martedì 27 febbraio 2018

Moulin Rouge!, 2001


 Regia di Baz Luhrmann, con Nicole Kidman (Satine), Ewan McGregor (Christian),John Leguizamo (Toulouse Loutrec),Jim Broadbent (Harold Ziedler),Richard Roxbourg (duca di Monrot).

Parigi, 1899: Christian è un giovane di buona famiglia che, volendo ribellarsi all'autorità paterna che gli impedirebbe di coltivare il suo sogno di diventare poeta, se ne va di casa andando a vivere nel quartiere di Montmartre, cuore della vita "bohemien". Qui fa amicizia con i componenti di una sgangherata compagnia teatrale e con il pittore Toulouse Loutrec, che lo introducono al celebre teatro Moulin Rouge, la cui star è la ballerina Satine, che a sua volta sogna di poter lasciare quel luogo e diventare un'attrice di teatro.
Per farlo però la giovane sa benissimo di avere bisogno di un potente protettore, individuato dal suo impresario Harold Ziedler nel duca di Montrot; ma quando Christian e Satine si incontrano, l'amore ci mette lo zampino.....





Il genere del musical era ormai dato per disperso nel mondo del cinema quando, nel 2001, uscì questo film di Baz Lurmahn colorato e visionario come da stile del regista.
Fu un grandissimo successo- scandalosamente quasi ignorato agli Oscar- oltretutto meritato: su una trama semplice e basata sul melodramma da opera lirica (inevitabili i rimandi alla "Traviata"), il regista costruisce, tramite mescolanza di generi che è una delle caratteristiche principali della sua opera,una storia romantica e coinvolgente...e, personalmente, ho trovato più coinvolgente il ritmo con cui la storia è narrata, la curiosità riguardo alla scenografia kitsch e sopratutto il fascino dei due protagonisti principali rispetto alla storia d'amore.
Sarò anche di parte- entrambi sono fra i miei attori favoriti- ma trovo che in questo film Ewan McGregor e Nicole Kidman siano stati straordinari e abbino fornito la prova più bella della carriera di entrambi. In particolare lei, in questo film stupenda e affascinante come poche se ne trovano; oltretutto hanno rivelato ottimi dote canore, alcune canzoni le ho preferite alle originali (tipo "Your song" di Elton John). 

Certo, non si può notare qualche concessione al kitch più puro, ma del resto chi conosce questo regista sa che è una sua caratteristica quella di mischiare eleganza e kitch in parti uguali sia a livello visivo che a livello narrativo (mischiare melodramma da opera lirica e canzoni pop, appunto). Il risultato è comunque ottimo dal punto di vista visivo: tanti colori, tanta "abbondanza visiva" che corre in parallelo con la storia: tanta fino a metà, poi pian piano decrescendo al ritmo della tragedia che si compie.
In tutto ciò la musica ha un ruolo determinante e si può ben dire che forse è lei la vera protagonista del film: i personaggi integrano i loro dialoghi con canzoni pop rivisitate e addirittura mescolate in modo da ottenere un vero  e proprio testo ("Elephant love medley"), con una carrellata delle più amate canzoni d'amore dagli anni '50/a oggi, mettendo la musica a servizio di ogni singola scena del film. 
E che dire degli attori? Semplicemente superbi: la Kidman ha fornito nel ruolo di Satine, novella "Traviata", la sua migliore interpretazione, quella per cui VERAMENTE avrebbe meritato l'Oscar, regalando la mondo del cinema un personaggio femminile indimenticabile (e forse, poco ricordato purtroppo); Ewan Mc Gregor (all'epoca il mio attore preferito) è altrettanto bravissimo e piacevole nei panni del giovane poeta ribelle che finisce protagonista di una tragica storia d'amore, ma rimane sempre un po' oscurato dalla potenza della collega femminile (non so se sia una cosa voluta); tra i comprimari, spiccano John Leguizamo nel ruolo di un travolgente Toulouse Loutrec, Richard Roxbourg nel ruolo del cattivo e vanesio duca (che a me, in alcuni aspetti, ha ricordato molto Don Rodrigo) e Jim Broadbent nel ruolo di Harold Ziedler, personaggio realmente esistito e imprenditore del Moulin Rouge, affettuoso e paterno nei confronti di Satine ma non fino al punto di trascurare o sacrificare gli affari.
Come già detto, nonostante le premesse per gli Academy fossero ottime, il film fu scandalosamente snobbato agli Oscar 2002, ricevendo solo due statuette su otto nomination, e nemmeno nelle categorie principali: costumi e scenografia. Meritati, per carità ma.....SOLO?!Nonostante il film abbia poi fatto incetta di altri premi,  non ho avuto parole all'epoca e non ne ho nemmeno oggi.




sabato 24 febbraio 2018

30 anni fa...: anniversario cinefilo

Tra una cosa e l'altra, mi stavo quasi dimenticando di un anniversario per me importante...

