mercoledì 30 novembre 2011

I miserabili (Les miserables), 1998

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Regia di Bille August, con Liam Neeson(Jean Valjean), Uma Thurman (Fantine), Claire Danes (Cosette adulta).


nel 1815 Jean Valjean, forzato che è in galera da vent’anni per un furto, riesce ad evadere: la sua vita cambia grazie all’incontro con il caritatevole vescovo Myriel, che gli insegna l’importanza del perdono e lo convince indirettamente a rifarsi uan vita. Valjean cambia vita, col nome di Madeline diventa sindaco della cittadina di Montreuil sur mer, dove apre una fabbrica che tratta i lavoratori umanamente e con giustizia.Tutti lo amano, ma l’ispettore Javert che da anni lo insegue riesce a rintracciarlo. La vicenda di Valjean si incrocia con quella di Fantina, una giovane che dopo essere stata licenziata ingiustamente dalla fabbrica è costretta a prostituirsi per mantenere la figlia Cosetta, affidata ai locandieri Thenardier, che la usano come servetta trattandola crudelmente.Quando Fantina muore, Valjean promette di rintracciare la bambina e prendersene cura…

Ultima (per ora)versione cinematografica del capolavoro omonimo(1862) di Victor Hugo, è un film insulso e senza sale. Un compitino piatto come l’encefalogramma di un morto. Del romanzo originale rimane solo la superficie, ma essendo per ragioni di brevità tagliati via la maggior parte dei personaggi secondari e le vicende del libro, il film risulta un riassuntivo fatto da uno scolaretto che ha altro per la testa.
La scelta degli attori non è malvagia, ma la anche la loro interpretazione rimane superficiale, segno che probabilmente sono  proprio la sceneggiatura e la regia il male maggiore. I notevoli cambiamenti poi peggiorano il tutto, soprattutto quando si sfiora l’assurdo: come è possibile che nell’arco di 15 anni Cosetta(giustamente)cresca e diventi donna, mentre Jean Valjean per tutto il film  è sempre uguale?Evidentemente invece dei famosi candelieri il vescovo gli ha regalato un elisir di eterna giovinezza….
Di tutto quindi rimane solo la simbologia dei personaggi: Valjean, il buono e giusto riscattatosi dopo la galera; Javert, il persecutore incallito; Fantine, simbolo delle miserie della classe popolare; Cosetta, la nuova generazione cui passare il testimone per migliorare le cose.
Come direbbe la mitica Sandra Mondaini: che noia, che barba…

Le parole che non ti ho detto (Message in a bottle), 1999


Regia di Luis Mandoki, con Robin Wright Penn ( Teresa Osborne), Kevin Costner(Garrett Blake), Paul Newman (Dodge Blake), Jesse James (Jason).


Mentre fa jogging sulla spiaggia la giornalista Teresa, divorziata e con un figlio a carico, trova una bottiglia portata a riva dalle onde contente un messaggio d’amore per una certa Catherine. Affascinata da questo antico modo di comunicare e dallo struggente messaggio, scrive sul suo giornale un’articolo così bello che suscita l’interesse della gente, divenendo un caso.Il direttore le impone di trovare l’autore del messaggio e lei non se lo fa dire due volte, si mette alla ricerca, e alla fine lo trova:è Garret, un costruttore di barche vedovo che vive con l’anziano padre,e che dopo la morte dell’amatissima moglie ( la Catherine del messaggio) cerca di comunicare con lei affidando alle onde i suoi messaggi d’amore. Tra i due nasce un sentimento che potrebbe anche evolvere (ed è quello che spera anche Dodge, il padre di Garret) se non fosse che lui _314451_new_newman300è ancora estremamente attaccato alla figura della moglie scomparsa;tutto ciò nonostante la simpatia e la dolcezza di Teresa lo intrighino molto.Riuscirà questo amore novello a superare l’enorme ostacolo di un fantasma?


Tratto dall’omonimo romanzo (1998)di Nicholas Sparks,  premetto che non ho letto il libro perché dopo la visione di questo film non ne ho avuto il  coraggio!Un film mieloso e zuccheroso all’inverosimile il che per qualcuno vuol dire sentimentale ma non per me… qui infatti i sentimenti rimangono in superficie, sulla faccia degli attori che si danno un gran daffare in smorfie e smorfiette per esprimere un minimo di serietà, senza peraltro essere molto convinti loro stessi. Stendiamo quindi un velo pietoso sull’interpretazione di Kevin kevin_costner4Costner, giuggiolone dolente nell’imitazione di serie Z di Topo Gigio quando canta “Strapazzami di coccole”,e su quella della sgallettata Robin Wright Penn, a tratti persino fastidiosa nel suo voler a tutti i costi carpire il segreto del nostro giuggiolone, tant’è vero che a volte uno si chiede perché egli  sia tanto attratto da una tale rompiscatole, che normalmente sarebbe stata rispedita a casa sua a calci nel didietro…l’unico che non perde la sua dignità è il grande Paul Newman,che forte della sua esperienza regala al film l’unico personaggio degno di nota.
Tema portante della colonna sonora è il brano MESSAGE IN A BOTTLE cantato in inglese da Laura Pausini.

Se solo fosse vero (Just like Heaven), 2006


 se solo fosse vero
Regia di Mark Waters, con  Reese Whiterspoon ( Elizabeth Masterson ), Mark Ruffalo ( David Abbott ), Donal Logue ( Jack Houriskey ), Dina Waters ( Abby Brody ), Ben Shekman ( Brett Rushton ).


L’architetto vedovo David prende in affitto un bell’appartamento a San Francisco; potrebbe essere tutto ok, se non fosse per la giovane donna che comincia a materializzarsi in qualsiasi momento del giorno e della notte, cercando di farlo sloggiare dicendo che quella è casa sua! E in effetti, passato lo stupore iniziale, i due scoprono come stanno le cose. La giovane donna  sia chiama Elizabeth ed è ricoverata da tre mesi in coma dopo un incidente stradale...


Tratto dall’omonimo romanzo di Marc Levy, il film è un esempio di commedia rosa degli ultimi anni, ma devo dire che nonostante questo genere mi piaccia, e nonostante mi piaccia moltissimo l’attrice Reese Whiterspoon , il film non mi è piaciuto molto.
E’ vero che generalmente non amo  le storie d’amore soprannaturali, ma oltre a trovare questa davvero troppo strampalata non ho notato alcuna alchimia tra i due protagonisti, è come se ognuno vivesse di luce propria per tutto il film, senza mai sentirli realmente “coppia”. Del resto in confronto alla sempre spumeggiante Reese il protagonista è un‘ameba ( non me ne vogliano le sue ammiratrici)…inoltre a tratti la storia si fa davvero troppo frenetica, si perde così il gusto di seguirla… insomma un’occasione sprecata.


