lunedì 28 novembre 2011

Il giardino dei Finzi Contini, 1970


Regia di Vittorio De Sica, con Dominique Sanda (Micol Finzi Contini), Fabio Testi( Giampiero Malnate),Lino Capolicchio (Giorgio), Helmut Berger (Alberto Finzi Contini),Inna Alexevna (Regina Finzi Contini).

Nella Ferrara degli ultimi anni trenta- primi anni ’40, il giovane studente Giorgio è amico di Micol e Alberto Finzi Contini, appartenenti a una nobile famiglia della città. I tre ragazzi e le rispettive famiglie appartengono alla comunità ebraica, e in quegli anni cominciano a farsi sentire le restrizioni imposte dalle leggi razziali.
Punto di ritrovo dei ragazzi è il giardino della villa Finzi Contini, dove passano le ore giocando a tennis, leggendo e dove Giorgio prende una cotta per Micol; intrecci con altri personaggi e soprattutto l’incombere della seconda guerra mondiale impediranno a questo amore di concretizzarsi…

Tratto dall’omonimo romanzo ( ) di Giorgio Bassani, è uno dei capolavori del cinema italiano, e uno dei film che meglio racconta il clima di odio e atrocità innescatosi in Italia dopo il 1938, anno in cui vennero emanate anche nel nostro Paese le leggi razziali contro gli Ebrei, che fino ad allora avevano goduto di una relativa libertà, nonostante il regime fascista.
La storia raccontata nel romanzo e nel film si svolge nell’arco di 5 anni, partendo dal 1938 e quindi il clima che portò piano piano alla deportazione di migliaia di ebrei italiani(come succede nel toccante finale a Micol e alla sua famiglia), è raccontato un poco alla volta in modo lineare e in un crescendo di drammaticità che coinvolgono lo spettatore in modo ineccepibile, soprattutto visto che viene alternato alla serenità e alla dolcezza delle parti che raccontano la vita dei tre protagonisti, con i loro giochi, i loro divertimenti, i primi batticuore…insomma, la normalità della vita contrapposta all’orrore del massacro e della guerra.
Insomma non sono molto d’accordo con i vari critici che hanno accusato De Sica di aver messo in scena un “film di cartapesta, inetto nella drammaticità e di una ruffianeria senza pudori”! A me invece è sembrato, anche se non fedelissimo al romanzo, un film bello e sincero, anche se non posso dire che sia tra i miei preferiti. Oltretutto rende in modo migliore rispetto al libro il significato del giardino come luogo di ritrovo simbolico di un’epoca felice, spazzata via dalla crudeltà dell’uomo(e infatti l’ultima visuale che abbiamo del giardino è invernale…tutto coperto di neve, triste e solitario).
Degli attori protagonisti non mi ha , comunque, colpito nessuno in particolare, anche se forse primeggia Dominique Sanda nel ruolo di Micol, come bellezza e forza.
Il film fu molto più apprezzato all’estero, tant’è vero che nel 1971 vinse il premio Oscar come miglior film straniero.


Tiziana


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