mercoledì 29 gennaio 2014

Un matrimonio, 2013



Regia di Pupi Avati, con Micaela Ramazzotti Francesca Osti ), Flavio Parenti (Carlo Dagnini  ), Andrea Roncato (Sisto Osti ), Christian De Sica (Pippo Dagnini ), Katia Ricciarelli (Amabile Rizzi), Valeria Fabrizi (Rosalia Osti),Francesco Brandi (Taddeo Osti),Mariella Valentini (Medea Dagnini),Isabella Aldovini (Liliana Dagnini),Marta Iagatti (Laura Dagnini),Alessandro Sperduti (Angelo Dagnini ragazzo),Matteo Leoni (Alberto Dagnini ragazzo), Viola Sartoretto (Anna Paola Dagnini ragazza), Ettore Bassi (Angelo adulto),Federica De Cola (Giulietta),Andrea Santonastaso (Tini SAccenti), Antonella Ferrari (Anna Paola adulta), Lucia Loffredo (Cecilia Simi).

Nella Bologna del 1948 si incrociano per caso, e poco alla volta,  i destini di FRancesca Osti, proveniente da una modesta famiglia di operai, e Carlo Dagnini proveniente da una altolocata famiglia di commercianti; nonostante le differenze sociali e la contrarietà delle famiglie, i due giovani si innamorano e si sposano, formando una famiglia in cui oltre ai due figli Angelo e Alberto trova posto anche l'adottata Anna Paola.
Attorno a loro, per più di cinquant'anni, amici e parenti, ognuno con le proprie storie personali, sullo sfondo una Bologna appena uscita dalla guerra, che poi vive gli anni del boom economico e della contestazione....




Si è appena concluso con grandissimo successo di pubblico e di critica questo sceneggiato per la tv di Pupi Avati. Che dire? Sembra di essere tornati ai tempi in cui gli sceneggiati tv dei grandi registi tenevano incollati gli spettatori alla televisione ogni settimana ...proprio per questo uso volutamente il termine "sceneggiato"e non fiction; e anche perchè il prodotto ne rispecchia tutte le migliori caratteristiche.E anche,lasciatemelo notare, per la graditissima presenza musicale di Riz Ortolani, autore in passato di tantissime sigle e colonne sonore dei suddetti sceneggiati.
Non ho alcun dubbio nel definirlo bellissimo: è una grande storia d'amore che dura tutta una vita, di quelle purtroppo sempre più rare (peccato però lo scivolone delle corna nell'ultima puntata!), la storia di una famiglia con i suoi singoli componenti e, allargando la storia dell'Italia dal 1948 ad oggi.
Pupi Avati come sempre dirige un cast affiatato in cui compaiono tanti attori con tanti personaggi, ma ognuno dei quali riesce a ritagliarsi un posto nel cuore e nella memoria dello spettatore per la sua caratterizzazione, ma anche per l'umanità che contraddistingue i personaggi e la sincerità e spontaneità che emanano gli attori  nel loro interpretarli.
Ad esempio, Pippo Dagnini compare solo nella prima puntata (peccato!), ma un grande Christian De Sica (molto più bravo in ruoli da commedia che in quelli comici per cui è diventato famoso) lo rende fondamentale e indimenticabile per tutto il resto della storia; fra gli altri che dire? La sensibile e sfortunata Lilliana, Sisto Osti (anche qui un'altro attore affrancatosi dai ruoli comici, il bravo Andrea Roncato), il comunista Taddeo (a dire la verità fin troppo fanatico in certi punti), la solida zia Amabile (una bravissima Katia Ricciarelli, che con Avati aveva già girato vari film costruendosi una seconda carriera), la triste Giulietta, il ribelle Angelo...sarebbero da ricordare tutti, in fondo, per qualche tempo è come se fossero stati la "nostra" famiglia.
E' una storia semplice, tranquilla di quelle in cui, per i palati superficiali, non succede nulla...e invece succede un po' di tutto visto che a mio avviso costruire una famiglia è la più grande impresa che uno possa fare.
Bravi i due protagonisti, anche quando vengono invecchiati (in maniera abbastanza credibile, contrariamente a quanto di solito succede): la solare Ramazzotti e il serioso Parenti si compensano sia fisicamente che caratterialmente, dando vita a una vera coppia.
L'ambinentazione bolognese è come sempre un omaggio d'amore del regista alla sua città, nel 1980 ferita dalla Terribile Strage alla stazione, che compare in un sentito frammento.
Una nota di merito, la colonna sonora del recentemente scomparso Riz Ortolani, come sempre superlative.
Insomma, una bella fiction di qualità, godibile e appassionante. al limite , l'unico difetto che ho riscontrato è stato quello di lasciare un po' perdere alcuni personaggi inizialmente introdotti come principali, ma a volte questo succede quando si mettono tanti personaggi...





