mercoledì 30 novembre 2011

Tutta la vita davanti, 2008


Regia di Paolo Virzì, con Isabella Ragonese (Marta), Sabrina Ferilli (Daniela), Micaela Ramazzotti(Sonia ), Massimo Ghini (Claudio ), Valerio Mastrandrea (Giorgio), Elio Germano (Lucio), Giulia Salerno (Lara), Laura Morante (voce Narrante).

Marta, neolaureata in filosofia, vive il problema principale di molti giovani d’oggi: nonostante la sua grande intelligenza e il suo impegno, dopo la laurea non riesce a trovare unos traccio di lavoro degno di questo nome.
L’unica sua possibilità per guadagnare qualcosa è accettare un lavoro nel call center di una marca di elettrodomestici; nel frattempo, vive con la squinternata amica Sonia  facendo da baby sitter alla di lei figlioletta Lara.
Il call center, di proprietà dell’industriale Claudio e diretto dalla str…a Daniela, si rivela essere un luogo alienante e crudele, e Marta tenta di fare qualcosa rivolgendosi a un sindacalista che ha conosciuto. Ma le cose non sembrano andare meglio…

Tratto da un libro IL MONDO DEVE SAPERE(2006) di Michela Murgia, è uno dei pochissimi film italiani che racconta la piaga più grossa della nostra società, il precariato.
Forse quello del call center è un luogo comune troppo abusato, sta di fatto che rappresenta una realtà che purtroppo, sempre più spesso, rimane l’unica alternativa alla disoccupazione totale.
Devo dire che dopo la visione di questo film non riesco più a rispondere male agli operatori di call center che telefonano a tutte le ore del giorno e della sera (e a volte anche più volte al giorno!)per proporre qualsiasi cosa, dal viaggio all’abbonamento a Sky; lascio un semplice diniego accompagnato da un educato “grazie”. Perché davvero il mondo dei call center è allucinante, e non ho nessun dubbio che ciò che viene raccontato nel film sia vero, visto che ho una piccola esperienza personale, non uguale  ma molto simile, in ambito Mc Donald’s…
Ma torniamo all’argomento in questione: il call center è davvero rappresentato, realisticamente presumo, come un luogo alienante, dove si fa di tutto per farti credere di essere parte di una grande famiglia  e dove ti si vuole inculcare che il lavoro che stai facendo è divertente, rilassante, adatto a sviluppare chissà quali capacità; tutto questo costringendoti a ridicolaggini come il canto iniziale (che dovrebbe trasmetterti energia e grinta), messaggi sul cellulare da parte della capo telefonista, premi per la migliore e peggiore della settimana..tutte caxxate che, secondo chi le inventa dovrebbero motivare i lavoratori, e invece li costringono a rendersi ridicoli; cose che oltretutto nascondono una dose non lieve di mobbing e maltrattamenti psicologici(una cosa per tutti, la pubblica reprimenda delle telefoniste considerate incapaci e la pubblica umiliazione dei venditori considerati alla stessa maniera).
Un mondo dove non contano la serietà e le capacità, ma dove conta la furbizia di chi riesce a imbrogliare meglio; un mondo a cui molti giovani si adeguano (sbagliando, s’intende)perché non hanno altre prospettive che permettano loro di avere un minimo di indipendenza(e, diciamoci la verità , nemmeno quel minimo, visto che la paga mensile di un lavoratore di call center non supera i 500 euro).Accettano di rendersi schiavi per disperazione, soprattutto se si hanno ormai più di 25 anni, ma ovviamente ciò non porterà loro a nulla, se non a denigrarsi moralmente e come persone(non dimentichiamoci che è gente che guadagna qualcosa imbrogliando gli altri).
Un accenno alle conseguenze  cui questo stato di cose può portare,e sarebbe una cosa da non sottovalutare, lo abbiamo col personaggio della vecchina che racconta a Marta che la giovane nipote si è suicidata a causa della depressione cui l’aveva indotta il non trovare lavoro dopo anni dalla fine della scuola….meditate, gente!
Pur trattato con i toni della commedia, il film è duro e crudele, tra i suoi personaggi non ci sono vincenti, ma solo persone sfortunate,come Lucio, il venditore mobbizzato che ha un grave incidente causato dal tracollo causatogli a sua volta dal mobbing cui viene sottoposto o sfruttatori mascherati da benefattori, come il Claudio interpretato da Massimo Ghini, un debole e fallito, o come la Daniela interpretata con energia da Sabrina Ferilli, che fa la vincente e la donna di successo con le ragazze ma che in realtà è solo una povera donna patetica e squallida, nonché psicopatica come dimostrerà l’inaspettato finale. Malinconico e struggente, anche se solare e simpatico, il personaggio di Sonia interpretato da Micaela Ramazzotti, una ragazza squinternata ma buona e dolce che viene sistematicamente fregata e calpestata da tutti, finendo sulla strada per mantenere la figlioletta Lara.
Un film da vedere, ne dovrebbero realizzare di più di film sul precariato.Bisogna denunciare questa piaga sociale anche attraverso il cinema.
Nel 2008 il film ha vinto il Nastro d’argento come miglior film.


 




Tiziana



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