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Pearl Harbor,2001

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Regia di Michael Bay, con Ben Affleck (Rafe), Josh Hartnett (Danny), Kate Beckinsale (Evelyn), Alec Baldwyn (colonnello Dolittle), Cuba Gooding jr (Dori Miller), Jon Voight (Presidente Roosevelt)

Danny e Rafe, piloti dell’Aereonautica, sono amici fin dall’infanzia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Rafe parte volontario per  difendere l’Inghilterra dai nazisti, lasciando a casa la fidanzata Evelyn, infermiera. Durante una battaglia il suo aereo viene abbattuto e Rafe viene dato per morto; la notizia sconvolge Danny e Evelyn, che nel comune lutto si avvicinano tanto da innamorarsi e mettersi insieme. Ma in realtà Rafe non è morto, e quando ricompare dopo alcuni mesi è un duro colpo per tutti( in primis per lui). Ma prima che i tre possano chiarire le cose, i giapponesi bombardano a tradimento la base di Pearl Harbor, dove i nostri si trovano…

In realtà questo film non è stato tratto da un romanzo, ma al contrario lo sceneggiatore Randall Wallace ha tratto il romanzo dal film. E’ un film che mi ha conquistato contro ogni aspettativa, infatti notoriamente non amo le storie con “triangoli”, soprattutto se come in questo caso due amici si contendono la stessa  donna; questo film rappresenta un’eccezione alla regola. Anche qui ci troviamo alle prese con un kolossal hollywoodiano (di oggi però), con attori non particolarmente eccezionali( credo si sia guardato più alla bella presenza, per molti personaggi), ma che comunque portano a termine il loro compito in maniera più che soddisfacente.Da segnalare la scena del famoso attacco giapponese, che ricorda molto quella dello sbraco in Normandia di SALVATE IL SOLDATO RYAN.pearl
Sugli attori, come ho già detto, nulla di particolare: belli e appassionati Ben Affleck e Kate Beckinsale, abbastanza credibili; molto di meno Josh Hartnett, che sembra sempre chiedersi “ ma che ci sto a fare io qui?”.Molto meglio Cuba Gooding jr nei panni dell’orgoglioso Dori Miller.
Il film ottenne tre  nomination all’Oscar, una per il miglior sonoro e una per il miglior montaggio sonoro (quest’ultima vinta), e una per la miglior canzone, THERE YOU’LL BE, interpretata da Faith Hill.

by Tiziana

Tutta la vita davanti, 2008


Regia di Paolo Virzì, con Isabella Ragonese (Marta), Sabrina Ferilli (Daniela), Micaela Ramazzotti(Sonia ), Massimo Ghini (Claudio ), Valerio Mastrandrea (Giorgio), Elio Germano (Lucio), Giulia Salerno (Lara), Laura Morante (voce Narrante).

Marta, neolaureata in filosofia, vive il problema principale di molti giovani d’oggi: nonostante la sua grande intelligenza e il suo impegno, dopo la laurea non riesce a trovare unos traccio di lavoro degno di questo nome.
L’unica sua possibilità per guadagnare qualcosa è accettare un lavoro nel call center di una marca di elettrodomestici; nel frattempo, vive con la squinternata amica Sonia  facendo da baby sitter alla di lei figlioletta Lara.
Il call center, di proprietà dell’industriale Claudio e diretto dalla str…a Daniela, si rivela essere un luogo alienante e crudele, e Marta tenta di fare qualcosa rivolgendosi a un sindacalista che ha conosciuto. Ma le cose non sembrano andare meglio…

Tratto da un libro IL MONDO DEVE SAPERE(2006) di Michela Murgia, è uno dei pochissimi film italiani che racconta la piaga più grossa della nostra società, il precariato.
Forse quello del call center è un luogo comune troppo abusato, sta di fatto che rappresenta una realtà che purtroppo, sempre più spesso, rimane l’unica alternativa alla disoccupazione totale.
Devo dire che dopo la visione di questo film non riesco più a rispondere male agli operatori di call center che telefonano a tutte le ore del giorno e della sera (e a volte anche più volte al giorno!)per proporre qualsiasi cosa, dal viaggio all’abbonamento a Sky; lascio un semplice diniego accompagnato da un educato “grazie”. Perché davvero il mondo dei call center è allucinante, e non ho nessun dubbio che ciò che viene raccontato nel film sia vero, visto che ho una piccola esperienza personale, non uguale  ma molto simile, in ambito Mc Donald’s…
Ma torniamo all’argomento in questione: il call center è davvero rappresentato, realisticamente presumo, come un luogo alienante, dove si fa di tutto per farti credere di essere parte di una grande famiglia  e dove ti si vuole inculcare che il lavoro che stai facendo è divertente, rilassante, adatto a sviluppare chissà quali capacità; tutto questo costringendoti a ridicolaggini come il canto iniziale (che dovrebbe trasmetterti energia e grinta), messaggi sul cellulare da parte della capo telefonista, premi per la migliore e peggiore della settimana..tutte caxxate che, secondo chi le inventa dovrebbero motivare i lavoratori, e invece li costringono a rendersi ridicoli; cose che oltretutto nascondono una dose non lieve di mobbing e maltrattamenti psicologici(una cosa per tutti, la pubblica reprimenda delle telefoniste considerate incapaci e la pubblica umiliazione dei venditori considerati alla stessa maniera).
Un mondo dove non contano la serietà e le capacità, ma dove conta la furbizia di chi riesce a imbrogliare meglio; un mondo a cui molti giovani si adeguano (sbagliando, s’intende)perché non hanno altre prospettive che permettano loro di avere un minimo di indipendenza(e, diciamoci la verità , nemmeno quel minimo, visto che la paga mensile di un lavoratore di call center non supera i 500 euro).Accettano di rendersi schiavi per disperazione, soprattutto se si hanno ormai più di 25 anni, ma ovviamente ciò non porterà loro a nulla, se non a denigrarsi moralmente e come persone(non dimentichiamoci che è gente che guadagna qualcosa imbrogliando gli altri).
Un accenno alle conseguenze  cui questo stato di cose può portare,e sarebbe una cosa da non sottovalutare, lo abbiamo col personaggio della vecchina che racconta a Marta che la giovane nipote si è suicidata a causa della depressione cui l’aveva indotta il non trovare lavoro dopo anni dalla fine della scuola….meditate, gente!
Pur trattato con i toni della commedia, il film è duro e crudele, tra i suoi personaggi non ci sono vincenti, ma solo persone sfortunate,come Lucio, il venditore mobbizzato che ha un grave incidente causato dal tracollo causatogli a sua volta dal mobbing cui viene sottoposto o sfruttatori mascherati da benefattori, come il Claudio interpretato da Massimo Ghini, un debole e fallito, o come la Daniela interpretata con energia da Sabrina Ferilli, che fa la vincente e la donna di successo con le ragazze ma che in realtà è solo una povera donna patetica e squallida, nonché psicopatica come dimostrerà l’inaspettato finale. Malinconico e struggente, anche se solare e simpatico, il personaggio di Sonia interpretato da Micaela Ramazzotti, una ragazza squinternata ma buona e dolce che viene sistematicamente fregata e calpestata da tutti, finendo sulla strada per mantenere la figlioletta Lara.
Un film da vedere, ne dovrebbero realizzare di più di film sul precariato.Bisogna denunciare questa piaga sociale anche attraverso il cinema.
Nel 2008 il film ha vinto il Nastro d’argento come miglior film.