sabato 25 gennaio 2014

Riz Ortolani

E' morto a Roma a 87 anni Riz Ortolani, a mio avviso uno dei migliori autori italiane di colonne sonore di film e sceneggiati tv; l'ultimo suo lavoro trasmesso proprio in questi giorni, la musica dello sceneggiato di Pupi Avati "Un matrimonio", andato in onda su Rai Uno.
Era nato a Pesaro nel 1926, vero nome Rizziero Ortolani, e a 22 anni entrò in Rai come arrangiatore radiofonico per orchestre.
Tra i suoi lavori, la colonna sonora del film Mondo Cane" (1961) cin cui vinse un Grammy e che fu candidata all'Oscar come miglior canzone, "Il sorpasso" (1962) di Dino Risi, "Fratello sole, sorella Luna" (1972) di Franco Zeffirelli, "Addio zio Tom2 (1971), "Non si sevizia un paperino" (1972) ,"Teresa la ladra", "Festa di laurea", "Paprika", "Una ragione per vivere e una per morire", i due Kill Bill" "Djanon Unchained", "Bastardi senza gloria" di Tarantino, regista che amava molto questo compositore.
Per la tv non si possono non ricordare "La cittadella" (1964), "David Copperfield" (!966), "La fiera delle vanità" (1967), "La freccia nera" (1968), "..E le stelle stanno a guardare" (1970), "I ragazzi di via Panisperna" (1988), "La famiglia Ricordi" (1993", "La Piovra" (1987), "Un matrimonio" (2013).
Quelle citate sono solo alcune delle tante splendide musiche che questo autore è stato capace di creare....








mercoledì 22 gennaio 2014

American Hustle- L'apparenza inganna, 2013




Irving Rosenfeld è un truffatore professionista, aiutato dalla bellissima compagna Sydney. Quando i due vengono scoperti e incastrati, l'agente Richard Di Maso li convince ad aiutare l'FBI in una truffa per smascherare politici corrotti e collusi con la mafia.
Irving è sperò sposato con Rosalind, una donna volgare e manipolatrice che causerà molti problemi...

Comincia molto bene questo 2014 cinematografico: "American Hustle" è un film che mi ha davvero entusiasmato, ben diretto, ben interpretato, look, costumi e colonna sonora anni '70 formidabili...unica cosa, trattando di finanza e simili non sempre sono riuscita a seguire benissimo la trama, ma sostanzialmente il particolare è irrilevante.
La storia è avvincente, porta lo spettatore nel mondo delle truffe finanziarie e della malavita collusa con esse come in un grande spettacolo, dove è proprio il caso di dire "non è tutto oro ciò che luccica"; bei vestiti, persone sofisticate o competenti a seconda della situazione, auto di lusso, gioielli, feste....dove però la maggior parte di quello che si vede è solo falsità, apparenza (a cominciare dalle pettinature dei due protagonisti maschili) ma anche crisi, talvolta ricerca di qualcosa di un'affermazione personale o di un qualcosa di più autentico.
In tutto questo si muovono personaggi ben caratterizzati con pregi ma sopratutto debolezze che li rendono più simpatici e autentici ma non tolgono loro il fascino e il carisma che comunque emanano; ottimi gli attori, ognuno perfettamente in parte sia fisicamente (menzione a Bale ingrassato e con atroce riportino) che caratterialmente (bravissime le due donne, la stupenda Amy Adams e la volgare ed eccessiva Jennifer Lawrence).


