mercoledì 30 marzo 2016

Regali da uno sconosciuto (The gift), 2015

 Regia di Joel Edgerton, con Jason Bateman (Simon), Rebecca Hall (Robyn), Joel Edgerton (Gordon).



Simon e robyn sono una coppia benestante che si trasferisce a Chicago in una lussuosa casa. Dopo molti anni Simon rivede Gordon, ex compagno di scuola e lo invita a cena- seppure di malavoglia, solo per fare piacere a Robyn- da quel momento Gordon si rivela essere un po' troppo appiccicoso e prende anche la curiosa abitudine di fare piccoli regali alla coppia. Se Robyn non ne è infastidita, Simon comincia a essere particolarmente irritato e alla fine chiede a Gordon di sparire dalle loro vite.
Ciò che seguirà non se lo aspetta minimamente....


Un buon giallo, con qualche rimando hitchockiano, abbastanza intrigante come trama anche se i personaggi sono un po' stereotipati  e la trama non è proprio una novità.
Simon e Robyn sono la tipica coppia benestante in crisi perchè non riescono ad avere figli e con qualche problemuccio di nevrosi all'interno della vita di coppia che probabilmente cercano di nascondere con il loro stile di vita e circondandosi di persone eleganti e di stato sociale non certo basso, molto simili a loro: sempre tutti belli, tutti eleganti, tutti perfetti, che vivono in case belle e perfette come loro. 
Inevitabile che la crepa prima o poi arrivi, e come sempre accade è uno sconosciuto (anche se solo per Robyn): Gordon, ex compagno di scuola di Simon, un tipo molto diverso dai due protagonisti e dai loro amici. Un uomo silenzioso, dimesso, sempre ai margini della scena, che scopriremo non ha realizzato granchè nella vita: un perdente, in pratica, se confrontato con gli altri.
Eppure non si può negare che inizialmente su Robyn- lasciata sempre sola in casa dal marito impegnato nel lavoro, dato che lei invece non lavora, e preda di fantasmi passati- la sua gentilezza e attenzione faccia piacere e quindi non capisce come mai Simon ne sia così infastidito; da qui è tutto un susseguirsi di azioni a catena, di svelamenti di altarini che portano a rivelare pian piano la vera natura di Simon (che no, come rivela l'imbroglio sulla sua promozione verso la fine, non ha dismesso le vecchie abitudini ma le ha solo ricoperte di una patina di rispettabilità) e tutta una serie di complotti che alla fine non verranno sciolti volutamente, lasciando lo spettatore con i suoi interrogativi.
Il film ha un buon ritmo e una buona tensione, per qualcuno forse anche troppo visto che in sala ho sentito vari mormorii di paura (a mio avviso esagerati), e gli attori sono tutti bene in parte. in particolare l'antipatico Jason Bateman, che avrei volentieri preso a sberle fin da subito....sarò troppo intuitiva, che dite? :)







lunedì 28 marzo 2016

Anni felici,2013



Regia di Daniele Lucchetti, con Kim Rossi Stuart (Guido), Micaela Ramazzotti (Serena ), Samuel Garofalo (Dario),Niccolò Cavagna (Paolo),Martina Gedeck (Elke), Benedetta Buccellato (Marcella),Pia Engleberth (Marina).


Roma, 1974: Guido e Serena sono una giovane coppia con due figli, Dario e Paolo. I due vivono un rapporto abbastanza tormentato: lui, artista d'avanguardia che non riesce ad affermarsi, lei casalinga di mentalità più semplice rispetto al marito ma attraversata da profonda inquietudine di cui quasi nessuno sembra accorgersi.
In seguito all'ennesimo litigio la coppia si separa e Serena si unisce a una comune di femministe...




