venerdì 29 dicembre 2017

Classifica 2017

Se il 2016 è stato un anno brutto, il 2017 è stato allo stesso livello, se non peggio: ho lavorato fino a luglio, ma sul lavoro sono capitati problemi seri che spero non mi abbiano rovinato la vita. Ora sto lavorando poco ed è uscita da pochi giorni una sentenza particolarmente favorevole per noi precari della scuola.
Per il resto, problemi personali in serio aumento e problemi di salute che potrebbero benissimo derivare dalla somatizzazione dei miie vari problemi e sofferenze; c'è un solo modo di provare a risolvere le cose, ma è lungo e costoso e- economia a parte- ho paura che a 38 anni sia troppo tardi.
E quindi il mio "giochino" di cui vi ho parlato l'anno scorso - quello secondo cui dal primo film che vrei visto al cinema potevo prevedere se l'anno sarebbe stato positivo o negativo- è rimasto, appunto, solo tale. E' ufficiale, non serve a un caxxxo ("Ma và?" direte voi, a ragione).
Anche al cinema non è che sia stato un anno dei migliori, anzi: pochi film interessanti- a mio avviso- addirittura interi periodi senza nulla, e molto spesso uscite intenressanti tolte dopo pochissimo. Bah, che vi devo dire, è andata così.





- Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali;

- La battaglia di Hacksaw Ridge;

- Beata ignoranza;

- Maradonapoli;

- Sgt Pepper's beyond.

Moonligth, 2010



Ideata da Ron Koslov e Trevor Munslon, con Alex O’Laughlin (Mick St. John), Sophia Myles (Beth Turner), Jason Dohring (Joseph Kostan), Shannyn Sossamon (Coraline Duvall),Jordan Belfi (Josh Lindsay).

Mick St.John è un abile detective privato di Los Angeles. Spesso nelle sue indagini si trova a collaborare (o ad aiutare) una brillante giovane giornalista, Beth Turner , con la quale a poco a poco nasce un rapporto molto stretto. Beth non sa però due cose: la prima è che Mick è un vampiro, trasformato 55 anni prima dalla ex moglie Coraline; la seconda è che Mick conosce già Beth: è infatti la bambina che molti anni prima aveva salvato da un rapimento da parte di un maniaco…
Solitamente non amo troppo le storie di vampiri che tanto vanno di moda oggi, ma questo telefilm (che attualmente è in replica il giovedi sera e la domenica pomeriggio su LA5, assieme a THE VAMPIRE DIARIES) mi ha davvero appassionato.
Rispetto alle storie del genere vampiresco l’ho trovato abbastanza originale: prima di tutto i personaggi non sono i soliti adolescenti o giovanissimi, ma persone adulte divise tra carriera e vita sentimentale, con tutte le problematiche del caso.
Inoltre in MOONLIGHT i vampiri non sono semplicemente cacciatori in continua ricerca delle loro prede umane, ma sono una vera e propria comunità inserita all’interno di quella umana, e per questo quindi ancora più misteriosa e difficile da riconoscere. I vampiri lavorano e vivono come tutti noi, e ovviamente per fare questo devono essere pure i soliti vampiri moderni, che resistono alla luce del sole grazie a particolari anelli o espedienti che li proteggono. Anche nelle vite e nei sentimenti dimostrano una loro umanità di cui non si sono del tutto liberati con la trasformazione.
inoltre Mick, il protagonista, è un vampiro assolutamente diverso dalla maggior parte dei suoi “colleghi” , potremmo definirlo addirittura un vampiro sui generis: è un vampiro buono che non ha scelto la propria condizione (è stato trasformato contro la sua volontà) e che ha deciso di combattere la sofferenza che prova mettendosi a servizio del bene; sfruttando tutti i poteri e la forza che comunque gli deriva dalla sua condizione, è diventato investigatore privato e si occupa di difendere e proteggere i più deboli, riportando la giustizia laddove la legge ufficiale tende a latitare:spesso i suoi clienti  sono soprattutto donne, vittime di mariti violenti o perseguitate da stalker o madri che si rivolgono a lui per ritrovare il figlio rapito o scomparso. Mick ha una sensibilità molto profonda che gli permette di sentire sulla propria pelle l’ansia, il dolore, l’angoscia delle persone che gli si rivolgono , in modo che è quasi impossibile per lui  non empatizzare con loro e non ricordarsi delle loro vicende anche a distanza  di tempo.
Inoltre è tormentato dall’impossibile speranza di riuscire a trovare un giorno un antidoto alla sua condizione, che gli permetta di tornare umano e riuscire a riavere la possibilità di recuperare tutto il tempo perduto e rifarsi di quello che gli è stato tolto.
Questo desiderio si fa ancora più forte quando nella sua vita appare Beth, la donna di cui si innamora, naturalmente umana.
Mick e Beth appaiono in un certo senso predestinati: infatti quando lei  aveva solo otto anni venne rapita e la madre si rivolse proprio al vampiro detective per occuparsi con celerità del caso, cosa che il nostro fece con successo liberando la bambina; quando la incontra anni dopo lei, che è diventata giornalista, non ricorda nulla di lui, ma lui ovviamente sa tutto di lei, perché fin dal giorno in cui accettò il suo caso e anche dopo la sua liberazione Mick si legò particolarmente alla bambina , vegliando come un angelo custode su di lei; quando le circostanze permettono finalmente un loro reale incontro, per lui è solo l’occasione per poter riallacciare quel filo che non aveva mai interrotto.
Beth è una giovane donna bella e brillante, felicemente fidanzata e  che svolge con passione la sua professione di giornalista prediligendo casi di cronaca nera; la simpatia con Mick nasce subito, dapprima come stima per il suo lavoro e amicizia (tant’è che non esita a farlo conoscere anche al fidanzato); solo col passare del tempo (e la provvidenziale morte del fidanzato Josh), il sentimento diventa profondo anche da parte sua; certo, la naturalezza con cui apprende che Mick è un vampiro e con cui accetta la cosa mi è parsa un po’ troppo tirata per i capelli (addirittura,lei gli si offre per fargli bere il suo sangue in un momento di necessità, e insiste a ogni costo per diventare vampira!), ma il modo in cui vengono descritti i reciproci sentimenti e il passaggio dall’amicizia all’amore fa passare tutto ciò in secondo piano. 