Devo dire che alla fine sono stata contenta per i due protagonisti, anche se mi è dispiaciuto per Carmine, persona comunque sia di buon cuore e animata da buone intenzioni; certo fino all'ultimo sono rimasta incerta su chi avrebbe scelto Sydney tra Richard e Irving, devo dire che tutto sommato a mio avviso ha fatto la scelta migliore.
Essendo il film ambientato alla fine degli anni '70, la colonna sonora non poteva essere che ottima,come ottima la fotografia che incornicia ambienti, costumi e personaggi.
Insomma questo film p un vero spettacolo per gli occhi!!!!












domenica 12 gennaio 2014

Arnoldo Foà

E' morto a Roma all'età di 98 anni l'attore Arnoldo Foà, personaggio poliedrico (fu anche regista, poeta, doppiatore e pittore) della cultura italiana.
Era nato a Ferrara nel 1916 da una famiglia di origine ebraica che, come tutti purtroppo, fu perseguitata durante la guerra: infatti egli stesso fu costretto nel 1938 a lasciare gli studi presso il centro di Cinematografia Sperimentale a causa della promulgazione delle leggi razziali. Gli venne impedito anche di lavorare, cosa che riuscì comunque a fare assumendo nomi d'arte, in varie compagnie teatrali italiane.
In quegli anni approda alla radio: fu lui ad annunciare l'armistizio dell'8 settembre nel 1943. alla fine della guerra ricominciò a lavorare in teatro, che nel corso degli anni alternerà al cinema ("Altri tempi" di Alessandro Blasetti, "Totò e Carolina" di Mario Monicelli,"Barabba" di Richard Fletischer, "Borsalino" di Jacques Deray, "Cento giorni a Palermo" di Giuseppe Ferrara, "Asini" di Antonello Grimaldi, "Tutti gli uomini del deficiente" di Paolo Costella, "Gente di Roma" di Ettore Scola, "Il 7 e l'8" di Ficarra e Picone sono solo alcuni dei titoli della lunghissima cinematografia), alla televisione (ricordato sopratutto per il ruolo da cattivo ne "La freccia nera", interpretò anche "Capitan Fracassa", "L'isola del tesoro", "Il giornalino di Gianburrasca", "Le mie prigioni", "I racconti di Padre Brown", "Marcovaldo","Nebbie e delitti", "Il Papa buono", "Ricomincio da me" e molti altri).
Come doppiatore prestò la voce a Anthony Quinn, Peter Uustinov, Robert Hossein, Jack Palance e altri, il suo ultimo lavoro in questo campo fu la voce del protagonista del cartone "Up" (2008).
Fu apprezzato anche all'estero, dove lavorò tra gli altri con Orson Welles, incise anche alcuni dischi di vario genere entrando nell'Hit Parade con la raccolta delle poesie di Garcia Lorca.





Lorella De Luca

E' morta a 73 anni dopo una lunga malattia l'attirce Lorella De Luca, famosa negli anni '50 per la serie di film "Poveri ma belli" e per altri film del filone rosa neorealista molto popolare in quegli anni.
Nata a Firenze, aveva debuttato 15enne nel 1955 nel film di Fellini "Il bidone", raggiungendo la popolarità l'anno dopo con "Poveri ma belli", dove assieme ad Alessandra Panaro interpretava la coppia di amiche messe un po' in ombra della più sfacciata Marisa Allasio.
La serie proseguì con altri due film, sempre negli stessi anni l'attrice interpretò anche "Primo amore", "Domenica è sempre domenica", "racconti d'estate" e molti altri, per qualche tempo sempre nel ruolo di ragazzina ingenua e pulita per cui venne soprannominata "la Sandra Dee italiana".
Nel 1958, sempre assieme alla Panaro, affiancò come valletta Mario riva nel programma "Il musichiere".
Sposò il regista Duccio Tessari, che la diresse in nove film.
Mi è molto spiaciuto sentire questa notizia perchè, come ho scritto tempo fa sull'altro blog, quando ero ragazzina i suoi film hanno allietato tanti pomeriggi d'estate solitari, mi hanno fatto compagnia e per me questa è stata una cosa importante (so che per molti di voi non sarà così, so che è patetico, però questo è quello che provo): attraverso quei film trovavo un po' degli "amici" che mi divertivano, mi facevano compagnia e mi permettevano di vedere come poteva essere la vita "giusta" di ragazzi della mia età, seppure in epoche lontane.
Qualche tempo fa ho letto su un settimanale un'intervista all'attrice,ormai era anziana  e cieca per via della sua malattia (iniziata nel 1993); mi era molto spiaciuto sentire di tutto ciò e mi sarebbe piaciuto scriverle una lettera per raccontarle di ciò che i suoi film avevano significato per me. Purtroppo non mi è stato possibile farlo (ovviamente non conosco l'indirizzo di casa dell'attrice, e anche se ho scritto una mail alla redazione del giornale in questione per sapere se potevano girargliela loro, non ho ricevuto risposta)...peccato, forse le avrebbe fatto piacere.






venerdì 10 gennaio 2014

Gli anni spezzati: Il Commissario, 2014



Regia di Graziano Diana  , con Emilio Solfrizzi (Luigi Calabresi),Emanuele Bosi (Claudio Boccia ), Luisa Ranieri (Gemma Capra),Paolo Calabresi (Giuseppe Pinelli).