 




Tiziana



Le avventure del topino Desperaux (The tale of Desperaux), 2009

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Regia di Sam Fell, con le voci originali di Matthew Broderick (Desperaux), Dustin Hoffman(Roscuro), Emma Watson (Principessa), Sigourney Weaver (narratrice), Tracey Ullman (Maya), Kevin Kline (Andrè).

Tanto tempo fa nel reame di Doremì scese la tristezza: dopo la morte improvvisa della regina il re decise di bandire la gioia, la zuppa e i ratti, da allora costretti a nascondersi nei sotterranei. Inoltre rinchiuse in una torre sua figlia, la Principessa, per paura che le succedesse qualcosa.
In quest’epoca nel regno dei topi nasce Desperaux, un topino diverso da tutti gli altri: in un mondo che vuole tutti paurosi e timorosi di qualsiasi novità, lui è incuriosito da tutto ciò che non conosce, soprattutto dai libri, che non mangia(come insegnano a scuola) ma legge. Ed è così che apprende la storia della Principessa rinchiusa nella torre, e decide di essere il cavaliere coraggioso che la libererà. Per questo sarà cacciato dal suo mondo, ma la punizione gli permetterà di realizzare il desiderio e salvare il regno…

Tratto da un racconto per bambini(2003 ) di Kate Di Camillo, il film è in realtà,come spesso succede, una favola rivolta anche ai grandi. La storia mantiene l’impianto favolistico tradizionale (castelli, re e regine, principesse prigioniere ecc), unendo ad esso tematiche moderne raccontate in modo moderno: la voglia di libertà, di combattere per i propri ideali, l’accettazione del diverso, l’importanza del perdono. E’ un film molto grazioso e ben fatto, con personaggi simpatici e gradevoli, non c’è violenza e volgarità (e pur essendo un cartone tutto questo non è scontato…).
Il simpaticissimo protagonista è a suo modo un diverso:diverso per il mondo in cui vive, diverso anche fisicamente (ha le orecchie come quelle di Dumbo). Ma il suo coraggio, la sua forza d’animo e la sua intelligenza gli permetteranno di superare questi svantaggi, non certo senza difficoltà e scoramenti, e di realizzare i suoi obiettivi.
Allo stesso modo aiuterà, anche involontariamente, tutti gli altri personaggi a fare lo stesso; non per tutti ci sarà un lieto fine classico( Principessa non si innamorerà di Desperaux, i ratti rimarranno confinati nel loro mondo, la servetta ritornerà alla sua casupola misera), ma per tanti motivi sarà comunque un lieto fine.


Tiziana


martedì 29 novembre 2011

Riflessioni su telefilm vampireschi

   
Quello che penso della serie TWILIGHT di Stephanie Meyer lo sapete tutti; quello che penso dei libri sui vampiri che vanno tanto di moda, pure.
Quello che forse non sapete è che, nonostante tutto, l’anno scorso sono stata anche io conquistata da una storia vampiresca, ovvero il telefilm THE VAMPIRE DIARIES, che ora danno in replica su LA5 il giovedì sera e la domenica pomeriggio. E ammetto che, alla veneranda età di 32 anni, se non fosse stato per il bel Damon non credo la seri avrebbe avuto su di me lo stesso effetto.
Ma nonostante tutto non è che sia cambiata la mia opinione su questo tipo di storie, tant’è che ecco le riflessioni che stimola in me la visione del telefilm in questione, nella fattispecie soprattutto sul personaggio della protagonista femminile, Elena.

Sei una comune ragazza americana di 16 anni, con una comune vita e una comune famiglia: mamma, papà e fratello.
Sei cresciuta in uno di quei paesini di provincia americani dove tutto è sempre uguale, non c’è nulla e che , anche se si chiama Mystic Falls, è l’equivalente dell’italiano BorgoTreCase; la tua vita è trascorsa tra famiglia, amici e scuola (chiesa no, perché non sei credente, ma è un dettaglio ininfluente), imparando e condividendo i sani valori che solo la provincia americana può trasmettere, e dove l’evento più emozionante dell’anno è il ballo delle debuttanti del paesello.
A 16 anni purtroppo succede una di quelle brutta cose che nella vita capitano, ovvero  i tuoi genitori rimangono uccisi in un incidente d’auto; tu e tuo fratello rimanete orfani e dovete andare a vivere con l’unica parente rimasta, una zia che per fortuna vive nello stesso paesello, così non dovrete rivoluzionare del tutto la vostra esistenza. Triste e doloroso, certamente, ma capita.
Del resto, hai presto modo di distrarti dal tuo dolore, non solo per la vicinanza delle care amiche di sempre, ma anche perché inizia il nuovo anno scolastico e a scuola c’è un nuovo alunno, un ragazzo misterioso che si è appena trasferito da un parente che abita lì e che in breve attira su di sé l’attenzione di tutti, e soprattutto…tutte, visto il suo bell’aspetto e l’aria da infelice e tormentato. E naturalmente attira anche la tua, e naturalmente sei la più fortuna tona, perché lui sceglie proprio te. Che bello! Vi frequentate, lui oltre che bello  tanto carino, dolce, sensibile, affettuoso, premuroso ecc ecc ecc….insomma, un sogno di ragazzo tant’è che presto vi mettete insieme.
Tutto ok? Quasi, perché se è vero che il tuo ragazzo è fantastico, lo è un po’ meno il figaccione che gli si affianca improvvisamente poco dopo: “è mio fratello”, spiega il tuo lui, e quindi tu per amor suo ti adatti a sopportare un tipo che, sì, è un figaccione della madonna , però è pure di un’antipatia pari alla sua figaggine:battutine a doppio senso, ti guarda sempre con quell’aria da “io so cose su questa città che tu non sai”, egoista e soprattutto, pare non troppo affezionato al suo stesso fratello, il quale dal canto suo sembra ricambiare con pari disaffezione e pure con una sorta di paura. Un rapporto davvero strano, visto che nonostante tutto i due sono sempre insieme…ma tant’è: i due sono orfani e non hanno nessuno, quindi capisci anche tu come uno ci si possa sentire, no?
Oltretutto c’è un’altra novità,al paesello succedono cose mai viste, letteralmente: gente che scompare e viene ritrovata squartata, amiche che presentano evidenti segni di morsi e cose simili, insomma il clima è teso come non mai; tutto questo mentre tu stessa cominci a provare forti istinti omicidi verso il fratello del tuo fidanzato, individuo che diventa insopportabile ogni giorno che passa, sembra proprio che lo faccia apposta a comportarsi male e a rompere l’anima a voi due candidi colombi, arrivando anche ad entrare come nientr fosse in camera da letto e interrompere con le sue chiacchiere alcuni momenti di intimità….
E mentre ti domandi che cacchio hai fatto di male per dover sopportare un sile individuo, il tuo lui ci mette il carico da undici, rivelandoti uno sconvolgente segreto: è un vampiro, e suo fratello pure! 
Nel giro di due- tre puntate, scopri che il tranquillo e noioso Borgo TreCase americano non è poi così tranquillo: le tue migliori amiche sono una vampira e una strega, uno dei tuoi prof era sposato con una vampira, qualcun altro è un licantropo, molti ce l’hanno, chissà perché, col fratello vampiro figaccione…e piano piano scoprirai che tutti quelli che ce l’hanno con lui hanno dei motivi che vanno ben la di là dei tuoi….
Passato il primo momento di doveroso sconcerto, accetti la realtà per amore; dopotutto, i moderni vampiri non sono così diversi se possono sucire alla luce del sole, frequentare gente, mangiare come camionisti (tanto non ingrassano, beati loro! Vedi che pure il vampirismo ha dei lati positivi?!), visto che hanno un anello che li protegge e li mimetizza. Certo,se  lui ha 17 anni da 145 anni ( e la battuta vi ricorda qualcosa?) ed è sempre giovane, tu che sei umana invec già fra qualche anno sembrerai più vecchia di lui, ma a questo ancra non ci pensi, mentre ti accerti, perlomeno, che il tuo lui non si nutra di sangue umano ma solo animale (è vegetariano, te l’ha spiegato).
Da questo momento in poi te ne capiteranno di tutti i colori, e verrai persino coinvolta in un progetto per entrare in una cripta sotterranea per liberare alcuni vampiri ivi rinchiusi da 145 anni….
E come reagisci a tutto ciò? Con quella perenne smorfietta semiinespressiva da amorfa che ti caratterizza. Molto credibile, cara elena Gilbert, non altrettanto credibile che:


