sabato 28 luglio 2012

Metello, 1970


Regia di Mauro Bolognini, con Massimo Ranieri (Metello Salani), Ottavia Piccolo (Ersilia Pallesi), Lucia Bosè (Viola), Renzo Montagnani (Poldo Salani), Tina Aumont (Ida), Mariano Rigilio (Olindo).



Firenze, inizio ‘900. Metello Salani è un giovano muratore orfano, lavorando in cantiere aderisce pian piano alla lotta a favore dei diritti degli operai,abbracciando l’ideale socialista e partecipando attivamente a scontri e manifestazioni.

Sposa Ersilia, figlia di un suo collega morto sul lavoro



Tratto dal romanzo omonimo (1955 ) di Vasco Pratolini, il film uscì nel 1970, in piena constestazione, il periodo migliore per proporre film sulla lotta per i diritti dei lavoratori, anche se ambientati settant’anni prima.

E’ un bel film, fedele al romanzo, ben interpretato anche se (a mio avviso), rimane misteriosa la logica che ha portato alla scelta del napoletano Massimo Ranieri per interpretare il toscano Metello Salani, anche se l’interprete ha fatto un buon lavoro imparando bene il toscano.

Ranieri è un attore bravo e credibile nel suo ruolo, cosi come lo sono Ottavia Piccolo nel ruolo dell’amata Ersilia (anche se io non me la sono immaginata affatto così) e Lucia Bosè nel ruolo della fastidiosa Viola (ao’,a me questa proprio non è piaciuta, nonostante non sia un cattivo soggetto! Che ve devo dì?!).

Così come nel romanzo,comunque, più dei personaggi conta  la ricostruzione del periodo storico e sociale dell’epoca, e in questo il regista realizza un convincente affresco che rende bene l’idea della Firenze agli inzi del secol, delle tensioni sociali, della povertà.

La colonna sonora è di Ennio Morricone, poco conosciuta ma come sempre molto bella.

Per il ruolo di Ersilia Ottavia Piccolo vinse tre premi: Nastro D’Argento, Festival Di Cannes e David Di Donatello come migliore attrice. Premio come miglior attore (al David di Donatello) a Massimo Ranieri.



Pinocchio, 2002




Regia di Roberto Benigni, con Roberto Benigni (Pinocchio), Nicoletta Braschi (Fata Turchina), Kim Rossi Stuart (Lucignolo), Carlo Giuffrè (Geppetto), Fichi D’India (Gatto e Volpe),Corrado Pani (il Giudice).



Dopo il successo mondiale de LA VITA E’ BELLA Roberto Benigni potè dedicarsi a realizzare la storia e il ruolo verso cui, per sua stessa ammissione, da sempre si sentiva portato: ovvero Pinocchio , in quello che è il terzo adattamento italiano del secondo libro tradotto al mondo.
L’atteso ritorno del toscanaccio avviene in quello che rimane- almeno per ora- il film più costoso della storia del cinema italiano ( 45 milioni di euro!); operazione riuscita anche se con qualche perplessità (mia…da parte dei critici sono state molto di più dato che molti lo hanno demolito…secondo me in maniera esagerata).
La storia, finalmente,è abbastanza fedele al romanzo (sinceramente mi sono stufata di vedere Pinocchi tirolesi, tecnologici, magici e chi più ne ha più ne metta delle versioni americane!):viene ripristinata come ambientazione la Toscana, ci sono i carabinieri, il cane Medoro, il vestituccio di carta e il berretto di mollica di pane, la carrozza della Fata…e Benigni è un Pinocchio perfetto, incontenbile monello, gioioso e in fondo, felice di essere appunto un moellaccio.
Oddio, a volte ho avuto lìimpressione che fosse scatenatamente forzato….ma non credo: Benigni lo conosciamo tutti, è incontenibile di suo! 
Al limite non si può non notare una rilettura di alcuni personaggi, in particolare un bellissimo (non solo fisicamente…) Lucignolo interpretato con grande bravura da Kim Rossi Stuart; visto non più come l’antipatico falso amico che inguaia Pinocchio per malizia e cattiveria, ma come uno spirito libero amante della libertà a tutti i costi, con tutto quello che essa comporta, che ne acceta pure le conseguenze (in particolare la scena della morte è piena di significato e poesia).
Lo scatenato monellaccio impazza, al pari della gentile consorte Nicoletta Braschi, punto debole del film: nostante il bel look fiabesco, la sua perenne monoespressività inficia il ruolo della Fata al punto che diventa importante  o interessante solo quando è presente anche Pinocchio.
Bravi tutti gli altri attori, persino i solitamente insipidi e appassiti Fichi D’India nei ruoli dekl gatto e della Volpe: come già successo nello sceneggiato di Luigi Comencini vengono intepretati da una coppia di comici, a mio avviso la scelta ideale per questi due personaggi.
Presente nel suo ultilo ruolo – il Giudice- anche l’attore Corrado Pani, che morirà qualche mese dopo le riprese del film.
Belllissime  ricostruzioni di ambienti, oggetti (splenida la carrozza) e splendide riprese esterne: fatalmente il film incassò bene in Italia ma pochissimo all’estero, in America fu addirittura demolito con sei nominations ai Razzie Awards: ‘sti americani, credono davvero di aver inventato tutto loro!



