venerdì 30 ottobre 2015

Il giovane Montalbano, 2012



Regia di Francesco Bruni, con Michele Riondino (Salvo Montalbano), Alessio Vassallo (Mimì Augello), Andrea Tidona (Carmine Fazio),Fabrizio Pizzuto (Catarella), Sarah Felberbaum (Livia),Adriano Chiaramida (padre di Salvo),Beniamino Marcone (Giuseppe Fazio), Maurilio Leto (Gallo),Giuseppe Santostefano (dottor Pasquano), Carmelo Galati (Niccolò Zito).



Sicilia, primi anni '90. Il giovane neo commissario di polizia Salvo Montalbano viene trasferito nella cittadina di Vigata, dove si trova subito a casa sua. In commissariato fa amicizia con Mimì, il donnaiolo del paese, con Carmine Fazio, agente esperto che diventa il suo punto di riferimento, con il simpatico carabiniere Catarella....



Tratto dal romanzo "La prima indagine di Montalbano", di Andrea Camilleri ( ), la fiction ha vinto un'originale sfida: proporre la storia degli anni giovanili del commissario più amato dagli italiani (almeno dal 2000 in poi) mantenendo inalterato il successo del personaggio. Gran parte del merito credo che vada al protagonista Michele Riondino, a mio avviso perfetto nella parte del giovane Montalbano, non fa rimpiangere nemmeno un minuto il Montalbano di Luca Zingaretti e anzi, ne dà una perfetta versione giovanile: Salvo dimostra già grande abilità investigativa nel risolvere i casi affidandosi non solo all'intuito ma alla riflessione, e nella vita privata si mostra schivo e diffidente verso gli altri, sentimentalmente insicuro verso le donne e restìo a impegnarsi in una relazione che non sia a distanza (inizialmente, la fidanzata si chiama Mery ed è un'insegnante di Catania), tutto a causa del suo irrisolto e difficoltoso rapporto con il padre e degli sbagli familiari vissuti dopo la morte della madre, quando Salvo era bambino.
Ma è anche un giovane impulsivo e quando incontra Livia, giovane studentessa di psicologia momentaneamente in Sicilia ma abitante in Liguria, riesce a mettere tutto da parte riconoscendo l'amore.
Inoltre, anche fisicamente (concedetemelo, dai!), l'attore mantiene tutto il fascino del Montalbano più maturo: a me quelli con barba e baffi non sono mai piaciuti, ma per questo Riondino faccio un'eccezione....
Azzeccati anche gli interpreti "giovani" della squadra vigatese: nonostante il giovane Mimì sembri un po' troppo diverso dall'originale (non come carattere, comunque), tutti gli altri sono la perfetta versione giovanile (lo so, mi sto ripetendo) dei personaggi che conosciamo e amiamo: il giovane Catarella, affettuoso ma svampito e imbranato, che Salvo & C. cercano di far fidanzare con la centralinista del carcere; il giovane Fazio, timido ma deciso a seguire le orme del padre Carmine, sbirro alle soglie della pensione con un ottimo intuito che per Montalbano diventerà un punto di riferimento non solo fuori dal carcere, il giornalista aspirante d'assalto Niccolò Zito, l'irascibile dottor Pasquano della Scientifica (qui non è che sia la sua versione giovane....ma di mezza età, diciamo così)...insomma ci sono proprio tutti!
Come sempre, l'ambientazione è nella Vigata che conosciamo....solo, catapultata indietro nel tempo fino ai primi anni '90: e allora ecco rispuntare i telefoni fissi, i vecchi citofoni, le auto dell'epoca; il tutto sottolineato da musica tipicamente siciliana che dà un tono a tutto.
Scommessa vinta!


giovedì 29 ottobre 2015

Ciao 600!

Di solito dedico dei post in memoriam a persone del mondo del cinema per ricordarle alla loro dipartita; oggi però voglio dedicare un post alla mia macchina....la 600.
Purtroppo ieri sera ho avuto un brutto incidente d'auto, io sto bene (a parte lividi e botte vari e tanto spavento)...ma la macchina è distrutta sul davanti e non più riparabile vista l'età (13 anni). Tocca buttarla.
E' stata la mia prima auto, comprata nel marzo 2003 nuova: sono stata fortunata perchè la 600 era la macchina che preferivo e potevo prendere solo quella, tutte le altre costavano troppo! Quando l'ho scelta ero indecisa tra il blu e il rosso- come colore- per l'auto blu avrei dovuto aspettare, quella rossa era già pronta quindi....ho preso quella. Nella foto sotto non è la mia, ma è identica.