Come sia venuto in mente al regista di intitolare il film "Anni felici" nonostante sia la storia di una famiglia che si sfalda, proprio non l'ho capito.
E' una commedia abbastanza amara, a mio avviso, i cui protagonisti sono una coppia in crisi, una coppia che nonostante tutto si ama ma non riesce a stare insieme perchè non riesce a venirsi incontro e superare incomprensioni ed egoismi.
Il tutto sotto gli occhi dei due figli, inconsapevoli testimoni dello sfascio familiare; anzi, sarà proprio Paolo, voce narrante della storia, a dire alla fine "non l'avevamo capito, ma quelli erano anni felici". Chissà dopo!
Guido e Serena sono una coppia che davvero poco ha in comune: lui artista d'avanguardia che- ovviamente- si sente totalmente incompreso da tutto il resto del mondo ed in realtà è lui quello totalmente indifferente (o quasi) a chiunque gli stia attorno, preso solo dalla sua arte e dal desiderio di affermarsi, combattendo  contro la frustrazione del non riuscire a farsi capire nemmeno da chi gli è più vicino; lei giovane casalinga figlia di commercianti arricchiti (che il marito evidentemente disprezza in quanto troppo borghesi), che ama appassionatamente Guido ma non riesce a capirlo e sopratutto, ad accettare di doverlo dividere con l'Arte. Nel personaggio di Serena si nascondono varie inquietudini e insoddisfazioni represse, che sfoceranno in un viaggio in Francia in una comune di sole donne, che porterà la donna a scoprire e rivendicare anche per sè le istanze del movimento femminista, creando un inevitabile rottura (forse non definitiva) con il marito.
A dire la verità anche coppia cinematografico Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti non mi sono parsi credibilissimi, meglio prenderli singolarmente. Ho notato inoltre che il contesto storico di quegli anni (austerità, anni di piombo ecc) non viene molto descritto, se non per i manifesti sul referendum del divorzio. Non che così la storia non si capisca, eh....
Nel complesso deludente, anche se non brutto. 




venerdì 25 marzo 2016

Lady Oscar ((ベルサイユのばら Berusaiyu no bara), 1982




 Regia di Osamu Dezaki e Tadao Nahgham , serie animata di 40 episodi trasmessa per la prima volta in Italia nel 1982. Sigla cantata da "I Cavalieri del Re". Nel 1990 cambia titolo in "Una spada per Lady Oscar", con sigla cantata da Cristina D'Avena.


Francia, 1770 circa: Oscar François de Jarjayes, figlia del conte De Jarjayes , sin dalla culla è stata educata come un ragazzo  in quanto il padre, dopo altre femmine desiderava tantissimo un figlio maschio che continuasse la stirpe; all'arrivo dell'ennesima femmina decise di allevarla comunque come una maschio, indirizzandola verso la carriera militare con notevole successo: a soli 14 anni Oscar è comandante della Guardia Nazionale ed il suo primo incarico è quello di scortare a Versailles la coetanea Maria Antonietta D'Austria che giunge in Francia per sposare l'erede al trono Luigi Augusto, nipote di Luigi XV.
Da quel momento il rapporto tra le due donne, entrambe destinate a una vita  grande e terribile assieme(seppure in modo diverso), sarà improntato alla stima e amicizia reciproca...