domenica 22 luglio 2012

Angelica (Angelica, Marquise Des Anges),1964



Regia di Bernard Borderie, con Michele Mercier (Angelica Sancé de Monteloup), Robert Hossein (Jeoffreys de Peyrac),Giuliano Gemma (Nicholas), Jean Rochefort (Desgrez).



Francia, 1600. Angelica è la bellissima figlia del barone   ; innamorata del povero Nicholas, è costretta dal padre a sposare il barone di Peyrac, un ricchissimo nobile rimasto sfregiato in battaglia. 

Inizialmente Angelica soffre per questo matrimonio imposto, ma Peyrac si rivela essere un uomo di animo nobile e gentile, nonché uomo dotato di grande intelligenza e fascino; tra i due coniugi nasce l’amore, ma l’avidità di Luigi   causerà loro molti guai…



Tratto dal primo delle celebre serie di romanzi scritti dai coniugi Anne e Serge Golon (in tutto 13 romanzi, di cui il primo intitolato ANGELICA, LA MARCHESA DEGLI ANGELI), fu uno dei film campione d’incasso del 1964, destinato a rimanere nel cuore degli spettatori per vari motivi.

Non solo il successo della seire di romanzi a cui è ispirato (che in Italia, ad esempio, fino a quel momento non è che fossero notissimi), ma prima di tutto l’ambientazione: la Francia del ‘600, dai tre moschettieri in poi ha sempre avuto un notevo,e successo come ambinetazione di storie in cui amore, avventura e intrigo formano un mix perfetto per tenere avvinto lo spettatore di entrambi i sessi.

Secondo motivo, la notevole prestanza fisica (più ancora che bravura, coem comunque non manca) dei due protagonisti: la bellissima Michele Mercier, sensuale senza mai essere volgare né spogliarsi completamente (effetto vedo non vedo, che per una donna penso sia il meglio…), e l’affascinante Robert Hossein,due attori che come coppia funzionano molto bene con una notevole chimica sia sul piano fisico che su quello emozionale dei personaggi. Certo che definire sfregiato uno per una righetta sul viso mi sembra esagerato, ma tant’è…

Terzo motivo: splendide ricostruzioni di paesaggi, interni e costumi, una delizia per gli occhi e per chi ama quel periodo storico.

Quarto: attori comprimari degni di nota, tra cui il nostro Giuliani Gemma nel ruolo del primo amore di Angelica, personaggio che poi ritroveremo alla fine del film e nel secondo episodio della serie.

E’ uno di quei film che si rivedono sempre con molto piacere, e devo dire fra tutti i cinque della serie cinematografica il migliore.

In totale la serie è composta da cinque film:



-       Angelica (1964);

-       La meravigliosa Angelica (1965);

-       Angelica alla corte del re (1966);

-       L’indomabile Angelica (1967);

-       Angelica e il gran sultano (1968)













mercoledì 18 luglio 2012

I promessi sposi, 1967



Regia di Sandro Bolchi, con Nino Castelnuovo (Renzo Tramaglino), Paola Pitagora (Lucia Mondella), Massimo Girotti (Frà Cristoforo), Lea Massari (la monaca di Monza),Giancarlo Sbragia (il Narratore), Lila Brignone (Agnese), Tino Carraro (Don Abbondio), Elsa Merlini (Perpetua), Luigi Vannucchi (Don Rodrigo), Glauco Onorato (il Griso), Salvo Randone (Innominato), Carlo Cattaneo (Conte Attilio), Aldo Soligo (Egidio).