•Non ti accorgi che il fratello figaccione ti concupisca anche sotto il naso del tuo lui;
•Soprattutto, non è credibile proprio che un tipo del genere corra dietro a te….scipita e scialbetta come sei!


Ah, ‘sti vampiri moderni…del resto è proprio vero: non ci sono più i vampiri di una volta, da Dracula in giù…ormai non li distingui più dagli
umani.
Soprattutto, perché hanno chiamato il telefilm THE VAMPIRE DIARIES se
non si vede l’ombra di un diario?!

Solo un padre, 2008

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Regia di Luca Lucini,con Luca Argentero (Carlo),Claudia Pandolfi(Melissa),Diane Fleri(Camille),Fabio Troiano(Giorgio),Michela e Fabiana Gatta (Sofia).

Carlo è vedovo con una figlia di dieci mesi,Sofia: la moglie è morta di parto, e da allora vive solo,dividendosi tra lavoro e bimba, supportato da amici e genitori.Un giorno incontra Camille, la nuova vicina di casa francese,cui affida Sofia mentre è al lavoro…

Ispirato al romanzo di Nick Earls LE AVVENTURE SEMISERIE DI UN RAGAZZO PADRE (2002), è un film intenso e toccante, che tratta di un tema abbastanza insolito,essendo abituati a sentire parlare solo di ragazze madri e dei loro problemi:ma cosa accade quando in questi panni troviamo un uomo?
La risposta sta in questo film, e vediamo che per un Ragazzo padre- anche se in questo caso è vedovo,quindi il termine non è del tutto esatto-le cose non stanno poi tanto diversamente;anzi, forse per il protagonista è più difficile, visto che non riesce bene a esprimere il dolore per la perdita subita e le proprie difficoltà di fronte alle nuove responsabilità.
Ho trovato Luca Argentero molto efficace in questo ruolo, non semplicemente una bella faccia, ma un anima dietro quel personaggio;attorno a lui vari comprimari altrettanto in parte e che non rimangono semplicemente sullo sfondo, ma creano attorno al protagonista e quindi alla storia una particolare atmosfera corale molto azzeccata.Carinissme le due gemelline che interpretano Sofia, molto brava anche Claudia Pandolfi nel ruolo di “guest star”spirituale del film, che rappresenta l’amore che vive anche dopo la morte.

Paradiso + inferno (Candy), 2001

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Regia di Neil Armfield, con Heath Ledger ( Danny ), Abby Cornish( Candy ), Geoffrey Rush ( Casper ).

Danny e Candy sono due giovani innamorati legati tra loro, oltre che dall’amore, anche dalla dipendenza dalla droga.Nonostante cerchino a volte di prendere decisioni che li portino a vivere una loro vita indipendente e adulta, il loro vizio peggiora sempre più facendoli precipitare in un baratro senza fondo, che comprende anche il furto e la prostituzione per mantenersi.Ma quando Candy rimane incinta decidono di provare seriamente a disintossicarsi….


Tratto dal romanzo CANDY ( 1998 ), di Luke Davies, che è anche autore della sceneggiatura del film, è una storia di “amore tossico” incentrata sulla passione totalizzante dei due protagonisti, e proprio per questo gli unici altri personaggi in evidenza sono Casper ( il loro guru e fornitore), e gli inetti genitori di Candy ( non approvano l’unione con Danny, ma organizzano il matrimonio! ). Se avessi visto questo film quando avevo vent’anni me ne sarei anche potuta innamorare; avendolo visto ora che vado per i 29, riesco a intravedere tutte le pecche di questa storia d’amore malata e a tratti pure ebete ( non a caso Candy a un certo punto comincia a dare segni di squilibrio vero e proprio ), dove i protagonisti oltre alla dipendenza dalla droga vera e propria dipendono anche l’uno dall’altra in modo morboso.Tutto ciò non può certo portare a nulla di buono….paradisoinferno201
Il film si divide in tre parti, che raccontano appunto la discesa di un amore: Paradiso, Terra e Inferno; molto bravi comunque i due protagonisti, il recentemente scomparso Heath Ledger in uno dei ruoli da bello e maledetto che caratterizzarono l’inizio della sua carriera, e l’esordiente Abby Cornish, che rende in modo veritieri la  dolce e psicolabile Candy.
curiosità: gli interpreti, il regista e l'autore del romanzo sono tutti australiani.


Canone inverso (Making love), 2000


Regia di Ricky Tognazzi, con Hans Matheson ( Janos Varga), Melanie Thierry ( Sophie Levi),Adriano Pappalardo ( padre di Janos), Gabriel Byrne ( violinista), Ricky Tognazzi ( Barone Blau), Lee Williams ( David Blau)



Ungheria, anni ’40: Janos Varga è un giovane povero, che dopo la morte della madre vive col patrigno, aiutandolo nel suo allevamento di maiali. In realtà il giovane ha da sempre un innato talento per la musica e si diletta a suonare il violino; il suo desiderio di diventare musicista è talmente grande che il patrigno accetta di mandarlo nell’esclusivo”Collegio musicum), dove fa amicizia con David  Blau, studente aristocratico anch’esso con la passione del violino. Ha modo anche di conoscere e innamorarsi della giovane pianista Sophie , con la quale sogna un giorno di duettare. Ma la seconda guerra mondiale incombe…