Il 12 dicembre 1969 alla Banca dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano  scoppia una bomba che causa 13 morti. Il clima, già da qualche tempo teso a causa degli scontri tra manifestanti e poliziotti nelle orima numerose manifestazioni, si fa incandescente: tra i vari personaggi che si occupano delle indagini spicca la figura di Luigi Calabresi, commissario di polizia che indaga sulla pista anarchica allora presa come prima pista, fermando l'anarchico Giuseppe Pinelli che però durante un interrogatorio in questura- in un momento di assenza del commissario- "cade" dalla finestra morendo. Da quel momento Calabresi sarà vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico da parte della sinistra, in particolare da Lotta Continua, che culminerà con il suo assassinio nel 1972.


Dato il mio interesse per il periodo storico, potevo perdermi questa fiction che - in tre miniserie- tenta di raccontare quegli anni e ciò che successe in Italia?
Ovviamente no, e l'8 gennaio alle 21.15 ero in prima fila davanti alla tv ansiosa div edere la prima delle tre miniserie, dedicata a una figura che io stimo moltissimo, quella del Commissario Luigi Calabresi. 

Risultato? Delusione unica per la superficialità dimostrata da registi e scenggiatori: ricostruzione apporsismativa del clima dell'epoca, ricostruzione inesatta dei fatti di Piazza fontana e della vicenda Pinelli, ignorata quasi completamente la campagna mediatica di linciaggio di cui il commissario fu vittime da parte della sinistra per anni!!!! Una cosa scandalosa: non vengono nemmeno nominati Adriano Sofri, Ovidio Bompressi, Giorgio Pietrostefani e Leonardo Marino, i quattro componenti del commando che uccise il commissario, non si parla del manifesto pubblicato dall'espresso e firmato da più di 700 cosidetti intellettuali di sinistra per chiedere la testa del commissario, poco o nulla sulla prove false fabbricate dalla giornalista Camilla Cederna e sugli sbeffeggiamenti e prove false della premiata ditta Rame-Fo....sono rimasta scandalizzata, queste cose vanno raccontate nella maniera più esatta possibile se l'obiettivo, come dichiarato  quello di fare luce su quegli anni e di far conoscere cosa è successo a chi non c'era!
E poi...la fiction è sul commissario Calabresi, chi se ne importa delle storie personali del giovane poliziotto, della militante hippy, dei vari personaggi di contorno?
Bravo e somigliante Emilio Solfrizzi, pregevole anche Luisa Ranieri, ma per il resto il povero commissario meritava di meglio!




mercoledì 8 gennaio 2014

La febbre del sabato sera (Saturday night fever), 1977

 Regia di John Badham, con John Travolta (Tony Manero), Karen  Lynn Gorney (Stephanie Mangano), Joseph Cali (Joey), Barry Miller (Bobby C.), Donna Pescow (Annette).
 
Tony Manero è un giovane italoamericano che vive a Brooklyn con la famiglia, lavora in un negozio di vernici e la cui più grande passione è il ballo: l’appuntamento il sabato sera alla discoteca “Odissea 2001” per lui è irrinunciabile. In effetti Tony ha un talento naturale per il ballo, tan’è vero che decide di partecipare ad una gara in coppia con Stephanie, un’aòtra frequentatrice del locale con cui, la di là del ballo, stabilisce un rapporto complicato…