Cara 600, quanta strada abbiamo fatto insieme in questi 13 anni! Eri un gioiellino di macchinina, piccola, maneggevole facile da portare, che riuscivo a piazzare dappertutto senza girare per ore (come vedo fare certi con i macchinoni), e anche elegante se proprio vogliamo.
Siamo andate quasi dappertutto insieme  (niente lunghi viaggi per la mia paura dell'autostrada), spesso sole (per me, i tempi del portare amici in macchina non sono mai stati...), ma hai trasportato anche altre persone quando occorreva: i miei genitori, alcune amiche, e anche mia sorella, che per un anno dopo che aveva preso la patente ti ha usata ogni giorno prima di poter comprare la sua C3. E una sua amica su FB tempo fa ha ricordato il giorno della loro maturità, quando andarono a scuola con la 600 rossa, definendoti una "signora macchina".
Ti ho comprata facendo un po' di sacrifici (sopratutto visto il lavoro precario, che perlomeno una vota c'era di più), sei stata l'unica conquista che ho raggiunto nella mia vita adulta e la mia unica fonte di indipendenza...sei stata, anche (assieme ad altri fatti)in un certo senso, la speranza di poter avere una vita migliore; per questo per me contavi tanto, e so che nessuno capirebbe ciò che provo ora e che ho provato stamattina alla notizia che non ti avrei più rivista. Per questo lo scrivo solo qui, tanto non mi legge  nessuno, e comunque il blog è mio e ci scrivo ciò che mi pare.
Il tuo ultimo viaggio ieri pomeriggio (prima dell'incidente) è stato quello in cui ho aiutato un'amica con un trasloco....
Ora non ci sei più e dovrò dipendere in tutto e per tutto dagli altri: niente più uscite di sera se non dove decidono gli altri, niente più cinema, niente più nemmeno fare la spesa da sola. Insomma, il mio primo tempo, andato male, non poteva finire peggio. E con prospettive nulle di miglioramento. Con te in fondo, se ne va anche la speranza di una vita migliore e l'idea di avere fatto almeno una piccola conquista nella mia stupida e misera vita di persona patetica che pur lottando tanto non è riuscita a realizzare nulla, e che ora non ha davvero niente. Posso dire che con te se ne anche ka parte migliore della mia gioventù? Sì, credo in tutta onestà di poterlo dire.
Ma voglio ricordarti per quello che mi hai dato, per il valore che per me avevi, e per uno dei piccoli piaceri della mia vita: cantare in macchina.
Ciao.......





P.S: sì, ho ringraziato di essere ancora viva e che anche quello dell'altra auto non si sia fatto nulla.
P.S 2: sì, lo so: una macchina è solo un oggetto, non è importante e si ricompra, e se non si può si fa a meno. Ma come ho scritto per la mia auto non era solo un'auto.Quindi....
P.s 3: sì, lo so, sono patetica,cretina, vittima e quant'altro: pazienza,mi terrò così, almeno ne sono consapevole. Molta gente è più patetica di me  e nemmeno se ne rende conto, magari pensa pure di essere superiore agli altri.....



martedì 27 ottobre 2015

La famiglia Belier (La Famille Bélier), 2014

 Regia di Éric Lartigau, con Karin Viard (Gigi Belier),Francoise Damien (Rodolphe Belier), Louane Emera (Paula Belier),Luca Gelberg (Quentin Belier),Roxane Duran (Mathilde),Eric Elmosnino (Fabien Thomasson), Ilian Bergala (Gabriel).


Paula Belier è una sedicenne francese, unica udente della sua famiglia: sia i genitori che il fratello Quentin sono infatti sordomuti.

Dato che i genitori hanno un'azienda agricola Paula è quindi indispensabile per fare da tramite con clienti, fornitori e affaristi vari; a scuola però durante la lezione di musica scopre non solo d amare molto il canto, ma di esserne particolarmente portata: ha una splendida voce, tanto che l'insegnante di musica si offre non solo di darle lezioni gratis ma anche di segnalarla ad una famosa scuola parigina.
Ma i genitori non accolgono con favore questa novità.....



Grande successo della passata stagione cinematografica in Francia, questa commedia ha come particolarità il fatto di ritrarre una famiglia "diversa" dove su quattro persone tre sono sordomute, come una qualunque famiglia con problemi comuni a tutti.