Merito anche dei due protagonisti principali, Alex O’Laughlin e Sophia Myles, a mio avviso molto credibili sia come coppia, sia presi singolarmente; altro personaggio ben riuscito è quello di Josef, il vampiro amico e mentore di Mick, completamente diverso da lui come carattere ma sempre pronto ad aiutarlo e consigliarlo, visto anche che essendo vampiro da molti secoli sa molte più cose sul vampirismo e la vita da vampiri, e Mick spesso si rivolge a lui per consigli in tal senso. Josef è disincantato, ironico, e al suo personaggio sono forse sempre assegnate le migliori battute. Molto divertente il fato che, nonostante rimproveri Mick di aiutare gli umani, alla fine lui stesso è quasi sempre coinvolto in questi casi, visto che aiuta l’amico. Ultimo personaggio di spicco è l’affascinante (ma a mio avviso non troppo….molto meno di Beth) Coraline, che in realtà è la moglie di Mick, la donna che lo vampirizzò durante la loro prima notte di nozze a sua insaputa come regalo, e con la quale per questo motivo lui ha avuto per anni un rapporto di amore-odio, fino a quando non è scomparsa del tutto in un incendio; ma anche qui, questa storia avrà degli sviluppi imprevedibili e non troppo scontati, anche se appare chiaro fin da subito che, per quanto riguarda il lato sentimentale, prevarrà l’amore di Mick per Beth. L’attrice che la interpreta, Shannyn  Sossamon, è riuscita a dare credibilità e spessore a questo personaggio che viene introdotto come antipatico ancora prima della sua apparizione, ma che poi svelerà anche altri lati oltre alla freddezza che inizialmente sembra prevalere, anche se come ho detto per il confronto con Beth era perso in partenza.
Nell’ambientazione prevalgono, come ovvio, colori e atmosfere scure messe in evidenza dalla fotografia di una Los Angeles notturna  e particolarmente misteriosa; e i casi su cui indagano Mick e Beth si intrecciano con le vicende personali dei protagonisti in modo parallelo senza rubare spazio alla storia dei personaggi; molti casi sono interessanti e originali, soddisfano sicuramente la curiosità “gialla” degli spettatori.
Il telefilm ha avuto una lavorazione e una storia particolarmente travagliate; era stato cancellato dopo il flop dell’episodio pilota, ma poi ripristinato grazie all’insistenza di produttori e sceneggiatori; nonostante sia sia però ripreso in fatto di ascolti, la CBS annunciò la sua definitiva chiusura dopo solo una serie.
I fan americani di Mick e Beth però non rinunciarono facilmente alla speranza di continuare a godersi le avventure dei loro beniamini : lo fecero solo  dopo una petizione e alcune inziative fallite nel 2008 per evitare la chiusura della serie (addirittura organizzarono, in collaborazione con la Croce Rossa, una giornata interamente dedicata alla donazione del sangue, per la quale sono arrivati fan da ogni parte d'America!). Davvero molto agguerriti, non c'è che dire!




