giovedì 25 aprile 2013

Guerra e pace (War and Peace), 1956

Regia di King Vidor, con Audrey Hepburn (Natascia Rostova), Mel Ferrer (Andrea Bolkonskji ), Henry Fonda (Pierre Bezuchov), Vittorio Gassman (Anatolji Kuragin),Anita Ekberg (Elena Kuragin), Herbert Lohm (Napoleone),Jeremy Brett (Nicola Rostov).

Nella Russia napoleonica, il principe Andrea si innamora di Natasha Rostova, giovane donna appartenente a una nobile famiglia, ma quando essa prende una sbandata per l’ambiguo Anatolji rompe il fidanzamento e parte per la guerra…


Tratto dal capolavoro di Lev Tolstoji, è una versione hollywoodiana che condensa in modo il più spiccio possibile una trama lunga, molto articolata e (non me ne vogliano gli estimatori di Tolstoji e della letteratura russa) mortalmente noiosa.
Ma nemmeno il modificare/tagliare il più possibile la trama elimina l’effetto abbiocco di cui lo spettatore rischia di cadere vittima nel 90% dei casi; sinceramente mi sono sciroppata questo famoso kolossal un po’ perché alla mia cultura cinematografica non mancasse un pezzo importante, e un po’ per amore della protagonista Audrey Hepburn….ma ciò non ha fatto altro che accrescere l’opinione negativa nei confronti di questo autore che già avevo.
Infatti nel film in sé non c’è nulla che non vada: realizzato con cura e dovizia di particolari, con sapiente regia e ottimi attori (tra i quali ci sono anche Vittorio Gassman e Anita Ekberg pre “Dolce Vita”)- anche se ho sempre trovato che Mel Ferrer sia una sorta di Leslie Howard vent’anni dopo :attore fisicamente e carismaticamente slavato anche se molto amato-
Insomma, il mio giudizio negativo non vuole scoraggiare la visione del film da parte di altri, che sicuramente se interessati al genere sapranno apprezzarlo meglio di me.
Il film ha ricevuto nel 1957 tre nominations all’Oscar e cinque al Golden Globes.






sabato 20 aprile 2013

L'ultimo dei Mohicani (The last of Mohicans),1992

 Regia di Michael Mann , con Daniel Day Lewis (Hawkeye), Madeline Stowe (Cora Munore),Jody May (Alice Munroe),  Eric Schweig (Uncas), Steven Weddington (Duncan Hayward), Maurice Roeves (colonnello Munroe)


America, 1757: il guerriero Hawkeye in realtà è un bianco che, trovato neonato da una tribù indiana, è stato adottato e cresciuto come uno di loro dal capo Chingachgook assieme a suo figlio Uncas.
I due indiani, assieme a un terzo che poi si rivelerà una spia, vengono incaricati di scortare le sorelle Cora e Alice Munroe , figlie del comandante Munroe, fino al fortino dove si trova il padre con il suo battaglione. Durante il viaggio, pieno di pericoli tra Hawkeye e Cora nasce l’amore…



Tratto dall’omonimo romanzo (1826 ) di James Fenimore Cooper, è la versione più famosa di questa storia, credo meritatamente (non ho visto le altre, a parte il cartone animato) dato che il film è un ottimo mix di avventura e romanticismo, potremmo definirlo un prodotto hollywoodiano nell’accezione più positiva del termine; un film che quindi può attirare uomini e donne indistintamente.
Non c’è solo una bella storia d’amore tra due accattivanti protagonisti un po’ stereotipati, ma stavolta non in senso banale o sgradevole (i soliti belli, indomiti, coraggiosi e anticonformisti), ma anche avventura, coraggio e anche un po’ di storia, che non guasta mai.
Ottimi interpreti, a partire da Daniel Day Lewis nel ruolo de coraggioso protagonista, bellissimi paesaggi (le foreste della Blue Ridge Mountains della Carolina del Nord) valorizzati da un’ottima fotografia e bellissima colonna sonora di Vangelis. Il film nel 1993 vinse il premio Oscar come miglior sonoro.


 





 

lunedì 8 aprile 2013

Bianca comeil latte, rossa come il sangue, 2013

Regia di  Giacomo Campiotti,  con Filippo Scicchitano (Leo), Aurora Ruffino (Silvia),Gaia Weiss (Beatrice), Luca Argentero(professore), Romolo Guerreri (Nico).

