domenica 12 febbraio 2012

Shakespeare in love , 1998



SHAKESPEARE IN LOVE, 1998


Regia di John Madden, con Ralph Fiennes (William Shakeaspeare), Gwyneth Paltrow (Viola de Lesseps), Judy Dench (Elisabetta I), Geoffrey Rush (Phlip Henslow),Colin firth (Thomas Wessex).


Londra 1593. William Shakespeare è un autore teatrale oberato dai debiti e che per di più non trova alcuna idea per portare avanti la sua nuova commedia.
Alle prove per scegliere il protagonista del lavoro rimane favorevolmente colpito da un giovane, che si rivela poi essere una ragazza vestita con abiti maschili: Viola de Lesseps, una giovane nobile con la passione del teatro, che sogna di calcare almeno una volta le scene anche se all’epoca alle donne era proibito farlo (anche le parti femminili venivano recitate da uomini). Tra i due nasce l’amore, ma lei è promessa sposa all’arrogante sir Thomas Kent…

Rivisitazione romanzata e altamente inventata della vita del drammaturgo inglese William Shakespeare, rimane (a mio avviso) un classico esempio di film ultra sopravalutati da pubblico, critica e Academy. Della serie (riprendendo il titolo di una discussione anobiana): “Capolavoro questo?!”
Personalmente è uno dei film più brutti e sciocchi che abbia visto in vita mia, non tanto per le invenzioni contenute, ma per l’alto tasso di banalità, zuccherosità, picci picci e pucci pucci e chi più ne ha più ne metta!
Come se ciò non bastasse, la presenza in qualità di protagonisti di due dei miei attori sfavoriti di sempre, gli insipidi, incolori, inespressivi e ad alta carenza di talento Gwyneth Paltrow e Joseph Fiennes (facenti parte del gruppo “raccomandati di Hollywood”, per cui altrimenti non si spiegherebbero le rispettive carriere!) ha ulteriormente inficiato la visione del film, che confesso di aver visto al cinema solo perché trascinata da un’amica e incuriosita dal “film dell’anno”.
Dei due protagonisti ho già detto anche troppo rispetto a quello che meriterebbero (cioè il silenzio), aggiungo solo che non si capisce nemmeno dove stia la sensualità, sia fra di loro come coppia che presi singolarmente: due manici di scopa vicini sono molto più sensuali.
Salvo solo due grandi del cinema, superbi come sempre e che regalano al film quel poco di dignità che ha: Judy Dench nel ruolo della regina Elisabetta e Geoffrey Rush nel ruolo di Philip Henslowe. Oltre a costumi e scenografia, molto accurati. E oltre a Colin Firth in insolita veste di cattivo per il quale ho bellamente parteggiato.
Potrei dire qualcosa di più riguardo al già citato l’alto tasso di banalità, zuccherosità, picci picci e pucci pucci e chi più ne ha più ne metta ,ma oggi non sto bene e quindi preferisco risparmiarmi l’ulteriore sofferenza di rimembrare le scene in qui questo si esprime: anche perché dovrei postare il film per intero, farei prima!
Come detto, essendo sopravalutatissimo nel 1999 vinse sei Oscar su 11 nominations (SIC!!!!!!!), tra cui miglior film (sic! Quando tra gli altri figuravano ELIZABETH e LA VITA E’ BELLA che comunque vinse l’Oscar come miglior film straniero), miglior attrice protagonista Gwyneth Paltrow (sic!quando nella rosa figurava Cate Blanchett per ELIZABETH) e miglior attrice non protagonista, Judy Dench (qui d’accordissimo).
Che vi devo dire….si vede che io di cinema non capisco nulla!


Venere in visone (Butterfly 8), 1960


 


Regia di Daniel Mann, con Elizabeth Taylor (Gloria Wadrous), Eddie Fisher (Steve Carpenter), Laurence Harvey (Weston Liggett), Dina Merril (Emily Liggett).

