sabato 5 gennaio 2013

Cime tempestose, 1956

Regia di Mario Landi, con Annamaria Ferrero (Catherine Earnshaw / Caty Linton), Massimo Girotti (Heathcliff), Alberto Bonucci (Hindley Earnshaw), Giancarlo Sbragia (Edgar Linton), Irene Galter (Isabella Linton), Margherita Bagni (Ellen).


 Nell’Inghilterra dei primi ‘800, l’agiato Mr. Earnshaw, vedovo, vive con i figli Hindley e Catherine. Durante un viaggio di lavoro trova uno zingarello abbandonato e lo porta a casa sua, lo chiama Heathcliff e lo cresce insieme ai suoi figli considerandolo un terzo figlio. Divenuti adulti Catherine e Heathcliff si innamorano, ma la loro felicità viene distrutta quando, alla morte di Mr.Earnshaw, diventa capofamiglia il crudele e inetto Hindley, che avendo sempre odiato Heathcliff lo riduce al rango di servitore e lo maltratta in tutti i modi possibili. Per qualche tempo i due giovani continuano la loro storia clandestinamente, ma quando l’ambiziosa Catherine conosce Edgar Linton, un ricco vicino che la corteggia, tutto cambia. Per una serie di equivoci Heatcliff decide di andarsene a cercare fortuna senza dire nulla a nessuno; Hindley ne approfitta per far credere alla sorella che il giovane è morto, e lei dopo una lunga malattia causata dal dolore, rassegnata sposa il gentile Edgar.Ma dopo alcuni anni Heatcliff torna, ricchissimo e deciso a sposare la sua Cathy: quando scopre cosa è successo nel frattempo, decide di vendicarsi e la sua vendetta sarà spietata.


 Tratto dall’omonimo romanzo di Emily Bronte, è uno dei primi sceneggiati della Tv italiana, e si vede: girato con esterni chiaramente finti (si vedono bene gli sfondi dipinti), con i titoli iniziali che scorrono con uno scroll manuale, e soprattutto effetti sonori “artigianali”, su tutti il vento che soffia ululando come nei vecchi film dell’orrore! A vederlo oggi magari fa sorridere, ma bisogna pensare che per l’epoca in cui è stato girato era un prodotto di alta fattura, del resto usavano i mezzi a loro disposizione…
Lo sceneggiato si basa quasi totalmente sull’interpretazione (nettamente di stampo teatrale) degli attori, che puntano molto sull’espressività dei volti e del fisico.
 Massimo Girotti è un Heathcliff sicuramente diverso da quello che chiunque potrebbe immaginarsi durante la lettura del romanzo (come lo era, del resto, Laurence Olivier nella versione cinematografica del 1939); fisico imponente, volto tragico e tormentato che rimane tale anche nei momenti di cattiveria più pura; Annamaria Ferrero è convincete nel doppio ruolo di Catherine, anch’essa maschera tragica e sofferente, e della figlia Cathy, sofferente sì, ma ribelle e imbronciata, segno di un carattere meno arrendevole grazie al quale cambierà il suo destino. Gli altri attori seguono più o meno anch’essi questo copione recitativo.
 Tra gli interpreti riconosciamo la giovanissima futura doppiatrice Ludovica Modugno nel ruolo di Catherine bambina.
 Il tutto permeato da un’atmosfera tipicamente gotica, anche grazie al bianco e nero, che riporta bene lo spirito del romanzo nonostante le numerose modifiche; le parti più crudeli della storia sono state infatti modificate (così come del resto nella maggior parte delle versioni del romanzo), probabilmente considerandole inadatta non solo alla sensibilità del pubblico ma alla fama romantica della storia stessa.


Nota: a causa del fatto che questo sceneggiato è vecchissimo e praticamente introvabile, non sono riuscita a trovare immagini che lo riguardassero. Mi scuso di ciò con tutti i miei lettori.

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