venerdì 1 giugno 2012

Il Generale Della Rovere, 1959

Regia di Roberto Rossellini, con Vittorio De Sica (Emanuele Bardone), Hannes Messemer (Colonnello Muller), Vittorio Caprioli (Bacchelli),Sandra Milo (Olga).

Genova, 1943. Emanuele Bardone è un giocatore d’azzardo che vive di piccoli espedienti; sfruttando la sua parlantina e la sua notevole mancanza di scrupoli si inventa un ingobile mestiere: con la complicità del colonnello Muller, un ufficiale tedesco, estorce denaro ai familiari di detenuti politici fingendo di fare da mediatore per la loro liberazione.
Ma viene presto scoperto e denunciato; così il colonnello gli propone un patto per salvarsi: fingersi il generale Della Rovere, un importante ufficiale badogliano che i tedeschi avrebbero dovuto catturare vivo ma che invece hanno ucciso per errore. Tramite questa nuova identità dovrà conquistarsi le simpatie degli altri detenuti politici e con l’inganno estorcere loro informazioni sulle bande partigiane, in particolare scoprire la vera identità di uno dei capi.
Ma la conoscenza con gli altri carcerati cambierà profondamente Bardone, al punto che piano piano dentro di sé diventerà davvero il generale Della Rovere e passerà dalla parte dei partigiani…


Tratto dal racconto omonimo (1959 ) di Indro Montanelli, è un dei film italiani più belli,commoventi, emozionanti… insomma uno dei capolavori del cinema italiano di ogni tempo.
Il tutto grazie a un mix di elementi difficilmente ripetibile: l’abilità di regista  di Roberto Rossellini, particolarmente portato per storie vere (non per nulla fu uno dei maestri del cinema neorealista); la straordinaria performance di Vittorio De Sica, che pare immedesimarsi nel personaggio tratteggiandone perfettamente il passaggio da sbruffone, arido, egoista, senza scrupoli a eroe che sacrifica la propria vita per una giusta causa, riscattando così una vita di miseria morale (in questo mi ha ricordato molto il personaggio di Vittorio Gassman in LA GRANDE GUERRA); sceneggiatori (fra cui lo stesso Montanelli) che trasportano il racconto letterario su pellicola ricreando alla perfezione anche dal punto di vista empatico: si percepisce infatti un costante senso di angoscia, di miseria umana e materiale dovuta alla guerra, ma anche di libertà interiore e di lotta per la libertà.
Mi fermo qui perché di questo film si potrebbero veramente dire moltissime cose ma non basterebbe…occorre proprio vederlo.
Nel 1960 fu premiato con il Leone D’oro al Festival di Venezia e col David di Donatello come miglior film.