Per Rodolphe Belier e sua moglie Gigi, essere sordomuti non è affatto un problema, anzi è un tratto distintivo di cui andare fieri; ed in effetti è ammirevole come non si sentano affatto impediti in nulla, anzi Rodolhpe decide ad un certo punto di candidarsi come sindaco della città.
Purtroppo però, sentirci in alcuni casi è indispensabile, ed ecco che i Belier devono contare per molte cose sulla figlia Paula, unica udente della famiglia, ed è proprio a riguardo di ciò che la simpatica famiglia mostra un difetto a mio avviso non trascurabile: i genitori si dimostrano abbastanza egoisti e incuranti dei desideri e delle esigenze della figlia: addirittura la madre a un certo punto mostra un notevole razzismo, dicendo alla figlia che lei non sopporta quelli che ci sentono e che, quando le dissero che la bambina era nata sana e sentiva, era disperata e inconsolabile, ma il marito la consolò dicendole che anche se sentiva, l'avrebbero educata come una sordomuta e quindi sarebbe stata come loro......che cosa orribile!
del resto Paula deve nascondere la sua passione per il canto e prendere lezioni di nascosto proprio per colpa dei genitori, che alla fine si ricredono (molto bella la scena in cui loro assistono all'esibizione della figlia, scena completamente muta perchè vista dalla loro parte); insomma questi simpatici Belier li ho trovati anche un tantino egoisti. Ma forse, anche questo fa parte del rendere la normalità dei personaggi: non è detto che chi si trova in una determinata situazione sia sempre buono e caro come di solito lo si dipinge.
Dato che il film dipinge una famiglia in situazione di assoluta normalità dove l'essere sordomuti è solo un dettaglio, non capisco le polemiche arrivate a questo film da parte di vari rappresentanti delle comunità sorde (non solo in Francia).
Oltretutto, come nel film, tre attori su quattro sono sordomuti: i genitori e il fratello quentin, mentre Louane Emera, la giovane attrice che interpreta Paula, è udente e per questo ha dovuto imparare il linguaggio dei segni; oltretutto, è stata scelta appositamente dal regista tra i partecipanti della trasmissione "The Voice", proprio per le sue doti canore, indispensabili per il personaggio. Tanta fatica è però valsa la pena, visto che la giovane con questo ruolo non solo ha acquistato notorietà presso il pubblico, ma ha anche vinto il premio Cesar come "migliore promessa femminile".






domenica 25 ottobre 2015

Maureen O'Hara

E' morta all'età di 95 anni l'attrice irlandese Maureen O'Hara.
Nata a Dublino nel 1920, vero nome Maureen Fitzsimmons, da ragazzina sognava di fare la cantante lirica, ma i genitori la spinsero ad avviarsi al cinema.
Debuttò nel 1938, ma il suo primo film importante arrivò nel 1939: "la taverna in giamaica" di Alfred Hitchcock; subito dopo girò uno dei più grandi successi, "notre Dame de Paris", dove interpretava Esmeralda, a fianco di Charles Laughton nel ruolo di Quasimodo.
cominciò csì una lunga carriera a cui alternò grandi successi ("Com'era verde la mia valle-1941, "Il miracolo sulla 34ma strada"1946, "Rio bravo"- 1950, e molti altri) a titoli minori o a lavori in tv.







venerdì 23 ottobre 2015

Suburra, 21015



Regia di Stefano Sollima, con Pierfrancesco Favino (Filippo Malgradi), Claudio Amendola (Il Samurai),Elio Germano (Sebastiano),Greta Scarano (Viola), Alessandro Borghi (Numero Otto),Adamo Dionisi (Manfredi), Giacomo Ferrara (Spadino).



Novembre 2011: in una Roma cupa, notturna e perennemente piovosa si intrecciano le vicende di alcuni personaggi, sopratutto esponenti della criminalità a vario livello: c'è il politico corrotto Malgradi che, ricattato dallo zingaro Spadino, chiede al Numero Otto (piccolo boss con ambizioni di grandezza) di farlo sparire, scatenando l'ira di Manfredi, fratello di spadino e capo di un clan rom che per questo motivo muoverà una guerra di vendetta, con l'assenso del Samurai, potente capo criminale a cui tutti fanno riferimento.
C'è Sebastiano, Pr figlio di un uomo suicida per i debiti di gioco, che viene schiavizzato da Manfredi -l'usuraio cui il padre doveva migliaia di euro-