Gloria è una giovane donna che vive a New York facendo la Modella, ma che finisce ben presto nel giro della prostituzione d’alto bordo. Diventa l’amante di Weston Liggett, un noto avvocato, relazione grazie alla quale spera di poter cominciare una nuova vita; l’uomo però è sposato e restìo a lasciare la moglie (tipico….). Per dispetto una sera Gloria ruba una pelliccia della moglie…

Tratto dall’omonimo romanzo (1935 ) di John O'Hara, il film è un tipico melo drammone dei primi anni ’60, non brutto ma ha uno stile tragico e manierato che francamente non ho mai digerito del tutto. La scena è ovviamente dominata dalla bellissima protagonista nel pieno fulgore della sua giovinezza e bellezza, ma che si dimostra anche attrice di talento e capace di regalare spessore e appeal non solo fisico per un coinvolgimento emotivo dello spettatore.
Accanto a lei, dignitosi comprimari, compreso il (temporaneo) marito Eddie Fisher, nel ruolo di un amico di Gloria francamente antipatico e dotato di odioso atteggiamento maschilista.
Così come non mi è piaciuta la protagonista, una donna superficiale e pretenziosa, che nemmeno nei momenti più tragici mi ha tolto questa impressione.
Nemmeno gli altri personaggi ci fanno bella figura: l’avvocato ricco che pretende la fedeltà della mantenuta ma vuole ipocritamente mantenere anche il proprio matrimonio di facciata, mostrando chiaramente di considerare la propria amante la livello di una prostituta; la moglie remissiva e sottomessa che sarà sempre lì ad aspettarlo; la fidanzata dell’amico che non ha il coraggio di prendere in mano una situazione per lei umiliante….insomma, oltre a una serie di disgrazie tipiche dei film di questo genere, qui abbiamo pure una serie di personaggi antipatici, fermo restando la bravura dei rispettivi interpreti.

Delusione totale!
A quanto pare, il mio giudizio fu condiviso pure dalla Taylor, che girò il film solo perché costretta da un contratto (avrebbe dovuto pagare una penale molto salata che avrebbe messo in pericolo la sua partecipazione a CLEOPATRA , film a cui l’attrice teneva di più) e che definì il suo personaggio stupido e immorale (certo detto da una che aveva appena fregato il marito alla migliore amica…ma vabbè) e il film di cattivo gusto.
Anche l’Oscar vinto come migliore attrice protagonista (il primo) non soddisfece l’attrice, che sosteneva le fosse stato dato per compassione; in quel periodo infatti si ammalò di una grave forma di polmonite, al punto che si temette per la sua vita.
Insomma, viene da chiedersi : c’è qualcuno a cui questo film sia piaciuto?



lunedì 6 febbraio 2012

Original sin, 2001


Regia di Michael Cristofer, con Antonio Banderas (Luis Vargas), Angelina Jolie ( Bonnie Castle), Thomas Jane (Billy Mephisto),Gregory Itzin (colonnello Worth).

Nella Cuba di fine ‘800, Luis Vargas è un mercante di caffè che ha raggiunto un’ottima posizione economica e sociale, essendo proprietario di uan piantagione ben avviata e una persona stimata da tutti; decide quindi che è giunto il momento di formare una propria famiglia e sceglie di farlo sposando una donna conosciuta per lettera, Julia.
Quando la incontra, se ne innamora a prima vista, dato che la donna è bellissima e sensuale, am anche molto intelligente; il matrimonio è felice e Luis pensa ormai di essere un uomo veramente realizzato,anche in campo sentimentale.
Ma purtroppo,scopre che Julia non è la donna che credeva che fosse, letteralmente…

