lunedì 25 marzo 2013

Il lato positivo (Silver Linings playbook), 2012

Regia di David O. Russell, con Bradley Cooper (Pat Solitano ), Jennifer Lawrence (Tiffany), Robert De Niro (Pat senior), Jackie Weaver (Dolores Solitano), Chris Tucker (Danny).

Il trentenne Pat, affetto da sindrome bipolare, dopo una grave crisi viene lasciato dalla moglie Nikki. Uscito dal centro di cura e iniziata una terapia riabilitativa, il suo obiettivo è quello di riconquistarla; tornato a vivere coi genitori, la situazione non è delel migliori in quanto il padre, essendo rimasto disoccupato, si è dato alle scommesse e coltiva in modo maniacale la sua ossessione per gli Eagles. Facendo jogging conosce Tiffany, una giovane vedova anche lei con problemi psichici, sorella di un’amica di Nikki: un cambio del suo aiuto nel piano di riconquista della moglie, Pat viene coinvolto dalla donna in una gara di ballo…


Tratto dal romanzo “L’orlo argenteo delle nuvole” (2009 ) di Mattew Quick, è un film potenzialmente interessante e bello sulla carta, che però alla fine mi ha annoiato e- complice probabilmente un gran mal di testa sopravvenuto durante la visione- non mi è piaciuto.
Questo nonostante il film abbia il merito di trattare un tema difficile come il disagio mentale senza toni troppo drammatici ma calato nella quotidianità di due persone affette da tale disagio e delle loro famiglie, senza nascondere difficoltà e complessi che possono essere presenti. Però, non so, non mi ha convinto, nonostante buoni attori (soprattutto De Niro che interpreta un padre che, a mio avviso, con la sua mania degli Eagles dimostra di avere disagi non meno gravi di quelli dei figlio) e Jennifer Lawrence, che per questo film ha vinto il premio Oscar come migliore attrice. Le scene più interessanti sono quelle del ballo.
Forse da recuperare senza mal di testa…




domenica 17 marzo 2013

Che fine ha fatto Baby Jane? (What's happened to Baby Jane?), 1962


Regia di   , con Bette Davis (Jane Hudson), Joan Crawford (Blanche Hudson), Maidie Norman (Elvira), Anna Lee (Mrs Bates), Victor Buono (Edwin Flagg).


1917: Baby Jane Hudson è la piccola diva dei teatri americani, guidata dal padre porta i suoi spettacoli in giro per gli Usa guadagnando migliaia di dollari. La sorella maggiore Blanche invece viene completamente trascurata dal genitore e messa in ombra rispetto alla sorellina;
1935: Quasi vent’anni dopo la situazione è totalmente cambiata: ora  Blanche è considerata la migliore attrice della sua epoca, fa molti film e guadagna migliaia di dollari, mentre Jane, ormai cresciuta, lavora solo perché la sorella in ogni suo contratto ah messo una clausola dove impone al regista che la scrittura per un film di farne girare uno anche a lei, collezionando brutte figure e venendo messa al bando dai registi.
Purtroppo una sera Blanche si schianta con la propria auto contro il cancello della villa dove le due sorelle vivono, rimanendo paralizzata. L’incidente interrompe così la sua carriera.

1962: 28 anni dopo, le due sorelle ormai anziane vivono ancora nella villa, nonostante ormai le ristrettezze economiche in cui versano imporrebbero di venderla; il rapporto tra le due si è ormai deteriorato a tal punto che Jane tortura l’invalida Blanche, la quale disperata non riesce a mettersi in contatto con l’esterno per chiedere aiuto ed è totalmente in balia della sorella, mentalmente sempre più instabile…


Tratto dall’omonimo romanzo ( ) di Henry Farrell, è un buon film retto in maniera mirabile sullo scontro tra due dive come Bette Davis e Joan Crawford, che al contrario dei loro personaggi, in quel periodo nonostante l’età avanzata erano ancora sulla cresta dell’onda.
Il film è un noir psicologico che mette a nudo le miserie che lo star system spesso produce su chi ne fa parte, con un  occhio alla situazione dei bambini prodigio, che spesso cadono nel dimenticatoio appena arrivati all’adolescenza, venendo sfruttati da registi e anche da genitori irresponsabili che li rovinano mandandoli su una strada di delusioni e amarezze.
Bette Davis in questo senso riesce benissimo a rendere la sua Jane una maschera grottesca e drammatica, che suscita orrore e rabbia per la sua crudeltà ma anche pietà per l’evidente scempio della sua personalità fatto da chi si è arricchito sfruttandola da bambina, tant’è che anche da vecchia si pettina e veste come da bambina. che Jane sia pazza e non solo crudele e ingrata si intuisce da quasi subito, ma diviene evidente in maniera palese quando progetta di portare di nuovo in scena il suo numero di quando era bambina, cercando di coinvolgere uno squattrinato pianista che inizialmente accetta per bisogno, ma che poi quando la realtà dei fatti e la pericolosità della donna divengono evidenti, giustamente si tira indietro.
Joan Crawford non è da meno nella parte della dolente Blanche, la vittima…ma fino a un certo punto, infatti nel finale con un colpo di scena i due ruoli si capovolgeranno per un momento nello svelamento del segreto che ha segnato i destini di entrambe le sorelle, tanto che alla fine tra  vittima e carnefice non ci sarà alcuna differenza.
Un buon film che tiene viva l’attenzione dello spettatore con un clima di tensione sempre crescente, anche se abbastanza claustrofobico.
Ma lasciatemi dire una cosa: Baby Jane canta in modo davvero penoso, non ho capito il motivo della sua fama dato che quando l’ho sentita è un miracolo che non mi siano cadute le orecchie, per non parlare della stucchevolezza della canzoncina!!!




martedì 5 marzo 2013

Pinocchio, 2011

Regia di Enzo D’alò, con le voci di Gabriele Caprio (Pinocchio), Mino Caprio (Geppetto),Rocco Papaleo (Mangiafuoco), Paolo Ruffini (Lucignolo),Maurizio Micheli (Il Gatto), Marica Afflatato (La Volpe).