Tratto dal manga "La rosa di Versailles" di Ryoko Ikeda, è sicuramente uno dei cartoni animati più noti e amati in Italia, di quelli che hanno fatto la storia del suo genere. Non credo ci sia nessuno, dalla mia generazione in poi, che non l'abbia visto almeno una volta? Chi non ha imparato attraverso di esso le basi della storia della Rivoluzione Francese, o (in caso l'avesse già studiata) messo a confronto le proprie conoscenze con quanto descritto nel cartone?
La storia è talmente nota da non aver bisogno di essere riassunta e spiegata, e di certo si è detto di tutto e di più sulle sue possibili interpretazioni; e chiaramente non c'è bisogno di dire che gran parte di tali interpretazioni si basano molto sull'elemeno sessuale, nel cartone molto marcato e anche molto censurato (in Italia, all'estero non so).
La modifica più grossa fu fatta sull'assunto di base iniziale: nel manga nessuno, a parte i familiari, sa che Oscar è una donna: e quindi le dame alla corte la guardano con desiderio, e persino Maria Antonietta ha un'iniziale cottarella per lei. Nell'edizione nostrana, cambiarono tutto facendo che tutti sanno la strana storia di Oscar, e quindi i sospiri delle dame di corte sono di ammirazione, idem la simpatia di Maria Antonietta. Riesce quindi incredibile per il pubblico italiano credere che nella Francia del Re Sole il capitano delle guardie reali fosse una ragazzina di 14 anni...ci sono altri dettagli cambiati dalla censura, come nel caso dell'"intrigo della collana", ma il pubblico italiano, che non può notare tutto ciò non avendo visto l'originale, rimase conquistato (giustamente) da una storia affascinante, con personaggi indimenticabili ottimamente tratteggiati e sviluppati in un'arco temporale di una ventina d'anni circa, anche se devo ammettere che i miei preferiti non sono mai stati Oscar e Andrè (ma caxxarola, ma Oscar non poteva accorgersi prima di essere innamorata di Andrè?No, se ne accorge nel momento in cui muore.....), ma Maria Antonietta ( da giovane principessa vanesia e felice a regina triste, incolpata anche di ciò che non era vero, fino alla sua dignitosa morte), la cattiva Jean Balò (una dei migliori cattivi dei cartoni animati) e sua sorella Rosalie, la terribile Du Barry (altra cattiva di spessore) e Alain, l'amico di Oscar e Andrè.
Tante storie e tanti personaggi , alcuni veri e altri no, che si intrecciano in una rincorsa verso il disastro in un turbinìo di sentimenti, passioni e intrighi, che rendono questo cartone amatissimo ancora oggi, a più di trent'anni dal suo debutto.
Come spesso succede, per molti anni il cartone fu un completo insuccesso nel paese natale, il Giappone, mentre in Italia riscosse un successo enorme: addirittura la bellissima sigla cantata dai Cavalieri del Re raggiunse i primi posti della hit parade (cosa insolita per la sigla di un cartone animato), e nacquero vari libri e album dedicati a Oscar. C'era anche una bambolina, oggi pezzo rarissimo e quasi introvabile.



lunedì 21 marzo 2016

Legend, 2015



Regia di Brian Helgeland, con Tom Hardy (Reginald e Ronald Kray),Emily Browning (Frances), Chazz Palminteri (Angelo Bruno), Christopher Ecclestone ( )



Londra, anni '60: Reggie e Ronnie Kray sono due gemelli gangster che mirano alla scalata nel mondo del crimine. Ronnie, omosessuale e affetto da turbe psichiche che lo portano a commettere gesti di violenza irrazionale e stupida; Reggie è invece la "parte razionale" del duo, che cerca di tenere a bada gli istinti violenti del fratello ed è diviso tra il desiderio di fare carriera nel mondo del crimine e l'amore per Frances, che invece vorrebbe che il marito si convertisse alla retta via....




Durante la visione mi sono ricordata di aver già visto, da ragazzina, un film che raccontava la storia di questi due gemelli criminali nella Swinging London: si in intitolava "The Krays- I corvi", e sotto alcuni aspetti era abbastanza diverso, sopratutto la storia della moglie.
Questo film invece sembra molto uan versione "Dottor Jekyll e Mr Hide" in salsa gangster, e il fatto rappresenta contemporaneamente il punto di forza e di debolezza del film: se è vero che Tom Hardy da solo riesce a reggere molto bene i due ruoli speculari dei gemelli, è vero anche che nella caratterizzazione di Ronnie si è un po' esagerato: da dove viene quella voce più adatta a un film comico? Non ho capito se era una cosa derivante dal doppiaggio italiano, ma in caso non fosse così...
La storia è raccontata dal punto di vista di Frances, la donna di Reggie, personaggio interessante ma un tantino...ingenuo: voglio dire, lo sapevi già da prima che il tuo uomo era così, speravi forse di cambiarlo? E' un errore molto comune quando ci si innamora, ma i risultati sono quasi sempre fallimentari. D'altra parte, la ragazza non ha certo tutti i torti; e forse pure lei, nonostante fosse disposta a venire a patti con la vita dell'amato, aveva qualche limite. 