Nel febbraio del 1988  (non ricordo più in quale giorno) varcavo per la prima volta la soglia di una sala cinematografica: non l'inizio della mia passione cinefila, visto che quella era già cominciata molto prima (nonostante all'epoca avessi solo 8 anni, ma per certe cose sono stata molto precoce a quanto pare!), ma la mia prima volta in un vero cinema, cosa che agognavo già da molto tempo.
Il cinema in questione era l"Astra" di Ospitaletto, e il film era "Biancaneve e i sette nani", che pochi mesi prima (il 21 dicembre 1987) aveva festeggiato in grande i 50 anni (ricordo perfettamente articoli sui giornali dell'epoca più uno speciale Rai in Tv e anche un album di figurine che non poteva certo sfuggirmi). 

Le cose andarono così: ogni domenica, per andare a Coccaglio da mia zia, dovevamo passare per Ospitaletto attraversando il paese e passando davanti al cinema; ogni domenica pomeriggio c'era la proiezione per bambini, che cambiava ogni settimana (o quasi), Io- che come dicevo prima avevo già i miei gusti e passioni cinematografiche- non vedevo l'ora di passarvi davanti per vedere i manifesti dei vari cartoni, che conoscevo già quasi tutti per via dei libri e delle cassette sonore (molte delle quali in mio possesso, che ve lo dico a fà): una volta c'era "Il libro della jungla", un'altra "La carica dei 101", un'altra ancora "Peter Pan"...mi attaccavo al finestrino affascinata da quella vista e anche da quel posto la cui entrata per me rappresentava l'equivalente della grotta di Alì babà (non scherzo: quando mi immaginavo l'interno di un cinema, davvero vedevo cose meravigliose). Tanto per capirci, poco prima del cinema c'era una vecchia cascina disabitata sui cui muri veniva attaccato il manifesto della prossima proiezione: ebbene, solo a vedere la cascina cominciavo a emozionarmi e a pensare a quei  stupendi film che mi perdevo.
Eh si, perchè facendo una digressione- dovete sapere che già all'epoca avevo un discreto bagaglio cinefilo, basti pensare che tra i miei film preferiti erano "Gioventù bruciata", "via col vento " (che però non avevo ancora visto tutto) e "Pane amore e fantasia"....ero sempre informatissima sui film usciti al cinema, grazie sopratutto alla rubrica settimanale di "TV Sorrisi e Canzoni, settimanale che all'epoca girava in casa mia. Dato che leggevo anche il quotidiano cittadino,ero informatissima anche sulla programmazione nei cinema della mia città e non raramente chiedevo a mio papà "mi porti al cinema a vedere X?", ottenendo invariabilmente un NO come risposta. Stessa risposta che ottenevo ogni settimana quando passavamo davanti al cinema che proponeva film Disney; ma io non mi arrendevo e per un bel po' di tempo ogni domenica riproponevo invariabilmente la stessa domanda.
Alla fine ho dovuto ricorrere a un mezzo da me poco utilizzato da bambina, ovvero il capriccio pazzesco: dopo essere scoppiata a piangere all'ennesimo NO, alla domanda "Perchè piangi?", ho risposto "Perchè sono l'unica bambina che non è mai andata al cinema!!" (cosa probabilmente vera, dato che i miei compagni classe ogni tanto raccontavano di quando andavano al cinema con i loro genitori, e a volte nemmeno a vedere cartoni ma film veri). Qualche giorno dopo mio padre finalmente acconsentì a esaudire il mio desiderio e mi portò a vedere "Biancaneve", appunto.
Ricordo ancora con esattezza la prima sensazione provata   nell'entrare in sala, scostando la tenda....vedere i posti, lo schermo ancora spento, sedersi, vedere le altre persone che entrano, aspettare che cominci il film; e poi...si spegne la luce....si accende lo schermo....un'emozione ancora oggi unica.
Inutile dire che la magia del piccolo schermo mi ha contagiato in maniera istantanea da allora, tanto che appena uscita ho chiesto a mio padre (che aveva dormito per quasi tutto il film) se si poteva tornare dentro a vederne almeno un pezzettino! Certo, per il resto della mia infanzia avrei visto ben UN film all'anno, fino al 1993, anno in cui finalmente ho potuto andare al cinema da sola (con amiche) per la prima volta; certo per andarci con frequenza avrei dovuto aspettare ancora un bel po'..ma questa è un'altra storia, che forse vi racconterò a suo tempo.
Intanto mi ero innamorata per la prima volta.