Il falegname Geppetto costruisce un bel burattino, Pinocchio, per avere un po’ di compagnia. Pinocchio però si rivela da subito troppo vivace, disobbediente e con una forte inclinazione e cacciarsi in seri guai...


Versione italiana di LE AVVENTURE DI PINOCCHIO (1881 ) di Carlo Collodi, è un cartone che ha avuto una lunghissima gestazione (l’autore ci stava lavorando dal 2000); il risultato è un cartone animato poetico e molto ben fatto, con disegni dallo stile morbido e colorato, i cui paesaggi e ambientazioni ricordano un po’ i quadri di Van gogh. Lontano insomma dalla tecnologia che ormai si usa anche con i cartoni, e che a volte fa un po’ rimpiangere i vecchi cartoni Disney (che, nonostante tutto, sono ancora quelli più conosciuti e amati).
La vicenda è raccontata in modo abbastanza fedele  al romanzo, viene dato ampio spazio al cane Alidoro e viene data un’interpretazione romantica del legame tra la Bambina Turchina e Pinocchio.
A mio avviso è molto meglio del cartone Disney!!
Il film è dedicato al padre del regista (scomparso alcuni anni fa), a “tutti i babbi babbini del mondo” e a Lucio Dalla, curatore dell’ottima colonna sonora.








 

sabato 2 marzo 2013

La Storia, 1986

Regia di Luigi Comencini, con Claudia Cardinale (Ida Ramundo), Andrea Spada (Useppe Ramundo), Antonio Degli Schiavi (Nino Mancuso), Fiorenzo Fiorentini (Giuseppe Cucchiarelli), Lambert Wilson (Davide Segre), Francisco Rabal (Remo).

Nel 1941 Ida Ramundo, una maestra elementare vedova e madre dell’adolescente Nino, viene violentata da un soldato tedesco. Dalla violenza nasce Giuseppe, detto Useppe, un bambino intelligente e gioioso che vive un’infanzia serena pur tra le privazioni della guerra.
Per Useppe, il mondo è una continua scoperta e le persone che incontra amici indimenticabili; ma quando la guerra finisce e il peggio sembra passato, una brutta malattia segnerà le vite di Ida e del figlioletto….



Tratto dall’omonimo romanzo (1974) di Elsa Morante, è uno degli ultimi sceneggiati italiani della vecchia e compianta scuola tv che realizzava trasposizioni televisive in più puntate di romanzi famosi, dopo la seconda metà degli anni ’80 tutto è cambiato, è cominciata l’era delle fiction, spesso stravolte e affidate ad attori e registi che quasi sempre lasciano a desiderare. La fine di un’epoca insomma…
Io l’ho visto grazie a Emule perché, nonostante esista in DVD, è uno di quegli introvabili che non si sa come trovare.
Devo dire che nonostante alcune differenze, anche di non poco conto, è uno sceneggiato che merita, e bisogna dare atto al fatto che, essendo il romanzo molto complesso, non è di facilissima trasposizione. Luigi Comencini è però un regista da sempre sensibile ai bambini e al loro modo di vedere il mondo e di rapportarsi ad esso, e quindi ha saputo mantenere questa caratteristica del libro ponendo Useppe come protagonista, il suo modo di vedere, di osservare ciò che lo circonda, di vivere; attorno a lui gli altri personaggi, soprattutto la madre, il fratello e il cane (più importante nel libro).
Rispetto al romanzo viene tolta la prima parte, quella dove si racconta l’infanzia e giovinezza di Ida, e anche il finale è lievemente diverso; inoltre, se nel libro viene dato spazio alle vicende personali della maggior parte dei personaggi (anche minori), quin la cosa è per forza di cose ridimensionata, dato che il linguaggio televisivo e cinematografico sarebbe risultato inadatto a questo scopo rispetto a quello scritto, con cui certamente ci si può spiegare meglio.
Ho trovato gli attori molto adatti ai loro ruoli, e in alcuni casi (Nino, il signor Cucchiarelli,l’oste Remo) sono proprio come me li ero immaginata durante la  lettura del libro; Claudia Cardinale fisicamente è totalmente diversa dalla Ida letteraria (descritta come una donna non bella, sciupata trascurata e sempre paurosa), ma nonostante ciò mi è piaciuta ugualmente dato che il suo viso segnato dalle sofferenze ben si adatta a un personaggio che davvero sopporta di tutto.
Molto bravo, nella sua semplicità di bambino anche il piccolo attore che interpreta Useppe.
Insomma se vi capita recuperatelo perché merita, soprattutto se vi è piaciuto il romanzo.