Tratto dal romanzo omonimo di Paolo Muresing  (1996 ), il film è un’opera atipica per il panorama del cinema italiano, solitamente abituato negli ultimi anni a prodotti prevalentemente comici o comunque leggeri. Il titolo è dato da questo brano per due violini ( scritto da Ennio Morricone) basato su una melodia suonata dal primo violino in maniera classica, mentre il secondo lo suona dalla fine verso l'inizio, e viene seguito poi da una coda.
E’ una storia drammatica e intensa, narrata in modo toccante e raffinato, con tematiche importanti e sentimenti passionali che si intrecciano tra loro: l’amore di Janos e Costanza, l’amicizia fraterna tra Janos e David, che verrà distrutta da un segreto sepolto da molti anni, l’amore per la musica e la vita nonostante tutte le brutture cui la società va incontro, e anche l’amore paterno per un figlio:a questo proposito ho trovato molto toccante l’interpretazione di un insolito Adriano Pappalardo, cantante e attore mediocre che invece qui interpreta con bravura un ruolo intenso e drammatico, che mi ha colpito molto più dei protagonisti; quello del patrigno di Janos, uomo rozzo e ignorante, che cresce con amore un figlio non suo e fa di tutto per aiutarlo a realizzare i suoi sogni, anche se di musica non capisce nulla. Nel finale la scena dove si dispera perché i nazisti l’hanno portato via mi ha davvero commosso, considerando anche il fatto che era solo il patrigno!
Anche gli altri attori sono molto bravi, soprattutto la luminosa Melanie Thierry nel ruolo della dolce Costanza.
Ovviamente da citare l’ottima colonna sonora…non poteva essere altrimenti in un film dove predomina la musica.


La valle dell'Eden (East of Eden), 1956

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Regia di Elia Kazan, con James Dean ( Cal Trask), Richard Davalos(Aaron Trask),Jo Van Fleet (Cathy Ames), Julie Harris (Abra), Raymond Massey (Adam Trask), Burl Ives(Sam Cooper).

Nella California del 1917 I fratelli Cal e Aaron Trask, orfani di madre, vivono col padre Adam. Mentre Aaron è il figlio prediletto del padre, studioso, tranquillo, buono, Cal è il figlio ribelle che il padre non ha mai accettato perché troppo diverso da lui. Sotto l’apparente menefreghismo il giovane soffre di questo e si ribella mettendosi in competizione col fratello, anche amorosa dal momento che si innamora di Abra, fidanzata di Aaron.Purtroppo tutto ciò sarà causa di tragedie e scoperte di dolorosi segreti…

Tratto dal romanzo omonimo di John Steinbeck, il film tratta solo dell’ultima parte del romanzo (lunghissimo). Certo non è il massimo, visto che così lo spettatore viene tenuto all’oscuro dei motivi che spingono Adam Trask a preferire un figlio all’altro, comunque la seconda parte del romanzo è considerata quella più importante.
La storia è quella di Caino e Abele in chiave moderna, personaggi dei quali i due fratelli riprendono anche i nomi, americanizzati; con la differenza che dietro alla sua spavalderia e apparente insensibilità il primo nasconde il suo dolore per il rifiuto paterno e la mancanza di una madre, e il suo disperato bisogno d’amore.
James Dean è qui al suo primo film, e già mostra interpretando il tormentato Cal, una spiccata preferenza per i personaggi di questo tipo, che interpreterà durante la sua brevissima carriera: sicuramente un attore di razza per questo tipo di personaggi (in cui si ritrovava), ma a volte mi domando se avrebbe saputo fornirci interpretazioni di altro tipo, che non lo riguardassero in qualche modo personalmente…
Per l’epoca fu sicuramente un film scomodo, come del resto la maggior parte dei film diretti dal controverso regista Elia Kazan, io l’ho interretato soprattutto come il dramma di alcune vite che non riescono a comprendersi e si distruggono a vcenda, anche per colpa dei troppi segreti fra loro; il più scottante sicuramente quello riguardante la madre di Cal e Aron, interpretata con vigore dall’attrice Jo Van Fleet, che riesce a rendere incisivo nella memoria dello spettatore un personaggio che appare in poche scene , ma è sempre presente nel film grazie alle parole degli altri.Per questo ruolo l’attrice vinse nel 1956, un Oscar come migliore attrice non protagonista.

In her shoes- Se fossi lei (in Her shoes), 2005


Regia di Curtis Hanson, con Toni Collette ( Rose Feller ), Cameron Diaz ( Maggie Feller), Shirley McLaine ( nonna Ella ), Mark Feurstein ( Simon ).

Maggie e Rose sono due sorelle che più diverse non si può: la prima svagata, infantile e irresponsabile, può contare dalla sua come unico pregio il fisico mozzafiato, visto che all’età di 28 anni non è ancora riuscita a trovarsi un lavoro ( vivendo a scrocco dal padre e dalla sorella ) e cambia uomini come fazzoletti; la seconda, la maggiore, avvocato serio e responsabile, afflitta da un fisico cicciotto che la inibisce molto. Nonostante tutto sono molto affezionate tra di loro e condividono la passione per le scarpe ( rose ne ha un armadio pieno! ), ma quando Rose sorprende Maggie a letto col suo nuovo fidanzato, l'allontanamento fisico ed affettivo è immediato.
Rose precipita in un baratro profondo: lascia il lavoro, si mette a fare la dog sitter,e piano piano cerca di riprendere in mano la sua vita; Maggie, anche lei distrutta da ciò che ha fatto, fa invece un’inquietante scoperta: la nonna che loro credevano morta invece è viva e vegeta e vive in California. All’insaputa di tutti la giovane decide di andare a trovarla per fare chiarezza….

Tratto dal romanzo A LETTO CON MAGGIE ( 2004 ) di Jennifer Weiner, il film affronta, come tanti altri, il caso delle sorelle con caratteri e fisici diametralmente opposti: per Rose abbiamo Toni Collette, ormai abbinata a ruoli da bruttina, cicciotta e insicura ( e non si capisce perché! ), che lei interpreta con intensità e bravura; per Maggie abbiamo Cameron Diaz, attrice da sempre abbinata a ruoli da sexy svampita di commedie.Un’ottima scelta per queste due attrici, che rendono molto bene attraverso i loro personaggi anche il rapporto tra le due sorelle.in_her_shoes_051012042724235_wideweb__300x326 Un rapporto sconvolto da un fatto traumatico, ma tutto da ricostruire, e grazie al cammino intrapreso per riconciliarsi le due sorelle si riconcilieranno non solo con sé stesse, trovando la giusta dimensione della loro vita, ma anche col loro passato, affrontandone i fantasmi. Un film che tratta questi temi con toni comunque leggeri, senza angosciare e che farà felici le tantissime donne con la passione per le scarpe, molte delle quali probabilmente adotteranno il motto di Rose: “ quando voglio farmi un regalo, compro delle scarpe. Il piede è l’unica parte del corpo che non ingrassa”.
Mitica come sempre Shirley Mclaine nel ruolo della nonna misteriosa, un mix di dolcezza, saggezza ed esuberanza.




La Kryptonite nella borsa, 2011







 
Regia di Ivan Cotroneo, con Valeria Golino (Rosaria), Luca Zingaretti (Antonio), Luigi Catani (Peppino), Libero De Rienzo ( Salvatore ), Cristiana Capotondi (Titina), Vincenzo Nemolato (Gennaro), Monica Nappo (Assunta), Fabrizio Gifuni (Dottor Matarrese).