P.S: volete sapere alcuni dei film che ho perduto durante l'infanzia perchè non mi hanno portato a vederli (oltre ai vari cartoni e film per ragazzi)?  "Ritorno al futuro" 2 e 3, "Fantozzi va in pensione", "Paura d'amare", "Fiori d'acciaio", Il pranzo di Babette", "Nuovo cinema Paradiso", "Attrazione fatale", "Ghostbusters 2", "A spasso con Daisy", "Le stagioni del cuore", "Gli introccabili", Stregata dalla luna", "Arrivederci ragazzi", "Over the top","Stanno tutti bene", "Ginger e Fred", "Batman", "Senti chi parla", "Peggy Sue si è sposata","Io e mia sorella", "Da Grande"....e molti altri. Visto che avevo già idee ben chiare sull'argomento? ;)

giovedì 22 febbraio 2018

Victoria- stagione I (2016)



Ideata da Daisy Goodwin, con Jenna Coleman (Victoria), Tom Huges (Albert), Peter Bowles (Duca di Wllington),Rufus Sewell (Lord Melbourne),Nell Hudson (Nancy Skerrett), Ferdinand Kingsley (Mr Francatelli),Daniela Holtz (Baronessa Lehzen),Nigle Lindsay (Sir Robert Peel),David Oakes (Principe Ernest), Alex Jennings (Zio Leopold.



Inghilterra, 1837: alla morte di Gugliemo IV, sale al trono sua nipote, la 18enne Vittoria. Da subito la giovanissima regina si mostra ben determinata non solo a portare avanti il suo ruolo (che molti pensano debba cedere ad un erede maschio), ma a farlo in maniera autonoma: per questo prende le distanze dalla madre e dal suo amministratore e amante Lord Conroy (che mirano a controllarla ed in tal modo ad acquisire il potere) e decide di rivolgersi principalmente al primo ministro  Lord Melbourne.
Le difficoltà in un regno grande e diviso dai contrasti politici tra Tory e Whig non mancano, ma Vittoria imparerà a destreggiarsi e troverà anche il tempo per l'amore, nella persona del cugino Albert....





Sono da poco riuscita a vedere questa serie del 2016 che narra un tema sempre di moda fra gli appassionati del genere: la storia di Vittoria, la regina che detiene il primato di Regno più lungo dopo Elisabetta II, una donna che ha influenzato moltissimo la cultura e la storia del suo Paese e anche d'Europa, tanto che viene ritenuto la "nonna d'Europa" per il fatto che molte famiglie reali del Vecchio Continente derivano da suoi figli e nipoti.
Un personaggio che certo non ha bisogno di presentazione, e la cui storia cinema e letteratura hanno trattato da sempre: solo riguardo al cinema ad esempio ricordiamo il recente "Vittoria e Abdul", "

Mi sono veramente appassionata a questa serie tv e spero che continuerà con la terza serie, la trovo molto ben fatta e non banale anche se con alcuni difetti.
Innanzitutto mi è piaciuta moltissimo l'attrice che interpreta Vittoria, Jenna Coleman: molto bella e aggraziata, ha saputo rendere molto bene la figura di Vittoria, piccola di statura (tanto da essere spesso paragonata a una bambola) ma di carattere forte e determinato, seppure con umanissime debolezze: Vittoria infatti è stata sdegnata da un'infanzia solitaria e perennemente dominata dalla madre che, iperprotettiva, ha praticamente isolato la figlia dal resto del mondo s eccezione di lei stessa e di pochi altri, tra cui il suo amante Lord Conroy. Uniti, i due probabilmente hanno sempre pensato di poter ottenere il potere tramite Vittoria, che da bambina ha sofferto il silenzio le prese in giro per il suo aspetto e la sua scarsa altezza; una volta che la giovane sale al trono, questa idea si rafforza, ma non hanno fatto i conti non solo con la caparbietà di Vittoria ma anche con la determinazione e il risentimento accumulati in tanti anni: la giovane prenderà ben le distanze dalla madre e riuscirà ad allontanare l'odiato Conroy, opponendosi a qualunque loro iniziativa. Vittoria sceglie con la propria testa i propri collaboratori, partendo da Lord Melbourne, il primo ministro che per lei diventerà come un padre (e che lei invece per un periodo si prende una cotta); inevitabilmente farà anche degli sbagli e mostrerà svariati difetti, ad esempio un' eccessiva cocciutaggine e una tendenza a cedere ai propri pregiudizi, difetto che rischierà di farle scartare come sposo Albert, l'amore della sua vita, che inizialmente Vittoria non può proprio vedere. 