Nella Lecco del 1860 i due giovani popolani Renzo e Lucia non possono sposarsi perché Don Rodrigo,signorotto locale invaghito della ragazza, ha minacciato il parroco Don Abbondio se celebrerà le nozze.I nostri due non si arrendono,ma le peripezie che dovranno affrontare saranno davvero dure: una fuga precipitosa, un rapimento,i tumulti, la peste…


Tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni, un capolavoro della letteratura italiana diventato capolavoro della televisione italiana (quella di una volta, beninteso….!); ancora oggi questo sceneggiato è ricordato non solo come uno dei più belli e importanti, ma anche portato ad esempio per la sua eccellente qualità tecnica, visiva  e per le interpretazioni degli attori.
I due protagonisti sono interpretati dai giovani e allora sconosciuti Paola Pitagora e Nino Castelnuovo, ai quali lo sceneggiato diede subito grande popolarità, facendo da trampolino per due carriere rivelatesi proficue: i due attori sono bravi nei loro ruoli, fedeli ai caratteri manzoniani anche se come coppia a mio avviso sono un po’ incolori…del resto non è che gli originali facessero faville.
Mi sono rimasti più impressi i comprimari: il pavido Don Abbondio di Tino Carraro, l’energica Perpetua di Elsa Merlini, il tenace Fra Cristoforo di Massimo Girotti, momentaneamente prestato alla Televisione dopo l’esperienza di dieci anni prima con CIME TEMPESTOSE (cosa che facevano molto spesso gli attori dell’epoca).
La maggior parte degli attori, come sempre in questi sceneggiati, era di stampo teatrale e questo aumenta, a mio avviso, la fedeltà quasi esatta al romanzo originale con cui questa trasposizione è stata realizzata (gli autori della sceneggiatura usufruirono della consulenza dell’allora direttore del Centro Nazionale di Studi Manzoniani Claudio Secchi).
Al limite si può notare un senso di cupezza e oscurità molto spesso imminente, quasi come la profezia di Fra’ Cristoforo a Don Rodrigo,….questo mi ha un poco disturbato, anche se  in fondo è un particolare irrilevante.
Ogni puntata è preceduta da un riassunto letto da Giancarlo Sbragia, che nello sceneggiato è il narratore.





sabato 7 luglio 2012

Salviamo Cinecittà!!


Da tempo circola una brutta notizia per chi, come me, ama il cinema: Cinecittà, i famosi studi cinematografici di Roma, la Hollywood italiana, rischia di chiudere.
Ormai da anni i lavoratori di Cinecittà cercano in tutti i modi di far sentire la loro voce contro il piano che prevederebbe la chiusura di Cinecittà per relizzare al suo posto il solito SpA con ristoranti, alberghi, palestre ecc…cose di cui se ne sente gran bisogno, no?
Tutto ciò però cancellerà inevitabilmente non solo un mondo che custodisce ancora cimeli el suo grande passato, ma che ha ancora grandi potenzialità- volendo!- ; soprattutto perderanno il lavoro moltissimi artigiani del cinema, veri e propri professionisti che con la loro abilità e cultura cinematografica  hanno contribuito a realizzare migliaia di film e fiction. Anche a loro il mondo del cinema deve molto….
Dato che finora sono stati completamente ignorati nonostante scioperi, appelli e manifestazioni, in questi giorni i lavoratori di Cinecittà stanno compiendo l’estremo tentativo di farsi almeno ascoltare dalle istituzioni: l’occupazione degli studios e uno sciopero della fame.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/07/05/news/studios_occupati_i_lavoratori_piantono_tende_a_cinecitt-38537326/

Molte le cose tristi in questa vicenda: la scarsa considerazione della politica per una parte importante del mondo della cultura; il declino- voluto- della nostra “fabbrica dei sogni”; la preoccupazione per le sorti dei lavoratori in un momento già fortemente in crisi; ma soprattutto, a mio avviso, il totale silenzio da parte di chi potrebbe fare tanto e invece non fa nulla: ovvero attori, registi e sceneggiatori famosi. Le persone che hanno più visibilità nel mondo del cinema, che guadagnano di più grazie a questo lavoro  e che quindi dovrebbero avere più a cuore le sorti di chi gli ha permesso di avere fama e di realizzare il proprio desiderio di lavorare nel mondo del cinema. Dove sono tutte queste persone? Inutile dire che essendo più famosi possono avere più influenza , se non altro per portare avanti la protesta…ma invece non c’è nessuno. A tutt’oggi ho visto solo Massimo Ghini, Dante Ferretti e  Sabina Guzzanti,che ha lanciato un appello da firmare sul suo blog:

http://www.sabinaguzzanti.it/

Non sto qui a ricopiare l’appello, se volete firmarlo (io l’ho già fatto) cliccate sul link qui sopra. Spero davvero si possa fare qualcosa per salvare Cinecittà…sarebbe una grandissima perdita per il nostro Paese!

mercoledì 4 luglio 2012

Marilyn (My week with Marylin), 2011


 Regia di Simon Curtis, con Michelle Williams (Marylin Monroe), Eddie Redmayne (Colin Clark), Kenneth Branagh (Laurence Olivier), Julia Ormond (Vivien Leigh), Judy Dench (Sybil Tohrndike), Dpugray Scott (Arthur Miller).