Napoli 1972: Peppino, nove anni, vive con i genitori Antonio e Rosaria; in famiglia c’è anche lo strambo cugino Gennaro, che crede di essere Superman. Purtroppo Gennaro muore investito da un bus, ma continua saltuariamente a venire a trovare il cugino cercando di infondergli coraggio e fiducia in sé stesso, mentre tutto attorno il mondo degli adulti sembra crollare: Rosaria cade in depressione dopo la scoperta del tradimento del marito, Antonio si trova a dover gestire da solo il figlio e quando il padre è al lavoro Peppino viene affidato a Salvatore e Titina, i due giovani e ribelli zii, che lo portano a feste hippy e raduni femministi…

Se volete vedere un bel film italiano, vi consiglio questo; mi è piaciuto davvero molto, mi ha divertito, rasserenato (perlomeno il tempo di arrivare al parcheggio della multisala!), coinvolto. E' tratto dall'omonimo romanzo dello stesso Ivan Cotroneo,
E’ una storia semplice di gente comune in un contesto storico e sociale, gli anni ’70, pieno di cambiamenti, che qui però viene visto in modo privo di nostalgia come avviene di solito; una storia in cui tutti si possono riconoscere, che narra di una crescita non solo sociale (vedi sopra) ma anche personale; crescita che non sempre coincide cn le aspirazioni dei personaggi (la zia ribelle e femminista che alla fine si sposa perché incinta è l’esempio più lampante in questo senso), ma anche del protagonista Peppino- attraverso gli occhi del quale la vicenda viene narrata- che imparerà che essere sé stessi è la cosa più giusta e importante, e della madre Rosaria che cade nel tunnel della depressione dopo che il tradimento del marito ha distrutto le sue certezze di donna ma che alla fine , come dice lei stessa, impara a non giudicarsi più.
Ho trovato molto bravi tutti gli interpreti, compresa Cristiana Capotondi, attrice che non mi ha mai detto nulla di particolare e che ho sempre trovato troppo leziosa; soprattutto mi è piaciuta la Golino, attrice molto espressiva e intensa anche in altri ruoli.
Il povero Peppino passa per vicende tragicomiche degne di nota, narrate con leggerezza e umorismo anche quando in realtà il poveretto se la vede brutta (ad esempio quando gli viene data una pasticca di lsd), e alla fine, nonstante venga più volte fatto notare dagli altri personaggi, che viene considerato un bambino problematico, capiamo che in realtà sono gli adulti intorno a lui ad avere qualche problemino…Peppino avrà perlomeno la consolazione di essre appoggiato dal defunto Gennaro, figura stramba e consolatoria che però appare al bambino come l’uncio possibile mentore, in quanto, seppure convinto di essere Superman, è perlomeno l’unico che sa chi è, cosa vuole veramente e contento della sua vita.
Ovviamente viene ricostruita l’epoca degli anni ’70 con ottime musiche, colori, vestiti, acconciature, auto ecc,….una vera delizia per chi, come me, è appassionato dell’epoca!

Becoming Jane-Il ritratto di una donna contro(Becoming Jane), 2006




Regia di Julian Jarrold,con Anne Hataway (Jane Austen),Julie Walters (Mrs Austen),James McAfoy (Tom Lefroy),James Cromwell (Mr. Austen),Anna Maxwell Martin (Cassandra Austen),Maggie Smith (Lady Gresham).
Nel 1795 la giovane Jane Austen, figlia di un reverendo, vive nel suo paesino di campagna la comune vita di tutte le giovani inglesi di modesta famiglia dell’epoca.Il suo principale interesse è la letteratura, essendo una bravissima componitrice di brani in prosa pieni di ironia, e trascorre serenamente le sue giornate tra il sogno di diventare scrittrice e la famiglia, avendo un rapporto privilegiato in particolare con la sorella Cassandra.
Un giorno consce l’antipatico e snob Tom Lefroy, amico del fratello Henry, e sebbene tra i due inizialmente sia antipatia a prima vista, col tempo…



Sebbene questo film si dice che questo film sia tratto dalle lettere di Henry Austen,fratello di Jane,le fan della scrittrice sono avvisate:questo film altri non è che un mix di situazione e personaggi presi qua e là dai vari romanzi di Jane Austen, e poco modificati rispetto all’originale.Per capirci meglio: Cassandra= Jane Bennett,Mrs Austen= Mrs Bennett, Lady Gresham=Lady Catherine,Sir Wisley= Edward Ferrars, ecc.
Gli stessi protagonisti,Jane e Tom, ricalcano rispettivamente Elizabeth Bennett e Mr.Darcy in versione trasgressiva ..e di certo chi potrebbe immaginare un Darcy ispirato a un maleducato arrogante signorino che alla sua prima apparizione entra in salotto sbattendo la porta e interrompe senza scusarsi una riunione dove una persona sta leggendo?No, assolutamente io non mi sono lasciata ingannare…per il resto nulla da dire, la ricostruzione storica è perfetta e molto attenta alle consuetudini sociali quotidiane,ma per ogni appassionato che si rispetti impossibile non trovarsi davanti,in ogni scena,a molto più di un deja vu….
Peccato perché Anne Hataway mi è sembrata una Jane credibile.Sicuramente più dell’insulso protagonista maschile, che non riesce a dare credibilità all’uomo che avrebbe “ il condizionale è d’obbligo)ispirato Mr Darcy e altri personaggi indimenticabili.
Il mio consiglio?Se proprio volete, guardatelo..ma non per farvi un’idea della vita e delle opere di Jane Austen.Che vanno conosciute da fonte sicura, ovvero i suoi romanzi.

Tiziana

Espiazione (Attonement), 2006


Regia di joe Wright, con Keira Knightley ( Cecilia Torris),James McAvoy( Robbie Turner),Saoirse Roan ( Bryony Torri a 13 anni),Romola Garai (Bryony Torris a 18 anni),Brenda Blethyn(madre di Robbie).

1935.Cecilia e Bryony Torris sono due sorelle appartenenti a un’aristocratica famiglia inglese.La prima, la maggiore, è una ragazza inquieta e vivace, che ha una storia d’amore con Robbie, figlio di una loro domestica; la seconda, a 13 anni, ha un talento innato per la letteratura , ma purtroppo anche una fantasia che corre troppo.E sarà proprio questa a causare la tragedia che rovinerà la vita a tutti e tre: infatti fraintendendo alcuni atteggiamenti e gesti di natura sessuale tra i due innamorati, quando trova la cugina sua coetanea , e ospite da loro per un periodo, violentata, accusa Robbie di essere lo stupratore…