E qui sta un difetto della fiction: ho trovato che la nascita della storia tra Vittoria e Albert sia raccontata in modo un po' forzato, frettoloso, come se ci si basasse sul fatto che tanto è cosa nota; Albert oltretutto è tratteggiato in modo un po' debole, e mi sono più volte chiesta cosa Vittoria ci abbia trovato (visto che appunto la cosa noj viene trattata molto bene).
Un' altro punto a favore è la cura con cui sono stati resi e sviluppati i personaggi secondari, ognuno con caratteri, sentimenti e storie personali che li rendono più interessanti: ad esempio il severo zio Leopold, la guardarobiera Nancy, il cuoco Mr Francatelli, il principe Ernest (fratello di Albert).
Mi sono talmente appassionata che non ho aspettato che doppiassero anche la seconda stagione, e l'ho scaricata guardandola in inglese con sottotitoli italiani.....


martedì 20 febbraio 2018

25 domande cinematografiche

Dal Blog "Il Bollalmanacco del cinema", ecco un test sul cinema come da tempo non ne facevo...


1. Il personaggio cinematografico che vorresti essere: un mix tra Satine di "Moulin Rouge"  e Tony Manero de "La febbre del sabato sera".

2. Genere che ami e genere che odi: Amo le commedie e i film tratti da romanzi, non odio nulla in particolare ma non mi attira molto la fantascienza. 


3. Preferisci i film in lingua originale o doppiati? Inevitabilmente doppiati. Ogni tanto provo agurdare qualcosa in lingua originale, ma non riesco a seguire e non amo i sottotitoli.

4. L'ultimo film che hai comprato: Frozen 


5. Sei mai andato al cinema da solo? Purtroppo vado più spesso sola che con altri.

6. Cosa ne pensi dei Blu-Ray? Mai usati.

7. Che rapporto hai col 3D? non ho mai capito come mai interessi tanto.

8. Cosa rende un film uno dei tuoi preferiti? Il fatto che mi rimanga dentro per la vita e che mi emozioni tantissimo sul momento!


9. Preferisci vedere i film da solo o in compagnia? Mah, dipende. 

10. Ultimo film visto (al cinema, oppure no): Al cinema, "Made in Italy"

11. Un film che fa riflettere: "7 minuti"

12. Un film che fa ridere: "Totò, Peppino e la Malafemmina"


13. Un film che fa piangere: io ho pianto come una fontana per "Sweeney Todd"...pensate ciò che volete!




14. Un film orribile: "Matrimonio al Sud"


15. Un film che non hai visto perché ti sei addormentato: di solito, se mi capita di addormentarmi, li recupero. Quindi li vedo comunque.



16. Un film che non hai visto perché stavi facendo le "cosacce": 


17. Il film più lungo che hai visto: sono sicura che sia "Titanic", o "Via col vento" o "Ben Hur".

18. Un film che ti ha deluso: "La dura verità" con Katherine Heigl e Gerard Butler


19. Un film che sai a memoria: "Romanzo criminale" 



20. Un film che hai visto al cinema perché ti hanno trascinato: "Mission impossibile", il primo. E gran parte di quelli con Tom Cruise degli anni '90, dato che da ragazzina avevo un'amica che mi trascinava a vederli perchè lei lo adorava (io no). Alla notizia che era uscito "Mission impossible 2" ho detto NO: a tutto c'è un limite!




21. Un film più bello tratto da un libro? "Stand By me, ricordo di un'estate", tratto da "Stagioni diverse" di Stephen King.

22. Il film più datato che hai visto? Il primo "Alice nel paese delle meraviglie" , del 1903

23. Miglior Colonna Sonora: "Moulin Rouge", ma è solo una delle tante che potrei mettere.


24. Miglior Saga: "Ritorno al futuro" e "Fantozzi", penso che siano le uniche due che non mi hanno stufato col tempo.


25. Miglior Remake: forse "Miracolo nella 34ma strada", ma dico il primo che mi è venuto in mente.

domenica 18 febbraio 2018

Anastasia, 1997



Regia di Don Bluth, con le voci italiane di: Tosca (Anya), Fiorello (Dimitri), Franco Chillemi (Vladimir), Alina Moradei (imperatrice Maria),Mauro Bosco (Rasputin), Fabrizio Vidale (Bartok).






La principessa Anastasia e sua nonna Maria riescono miracolosamente a fuggire mentre i rivoluzionari russi assaltano il Palazzo Reale nel 1917, e saranno le uniche sopravvissute della famiglia reale. Purtroppo mentre tenta di salire sul treno pieno di gente che fugge, Anastasia cade battendo la testa ....
Dieci anni dopo la giovane Anya ormai maggiorenne esce dall'orfanotrofio in cui è cresciuta, con l'intento di trovare la sua famiglia, di cui non ricorda più nulla;  sualla sua strada incontra Dimitri e Vladimir, due truffatori che, notando in un dipinto la somiglianza con la perduta granduchessa Anastasia (che la nonna, in esilio a Parigi, sta cercando da anni), decidono di provare a farla passare per quest'ultima, dato che l'anziana ex  imperatrice ha promesso a chiunque le riporterà la nipote un'enorme ricompensa in denaro.
Anya accetta solo perchè il suo desiderio è recarsi a Parigi, città dove è convinta risieda qualcuno della sua famiglia....



