Regia di Josee Dayan, con Gerard Depardieu (Jean Valjean), John Malckovich (Ispettore Javert), Charlotte Gainsbourg (Fantine), Christian Clavier (Monsieur Thenardier), Virginie Ledoyen (Cosette), Enrico Lo Verso (Marius Pommercy), Asia Argento (Eponine), Giovanna Mezzogiorno (Suor Semplicie), Jeanne Moreau ( Madre Innocente), Veronica Ferres (Madame Thenardier).
Nel 1815 Jean Valjean, forzato che è in galera da vent’anni per un furto, riesce ad evadere: la sua vita cambia grazie all’incontro con il caritatevole vescovo Myriel, che gli insegna l’importanza del perdono e lo convince indirettamente a rifarsi una vita. Valjean cambia vita, col nome di Madeline diventa sindaco della cittadina di Montreuil sur mer, dove apre una fabbrica che tratta i lavoratori umanamente e con giustizia. Tutti lo amano, ma l’ispettore Javert che da anni lo insegue riesce a rintracciarlo. La vicenda di Valjean si incrocia con quella di Fantine, una giovane che dopo essere stata licenziata ingiustamente dalla fabbrica è costretta a prostituirsi per mantenere la figlia Cosetta, affidata ai locandieri Thenardier, che la usano come servetta trattandola crudelmente. Quando Fantine muore, Valjean promette di rintracciare la bambina e prendersene cura…
Ultima versione televisiva del capolavoro di Victor Hugo, è un moderno sceneggiato non del tutto riuscito, ma nemmeno disprezzabile; anzi, devo dire che all’epoca mi era piaciuto parecchio nonostante presentasse varie pecche.
Infatti a mio avviso il trio dei protagonisti Depardieu- Malckovich- Clavier è perfetto nei panni dei rispettivi personaggi:in particolare ho trovato, in molti punti (tra cui quello del suicidio) molto più efficace ( e non me ne voglia nessuno perché non sto mettendo in discussione la bravura dell’attore!) di Tino Carraro, interprete dello sceneggiato del 1964: l’attore dà al suo personaggio una mefistofelica impenetrabilità nella sua ostinata ossessione della ricerca di Jean Valjean, mentre Depardieau a sua volta è un perfetto contraltare nella sua bontà non proprio perfetta, anzi piuttosto tormentata (qui messa più in evidenza rispetto ad altre versioni). Pura cattiveria, avida e malvagia, traspare invece dal personaggio di Christian Clavier.
Ottima ricostruzione storica tra ambientazioni e costumi, bellissima colonna sonora (mi è piaciuta molto in particolare la sigla d’apertura).
Le pecche? Prima di tutto, la scelta di alcuni attori: essendo una produzione internazionale Francia- Italia- Inghilterra, per regolamento è d’obbligo scelgiere attori tra tutti e tre i Paesi che partecipano alla coproduzione; quindi, per contratto dovevano per forza esserci anche attori italiani. Ok, perfetto: ma….davvero non c’erano attori più adatti dell’improbabile Enrico Lo Verso nei panni di Marius (troppo meridionale per essere credibile nei panni di un giovane nobile francese) e dell’inguardabile Asia Argento, che con il suo strenuo attaccamento al binomio “personaggio maledetto”- “romanaccia pura” rovina( non sempre per colpa sua: basti vedere la scena della morte) Eponine, uno dei personaggi più belli della letteratura? Ma poi mi chiedo: qualcuno le avrà fatto notare che al mondo esiste un’altra lingua oltre al romanesco, che quell’accento è inapplicabile alle popolane parigine dell’800 come (deja vu) alle cantanti parigine sempre della stessa epoca( riferimento a IL FANTASMA DELL’OPERA) o alle madri single disadattate della provincia americana (INGANNEVOLE E’ IL CUORE PIU’ DI OGNI COSA)?
Tra gli italiani si salva solo Giovanna Mezzogiorno nel ruolo di Suor Simplicie, la suora che aiuta Valjean in alcune occasioni; essendo però un ruolo molto marginale, praticamente gli italiani ci fanno l’ennesima figuraccia, tra tante star internazionali.
Oltre a ciò. Alcune parti della lunga storia sono trattate in modo abbastanza sbrigativo, a discapito della narrazione storica, mentre sono state privilegiate, forse giustamente, el vicende umane e i caratteri dei personaggi.
Insomma, non lo sconsiglio del tutto, anzi….ma per quanto riguarda l’Italia potevano farci fare una figura migliore!
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