Subito dopo aver terminato la lettura dell'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini (2013) a cui il film è ispirato, sono andata al cinema a vedere la pellicola che tante recensioni positive sta avendo in questi giorni.
Premetto che nemmeno il libro mi ha entusiasmato, ho subito notato svariati cambiamenti rispetto ad esso, la maggior parte di non poco conto: oltre al cambio di periodo (volutamente si è scelto di ambientare il film nei giorni precedenti alle dimissioni di Silvio Berlusconi, nel novembre 2011, piuttosto che nel 2013), troviamo una completa  svalutazione del personaggio del Samurai, centrale per la narrazione per vari motivi e con una personalità totalmente dimessa ed appannata rispetto all'originale; sono state inoltre rimosse le figure delle forze dell'ordine, corrotte e non, in modo da dare quindi l'impressione che qui nessuno provi nemmeno a contrastare i criminali di cui si racconta.
Se lo spostamento temporale è giustificato e accettabile a livello narrativo, altrettanto non lo è il cambiamento di Samurai; nel suo piccolo Amendola fornisce una buona prova attoriale, ma per chi ha letto il romanzo sarà quasi impossibile riconoscere in quel cinquantenne dimesso e intrallazzone lo spietato raffinato e colto  guerriero fissato con la cultura giapponese.....peccato, perchè a mio avviso era una figura affascinante e carismatica. 
Altra abissale differenza si ha nella storia di Sebastiano e Manfredi; qui il secondo non è più l'ex compagno di scuola figlio di usuraio, ma un capo rom che sogna di elevare la sua tribù nel mondo della criminalità. Storia secondaria e priva del pathos di quella del romanzo, a parte nel finale.
Il film comunque merita: è un buon film, ben diretto e sceneggiato, con attori bravi e intensi (ottimo Favino nei panni di Malgradi), ambientato in una Roma quasi sempre notturna e piovosa, quindi scura, come a dire senza speranza di riscatto, ma con la solo possibilità di abbruttirsi ancora di più( messaggio non proprio positivo, ma abbastanza realistico). Trascinati dal ritmo incalzane del filn è tuttavia impossibile non notare un grosso difetto: l'assenza di gran parte del background comportamentale dei personaggi, che fa in modo che le loro motivazioni non siano quasi mai spiegate (e non solo nel caso del Samurai); spesso ci si chiede "perchè tizio fa questo?", "perchè Caio pensa quest'altro?"lasciando via libera all'immaginazione, quando invece nel romanzo i motivi sono ben precisi. Inoltre, troppi personaggi concentrati in poco tempo, troppe tematiche,....un po' troppa carne al fuoco, mi è sembrato.
Certo in questo particolare periodo l'interesse di gran parte del pubblico e della critica sarà puntato sopratutto sui riferimenti storico politici, e sugli intrallazzi che vedono la criminalità delle strade intrecciarsi con quella dei piani alti, non esclusi quelli religiosi, comunque il film merita anche e sopratutto per la bravura degli attori (non è certo colpa loro se le differenze tra i loro personaggi nel libro e nel film sono così abissali), dai più noti Favino, Germano e Amendola ai più giovani e semisconosciuti  Scarano e Borghi. Un esempio in più di come il cinema italiano, al contrario di ciò che dicono gli esterofili, sa produrre buoni e intressanti fil, qualche volta più dei film USA.




domenica 18 ottobre 2015

La dura verità (The ugly truth), 2009


Regia di Robert Luketic, con Katherine Heigl (Abby Richter), Gerard Butler (Mike Chadwick),John Michael Higgins (Larry), Cheryl Hines ( Georgia),Eric Winter (Colin).

Abby è una giovane e brillante produttrice di un talk show di una piccola rete Tv, che però subisce un drastico calo di ascolti. Per risollevare l’audience, non c’è che un modo per risolvere la situazione: trovare qualcuno che li risollevi con qualcosa di nuovo e di eccentrico.E i collaboratori di Abby ingaggiano, contro il suo parere, Mike Chadwick, conduttore del programma LA DURA VERITA’, dove in modo sconcio e maschilista spiega i rapporti tra i due sessi.
Tra i due è subito antipatia, ma gli ascolti si impennano e la stessa Abby, poco esperta di seduzione ma attratta dall’aitante vicino di casa, decide di seguire i consigli di Mike, che ancorchè rozzi si rivelano vincenti, tant’è vero che diventa il suo “personal trainer” in questioni di cuore…


Negli intenti, probabilmente doveva essere una commedia romantica con l’eterno tema “battaglia fra i sessi”; nei fatti, diventa un film che, se fosse stato italiano, sarebbe subito stato classificata in maniera inappellabile come “cinepanettone”, o esempio di cinema volgare e scurrile.
Peccato, perché il tentativo volenteroso c’è, ma non basta! Se la maggior parte dei dialoghi e delle situazioni consiste in volgarità abbondanti e gratuite, anche la bellezza e bravura di Katherine Heigl e la fascinosa presenza della simpatica canaglia Gerard Butler(ben lontano dal fascino mostrato ne IL FANTASMA DELL’OPERA e non solo per il consistente aumento di peso…) non bastano a reggere il film. Tant’è che , dopo le sequenze iniziali, sembra che persino i due attori abbiano lasciato correre, tra loro c’è ben poca alchimia e la loro storia non funziona.Ci sono parti divertenti, ma è quel riso grasso e non certo ironico e intelligente che ci si aspetta da questo tipo di commedia.
Gli attori non protagonisti rimangono sullo sfondo, molto curate invece le ambientazioni esterne ed interne.
Peccato, una bella occasione sprecata! 





domenica 11 ottobre 2015

L'onore e il rispetto- parte IV, 2014





Regia di Alessio Inturri, con Gabriel Garko (Tonio Fortebracci), Beatrice Galati (Antonia Fortebracci),Cristiano Pasca (Ricky Zito), Stefano Dionisi (Michael Albino),Laura Torrisi (Carmela Di Venanzio),Christopher Leoni (Lee Di Maggio),Lina Sastri (Maria Pia Giordano), Valerio Morigi (Ettore DE Nicola), Federico Galante (Paride De Nicola), Francesco Testi (Renè Rolla),Barbara DE Rossi (Fania Salice),Daria Baykalova (Daria Bertolaso), Massimo Venturiello (Dante Giordano),Thiago Alves (Michele Giordano),Natalie Rapti Gomez (Nelly),Luca Loi (Daniele Mirti),Ennio Coltorti (Vincenzo De Nicola).