Versione animata del celebre film (1956 ) che fruttò l'Oscar a Ingrid Bergman come migliore attrice, a sua volta ispirato al celebre giallo che per quasi un secolo ha appassionato il mondo: quello sulla presunta morte  di Anastasia, una delle figlie dello zar Nicola II, che per anni una donna ha rivendicato di essere, assistita dal fatto che mancavano ancora all'appello i resti di due componenti della famiglia reale trucidata a   (nel 2001 vennero poi ritrovati i resti di Anastasia e del fratello Alekseji, mettendo la parola fine al giallo: nessuno sopravvisse all'eccidio).
La versione animata racconta le cose in maniera più "fiabesca" rispetto alla realtà: la colpa dell'inizio della Rivoluzione viene data al malvagio stregone Rasputin, che essendo stato bandito da corte dopo che lo zar aveva scoperto di essere stato da lui raggirato, lanciò una terribile maledizione sulla famiglia Romanov per sterminarla. Anastasia però sopravvive miracolosamente, ma sparisce nel nulla dopo aver perso la memoria.

Arriviamo al 1927, dieci anni dopo: l'orfana Anya (che noi sappiamo ovviamente chi è) incontra Dimitri e Vladimir, due furbastri che vivacchiano di espedienti e che notando la somiglianza della ragazza con la scompara erede della famiglia Reale decidono- sfruttando la sua intenzione di raggiungere Parigi (città dove ora risiede l'anziana nonna in esilio)- di coinvolgerla in un piano per cercare di farla passar per la vera Anastasia, che la nonna ha cercato per anni. Da qui nasce tutta una serie di avventure divertenti (visto che l'addestramento di Anya per diventare principessa sarà duro, visto che l giovane non ricorda nulla della sua vita precedente), avventurose (la combriccola scampa a vari agguati dell'odioso Rasputin) e infine romantiche (quasi scontato l'innamoramento tra Dimitri e Anya. Poco di più quindi rispetto al film in carne e ossa, ma con un buon ritmo narrativo, con una bella animazione di tipo classico e una buona colonna sonora. Tutto molto simile ai migliori classici Disney, ma non mi pare che ciò possa considerarsi un qualcosa di svantaggioso.
Per essere un cartone inoltre anche i personaggi sono ben tratteggiati, in particolare per quanto riguarda i sentimenti reciproci provati da Anya e Dimitri, e la figura dell'anziana Maria; inevitabile il paragone della scena madre in cui la donna capisce che quella ragazza è veramente sua nipote Anastasia, con quella del film originale: sono quasi uguali a dire la verità, ma in questo non mi è parsa una cosa negativa, l'ho vista più come un omaggio al film originale.
E così, tra l'altro, sono passati già vent'anni anche da questo film....




giovedì 15 febbraio 2018

Fabrizio De Andrè- Principe Libero, 2017




Regia di Luca Facchini, con Luca Marinelli (Fabrizio De Andrè), Ennio Fantastichini (Giuseppe De Andrè), Gianluca Gobbi (Paolo Villaggio), Elena Radonich (Puny), Matteo Martari (Luigi Tenco), Valentina Bellè (Dori Ghezzi), Davide Iacopini (Mauro De Andrè)



Nel 1979 Fabrizio De Andrè e la moglie Dori Ghezzi vengono rapiti dall'anonima sequestri sarda: durante la prigionia il cantante ricorda la sua intera vita. Nato a Genova, figlio di un direttore didattico di un Istituto Tecnico, pur avendo vissuto fin da bambino in una famiglia benestante non si è mai del tutto adeguato a quel modo di vedere e a quel sistema di valori, e fin da piccolo ha avuto moti di ribellione; da ragazzino comincia a trovare la sua strada il giorno in cui gli viene regalata la prima chitarra, passando poi per la frequentazioni degli ambienti popolari e talvolta degradati della città, la passione per la scrittura di versi che diventeranno le sue canzoni, l'amicizia con Paolo Villaggio e Luigi Tenco (anche loro artisti alle prime armi). Non mancano i momenti privati: l'incontro e il matrimonio con la prima moglie Enrica (detta Puny), la nascita del figlio Cristiano, il rapporto complicato con il padre Giuseppe...