Tratto dall’omonimo romanzo (2002 ) di Ian McEwan,è un film bellissimo e coinvolgente in ogni minuto, fino alla fine.Curato nelle immagini, nei costumi, nella recitazione e nella narrazione,vale davvero la pena di vederlo..io l’ho trovato uno dei migliori film degli ultimi anni.
La vicenda narrata scaturisce, prima ancora che dalla fantasia troppo fervida di una tredicenne, dalla società sessuofobica dell’epoca, in cui il sesso era ancora considerato un qualcosa di peccaminoso o vergognoso, da cui soprattutto i ragazzini dovevano essere allontanati.Bryony è quindi il prodotto di questa società,non capisce( e non può capire)i misteriosi sguardi, gesti, sussurri e in particolare il fattore fisico che accompagnano un amore, fraintende tutto portando tutto ciò alle estreme conseguenze.Il regista narra la storia in modo che lo spettatore veda il mondo e la vicenda con gli occhi della ragazzina( interpretata dalla bravissima e debuttante Saoirse Roan, che colpisce per la sua durezza e la sua ingenuità allo stesso tempo), pur dandogli modo di rimanere consapevole che le cose non stanno così come gli vengono raccontate.
Il finale è sorprendente, crudo e triste: per i tre protagonisti non ci sarà alcun lieto fine e credo soprattutto Bryony alla fine pagherà le conseguenza del suo atteggiamento, dovendo passare la vita con un grosso rimorso a cui non può porre rimedio, anche se avrebbe voluto.
Bellissima,molto brava e sensuale( in particolare nelle scene in cui indossa quel fantastico abito da sera verde…mamma mia, lo voglio anche io!) Keira Knightley nel ruolo di Cecilia, una ragazza che fino alla fine crederà nel suo amore, contro tutto e tutti porterà avanti la sua scelta; bravo( anche se un po’ mono espressivo)James McAvoy nel ruolo di Robbie, un ragazzo che deve sopportare un’accusa orribile oltre che ingiusta, e che non avrà mai la possibilità di dimostrare la propria innocenza.Su Vanessa Redgrave nel ruolo di Bryony anziana nulla da dire, basta sapere che la sua presenza è la più incisiva del film anche se sta in scena al massimo cinque minuti!Il suo sguardo, il suo tono con cui narra il finale( che racchiude il senso del titolo del film)…sembra quasi che la storia raccontata sia la sua.
Il film alla notte degli Oscar di quest’anno ha ricevuto il premio per la migliore colonna sonora originale, oltre ad altre tre nomination: come miglior film, a Saoirse Roan come attrice non protagonista, e come miglior sceneggiatura non originale;più nove nomination in varie categorie ai Goldn Globe, di cui due vinte( colonna sonora e film drammatico).
 

Tiziana




Il mandolino del Capitano Corelli (Captain Corelli's Mandolin), 2001


Regia di John Madden, con Penelope Cruz ( Pelagia), Nicholas Cage( Capitano Antonio Corelli),Irene Papas ( Drosoula),Christian Bale ( Mandras).

Cefalonia, 1941.L’esercito italiano invade il Sud della Grecia, compresa Cefalonia. Pelagia, una giovane greca il cui fidanzato Mandras è partito per unirsi ai partigiani, è costretta ad ospitare in casa propria il capitano Antonio Corelli, con cui col tempo nasce un forte sentimento che va al di la di qualsiasi possibile ostacolo, soprattutto il fatto che per tutti lui è un invasore, anche se in realtà Corelli ama più la musica lirica della guerra,ed è un giovane buono e rispettoso.
Purtroppo l’8 settembre 1943 è vicino…

Tratto dall’omonimo romanzo( 2003) di Luis de Bernieres, è un film che lascia sconvolto qualsiasi italiano con un minimo di buonsenso, che rimarrà inorridito nel rendersi conto di quale sia l’opinione che all’estero hanno di noi…e ancor più inorriditi si resta se si viene a sapere ( e forse era meglio non saperlo!)che è stata scelta questa ambientazione per rendere omaggio ai martiri di Cefalonia!!!!
Personalmente, già dalla scelta dell’attore più orrido della storia del cinema, Nicholas Cage, nei panni dell’italiano Antonio Corelli uno dovrebbe capire di che considerazione godiamo…ma uno può anche pensare: i gusti sono gusti, magari chi ha fatto il casting lo trova bellissimo, l’importante è l’interpretazione.E allora ok, basiamoci solo su quella:a parte che la capacità recitativa di Cage è limitata al cambio costumi, vista la fissità di espressione e la rigidità di movimenti ,al cui confronto uno stoccafisso è snodato…ma è proprio il carattere impresso al personaggio che da sui nervi!ma possibile che gli italiani sappiano solo “mangiare,bere e fare all’amore”( parole di Corelli)?Ovvio che mangino solo spaghetti e pasta al pomodoro,e al massimo gli piace pure cantare, solo canzoni napoletane però!!!!Perchè ovvio che in Italia c’è solo il sud, da Roma in su tutto il resto non esiste!!!
Oltretutto sembra  che  i soldati italiani più che in guerra fossero in un villaggio vacanze: sempre a cantare, mangiare, bere e ovviamente fare l’amore…poi all’improvviso, puf, arriva l’otto settembre e succede quel che tutti sappiamo.
Certo che i greci non è che siano messi meglio: se  quella racchiona di Penelope Cruz rappresenta la bellezza greca, le greche dovrebbero incavolarsi non poco, anche perché la capacità recitativa ed espressiva è uguale a quella del collega americano.Inoltre non ci si può fare a meno di domandare: ma quanto è cretina Pelagia?Scrive lettere al fidanzato al fronte pur sapendo che è analfabeta?!Ma ditemi voi….
Certo almeno ci si può consolare con i bellissimi paesaggi( non so se davvero greci) presenti nel film, purtroppo non sempre lo sfondo basta…se di sostanza ce n’è poca o nulla, e quella poca che c’è è pure per decerebrati,allora siamo messi proprio male!

Tiziana

La freccia nera, 1968


9788874760299

Regia di Anton Giulio Majano, con Loretta Goggi (Joan Sedley ), Aldo Reggiani (Dick Shelton), Arnoldo Foà (Sir Daniel Brackley), Tino Bianchi (Sir Oliver), Adalberto Maria Merli (Duca di Gloucester), Leonardo SEverini (Bennett Hatch), Mila Sannoner (Alicia Risingham), Lia Rho Barbieri (Beth), Giorgio Biavati (Chopper).

Rimasto orfano del padre crudelmente ucciso dai banditi quando lui era piccolissimo, Dick Shelton è stato allevato come un figlio da Sir Daniel Brackley.
La sua vita è trascorsa serena fino a quando un giorno trova un vecchio combattente del padre adottivo morto nella sua capanna, trafitto da una freccia nera. Mentre il giovane si reca da Sir Daniel per avvisarlo dell’accaduto, incontra il giovane fuggitivo John, che decide di aiutare.
Dick non sa che John in realtà è Joan, una giovane donna che sta scappando proprio da Sir Daniel, il quale l’ha rapita alla famiglia di origine per costringerla a sposare proprio Dick, senza che i due neppure si conoscano…..


