venerdì 30 dicembre 2011
Il momento di uccidere (A time to kill ), 1996
Regia di Joel Schumacher, con Mattew McConaughey (Jake Brigance ), Samuel L. Jackson (Carl Lee Hailey), Sandra Bullock (Roark ), Kevin Spacey ( ), Ashley Judd (Carla Brigance ), Kiefer Sutherland ( ).
Il nero Carl Lee uccide due uomini bianchi che, nonostante avessero stuprato sua figlia di dieci anni, erano stati condannati a una pena mite. Ovviamente viene arrestato e al processo è difeso dall’avvocato bianco Jake Brigance, che con l’aiuto della studentessa universitaria Roark, cerca di salvarlo dalla pena capitale…
Tratto dall’omonimo romanzo (1989) di John Grisham, il film tratta due temi molto importanti e sentiti dal pubblico, in particolare quello americano: la disparità della giustizia che purtroppo molte volte ancora abbiamo nei processi sui neri e il perenne dilemma se sia giusto o no che un cittadino possa farsi giustizia da solo.
La storia a volte è abbastanza piena di retorica, ma certamente credo si possa dare atto a Samuel L. Jackson di aver espresso molto bene le luci e le ombre del suo personaggio; Carl Lee-nonostante sia ovvio che la simpatia del pubblico vada a lui- infatti è sì vittima del razzismo, ma a sua volta è razzista anche lui nei confronti dei bianchi, anche di quelli che lo difendono. Come dice lui stesso all’avvocato, le loro due figlie non potranno mia giocare insieme perché una è bianca e l’altra nera; non dà quindi nessuna possibilità nemmeno a chi gli tende una mano, e non solo per scarsa fiducia dovuta alla tragedia vissuta dalla sua famiglia, ma perchè le sue convinzioni sono sempre state queste. Sebbene i bianchi vengano rappresentati in massa come seguaci del Ku Klux Klan, non mancano i personaggi che invece parteggiano per Carl Lee, a partire dall’avvocato che lo difende (un incolore, come sempre, Matthew MacConaughey) e dal tema che lo aiuta (spicca, come una specie di Grillo Parlante, una giovane Sandra Bullock in uno dei suoi primi ruoli di rilievo).
Alla fine una stretta di mano tra avvocato e assistito durante una festa in famiglia sembra sancire un velo di speranza che il muro del razzismo possa essere abbattuto, con la buona volontà di tutti.
Il ritmo del film è abbastanza serrato (cosa tipica nei film tratti dai romanzi di John Grisham) e, dato il tema, molte scene sono abbastanza crude. Non certo da premio Oscar, ma comunque un buon film che può servire ad approfondire certe tematiche.
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