Dopo essere sopravvissuto all'ennesimo agguato (quello con cui si concludeva la serie precedente), Tonio decide - per l'ennesima volta- di mettere la testa a posto e rifiutare il ruolo di padrino per dedicarsi completamente alla figlia Antonia.
Il prezzo da pagare è lo smercio di un pensate carico di droga, ma i boss che vogliono prendere il suo posto per evitare soprese da parte dell'uomo decidono di rapire Antonia tenendola in ostaggio finchè l'affare non sarà concluso; i carcerieri della bambina inizialmente sono Lee Di Maggio (figlio di Tom Di Maggio, ucciso nella sparatoria con cui finiva la serie precedente) e Michael, nipote della zia d Carmela, un uomo introverso e buono che si affeziona alla bambina e ne diventerà l'angelo custode, e più tardi la stessa Carmela, cui non pare vero di poter vendicare in questo modo sia il fratello Fortunato che il marito Tom (essendo lei convinta che sia stato Tonio a ucciderlo).
Tonio deve così riprendere le armi nel tentativo di liberare Antonia,
Inizialmente a fianco di Tonio ci sono Ettore De Nicola e suo zio Vincenzo, assieme alla famiglia Giordano; ma quando il procuratore racconta (falsamente) che ad uccidere la Tripolina e Giasone era stato Tonio, questi cominceranno a tramare contro di lui, avidi di potere e vendetta.
Come sempre a combattere la mafia troviamo il commissario Rolla....


Dopo ben tre anni (sostengo che i tempi d'attesa per i seguiti dovrebbero essere ridotti!) noi fan de "L'onore e il rispetto" possiamo finalmente proseguire con le avventure di Tonio Fortebracci e sopratutto, risolvere il mistero con cui si concludeva la terza serie: chi moriva nella sparatoria dell'ultima puntata? E chi sparava? 

Qui veniamo subito a sapere che la vittima non era Tonio, ma Tom Di Maggio  e che Carmela era rimasta in coma alcuni mesi; ma risolto questo mistero, la serie a mio giudizio senza la famiglia De Nicola, in primis senza la Tripolina ha perso quasi tutto il suo smalto.
Forse se ne sono accorti anche gli autori, che hanno tentato di "rimpolpare" la famiglia De Nicola affibbiano un fratello (inesistente nella serie precedente) a Tripolina, vincenzo, personaggio che come bontà d'animo gareggia con il nipote Ettore, che qui acquista un ruolo di spessore maggiore passando da comprimario agli ordini di mammà a vero e proprio cattivo protagonista, determinato a scalare le vette della mafia e sopratutto, capace di azioni terribili contro chiunque. 
Risultato poco o per nulla riuscito: la nuova famiglia De Nicola rimane sullo sfondo senza coinvolgere particolarmente,  a parte la figura tragica di Fania, moglie di Vincenzo e madre di quattro figlio di cui la minore ritardata, donna piegata da mille abusi e maltrattamenti che alla fine, grazie al coraggio di Antonia, troverà la forza per riscattare sè stessa, la figlia e il figlio Peppe, l'unico buono dei fratelli. 


Antonia acquista più spazio e più spessore; è sempre il centro della vita di Tonio, ma è una ragazzina che comincia a dimostrare una forza d'animo e di carattere non comuni (ed in effetti, 'sta poverina a soli dieci anni vien continuamente rapita e tenuta in balìa di gente che la vuole vedere morta....!), ma il personaggio più interessante è Michael, interpretato da un dolente Stefano Dionisi; un mafioso forse per forza visto che aborre la violenza, a tal punto da affezionarsi ad Antonia e proteggerla nonostante non sia sua figlia; il particolare (rivelato nell'ultima puntata, ma che chiunque può intuire già dalla seconda) che sia un malato incurabile aiuta a comprenderlo un po', forse avrebbe meritato ben altro sviluppo ma data la sovrabbondanza di personaggi, tipica della serie, non si può pretendere.
Un simpatico personaggio è Daria, la coraggiosa ragazza madre che entrerà in polizia, per il resto abbiamo pure una concessione alla modernità l'abbiamo con la storia gay, che ovivamente finirà male.
Il solito finale apertissimo fa presagire una già confermata quint serie....ma francamente cosi facendo non so dove si possa arrivare....



mercoledì 7 ottobre 2015

La pelle che abito (La piel qui abito), 2011



Regia di Pedro Almodovar, con Antonio Banderas (Robert Ledgard ), Marisa Paredes (Marilia), Helena Ananya (Vera),Robert Alamo (Zeca), Blanca Suarez (Norma).