Tratto dall’omonimo romanzo ( ) di Robert Louis Stevenson, è uno degli sceneggiati più famosi nella storia della tv italiana, probabilmente quello che fece più audience dopo “La cittadella”: parliamo di qualcosa come sedici milioni e mezzo di telespettatori di media a puntata…
Su uno sfondo di fatti storici realmente avvenuti (la Guerra delle Due Rose tra le fazioni degli York e dei Lancaster) si snoda la vicenda dei banditi della Freccia Nera, “colleghi” di Robin Hood che lottano contro l’usurpatore Sir Daniel, e le cui avventure si intrecciano con quelle di Dick Shelton e Joan Sedley, la coppia di giovani innamorati che Sir Daniel vorrebbe usare come pedine per i suoi scopi, dapprima unendoli contro la loro volontà, e poi separandoli.
La prima parte della storia è infatti tutta impostata sull’equivoco tra i due giovani, che si incontrano quando lei, vestita da maschio, sta fuggendo da Sir Daniel per non sposare un uomo che nemmeno conosce, e che ovviamente lei non sa che è proprio il simpatico giovane che l’aiuta credendola un ragazzino indifeso….0.jpg
I due interpreti di Dick e Joan erano due giovanissimi Aldo Reggiani e Loretta Goggi, non proprio esordienti( perlomeno lei, che aveva già recitato alcune parti di bambine in altri sceneggiati negli anni precedenti) ma che con LA FRECCIA NERA furono definitivamente lanciati nel mondo dello spettacolo, che insieme formano una coppia molto credibile, simpatica e affiatata; ma devo dire che, a mio avviso, l’attenzione è catturata dalla magistrale interpretazione dei cattivi: Arnoldo Foà nella parte di Daniel Brackley, signorotto inglese pronto a tradire e a uccidere chiunque per sete di potere. Indimenticabili i suoi ghigni e la sua mimica facciale, sembrava veramente…cattivo dentro!
Poi c’è il viscido Adalberto Maria Merli nel ruolo del sanguinario e gobbo duca di Gloucester, con il suo sguardo ambiguo e diabolico, e Tino Bianchi nel ruolo del corrotto vescovo Sir Oliver, l’unico cattivo che a volte mostra un poco di pentimento o umanità.
Splendide ricostruzioni di ambienti medievali e battaglie, e indimenticabili le due sigle:quella iniziale, un tema musicale realizzato da Riz Ortolani, e quella finale, una ballata entrata anche nelle hit parade dell’epoca, cantata da Leonardo e le Frecce Nere.
Nel 2006 è stato realizzato un remake(pessimo o quasi) di questo famoso sceneggiato, con protagonisti Riccardo Scamarcio e Martina Stella. Già dimenticato, a differenza dell’originale.

Loretta Goggi la freccia nera


Ben Hur, 1959


Regia di William Wyler, con Charlton Heston ( Giuda Ben Hur), Stephen Boyd (Messala), Jack Hawkins (Quinto Arrio), Martha Scott (Miriam), Haya Hareeret (Esther).


Giuda Ben Hur, ricco mercante ebreo, per difendere il suo popolo entra in contrasto con il suo migliore amico, il legionario romano Messala, il quale per vendicarsi approfitta di un banale incidente durante una parata per accusare di tradimento l’amico, il quale viene privato di tutte le sue ricchezze e deportato come schiavo, mentre la madre e la sorella vengono rinchiuse in carcere.
Dopo quattro anni di lavori forzati Ben Hur salva la vita al console Quinto Arrio, il quale per riconoscenza lo libera e lo adotta come figlio: da questo momento la sua vita è votata al ritrovamento della madre e della sorella e alla vendetta contro Messala…


Tratto dal romanzo omonimo(1880) di Lew Wallace, il film è uno dei più grandi kolossal della storia del cinema, un film indimenticabile che ancora oggi cattura consensi unanimi da parte di pubblico e critica.
Credo che qualsiasi cosa possa io scrivere su questo film sia già stata ampiamente detta e scritta da altri, e sicuramente molto meglio: qui mi limiterò a consigliarlo a chiunque non l’abbia visto, la durata potrebbe essere un’ostacolo, ma credo che non sia un difetto per questa storia così appassionante, realizzata con interpretazioni magistrali, regia accurata (alla regia delle scene girate a Cinecittà collaborò anche i registi italiani Sergio Leone e   Mario Soldati), scenografie perfette e  monumentali, in epoca certamente pre computer, scene madri ancora oggi ricordate da tutti (la famosa corsa delle bighe, il viaggio in nave degli schiavi, il momento in cui Ben Hur, schiavo, viene soccorso da uno sconosciuto che poi si rivelerà essere Gesù...).Quindi mi limiterò a segnalare alcune curiosità:
1- la Metro Goldwyn Mayer voleva così tanto Wyler come regista da assegnargli il più alto compenso della storia del cinema, un milione di dollari;

2- Durante una delle precedenti versioni cinematografiche del romanzo, la battaglia navale era stata realizzata in pieno oceano e per questo molte comparse hanno rischiato l'annegamento. Il direttore artistico del film,Edward Carfagno, per evitare un disastro del genere, fece scavare un grosso lago e fece realizzare degli enormi modellini delle galee romane. Per fare muovere le galee durante le riprese venivano azionate delle guide sott'acqua: così il lago sembrava un grande mare e gli spettatori credevano che le navi da guerra fossero dei colossi;

3- La produzione del film fece costruire un Circo fuori Roma per girarvi la corsa delle quadrighe. Il Circo venne costruito sopra un distesa sabbiosa e sullo sfondo si vedeva Roma con automobili e persone. Se uno spettatore guarda il film, sullo sfondo vede delle rupi ed una città antica. Questo nuovo paesaggio era stato inserito per mascherare la distesa sabbiosa e la Roma moderna;
4- Inizialmente tra gli sceneggiatori del film figurava anche lo scrittore Gore Vidal, il quale però ebbe l'idea di trasformare l'amicizia fraterna tra Giuda Ben-Hur e Messala in un amore omosessuale però questo non piacque per niente al regista che lo cacciò via;

5- Nonostante gran parte dei personaggi del film siano ebrei, l’unica attrice veramente ebrea fu Haya Hareeret, nel ruolo di Esther mentre Martha Scott, la madre di Ben Hur, era già stata la madre dello stesso attore Charlton Eston ne I DIECI COMANDAMENTI;

6- Il film è ricordato anche per una famosa papera: in alcune scene si vedono comparse vestiti da antichi romani..ma con orologio al polso!

7- George Lucas, regista della saga di  GUERRE STELLARI,  dichiarò che per realizzare la corsa dei podracers del film LA MINACCIA FANTASMA si è ispirato alla celebre corsa delle quadrighe (perché tali erano, e non bighe).
Dieci anni di lavorazione, cinquecento attori, 15.000.000 di dollari spesi, centomila comparse (tra i quali due giovanissimi Lando Buzzanca e  Giuliano Gemma), furono giustamente ricompensati con un successo mondiale al botteghino e soprattutto alla notte degli Oscar: BEN HUR è infatti il film che ha vinto più Oscar nella storia del cinema, ben 11: Miglior film, regia, attore protagonista e non protagonista, scenografia, fotografia, montaggio, costumi, sonoro, effetti speciali e colonna sonora.
Vinse anche due David di Donatello (produttore e attore straniero, Charlton Heston).


Tiziana