Il rapporto tra i due fratelli è allo stesso tempo speculare e soffocante: Reggie infatti- coem da trama- rappresenta la parte razionale della coppia, dedito a soffocare gli istinti violenti che lo assalgono perchè consapevole  che l'eccesso di violenza è un ostacolo anche nel mondo della criminalità, dato che i veri criminali hanno bisogno di discrezione per agire, e con il desiderio di essere un criminale di classe, in un certo senso pulito, anche per far piacere all'amata; Ronnie per le sue turbe psichiche è stato ricoverato in manicomio e solo un intervento "amorevole" del fratello è riuscito a liberarlo; tuttavia durante la storia si arriva alla conclusione che egli, per quanto squilibrato, è di sicuro più coerente ed onesto con sè stesso, sopratutto per quanto riguarda l'ammissione (negli anni '60, nell'ambente criminale!) della propria omosessualità.
Per il resto abbiamo lo stesso schema tipico dei film del genere, con scene da commedia o ironiche alternate a scene di violenza talvolta un tantino splatter, per poi virare inaspettatamente (ma non troppo) nel dramma. Un bel film, piacevole anche nel suo genere.







mercoledì 16 marzo 2016

Percy Jackson e il mare dei mostri (Percy Jackson: Sea of monsters), 2013



Regia di Thor Freudenthal, con Logan Lermhan (Percy Jackson), Alexandra D'Addario (Annabeth),Brandon T. Jackson (Grover Underwood),Douglas Smith (Tyson),Leve Rambin (Clarisse La Rue),Jake Abel (Luke Castellan),Stanley Tucci (Dionisio), Nathan Fillion (Ermes).


Percy Jackson si è ormai ambientato al Campo Mezzosangue, imparando a farsi valere e cementando la sua amicizia con Grover e Annabeth. Un giorno il campo viene attaccato da un toro meccanico chiamato "Toro della Colchide" che non solo danneggia la barriera che protegge il campo dal mondo reale, ma danneggia anche il pino di Talia, che protegge l'ingresso al campo.
L'unico rimedio per guarirlo è il Vello D'oro, che si trova nel Triangolo delle Bermuda sul fondo del cosiddetto "Mare dei mostri"; la missione di recupero viene affidata a Clarisse e al suo gruppo, ma Percy (che nel frattempo ha fatto la conoscenza di un fratellastro, il ciclope Tyson) decide di partire con gli amici di nascosto da tutti.....



Tratto dal secondo romanzo della omonima serie di Rick Riordan, a quanto pare è anche l'ultimo tratto da essa: a differenza di altre serie tratte da romanzi per ragazzi, questa al cinema non ha avuto il successo sperato.
Peccato, perchè stranezze a parte a me non è dispiaciuta questa saga fantasy con una versione moderna della mitologia greca, e anche questo episodio mi ha incuriosito e divertito; la storia è avventurosa e simpatica, adatta per i ragazzi (target di riferimento del film); stavolta ai vecchi personaggi se ne aggiunge uno molto simpatico e tenero: Tyson, un giovane ciclope fratellastro di Percy, sempre vissuto in isolamento anche a causa del suo aspetto temibile, e che per questo quando trova suo fratello gli si attacca come una cozza nel disperato tentativo di conquistare il suo affetto....cosa che alla fine succederà.
Per il resto, non ci sono particolari picchi di genialità o di novità, a parte lo svilupparsi del personaggio di Clarisse, che da bulla attaccabrighe diventa ora alleata di Percy & S. mostrando un lato migliore del proprio carattere, e la comparsa nel finale di Thalia, la figlia di Zeus "resuscitata"; ovviamente, essendo la produzione dei film interrotta, la sua storia non potrà essere sviluppata.
Comunque molto gradevole, sia per i ragazzi che per chiunque ami questo tipo di intrattenimento.






domenica 13 marzo 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot, 2015

 Regia di Gabriele Mainetti, con Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti), Ilenia Pastorelli (Alessia), Luca Marinelli (lo Zingaro)






Enzo Ceccotti è uno sbandato che vive di espedienti nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma; una  sera per sfuggire alla polizia durante un inseguimento si getta nel Tevere, finendo in un barile contenente una sostanza tossica che lo fa stare parecchio male la notte, ma di cui dal giorno dopo sembra non aver lasciato traccia.
Ma quando durante una colluttazione con alcuni spacciatori cade dal nono piano senza farsi un graffio (mentre gli altri, fra cui l'amico Sergio, rimangono uccisi) capisce che grazie a quell'incidente ha acquisito una forza sovrumana, di cui però inizialmente non sa che farsene; nel frattempo si trova a dover proteggere Alessia, figlia di Sergio, dalle minacce dello Zingaro e della sua banda.
La ragazza, con evidenti problemi psicologici, è una fanatica del cartone "Jeeg Robot D'acciaio" e quando Enzo decide di aiutarla si convince che sia proprio lui il Supereroe...