Il chirurgo estetico Robert Ledgard tiene prigioniera nella sua villa /clinica Vera, una giovane donna sulla quale sta compiendo esperimenti per realizzare una perfetta pelle artificiale. Nessuno, a parte la governante Marilia, sa di questa cosa e soprattutto nessuno sa che in realtà, un tempo, Vera era un uomo, Vicente, che aveva stuprato la figlia di Robert, poi suicidatasi per il trauma…
 
Almodovar è da sempre uno dei miei registi preferiti, ma devo dire che stavolta di questo film non ho capito quasi nulla!
Certamente anche questo film ha i suoi pregi: la bellezza e bravura della protagonista Helena Ananya, le ottime interpretazioni dei tre attori protagonisti, l’ambientazione algida ed elegante che rispecchia lo spirito della storia, inevitabili rimandi a “Frankestein”. Ma il troppo stroppia,e  sinceramente tutti questi cambi di sesso senza cambiare identità, tutti questi traumi, tutto quel sangue e spiritello di morte che aleggia per tutto il film non l’ho proprio sopportato!
Pedro, ritenta, e sarai più fortunato!







lunedì 5 ottobre 2015

La nonna Sabella,1957




Regia di Dino Risi, con Tina Pica (nonna Sabella), Dolores Palumbo (zia Carmelina),Renato Salvatori (Raffaele),Peppino De Filippo (Emilio),Sylva Coscina (Lucia).



Raffaele, giovane universitario napoletano, torna in fretta e furia nel paese natale: ha infatti ricevuto un telegramma dove si comunica che la nonna Sabella, che l'ha cresciuto dopo la morte dei genitori, è in fin di vita.
Appena arrivato ci mette poco a capire la verità: Sabella è una terribile vecchietta abituata a tenere in scacco i familiari con questo tipo di espedienti, come ha fatto con la sorella Carmelina, da vent'anni fidanzata in segreto con l'impiegato comunale Emilio, inviso alla sorella per non si sa bene quali motivi. I due non si sono potuti sposare per non contrariare la dispotica capofamiglia!
Sabella intende far sposare Raffaele con la nipote di un assessore, ma il ragazzo si innamora della postina Lucia....



Ispirato a un racconto ( ) di Pasquale Festa Campanile, è uno dei film comici italiani che più mette in risalto il talento della fantastica Tina Pica, attrice nota al grande pubblico sopratutto per il ruolo della domestica Caramella nella serie "Pane, amore e fantasia", ma che ebbe una lunga carriera anche a teatro prima di raggiungere la notorietà al cinema.
Qui la Pica è mattatrice quasi assoluta in un ruolo che nella realtà ben pochi parenti reggerebbero: una nonnetta dall'aspetto fragile ma dal carattere d'acciaio, orgogliosa vedova di un garibaldino (di cui onora la memoria tenendo in casa il fucile d'epoca che, all'occorrenza, non esita a usare per intimidire eventuali "oppositori"), che comanda con piglio più che autoritario la timida sorella ancora signorina nonostante l'età più che matura e il nipote, che si è momentaneamente sottratto all'autorità nonnesca andando a studiare a Napoli.
Ma la nonna ha comunque altri piani per il nipote, e da qui nascono la maggior parte delle schermaglie del film: sia quelle tra nonna e nipote (la vecchietta tenterà in ogni modo di realizzare i propri piani), che tra i due innamorati giovani. A questi aggiungiamo anche i due teneri e comici allo stesso tempo innamorati maturi, interpretati da Peppino De Filippo (direttore dell'ufficio postale che non può soffrire Sabella) e Dolores Palumbo (futura suocera di Gianni Morandi nei musicarelli della serie "In ginocchio date"), costretti a vedersi in segreto per via dell'opposizione di Sabella alla sorella; se vogliamo la cosa ha un lato malinconico, dato che i due innamorati hanno perso la gioventù assecondando il dispotismo di Sabella, e De Filippo quasi quasi vede l'annunciata morte della donna come una liberazione, così finalmente potranno fare ciò che vogliono; quando scopriranno che Sabella, emula di Filomena Marturano, finge di essere moribonda per  far fare a tutti coloro che ha intorno quello che vuole, anche loro cominceranno a combattere per il loro amore, vincendo ovviamente.
Insomma un film da vedere rivedere nei momenti di tristezza, sicuramente vi tirerà su di morale non poco!


P.S: l'anno dopo fu realizzato un seguito, "La nipote Sabella".







sabato 3 ottobre 2015

I nostri ragazzi, 2014



Regia di Ivano De Matteo, con Alessandro Gassman (Massimo ), Luigi Lo Cascio (Paolo ), Giovanna Mezzogiorno (Chiara ), Barbara Bobulova (Sofia),Rosabell Laurenti Sellers (Benedetta),Jacopo Olmo Antinori (Michele).