Estate 1956, in Inghilterra si gira il film “Il principe e la ballerina” con Laurence Olivier e Marylin Monroe, e Colin, giovane neolaurendo di nobile famiglia, riesce a farsi assumere come terzo assistente alla regia.
Il lavoro è duro, accontentare i capricci di star e registi non è facile, ma comunque il ragazzo ottiene le sue soddisfazioni, visto che riesce ad assistere alla nascita del filme  soprattutto, ad entrare nelle simpatie della fragile Marylin, piena di insicurezze, ossessioni, dubbi e schiacciata dallo star system che non le dà tregua costringendola a recitare perennemente una parte. L’infatuazione tra Colin e la star però è destinata ad essere di breve durata…

Tratto dai diari originali di Colin Clark, usciti con il titolo LA MIA SETTIMANA CON MARYLIN  , è un ritratto fedele di Marylin Monroe all’apice della propria carriera, con tutte le inquietudini, ossessioni, tormenti che accompagnarono la vita di questa sfortunata attrice.
Girare un film con Laurence Olivier, probabilmente già all’epoca uno dei più grandi attori che siano mai esistiti, rappresentava per Marylin un’occasione cruciale per la sua carriera, per dimostrare che lei era un’attrice serie dato che nonostante il successo mondiale venne spesso relegata a ruoli da commedia e da svampita, messa in risalto più che altro per il suo sex appeal. Marylin all’epoca era appena sposata con il terzo marito Arthur Miller, che lei vedeva come un Pigmalione che poteva aiutarla culturalmente, e veniva costamente seguita da Paula   , insegnante del metodo 
Da tutto ciò si può capire il notevole livello di insicurezza che la dominava, e tutto ciò è perfettamente rappresentato nel film da un’intensa Michelle Williams, molto somigliante a Marylin fisicamente e perfettamente calata nel ruolo, anche se forse in alcuni punti manca un poco la verve comica che l’attrice sfoggiava in pubblico mettendo la sua maschera; che però è ben evidente in parecchie scene, sopratutto in quelle in cui chiama “lei” Marylin, per distinguerla dalla reale persona Norma Jean. 
Dato che la maggior parte della storia narrata del film è nota, così ome sono oti i problemi che attanagliarono la vita dell’attrice, mi preme sottolineare la bravura degli interpreti di personaggi “reali”: oltre alla già citata Williams (che per questo ruolo ha avuto una nomination all’Oscar) Kenneth Branagh nl ruolo di Olivier, affascinato da Marylin e contemporaneamente insofferente delle sue paturnie e Julia Ormond nei panni di una sfiorita Vivien Leigh- che da lì a poco subirà la stessa sorte della rivale.
Il ragazzo Colin quasi completamnte incolore, se non come elemento da usare per raccontare la storia…se proprio vogliamo ha più spessore, anche fisicamente, il breve ruolo di Emma Watson nei panni di una costumista.
Credo che ai fan di Marilyn Monroe potrà piacere questo film, anche se ovviamente sapendo cosa succederà dopo è inevitabile provare una sensazione di amarezza, alla fine.



La carica dei 101 (One hundred and one dalmatians), 1961


Regia di Clyde Geronimi, Wolfgang Reitherman e  , con le voci italiane di

Anita e Rudy vivono felici con i loro cani  dalmata Pongo e Peggy ed i loro 15 cuccioli; ma Crudelia, amica di Anita e appassionata di pellicce, fa rapire i cuccioli dai suoi scagnozzi Orazio e Gaspare per realizzare una pelliccia maculata con il loro mantello.
Con l’aiuto di altri animali Pongo e Peggy adranno alla ricerca dei loro cuccioli….e ne troveranno altri 99!

In questo perido al cinema hanno rimesso alcuni classici Disney e ho deciso di godermi la versione “Cinema” di uno dei miei preferiti, tratto dal un libro per bambini di Dodie Smith intitolato "I 101 dalmata" (1956).
Che dire? Quando ero piccola era una delle poche storie con protagonisti animali che mi piacevano, complice il fatto che fu uno dei primi libri letti e il fatto che avevo il filmino super otto come si usava all’epoca. A scuola era uno dei primi film in VHS che ci fecero vedere…
Al di là dei ricordi personali, è proprio la storia che mi è piaciuta, ottima perché alterna momenti divertenti e drammatici, e questi ultimi sono trattati in modo da non angosciare o spaventare i bambini. Anche  i cattivi Crudelia, Orazio e Gaspare sono tratteggiati in modo da avere vari tratti comici; personalmente poi trovo che Crudelia sia la più strepitosa cattiva del cinema! Nota personale: secondo me ha vari tratti in comune con la perfida Alexis del serial DINASTY, girato però una ventina di anni dopo…
Sicuramente però il nome del gatto che aiuta i cuccioli è un’omaggio al cinema e all’ispettore Tibbs dell’omonimo film…