 
Da qualche tempo la multisala di Brescia trasmette ciclicamente alcuni grandi film del passato, e ovviamente la sottoscritta non  si sarebbe lasciata sfuggire per nulla al mondo la visione al cinema (ebbene sì….è tutt’un’altra cosa!) di uno dei suoi film preferiti, ovvero LA FEBBRE DEL SABATO SERA, mitico film che ha lanciato John Travolta e che è rimasto nella storia del cinema anche grazie all’intramontabile colonna sonora dei Bee Gees.
Un film notevole soprattutto nella parte musicale e nelle scende in discoteca, che fotografano perfettamente la relatà della disco music dell’epoca, e infatti come non si può rimanere colpiti dai balli, dalle musiche e soprattutto dalle scene in cui balla John Travolta, davvero perfetto sotto ogni aspetto, sia come attore che come ballerino?! Io sinceramente tutte le volte che lo vedo provo un irresistibile desiderio di ballare, anche se purtroppo non ne sono capace…Tony Manero  è un personaggio ormai entrato nell’immaginario collettivo, e credo sia davvero il ruolo migliore di John Travolta, che non per nulla nonstante molti film di successo ancora oggi è ricordato soprattutto per questo film. 


Tony è un personaggio a suo modo non proprio semplice come potrebbe apparire di primo acchito; è un giovane che solo apparentemente si accontenta del proprio modo di vivere, in realtà cova dentro di sé una profonda frustrazione e amarezza, che sfoga nella sua passione per il ballo; nel corso della storia e grazie anche a vari avvenimenti (alcuni anche drammatici) inizierà un percorso di presa di coscienza di sé stesso e di quelo che vuole veramente dalla vita. Il finale fa intendere che forse ci sarà per lui un nuovo inizio…
Veramente antipatica Stephanie, una ragazza presuntuosa e supponente convinta di dare lezioni di vita a tutti e che la sua vita sia l’unica possibile e migliore…ma chi caxxo ti credi di essere?!
Per il resto il film tratta problematiche serie, oltre la disagio giovanile, le conseguenze delle pressioni familiari nelle scelte di vita dei figli, e  le lotte tra bande nei quartieri non abbienti.
Per questo film John Travolta ircevette la sua prima nomination all’Oscar come migliore attore protagonista nel 1978; negli anni ’80 fu fatto un seguito, STAYNG ALIVE, altamente sconsigliato e altamente dimenticabile.




lunedì 6 gennaio 2014

Una poltrona per due (Trading places), 1983



Regia di John Landis, con Dan Akroyd (Louis Whintorpe), Eddie Murphy (Billy Ray Valentine), Jamie Lee Curtis (Ofelia),Don Ameche (Mortimer Duke),Ralph Bellamy (Randolph Duke).

Louis Winthorpe è un ricco broker con bella casa a Manhattan, vestiti firmati, limousine, camerieri e in procinto di sposare una donna dell'alta società; Billy Ray è invece un barbone di colore, che vive di espedienti ed elemosina fingendo di essere rimasto mutilato nel Vietnam. Due persone completamente differenti che per un fortuito caso (una scommessa da parte dei due fratelli proprietri della società dove Louis lavora) si troveranno al centro di uno scambio di personalità, con conseguente ribaltamento delle proprie vite...


Altra commedia tipica di Natale e riproposta immancabilmente durante le feste, con un tema altrettanto tipico: lo scambio di persona e di vite tra due personaggi appartenenti a mondi opposti.
In questo caso, i due protagonisti non potrebbero essere più differenti, anche fisicamente (il ricco bianco e il povero nero); proprio questo è l'elemento che fa funzionare la coppia Akroyd-Murphy, opposta e complementare, in una storia non sempre al top come narrazione o interesse (ho trovato alcune parti un poco stiracchiate),ma tutto sommato divertente.
Come dicevo prima molto brava la coppia di protagonisti, affiancata da comprimari altrettanto validi (la Curtis, Ameche, Bellamy), rende il film godibile anche se non indimenticabile.
Piacevole da vedere, anche non durante le feste.




venerdì 3 gennaio 2014

Così è la vita, 1998



Regia di Aldo Giovanni Giacomo e Massimo Venier, con Aldo, Giovanni e Giacomo, Marina Massironi (Clara), Antonio Catania (Antonio ).

Il detenuto Aldo, detto Bancomat, evade dal carcere e prende in ostaggio il poliziotto Giacomo e l'inventore di giocattoli Giovanni.
In macchina i tre cominciano una fuga, arrivando a cadere in un burrone nei presis di un boschetto; si ritrovano però, incolumi, nel cimitero di un paesino semideserto, col problema di cosa fare ora...