Liberamente tratto dal romanzo VERTIGINE SENZA FINE (1947) di Cornell Woolrich (uscito inzialmente con lo pseudonimo di William Irish), è un film patinato, non brutto ma che non mi ha coinvolto particolarmente, nonostante sia stato sposnorizzato addirittura come un thriller erotico. Nessun dubbio, ad esempio, sulla bellezza e sensuale fisicità dei due protagonisti, ma anche sulle loro doti recitative (mi pare che se la siano cavata piuttosto egregiamente, pur non discostandosi dai ruoli di se symbol per i quali sono entrambi diventati famosi), ma a mio avviso sono cose che rimangono “isolate”, presi ciascuno da solo; come coppia infatti non mi pare si siano bene amalgamati nonostante tutto. Io personalmente li ho visti,per tutta la durata del film,singolarmente e non come coppia.
La storia è un po’ troppo manierat e alcuni colpi di scena sono davvero telefonati, tutto sommato è un film tecnicamente fatto bene, molto accurato soprattutto nei dettagli degli interni e dei costumi, e quindi si lascia vedere.
Più apprezzabile, forse, il film originale del 1969 diretto da Francois Truffaut LA MIA DROGA SI CHIAMA JULIE, con Jean Paul Belmondo e Catherine Deneuve.



sabato 4 febbraio 2012

Il gigante (The giant), 1956



Regia di George Stevens , con Rock Hudson (Brick  Benedict), Elizabeth Taylor (Leslie Benedict), James Dean (Jett Rink ), Mercedes McCambridge (Lucy Benedict).

Negli anni ’30 Bick Benedict, ultimo discendente di una famiglia di allevatori del Texas, sposa Leslie Lynton, una giovane donna del Sud. Nonostante l’unione sia felice e l’amore tra i due sposi vero, Leslie deve affrontare molte difficoltà, almeno nei primi anni: la sorella di Bick, Lucy, una donna dura e mascolina, le è ostile, la vita nel Texas è molto più dura che nel Maryland, e deve imparare a condividere con il marito l’amore per la loro proprietà.
Tra i braccianti di Bick c’è il giovane Jett Rink, un solitario ribelle che s’innamora di Leslie ma per cui lei prova solo uan fraterna amicizia….

Tratto dal romanzo (1952) di Edna Ferber, è un film famosissimo non solo per la sua bellezza e importanza ma anche perché è stato l’ultimo film interpretato da James Dean, che morì poco prima della fine delle riprese in un incidente stradale.
Probabilmente la morte di questo mito del cinema ha contribuito non poco al successo di questo film, anche nel corso dei decenni, ma trovo che anche senza di questo il film abbia un grande valore artistico e narrativo:è una grande saga familiare in tipico stile Hollywoodiano, che tratta argomenti di vario tipo come la lotta per costruire la fattoria di famiglia e mantenerla (il personaggio di Brick), l’adattarsi per amore a un ambiente completamente diverso da quello a cui si è abituati e lo scendere a compromessi con sé stessi e gli altri (Leslie), l’ambizione di riscattare una vita di povertà e l’ottenere tutto ciò perdendo di vista sé stessi e le cose che contano (Jett), il divario tra le scelte di vita dei genitori e quelle dei figli. Ma anche razzismo e disturbi della personalità.
Insomma di tutto un po’ ma non superficialmente, anzi: trovo che il ruolo di Leslie sia una delle migliori interpretazioni sia di Liz Taylor che di Rock Hudson, entrambi a proprio agio e perfettamente credibili nei rispettivi ruoli, lui soprattutto nell’ultima parte (quando fa capire che, ormai prossimo alla vecchiaia, ha cambiato alcune delle sue rigide idee), patriarca duro ma anche combatutto quando si palesa la crisi con la moglie, lei invece rende molto bene la lotta interiore a cui il personaggio di Leslie viene sottoposto e gli sforzi e cambiamenti cui si sottopone da sé per venire incontro la marito.
Bravissimo James Dean anche se l’ho preferito in LA VALLE DELL’EDEN e GIOVENTU’ BRUCIATA,del resto la parte dell’eroe tormentato e a suo modo negativo gli era congeniale.
Nel 1957 il film ottenne ben 9 nominations all’Oscar, tra cui miglior film, attore protagonista (Rock Hudson), attore e attrice non protagonisti (James Dean e Mercedes MacCambridge), e quello vinto per migliore regista a George Stevens.
James Dean fu il primo attore nella storia del cinema ad avere una nomination postuma , come capiterà molti anni dopo a Massimo Troisi (Il postino) e Heath Ledger (IL CAVALIERE OSCURO).