Prevedibile boom di ascolti per questa bella fiction già presentata al cinema qualche tempo fa; prevedibile in quanto riguarda la storia di Fabrizio De Andrè, uno dei cantautori ancora oggi più amati in Italia. Operazione supervisionata dalla moglie Dori Ghezzi, su cui si avevano quindi grandi aspettative.
Per quanto mi riguarda il risultato è stato soddisfacente: a differenza di tutti quelli che si lamentano oggi che non è stato raccontato questo, non è stato raccontato quello, "questo non è il mio Faber!" ecc, sono perfettamente consapevole che condensare in un prodotto di tre ore circa una vita così intensa e una personalità così complessa come quella di De Andrè mettendo tutto tutto è praticamente impossibile, ci sarebbero volute almeno 300 puntate! Quindi trovo assurde queste critiche, così come sono assurde le critiche sul fatto la voce di Luca Marinelli non è identica a quella di De Andrè ( e grazie tante, neh!) o al fatto che non abbia l'accento genovese.
A me- che apprezzo De Andrè pur non conoscendo a fondo la sua opera- la fiction è piaciuta, mi ha permesso di conoscere bene le origine del cantautore e la sua storia personale, conoscere un po' l'animo di questo ragazzo inquieto che ha dato voce agli "ultimi" e a chi veniva spesso ignorato dai "borghesi" (metto tra virgolette perchè generalmente queste etichette non mi piacciono). Ho riascoltato volentieri le sue canzoni più celebri e ho trovato molto bravo Luca Marinelli nella sua interpretazione, che volutamente non vuole scimmiottare l'originale al fine di essere identico, ma appunto dà una versione comunque  fedele del personaggio. Non riesco a farmi piacere Valentina Bellè, ma visto che è stata scelta dalla stessa Dori Ghezzi per interpretare sè stessa da ragazza....avrà anche lei un suo perchè. 

Bravi anche gli interpreti di Paolo Villaggio e Luigi Tenco, alle prese con un compito difficile rispetto agli interpreti dei personaggi della famiglia De Andrè (quindi persone non famose): non tradire la memoria collettiva e personale di due personaggi famosi entrati ormai nella cultura italiana, ma non farne nemmeno uno stereotipo. Oddio, forse un po' con Tenco questo effetto non si è riuscito del tutto a evitarlo, cosa comunque già successa in altre fiction; purtroppo credo che la sua tragica fine- momento topico a quant pare per moltissimi personaggi famosi o meno dell'epoca- renda molto difficile rendere una figura più veritiera. 
La critica più ridicola? Quelli che dicono "nela colonna sonora hanno messo quasi solo canzoni di De  Andrè". Eh pensa, credevo mettessero Renato Zero!
Il racconto mi ha appassionato e l'ho seguito con entusiasmo, alla fin fine trovo che sia un omaggio bello e coinvolgente a un grande poeta e personaggio della nostra cultura.




lunedì 12 febbraio 2018

Rocco Chinnici, 2017




Regia di Michele Soavi, con Sergio Castellitto (Rocco Chinnici), Cristiana Dall'Anna (Caterina Chinnici)., Manuela Ventura (Tina Chinnici), Virginia La Tella (Elvira Chinnici),Luigi Imola (Giovanni Chinnici), Bernardo Casertano (Paolo Borsellino), Paolo Giangrasso (Giovanni Falcone), Bruno Torrisi (CEsare Terranova),Maurizio Puglisi (Gaetano Costa), Alessandro Cosentini (Manlio Averna).



Il 29 luglio 1983 il giudice un'autobomba posta davanti al palazzo  in cui viveva con la famiglia causa la morte del giudice Rocco Chinnici, dei due agenti di scorta Salvatore Bartolotta e Mario Trapassi e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.
Rocco Chinnici era da tempo nel mirino; in prima linea nella lotta contro la mafia ancora quando si diceva "la mafia non esiste",aveva da poco fondato il pool antimafia assieme a Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello;  anche  la figlia Caterina, diventata a sua volta magistrato, è riuscita a lavorare accanto al padre ereditandone in qualche modo l'impegno. Caterina rievoca la vita del padre, segnata da un grande amore per la famiglia (la moglie Agata  e i tre figli Caterina, Elvira e Giovanni) e dal senso di giustizia, sia nella carriera iniziale di pretore sia in quella di giudice antimafia....



Ispirato al libro biografico di Caterina Chinnici "E' così lievi il tuo bacio sulla fronte" (2014 ), aspettavo da tempo questo film per la tv che non ha deluso le mie aspettative.

Innanzitutto mi sono sempre chiesta perchè aspettare tanto a raccontare la storia di questo coraggioso giudice, che fu il primo ad avere l'idea di creare il pool antimafia scegliendo tra i colleghi Falcone e Borsellino, e fu il primo fatto saltare per aria assieme alla scorta e al portiere del condominio in cui abitava. Meglio tardi che mai quindi, con un film che- come il libro- rifiuta l'agiografia raccontando la dimensione del giudice come professionista ma anche come padre e marito di famiglia.
Nel film viene narrato come anche la figlia Caterina abbia seguito le orme paterne, e sia anche riuscita a collaborare col padre prima che venisse ucciso. Certo, essendo la storia nota non si può non ricreare comunque il clima difficile, di omertà, di ostacoli, a volte anche di offese in cui non solo Chinnici ma tante persone coraggiose hanno dovuto lottare in quegli anni (Cesare Terranova, Boris Giuliano, Piersanti Mattarella e molti altri), sacrificando anche la loro vita. Terribile pensare sopratutto che ogni volta che qualcuno veniva ammazzato, agli altri non rimaneva che chiedersi chi sarebbe stato il prossimo.
Chinnici è interpretato da Sergio Castellitto, che seppure fisicamente poco somigliante al vero giudice, è come sempre molto bravo a tratteggiarne la personalità. Molto bravi anche gli altri attori comprimari in un film non proprio facilissimo per chi è sensibile a certi argomenti.




