteva pure risparmiare tanto è inutile. 

La location è molto carina così come l'idea degli incontri a base di caffè per trovare l'anima gemella. Forse si poteva fare un piccolo sforzo in più per approfondire la figura del nonno dato che, a differenza di quelle dei due dipendenti di cui sopra, ha una maggiore importanza all'interno della storia, però da un prodotto di questo tipo non ci si può aspettare più di tanto.




lunedì 2 novembre 2020

Gigi Proietti

Neanche il tempo di finire di scrivere l'ultima frase del post precedente, ovvero "E pensare che questo disastroso 2020 non è ancora finito......!" che un altro lutto colpisce noi cinefili: nel giorno del suo 80mo compleanno è morto anche Gigi Proietti, uno dei più grandi attori e doppiatori italiani, un artista istrionico e completo amato da varie generazioni, consdierato uno dei massimi esponenti della storia del teatro italiano.

Era nato a Roma nel 1940 e fin da bambino mostrò di possedere doti artistiche particolari, dato che imparò a suonare vari strumenti musicali e cominciò a esibirsi in feste e nei bar locali. Debuttò al cinema nel 1964 con "SE permettete parliamo di donne", e da allora alternò sempre a carriera cinematografica con quella teatrale e televisiva.

Tra i suoi film ricordiamo "Brancaleone alle crociate" (1970), "Meo Patacca" (1962), "L'eredità Ferramonti" e "Febbre da cavallo" (1976), "Mi faccia causa" (1984), "Un'estate al mare" (2008), "Pinocchio" 82019).

A questi aggiungiamo la grande interpretazione come doppiatore del Genio di "Aladin", e come voce di Rocky.  E come dimenticare il mitico Maresciallo Rocca, che certamente non ha bisogno di presentazione?

La carriera di questo grande attore è stata veramente molto ricca e significativa per la cultura italiana.

E insomma speriamo che basta eh!