Altro film dedicato a un supereroe italiano, dopo "Il ragazzo invisibile", e altro obiettivo centrato.
Personalmente nel mio caso è mancato quel "quid" che fa scattare la scintilla tra spettatore e film al di là di tutto, ma non ho potuto non apprezzare questo film come ottimo prodotto del suo genere, con la struttura del classico "fil da supereroi" hollywoodiano ma con una storia calata nella realtà nostrana.
Il protagonista, Enzo, è un vero e proprio Signor Nessuno, ancora più di Peter Parker o Clark Kent (i quali perlomeno avevano un lavoro e una famiglia, ed erano quindi inseriti in un contesto sociale): vive solo, senza famiglia dato che la madre  è morta anni prima, senza amici (Sergio è più che altro un "collega"), senza un lavoro e senza speranza alcuna di migliorare la propria condizione. Enzo non vive, sopravvive, arrangiandosi con furtarelli e affari poco puliti,indifferente allo sfascio della sua vita e di ciò che ha intorno. Tant'è che inizialmente, nemmeno si accorge di avere acquisito dei super poteri...e, pure quando se ne accorge, non sa che farsene, se non proseguire con più facilità nei colpi per la strada che percorre da anni. 

Ma poi nella sua vita entra la dolce Alessia, figlia di Sergio rimasta solo dopo la morte del padre, ragazza con gravi problemi di ritardo mentale al punto da essere convinta che Hiroshi Shiba (nome di Jeeg da borghese) esista realmente, e quando conosce Enzo non ha dubbi: è lui il suo eroe! 
Alessia nella sua ingenuità e candore- seppure dovuti a un ritardo mentale, non dimentichiamolo- prenderà Enzo per mano portandolo non solo a scoprire l'amore, ma anche a scrollarsi di dosso quella patina di indifferenza che lo avvolgeva da tempo; a capire sopratutto che con quei poteri può dare un senso alla sua vita facendo qualcosa per gli altri. Perlomeno, io l'ho capita così la cosa.
Certo la storia non sarebbe la stessa se non ci fosse di mezzo il solito cattivo che complica le cose....e qui abbiamo un cattivo nostrano veramente coi fiocchi: lo Zingaro, piccolo boss di periferia fissato con Anna Oxa e che vive nei fasti di una vecchia esperienza giovanile a "Buona Domenica" anni prima, che lo porta a sognare di fare il grande salto e diventare uno dei Boss più temuti del crimine. Anche lui vive nella sua emarginazione ma perlomeno ha degli obiettivi, dei sogni (sbagliati, sia chiaro) per cui fa di tutto per raggiungerli. E' un personaggio sopra le righe, una specie di Joker nostrano divertente nella sua crudeltà ed ottimamente caratterizzato dal suo interprete, Luca Marinelli (che a mio avviso un qualche premio a qualche Festival italiano se lo porterà a casa di sicuro!) così come bravissimi si rivelano Santamaria e la Pastorelli, quest'ultima alla sua prima prova attoriale. Forse un difetto che si può ravvisare nel film sono alcune scene splatter francamente eccessive e, a mio avviso, evitabili, ma tutto il resto è davvero ottimo e curato.
Che sia iniziata la riscossa dei Super eroi made in Italy?









giovedì 10 marzo 2016

La leggenda di Robin Hood (The Adventures of Robin Hood), 1938



Regia di Michael Curtiz, con Errol Flynn (Robin Hood), Olivia de Havilland (Lady Marian),Basil Rathborne (Sir Guy di Gisborne), Claude Rans (Principe Giovanni), Alan Hale (Little John),Melville Cooper (sceriffo di Nottingham), Eugene Pallette (Frate Tuck).