Film di Natale 1998 assieme a "La gabbianella e il gatto",visti entrambi con mia sorella, è anche uno dei maggiori successi commerciali di Aldo Giovanni e Giacomo, a quell'epoca in pieno exploit grazie anche allo spettacolo teatrale "Tel chi el telun".
Una storia surreale, comica ma che si rivela anche introspettiva e con uno stravagante quanto inaspettato lieto fine, non proprio tradizionale.
Il trio, più la solita Marina Massironi, all'epoca spalla femminile fissa, è affiatato, divertente, funzionante sia nelle scene di gruppo che in quelle dove compaiono i singoli personaggi, ci sono gag comiche simpaticissime e citazione cinefile di vario tipo; ciononostante rimane un certo retrogusto malinconico e nostalgico, che però non inficia la visione.
Colonna sonora dei Negrita,arrivati ai primi posti con la canzone "Mama maè". 
Nel prequel (il film che sta guardando Aldo in carcere)vengono mostrati i personaggi che successivamente saranno protagonisti del film "La leggenda di Al, John e Jack".






mercoledì 1 gennaio 2014

Australia, 2008


Regia di Baz Luhrmann, con Nicole Kidman(Lady Sarah Ashley),Hugh Jackman ( il mandriano),Brandon Walters( Nallah),Essie Davis (Katherine),David Weinhem (Neil Fletcher).

1939.L’aristocratica Lady Sarah Ashley si reca in Australia per riportare a casa il marito, che da tempo si occupa di una loro proprietà in quel continente.Ma al suo arrivo ha qualche sgradita sorpresa:oltre ad un’accoglienza abbastanza turbolenta, scopre che il marito è stato ucciso;decide comunque di rimanere e di portare a termine il lavoro cominciato dal marito, pur tra mille difficoltà,aiutata da un rude mandriano, dal piccolo indigeno orfano Nallah al quale si affeziona,dal contabile alcolizzato ma onesto e dalla nonna di Nallah.
Ma le difficoltà di sopravvivenza in una terra bella ma dura si scontrano con interessi e intrighi di persone senza scrupoli, e oltretutto la seconda guerra mondiale è alle porte….

 Questo kolossal degli ultimi anni(da qualcuno addirittura ribattezzato il nuovo VIA COL VENTO, definizione ormai abusata per qualsiasi film sia più lungo di due ore,richieda una lavorazione complessa e grandi budget) è diretto da Baz Lhurmann, regista famoso per il suo talento visionario e che finora ha privilegiato storie dove la musica si mescola al gusto del fantastico e talvolta del pulp(ROMEO + GIULIETTA, MOULIN ROUGE,BALLROOM).
Con questo film invece si discosta dal suo solito percorso narrativo per rendere omaggio alla sua terra d’origine,narrando un’epopea epica con abilità nel mescolare in modo equilibrato  dramma e avventura,sentimento e azione,senza rinunciare del tutto al suo amore per la musica e per l’irrazionale:ne sono la prova l’omaggio al musical IL MAGO DI OZ con la canzone OVER THE RAINBOW che guida e accompagna i protagonisti,non solo facendo da sfondo nella colonna sonora ma proprio come messaggio, e i riferimenti alla magia nella cultura aborigena(incarnati dal personaggio del nonno di Nallah, uno stregone capo tribù).

Ho trovato Nicole Kidman molto brava nel ruolo di Sarah,una donna che si trova catapultata in un mondo completamente diverso da quello che conosce, molto brava soprattutto nella prima parte ,quando sottolinea il disagio di Sarah dovuto soprattutto al suo modo sbagliato di rapportarsi con una cultura diversa;e anche se le sue motivazioni nel voler rimanere sembrano un poco frettolose, brava anche nel rendere il cambiamento che subisce.Bravi anche gli altri attori, anche se Hugh Jackman è un po’ troppo monoespressivo,stavolta non so se ci abbiano guadagnato scegliendolo come sostituto di Russel Crowe(l’attore che inizialmente avrebbe dovuto interpretare il mandriano-di cui non riesco proprio a ricordare il nome!-).
Per il resto, splendidi paesaggi, selvaggi e aspri( per me anche inquietanti), sottolineati da una sapiente fotografia.
Curiosamente AUSTRALIA non ha ricevuto nessuna nomination agli Oscar di quest’anno, nonostante le grandi aspettative.E altra curiosità:l’omaggio alla terra d’origine del regista consisteva anche nel comprende nel cast attori per la maggior parte australiani:oltre a Nicole Kidman,inzialmente c’era anche Russel Crowe, che poi avrebbe dovuto essere sostituito da Heath Ledger.