La
18enne Novalee, incinta, viene abbandonata dal fidanzato in un grande magazzino
mentre si stavano recando in California. Senza soldi la giovane si nasconde lì
per qualche giorno fino a quando, in preda alle doglie viene soccorsa da un
fotografo e portata in ospedale, dove partorisce una bambina chiamata Americas.
Dopo
il parto tutta la cittadina adotta mamma e figlia, che costruiranno lì il loro
futuro….
Tratto
dal romanzo omonimo (1998) di Billie Leets, è una commediola zuccherosa, non
proprio brutta ma di una banalità sconcertante.
Non
per colpa dei dignitosi interpreti, ma è proprio la storia stessa e i
personaggi che lasciano molto a desiderare!
In
primis, i personaggi non brillano per particolare acume: l’ostetrica (Sic!!!)
interpretata da Ashley Judd ha sei figli tutti avuti da uomini diversi perché di
volta in volta di dimenticava o non prendeva precauzioni bevendosi anche
eventuali cacchiate del partner di turno; la protagonista nonostante venga
abbandonata agli sgoccioli della gravidanza non pensa minimamente di chiedere
aiuto a chicchessia e l’unica soluzione che trova è quella di nascondersi in un
grande magazzino; il fidanzato della protagonista l’abbandona incinta per
strada perché pensa che lei e il bambino saranno un’ostacolo alla sua grande
carriera di musicista, salvo poi dedicarle delle canzoni che un diabetico è
meglio che non ascolti perché rischia grosso….insomma, non si sa se ridere o
piangere.
Passando
sopra a ciò non è un film inguardabile,
probabilmente però l’unico scopo giustificabile per averlo girato è fornire a
due attrici all’epoca ancora emergenti (Portman e Judd) una palestra in cui
fare esercizio e a un’attrice navigata come Stockard Channing un’occasione per
guadagnarsi la pagnotta, dato che già all’epoca le sue apparizioni erano molto
rare.
Ultima
nota: propongo una legge che permetta alla sventurata Americas di chiedere un
risarcimento alla madre per averle dato quel ridicolo nome!
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