 

Il 16enne Leo è innamorato della bella Beatrice, una ragazza che frequenta la sua scuola ma che non ha mai trovato il coraggio di avvicinare. Quando sembra creatasi l’occasione, arriva una terribile notizia: Beatrice è malata di cancro e solo un trapianto di midollo può salvarle la vita…


Il film è tratto dal romanzo omonimo (2010 ) di Alessandro D’avenia. Come molti sanno mi paicciono i film sugli adolescenti e il loro mondo, forse anche perché mi permette di sognare qualcosa che io non ho mai avuto (sono patetica, lo so, ma prendetemi così come sono).
Nonostante la tristezza (confesso di aver sperato fino alla fine nel lieto fine) è un film carino, con personaggi simpatici anche se un po’ racchiusi in certi stereotipi (l’amico sfigatino, la ragazza  bruttarola con l’apparecchio, l’amica del cuore, la ragazza misteriosa e bellissima, il prof anticonformista ecc), Particolare il rapporto del protagonista Leo con i colori (avessi fatto io un miliardesimo di quello che ha fatto lui in camera sua più volte con la vernice sarei stata fustigata), a cui il ragazzo associa cose e sensazioni, e a cui si ricollega una delle canzoni della colonna sonora, prevalentemente curata dai Modà (che a me personalmente piacciono).
Attori carini e in parte, sia tra i giovani (che però pare debbano fare ancora molta strada) che fra gli adulti (simpatici i genitori di Leo, Flavio Insinna e  ),dove giocoforza spicca Luca Argentero nei panni del prof giovane ed empatico con gli alunni (mai visti così però eh…). Carina la vicenda parallela dei due ragazzi bruttini che finiscono per fidanzarsi grazie a un iniziale equivoco. Nonostante la sopracitata tristezza, finale pieno di speranza, tutto sommato il modo in cui voleva essere ricordata Beatrice. Ho letto da qualche parte che il percorso di Leo è un percorso di formazione che lo porterà alla maturità, non credo sia completamente così ma certamente l’entrare in contatto con una persona malata porterà il protagonista a prendere decisioni mature e importanti, come il diventare donatore di midollo osseo, cosa che sicuramente gli rende onore.
Concedetemi però una riflessione personale:se fossi stata Silvia più che sentirmi male perchè Leo aveva cambiato posto dopo la loro litigata, mi sarei sentita male per il soprannome "Silvia c'è" affiabiatole dall'amico, che non può non far venire in mente chi so io....


giovedì 4 aprile 2013

Dieci piccoli indiani (Ten little indians), 1965





 
Regia di George Pollock, con Hugh O’Brian (Hugh Lombard), Shirley Eaton (Ann Clyde), Fabian (Mike Raven), Leo Genn (Generale Mandrake), Wilfrid Hyde White (Giudice Cannon),Marianne Hoppe (Elsa Grohmann),Mario Adorf (Joseph Grohmann), Daliah Lavi (Ilona Bergen),Dennis Price (Edward Armostrong), Stanley Holloway (Detective William Blore).

Otto  persone sconosciute fra di loro vengono invitate a passare un fine settimana in un isolato castello di montagna raggiungibile solo con una teleferica da un misterioso ospite comune, che però non si fa trovare: ha lasciato a ricevere gli invitati solo due domestici, anch’essi ignari di chi sia il loro datore di lavoro dato che sono stati appena assunti tramite agenzia solo per una settimana.
La sera, la voce proveniente da un registratore nel mezzo della sala da pranzo annuncia a tutti i presenti che sono stati riuniti in quanto ognuno di loro , in modi e situazioni differenti, nel proprio passato si è reso responsabile della morte di qualcuno, e che per questo saranno punite…

Tratto dall’omonimo romanzo (1939 ) di Agatha Christie, è un bel film giallo, con buoni attori anche se sconosciuti (almeno per me, l’unico che ho riconosciuto è l’italiano Mario Adorf), girato con un buon ritmo e suspence crescente; peccato per il finale che, essendo diversissimo dal romanzo, stravolge interamente non solo il senso del film ma pure della storia (del resto la mania del lieto fine a tutti i costi ha fatto molte vittime nella storia del cinema). Comunque da vedere, ai fan del romanzo penso potrà piacere comunque…almeno fino al finale!