Nell’Inghilterra medievale il buon re Riccardo Cuor di Leone è partito per le Crociate, e in sua assenza suo fratello, il crudele Principe Giovanni, ha usurpato il trono portando il regno al tracollo finanziario. L’unica speranza per i poveri popolani disperati è Robin Hood, ex nobile che si è dato alla macchia nella Foresta di Sherwood, rapinando i ricchi per dare i soldi a chi ne ha davvero bisogno.Con lui ci sono gli amici Little John e Frate Tuck, mentre Lady Marian, la fidanzata di Robin, lo attende trepidante al castello. L’inetto Principe e i suoi scagnozzi tentano in tutti i modi di catturarlo, ma il furbo Robin resiste…



Probabilmente la più celebre delle tante versioni di questa storia. uno di quei classici che davvero non ha età e piace a tutti, grandi e piccoli.
Io l'ho visto in versione colorata (orrenda!), ma originariamente il film è in bianco e nero (almeno credo).
La storia è arcinota e non viene modificata, il rischio di cadere nella noia c'era ma il regista Michael Curtiz l'ha saputo evitare realizzando un film dove la commistione fra vari filoni (avventura, romantico, azione, giallo) è perfetta, aiutato anche da grandi interpretazioni: in primis ovviamente quella di Errol Flynn, uno dei divi più amati dell'epoca e specializzato in film di questo tipo, con una notevole presenza fisica che ci regala un Robin allegro e scanzonato, sempre pronto ad aiutare gli altri, che combatte con coraggio per il Re e a cui fa battere il cuore solo la dolce Marian interpretata da Olivia De Havilland pre "Via col vento), eroina a sua volta dolce e allo stesso tempo decisa quando passa a combattere la causa per il cugino, Re Riccardo.
Ottimi anche i comprimari: si ride, ci si commuove, si riflette e si gode la visione di un bel classico che fa sempre piacere rivedere (per chi l'ha visto) e scoprire (per chi non lo conosce ancora).
Nel 1939 vinse tre Premi Oscar: miglior scenografia, miglior colonna sonora, miglior montaggio.




mercoledì 9 marzo 2016

George Martin

Non c'entra nulla con il mondo del cinema , ma da Beatlesiana incallita quale sono non posso non ricordare anche su questo blog George Martin, morto ieri  a 90  anni.
Molti di voi non sapranno certamente chi è, ma George Martin è stato il produttore che ha scoperto e lanciato i Beatles e quindi, già per questo la sottoscritta lo ritiene un benefattore dell'umanità!
Nel 1962 George Martin, allora già noto produttore, fece un'audizione ai Beatles e li mise sotto contratto perchè, nonostante li avesse giuidicati "piuttosto orribili" aveva intuito in loro delle potenzialità di non poco conto. Grazie a lui e alla sua esperienza musicale  i quattro di Liverpool colmarono le lacune in fatto di cultura musicale /visto che non sapevano leggere la musica).
E' un giorno molto triste, non c'è nulla da dire se non GRAZIE.




domenica 6 marzo 2016

Il caso Spotlight (Spotlight), 2015



Regia di  Tom McCarty, con Michael Keaton (Walter Robinson),Mark Ruffalo (Michael Rezendes),Rachel McAdams (Sasha Pfeiffer)


DA Wikipedia: 

Nel 2001 la squadra giornalistica "Spotlight" del Boston Globe, guidata dal neo-direttore Marty Baron, inizia una clamorosa indagine  che svela gli abusi sessuali  perpetrati da oltre 70 sacerdoti dell'Arcidiocesi di Boston  ai danni di minori; abusi che poi sono stati insabbiati dall'autorità ecclesiastica. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro, mettendosi contro un’istituzione come la  Chiesa Cattolica Marty Baron e Ben Bradlee Jr., più i quattro membri della squadra investigativa del giornale: Walter Robinson, Mike Rezendes, Sacha Pfeiffer e Matt Carroll, sono determinati più che mai a portare la verità alla luce.