martedì 26 dicembre 2017

Up!, 2009


Regia di Pete Docter e Bob Peterson, con le voci di Edward Asner(Carl Frederiksen), Jordan Nagai(Russel), Delroy Lindo(Beta), Christopher Plummer(Charles Muntz),Bob Peterson (Doug).

Carl Friederiksen è un 78enne ex venditore di palloncini che vive nel ricordo dell’amata moglie Ellie, custodendo gelosamente la loro vecchia casa che dovrebbe essere abbattuta per fare posto a nuovi moderni edifici.Lui ed Ellie avevano un sogno, da giovani: viaggiare nell’America del Sud fino alle cascate Paradiso. Ora Carl ha deciso, in barba a tutto e tutti, di concretizzare questo sogno….e infatti trova il modo di far volare la casa attaccata a migliaia di palloncini, diretta proprio verso le cascate! Ma involontariamente è salito a bordo Russel, un boy scout di nove anni che da tempo cercava di rendersi utile a Carl, il quale nonostante la seccatura decide di non rimandarlo indietro. La grande avventura è solo all’inizio…

Sebbene continui a rimpiangere i vecchi cartoni con disegni, non posso dire di disdegnare anche film come questo, soprattutto visto che negli ultimi anni questo tipo di produzione si sta affinando come tecnica e come messaggio.
UP è un film delizioso, coinvolgente, divertente e anche molto toccante. La parte iniziale , quella che descrive in breve la vita della coppia Carl- Ellie, non è priva di malinconia, così come il vedere il pensionato ormai solo coi suoi ricordi in un mondo divenuto troppo veloce per dare importanza ai sentimenti e ai sogni fa davvero tristezza. Eppure questo mix di malinconia e comicità(che inizia quando compare il piccolo Russel) è reso in maniera davvero ottima,sensibile senza turbare, così come ottima è la trovata di far volare la casa attaccata ai palloncini(diciamocelo, a chi non piacerebbe?) segnando così il percorso che porterà Carl a una “rinascita”, a ricominciare una nuova avventura, intesa come vita, in compagnia dei suoi nuovi amici.Ognuno dei quali sarà a sua volta arricchito dall’avventura vissuta suo malgrado.
Forti i riferimenti cinefili (Carl assomiglia a Spencer Tracy, Muntz a Vincent Price)in un film davvero carino, che ha aperto il Festival di Cannes di quest’anno.




sabato 23 dicembre 2017

Lilli e il Vagabondo (Lady and the Tramp), 1955


 Regia di Hamilton Luke, Wilfred Jackson e Clyde Geronimi, con le voci italiane di: Flaminia Jandolo (Lilli), Stefano Sibaldi (Biagio), Tina Lattanzi (Gilda), Lauro Gazzolo (Wishky), Mario Besesti (Fido), Luigi Pavese (Boris).