Massimo e Luigi sono due fratelli, entrambi sposati  con un figlio a testa; i due cugini, Benedetta (figlia di Massimo) e Michele (Figlio di Luigi) sono coetanei e molto legati fra di loro, al contrario dei genitori i cui rapporti sono assidui ma non privi di tensioni.
Una sera, guardando "Chi l'ha visto?", Chiara (moglie di Luigi) vede un filmato dove si vedono due ragazzi che massacrano di calci e pugni una barbona (ritrovata poi morta); la donna sconvolta riconosce nei due proprio il figlio e la nipote....



Una delle cose che meno sopporto in generale sono i genitori di assassini o delinquenti  che, intervistati, li difendono: "Sì è vero mio figlio ha ucciso la moglie incinta, ha sbagliato....ma non è un mostro!", !sì è vero mia figlia ha sfregiato tre persone con l'acido e tentato di evirarne una....ma non è così cattiva come la vogliono dipingere!".
Ok, capisco che la cosa ha sconvolto anche te ma che fai a fare certe sparate?!
Questo film mi ha fatto riflettere molto a proposito.
Cosa può provare un genitore con una vita tranquilla e normale, quando scopre senza ombra di dubbio che il proprio figlio, un adolescente fino a quel momento come tanti altri (anche se magari un po' problematico per alcuni aspetti),una sera ha ucciso una persona ? Cosa può provare ancora se si accorge che, messo alle strette, il ragazzo non ha alcun problema a confessare perchè davvero non si rende conto di non aver fatto una semplice cavolata, come invece pensa?
Nel film le coppie d genitori coinvolte sono due: Massimo e Sofia, genitori di Benedetta, e Luigi e Chiara genitori di Michele. Due famiglie benestanti, che certamente non hanno fatto mancare nulla ai figli a quanto pare anche a livello affettivo, commettendo errori forse (la matrigna che chiede le sigarette alla figliastra?!), ma di quelli comuni a tutti i genitori. 
Come è potuto succedere quindi che questi due ragazzi abbiano fatto quello che hanno fatto, con la leggerezza che oltretutto continueranno a mostrare fino alla fine, con la noncuranza verso quella vita umana che loro stessi definiscono "solo una barbona", addirittura rivedendo il video come se nulla fosse e parlandone fra di loro come facevano all'inizio del film con i video visti su Facebook? 

Il film non dà una riposta in questo senso, si limita a mostrare reazioni e conseguenze di questa azione sulla vita delle due famiglie e anche sulle coscienze dei protagonisti; a questo proposito molto belle le prove attoriali degli attori "adulti", sopratutto quella di Gassman che inizialmente per alcuni aspetti sembra il personaggio più superficiale, salvo poi rivelare un animo più profondo e corretto di quello che sembra. Molto bravi Lo Cascio e la Mezzogiorno a caratterizzare quella che inizialmente sembra la coppia più "seria" e perfettina, anche se sinceramente il loro modo di giudicare ed etichettare continuamente gli altri due me li ha resi piuttosto antipatici; coppia che, dopo momenti e scene di grande dolore e intensità (la presa di coscienza di lei in cucina, quando non ha più alcun dubbio sull'identità dei ragazzi del filmato, il confronto tra i due dopo la confessione del figlio, la scena di rabbia di lui), nel finale riserverà una grossa sorpresa a livello morale; brava anche la Bobulova nel ruolo della matrigna ricca, annoiata e superficiale, sempre messa  a tacere dagli altri due presuntuosetti ma che in realtà ama molto la famiglia e la figliastra al punto di essere disposta a mentire per salvarla.
Bravi anche i due giovani protagonisti, che alla fine fine si vorrebbe prendere a sberle per scuoterli e vedere se dentro di loro c'è qualcosa che non sia quel vuoto di sentimenti e valori che fa davvero paura.
Un film piuttosto duro su una tematica non molto usuale, trattata in modo asciutto e senza sentimentalismi o sbrodolature, un po'come uno schiaffo morale. Se vi piacciono i film che fanno riflettere....questo è l'ideale.