Vincitore del Premio Oscar come migliore film alla recente Notte degli Oscar, è tratto da un caso vero:Lo scandalo che, a cavallo tra il 2001 e il 2002, travolse la diocesi di Boston riguardo a numerosi casi di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti a danno di ragazzini frequentanti la Chiesa.
Nonostante l'argomento, il film è però più un tipico film del filone "giornalistico" che un film dove viene sviscerata per bene l'inchiesta, con tutti i pro e i contro.
Certamente nel suo genere è fatto molto bene, anche se personalmente non vado pazza per questo tipo di film che- lo ammetto- dopo un po' cominciano a stufarmi; ed in effetti è stato così un po' anche per questo film, nonostante un ritmo sostenuto che non favorisce certo l'assopimento.
Il film si lascia vedere, ma il suo punto forte a mio avviso sono gli interpreti, tutti ottimi, tutti in parte che sanno fare anche gioco di squadra (non solo per esigenze narrative), tra cui spiccano Michael Keaton (tornato alla ribalta lo scorso anno con "Birdman") e Rachel McAdams (l'unica donna del gruppo).
L'inchiesta mostra come in ognuno dei giornalisti coinvolti tutto ciò che viene a galla smuova qualcosa  a livello di sentimenti e di coscienza, provocando dubbi e paure, mettendo in dubbio i riferimenti religiosi di alcuni e cementando l'ateismo di altri; la crisi più grossa l'avrà il personaggio di Michael Keaton, il quale ammetterà che anni prima aveva ricevuto una richiesta e del materiale da parte di una delle vittime, ma aveva messo da parte la cosa disinteressandosene. Se avesse cominciato subito l'inchiesta forse molti ragazzini si sarebbero salvati....
Non mancano ovviamente i momenti di pathos, quando le vittime raccontano la loro terribile esperienza.
Tutto sommato sì, direi che l'Oscar l'ha meritato, se non altro per l'argomento che solleva....







venerdì 4 marzo 2016

George Kennedy

E' morto all'età di 91 anni l'attore americano George Kennedy, da un mese ricoverato in una casa di cura per malati terminali.
Esordì nel cinema nei primi anni '60, e nel 1965 vinse il premio Oscar come migliore attore non protagonista per  "Nick mano fredda"; tra i suoi film si ricordano la serie catastrofica "Airport", "Sciarada" (1963),"Shenandoah- La valle dell'onore" (1965), "Lo strangolatore di Boston" (1968),la serie "Una pallottola spuntata" e "non bussare alla mia porta" (2005), ultimo suo film.
Interpretò anche molti ruoli in tv: "Dallas", "Love boat", "Febbre d'amore e molti altri titoli.
Kennedy ha pubblicato anche un  romanzo poliziesco "Riflettori sul delitto" (1983),




mercoledì 2 marzo 2016

Notte degli Oscar 2016

Domenica 28 febbraio si è tenuta a Los Angeles, come ogni anno, la notte degli Oscar.
Ecco di seguito i principali vincitori:


MIGLIOR FILM: "Il Caso Spotlight", di 



MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: LEonardo Di Caprio per "The Revenant"



MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA: Brie Larson per "Room"



MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA: Mark Rylance per "Il ponte delle spie"



MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA: Alicia Vikander per "The Danish Girl



MIGLIOR REGISTA: Alejandro Innaritu per "The Revenant"



MIGLIOR FILM STRANIERO: "Il figlio di Saul", di Laszlo Nemes.




E finalmente gli appassionati di cinema e i suoi fans possono gioire: Leonardo Di Caprio ha vinto l'Oscar, dopo anni di carriera e quattro nomination andate a vuoto. Non sono una sua fan e- sinceramente- non me ne importava nulla che vincesse o meno, ma è sicuramente un bravissimo attore...ed inoltre sono anni che, ogni volta che riceve una nomination, i suoi fan invadono il web con il "Toto Leo"...quindi impossibile non appassionarsi alla disputa! 
Nota felice anche per l'Italia, dato che finalmente a 87 anni Ennio Morricone ha vinto un Oscar per la colonna sonora del film "  " di Quentin Tarantino. Nel 2007 aveva ricevuto il premio Oscar alla carriera, ma questo è il primo riconoscimento per uno dei suoi lavori. Meritatissimo premio per un italiano che ha fatto la storia del cinema.


Come sempre, una parte che mi interessa è la sezione "In memoriam" filmato dedicato al ricordo dei personaggi del mondo del cinema deceduti nell'anno precedente. Negli ultimi anni questa sezione non è stata  particolarmente curata (anni fa ci sono stati filmati molto più belli e commoventi), ma quest'anno pare proprio abbiano lavorato con i piedi: il filmato è sciatto e impersonale, e sopratutto freddo. Unica nota di merito, l'aver inserito - doverosamente- Ettore Scola.