Lilli è una graziosa cockerina che vive con i padroni Gianni e Tesoro: la sua vita si è sempre svolta nell'agiatezza dato che gli affettuosi padroni l'hanno sempre ricoperta di coccole, cibo buono e una casa accogliente e calorosa. Lilli è molto amica dei due cani dei vicini, Whisky e Fido, che più anziani di lei tentano talvolta di istruirla riguardo il mondo circostante. Nel quartiere vive anche Biagio, un cane randagio  che al contrario di Lilli è sempre stato abituato a ricorrere a vari trucchi ed espedienti per sopravvivere. Quando nasce il bimbo dei padroni, Lilli viene momentaneamente mesa da parte; la cockerina soffre della cosa e quando in casa arriva per qualche tempo la severa zia Sara con i suoi gatti siamesi, la piccola non resiste e fugge di casa, incontrando subito mille pericoli.
Per fortuna fa amicizia con Biagio....





Uno dei più amati classici Disney è questo "Lilli e il Vagabondo", che per me ha anche un ricordo personale visto che è stato uno dei primi libri che ho avuto (con cassetta). Non può mancare una sua programmazione ogni Natale,  tra l'altro periodo in cui la storia inizia e finisce.
E' una storia con uno schema abbastanza classico, ovvero quella della brava ragazza e del "bad boy" ribelle che finisce da lei addomesticato, l'originalità ovviamente è che il tutto viene raccontato in versione canina: proprio per questo gli umani si vedono pochissimo, e quasi mai in viso, proprio per mantenere costante il punto di vista del cane. Come spesso capita nei cartoni con animali, anche qui abbiamo caratteri ben definiti e "umanizzati" (in senso buono): Lilli è la cagnolina viziata, reginetta - e tiranna- della casa e dei padroni, che non conosce nulla del mondo appunto perch ha vissuto sempre nel suo mondo ovattato; Biagio  all'opposto è il cane vagabondo che, non avendo mai vissuto in una famiglia, è talmente avezzo ai pericoli e disagi della strada da preferirli comunque al calore di una casa in nome della libertà; Wisnky è il cagnetto anziano che sa tutto lui e Fido il cane anziano e tranquillo che al momento giusto saprà tirare fuori le unghie. Anche fra i cani che Lilli incontra ne canile ci sono varie tipologie "umane". 
Come sempre disegni e animazione superlativi, fotografia e colonna sonora molto curate; inutile poi dire che il cartone contiene una delle scene più famose della storia del cinema, ovvero quella di Lilli e Biagio che mangiano gli spaghetti e si scambiano per sbaglio il primo bacio con in sottofondo "Bella notte" una delle più belle canzoni disneyane.
Il tutto dà vita a una storia gradevole e simpatica, che nel    ha avuto un seguito (senza infamia e senza lode, ma penso comunque gradito ai bambini)  uscito solo in VHS: "Lilli e il Vagabondo 2- Il cucciolo ribelle" con protagonista appunto uno dei cuccioli della coppia. 




Peluche di Lilly che era di mia sorella da bambina.


mercoledì 20 dicembre 2017

Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express), 2017



 Regia di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh (Hercule Poirot), Johnny Depp (Samuel Ratchett), Michelle Pfeiffer (Caroline Hubbard), Judy Dench (Natalia Dragomiroff), William Defoe (Gerard Hardman), Penelope Cruz (Pilar Estravados), Josh Gad (Hector McQueen), Leslie Odom jr ( Mr Aburthnot),Daisy Radley (Mary Debenham),Lucy Boynton (Helena Andrenyi),Serhij Poulin (Rudoplh andrenyi). Derek Jacobi (Henry Masterman).




L'investigatore Hercule Poirot è tra i passeggeri dell'Orient Express che va da Instanbul a Calais quando uno dei passeggeri, l'americano Mr Ratchett, che il giorno prima aveva tentato di assumere Poirot raccontandogli di avere subito minacce alla propria vita, viene effettivamente trovato assassinato nel proprio scompartimento. Dato che dalla nottata precedente il treno è fermo per una forte nevicata, l'assassino non può che essere uno dei passeggeri dello scompartimento. Ma chi? E per quale motivo?

Indagando con il solito fiuto, Poirot scoprirà che l'americano  è in realtà Cassetti, capo della banda che due anni prima sequestrò e uccise la piccola Daisy Armstrong, la cui morte provocò indirettamente anche quelle dei genitori e di una cameriera suicidatasi perchè sospettata di aver aiutato i sequestratori.
Certo il fatto suscitò grandissimo sgomento e indignazione tra l'opinione pubblica, ma chi poteva davvero avere interesse nell'uccidere il colpevole?