giovedì 8 febbraio 2018

Genio per amore (I.Q), 1994



Regia di Fred Schepisi, con Meg Ryan (Catherine), Tim Robbins (Ed), Walter Matthau (Albert Einstein), Stephen Frys (James).






USA, anni '50: Albert Einstein è preoccupato per l'amata nipote Catherine, pensa infatti che il fidanzamento della giovane donna con lo psicologo   non le stia facendo conoscere il vero amore che essa merita. Quando alla sua porta si presenta il meccanico Ed, appassionato di fisica nonostante l'umile mestiere e perdutamente innamorato di Catherine che invece lo snobba, zio Albert non ha dubbi: è lui l'uomo giusto per la nipote! Assieme ai suoi amici scienziati decide così di aiutare il giovane nella conquista, spacciandolo per un collega scienziato e riuscendo ad attirare l'attenzione della ragazza....




A sorpresa ho rivisto un altro film della mia adolescenza, questa simpatica commedia dove persino Tim Robbins non è tanto male. A mio avviso come stile ricorda molto le vecchie commedie anni '50/ '60, leggere e sentimentali che lasciavano un senso di serenità dopo averle viste; una cosa che ho amato molto nel rivederla, inoltre, sono i colori pastello di cui è permeata la fotografia del film. 
L'idea di base è molto simpatica: prendere un personaggio realmente esistito come Einstein e renderlo meno serioso proiettandolo all'interno di una love story nientemeno che nel ruolo di Cupido tra due innamorati che non riescono a comprendersi; o meglio, in questo caso lui (Tim Robbins) comprende benissimo di essere innamorato di lei (Meg Ryan), solo che essendo un semplice meccanico e lei una laureata in matematica e fisica le premesse per un incontro sembrerebbero nulle.
Non fosse per zio Albert, che evidentemente capisce la sua cara Catherine molto meglio di quanto faccia lei stessa, e avendo in simpatia Ed decide di aiutarlo costruendo ad arte un personaggio che potrebbe interessare alla nipote; certo ai livelli di sincerità in una coppia ciò non è il massimo ma poi i due giovani sapranno trovare la loro strada con le proprie gambe.
Attori molto bravi, in particolare Meg Ryan con quell'aria deliziosa da "fidanzatina d'America" che tanto le donava prima che si sfigurasse con il botox e con altro, e Walter Matthau nel ruolo di un insolito Einstein versione vecchio zio affettuoso e sollecito.
Una commedia garbata e ben fatta, anche come svolgimento della trama.
Sbaglio o film di questo tipo se ne fanno sempre meno?





lunedì 5 febbraio 2018

Liberi Sognatori: Emanuela Loi- La scorta di Borsellino, 2017



Regia di Stefano Mordini, con Greta Scarano (Emanuela Loi), Lorenza Indovina (Berta Loi), Ivana Lotito (Claudia Loi), Pierfrancesco Poggi (Virgilio Loi), Riccardo Scamarcio (Antonio Montinaro), Fabrizio Ferracane (Paolo Borsellino), Pierluigi Corallo (Agostino Catalano).




Emanuela Loi è una giovane sarda che, in cerca di lavoro, accompagna la sorella Claudia a un concorso per entrare in Polizia:a sorpresa lo vince, e anche se voleva fare l'insegnante decide di tentare comunque questa strada. Dopo l'addestramento viene mandata a Palermo dove viene assegnata al piantonamento del boss Francesco Madonia. Dopo aver fatto amicizia con Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, decide di entrare a fare parte dei servizi di scorta...