giovedì 1 ottobre 2015

Il cinema italiano è morto?- parte I

Come si può ben intuire leggendo questo blog, sono una fan del cinema italiano...sì, anche quello di oggi. ritengo di non aver, per mia fortuna, i pregiudizi con la cui la maggior parte dei blogger di cinema e degli spettatori lo bollano: del resto, leggendo gli altri blog, non mi pare che gli americani facciano solo capolari...anzi, molti film se fossero stati girati in Italia sarebbero stati inequivocabilmente bollati come trash, spazzatura immonda ancora prima di vederli. Ma Basta che siano targati "USA" o Inghilterra o altro che allora si grida al capolavoro....
Riguardo al cinema italiano ogni tanto si sentono affermazioni di questo tipo:non fanno più i film di una volta,gli attori bravi,che studiavano;non ci sono più i registi seri,i professionisti,i grandi personaggi conosciuti anche all’estero che davano tanto splendore all’Italia:Sofia Loren, Marcello Mastroianni,Federico Fellini,Vittorio de Sica,Sergio Leone ….
Ricordo ad esempio, alcuni anni fa, un'affermazione  de l regista americano Quentin Tarantino,che in occasione della mostra del cinema di Venezia criticò il cinema italiano dicendo (cosa non certo nuova)che non esistono più film italiani capaci di raccontare storie valide,capaci di attrarre il pubblico.Concludendo lapidario:”il cinema italiano è morto”.
Ora,vorrei far osservare due cose:

1-I film italiani non sono più quelli di uan volta,è vero,ma nemmeno i film hollywoodiani:quali sono i George Cukor,gli Elia Kazan,gli Alfred Hitckock,i Douglas Sirk di oggi?Dove troviamo film deliziosi,eleganti,originali come “Colazione da Tiffany”,”Come sposare un milionario”, dove grandi kolossal coinvolgenti come “Ben Hur” e “Via col vento”,dove gialli sottili e sorprendenti,nonché pieni di suspense ,come “Delitto perfetto”o “la finestra sul cortile”?
Quali attrici possiedono la grazia,la bellezza,il fascino,la capacità di catturare gli spettatori con un solo gesto o un’espressione come Grace Kelly, Audrey Hepburn,Liz Taylor,Bette Davis,Marylin Monroe? Qauli attori possiedono il carisma di Marlon Bando ,Laurence Olivier, James Dean?Questo solo per citare i nomi notissimi a tutti….

2-Cosa conoscono effettivamente gli americani(compreso Mr.Tarantino) del cinema italiano di oggi?mi risulta (dalle parole dello stesso regista)che l’ultimo film italiano di grande successo negli  USA sia stato LA VITA E’ BELLA di Roberto Benigni ,anno 1997.Bellissimo film, meritevolmente famoso,ma comunque risalente a molti anni prima!
Del resto quando sento che secondo gli americani la più grande attrice italiana di oggi è Monica Bellucci, rabbrividisco e penso che ‘sti americani non lo conoscono proprio il cinema italiano! Questi non sanno nemmeno chi sia Margherita Buy, Anita Caprioli, Valentina Cervi,Giovanna Mezzogiorno,Jasmine Trinca,Marina Massironi,Laura Morante,Isabella Ferrari,Claudia Gerini ;non sanno chi siano Alessio Boni,Stefano Accorsi,Kim Rossi Stuart.Elio Germano,Pierfrancesco Favino,Claudio Santamaria,Silvio Orlando,Carlo Verdone! Certo che per loro la Bellucci è la più grande,perché non hanno validi termini di paragone!Che miseria,lasciatemelo dire!!! Forse si salva un po' Accorsi, che ha una carriera anche all'estero, ma più che altro in Francia, se non sbaglio....

Detto questo,è vero che il cinema italiano è in crisi, non tanto per colpa di mancanza di autori e idee( ci sono,ci sono…)quanto proprio per la mancanza di fondi, e soprattutto per la mania esterofila che affligge molti italiani,tra spettatori e produttori:tra i primi, quante volte ho sentito dire”ahhhh ma è un film italiano,allora no,mi stufa,non mi interessa…è una stupidata”, e perché?!Non esistono forse film americani molto strombazzati che stufano,sono stupidi e che se non fossero made in Usa nessuno andrebbe a vedere? Del resto la maggior parte di queste persone sono quelle che fanno anche l'associazione: "cinema italiano= cinepanettone", cosa non vera, basterebbe informarsi un minimo.
Tra i secondi,manca sicuramente la voglia di investire sul nostro cinema e il coraggio di farlo andando controcorrente:quanti film italiani vengono adeguatamente sponsorizzati,non dico all’estero,ma qui nella loro madrepatria?Quanti film italiani anche poco famosi rimangono nelle sale almeno un mese?Spesso dopo tre giorni,massimo una settimana li tolgono,mentre film americani di livello uguale o più basso rimangono molto di più.Perchè questa politica suicida?
Concludendo,direi a Quentin Tarantino (che a me non è mai piaciuto, personalmente) di darsi una bella ripassata la nostro cinema prima di parlare a vanvera,magari cominciando da quel capolavoro che è ROMANZO CRIMINALE;poi dica quello che vuole,ma dopo essersi debitamente informato.E tanti saluti a Monica Bellucci,statica,inespressiva e pure bruttarola se non fosse per le tettone che si ritrova e che consistono nella caratteristica principale del suo "fascino"....

Fine prima parte...