Il terzo film della serie "Liberi sognatori" è dedicato a Emanuela Loi, la giovane poliziotta morta a 24 anni nella strage di Via D'Amelio assieme al giudice Borsellino e agli altri colleghi della scorta. E' stata la prima poliziotta a rimanere vittima della mafia.
Una vita breve di una persona semplice capitata per caso su una strada rischiosa che poi però farà propria la dura vita di sacrificio e pericolo degli agenti di polizia, in particolare degli agenti di scorta; Emanuela è una ragazza semplice, allegra, attaccata alla famiglia e agli amici, che attende le nozze con il fidanzato Andrea, ma matura la consapevolezza che anche lei può contribuire a cambiare le cose solo facendo il suo lavoro.
Ho trovato Greta Scarano molto brava nel suo ruolo, e ho letto che lil suo lavoro  è stata molto apprezzata anche dai familiari di Emanuela che hanno ritrovato perfettamente nella sua interpretazione la loro congiunta. Bravi anche gli altri comprimari, anche se per ovvi motivi il film si basa quasi tutto sull'interpretazione della Scarano.










domenica 4 febbraio 2018

Irina Sanpiter

Una notizia triste oggi pomeriggio per il cinema italiano e per noi, ex bambini anni '80: è morta l'attrice Irina Sanpiter, 60 anni, famosa per aver impersonato il ruolo di Magda, la povera moglie bistrattata del logorroico Furio- Verdone nel primo film del regista, "Bianco, Rosso e Verdone" (1981).
Irina Sanpiter era nata a Mosca nel 1957 e in patria aveva studiato recitazione, lavorando per spettacoli teatrali e lungometraggi. Nel 1980 arrivò in Italia, dove quasi subito fu scelta per il ruolo che l'avrebbe resa indimenticabile per il pubblico italiano; non parlando italiano fu doppiata con forte accento torinese (vista la provenienza del personaggio) da Solvejg D'Assunta.
Nello stesso anni interpretò il film "Lacrime napulitane" di Ciro Ippolito.
La sua carriera finì qui perchè purtroppo all'età di 27 anni le fu diagnosticato per la prima volta il tumore che oggi l'ha portata alla morte, dopo 34 anni di lotta. Nonostante ciò nella vita riuscì a lavorare anche come organizzatrice di eventi musicali.
Come avrete notato dal mio avatar, sono particolarmente affezionata a questo personaggio perchè purtroppo mi rispecchia per moltissime cose. Mi è spiaciuto particolarmente quindi apprendere di questa notizia.







venerdì 2 febbraio 2018

Benedetta follia, 2017



Regia di Carlo Verdone, con Carlo Verdone (Guglielmo), Ilenia Pastorelli (Luna), Maria Pia Calzone (Ornella), Lucrezia Lante Della Rovere (Lidia)




Dopo 25 anni di matrimonio Guglielmo, titolare del più noto negozio di arte sacra di Roma, viene lasciato dalla moglie Lidia per una donna. Il poveretto cade in una grossa crisi depressiva, dato che si rende conto di aver sacrificato gli anni migliori della sua vita a qualcosa che tutto sommato non lo soddisfa minimamente. Per sua fortuna irrompe nel negozio Luna, giovane ragazza sboccata e spigliata con urgente bisogno di lavoro





Verdone quest'anno festeggia i 40 anni di carriera, e lo fa con questo film che, pur trattando in modo comico un aspetto particolare della quotidianità di oggi- ovvero l'influenza della tecnologia e dei social network sulle relazione interpersonali, sopratutto nei rapporti amorosi- non nasconde una certa malinconia di fondo non solo per il tempo che passa ma anche per il mondo che cambia, non sempre in meglio.
Simbolo di tutto ciò a mio avviso è la scena in cui Guglielmo si confronta allo specchio con il sè stesso da giovane, ovvero con uno dei tanti personaggi che Verdone ha reso famosi con i suoi film: il coatto stile Oscar Pettinari, simbolo a suo modo di una Roma che non c'è più, quella appunto del coatto simpatico, della Sora Lella e altri personaggi .
Gugliemo è invece simbolo dei tempi che corrono: una  brava persona, ex giovane ribelle che all'occorrenza si  è adattato a prendere le redini dell'attività di famiglia trasformando se stesso e le proprie ambizioni, ma senza fare drammi, visto che la nuova veste gli ha permesso di costruirsi una vita dignitosa e una famiglia. Senonchè, passati 25 anni, tutto il suo mondo crolla: la moglie Lidia lo lascia per una donna, accusandolo oltretutto di non averla mai consdierata per tutti quegli anni. 
Inevitabile la crisi per il povero Guglielmo, che si ritrova a vedere un modo di vivere le relazioni che non capisce più tanto è distante del suo modo di essere. Fosse per lui si rassegnerebbe pure a rimanere solo, ma per fortuna conosce Luna, giovane borgatara vivace e sboccata che per simpatia viene assunta come commessa nel suo negozio e che oltre a portare una ventata di allegria e novità, lo aiuterà a orientarsi nel nuovo mondo degli "amori social"; tra i due si instaura un rapporto padre-figlia perchè anche Luna ha tante fragilità e tanti problemi drammatici. 
Vedo che tanti lodano Ilenia Pastorelli, io sinceramente non ho ancora capito se ci è o ci fa (senza offesa): mi sono molto piaciuti invece Verdone e Maria Pia Calzone; orrendo il balletto tecnologico piazzato nel mezzo del film, e che secondo me non c'entra nulla.