Tratto dall'omonimo romanzo (1934 ) di Agatha Christie, è una buona versione della storia, con qualche difetto ma comunque godibile anche se causa ritmo serrato e fitto intreccio, anche psicologico, richiede un'attenzione pressochè costante.

Rispetto al romanzo c'è qualche lieve variazione, nulla di fastidioso, la trama è invece fedele al romanzo e oltretutto il film ha il pregio- non di poco conto visti i tempi che corrono- di essere diretto da un Signor Regista come Branagh, che sarà anche un po' megalomane e autocelebrativo ma dietro la macchina da presa sa il fatto suo.
Dico "megalomane e autocelebrativo" perchè impossibile non notare che Branagh, oltre a essersi assegnato il ruolo del protagonista, compare praticamente in quasi ogni scena del film, spesso ripreso in primo piano a schermo intero(forse per meglio deliziare il pubblico con la vista di quei bei baffoni posticci?), alternando spiegoni filosofici non proprio attinenti con la vicenda a inutili scene dove sospira nel ricordo di una donna amata di cui poi però non si viene a sapere null'altro (quindi a che servono quelle parti?). Senza di essi si poteva sfoltire un poco in film, e non sarebbe stata una cattiva idea. Ma visto che possiede le qualità registiche sopra dette, possiamo pure perdonarlo.
Tra gli altri interpreti la migliore mi è sembrata Michelle Pfeiffer nel ruolo più sofferto e drammatico (ho davvero sofferto con lei nel suo discorso nella parte finale!), anche gli altri fanno bene il loro lavoro, in particolare ho rivisto con piacere Johnny Depp che mi è sembrato più in forma rispetto a com'era ridotto da qualche tempo. 
Altro dettaglio veramente meritevole del film, la scenografia e fotografia, che mettono in risalto gli spettacolari paesaggi innevati degli Urali (almeno nel romanzo si trovavano più o meno lì). Una sola cosa: in più di scena Branagh e l'amico scende dal treno nel bosco, con temperature certamente molto sotto lo zero, con la sola giacca....quando io in sala stavo guardo il film con il giubbino addosso ?! Ma che è, sono io che sto invecchiando?!





domenica 17 dicembre 2017

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the prisoner of Azkaban), 2004

 Regia di Alfonso Cuaròn, con Daniel Radcliffe (Harry Potter), Rupert Grint (Ron Weasley), Emma Watson (Hermione Granger),Tom Felton (Draco Malfoy), Gary Oldman (Sirius Black), Alan Rickman (Severus Piton), Emma Thompson (Sibilla Cuman).



Harry & soci si apprestano a cominciare il nuovo anno scolastico, quando una notizia sconvolge Hogwarts: Sirius Black, il pericoloso criminale che ha causato la morte dei genitori di Harry e di molte altre persone, è fuggito dal carcere di Azkaban dove era rinchiuso e ora si appresta a finire ciò che aveva cominciato, uccidendo Harry...





Tratto dall'omonimo romanzo (1999) di Joanne K. Rowling, è il film che più mi è piaciuto fra quelli che ho visto (non tutti, visto che non sono un'appassionata della serie) dopo il secondo.
Sono passati molti anni (precisamente, 13) da quando ho visto il film al cinema e, per correttezza, devo specificare che non lo ricordo proprio tutto benissimo; ricordo però che mi era sembrata una buna storia in stile "giallo" riguardante il misterioso Sirius Black, temibile assassino responsabile del tradimento che condusse alla morte dei genitori di Harry, e che è evaso dal carcere di Azkaban per completare l'opera, ovvero uccidere il giovane maghetto.
In realtà la verità è tutt'altra, e ci si arriverà piano piano con un sottile gioco di indizi svelati a poco a poco, dove ogni cosa è tutt'altro rispetto a ciò che è veramente. Nulla di nuovo riguardo ai vari personaggi, se non che percepiamo meglio il difficile ruolo di Severus Piton, che dal primo episodio sembra proprio essere il più cattivo della situazione e invece si intuisce anche lui nasconda un segreto dietro l'aspetto inquietante. Molto bravi gli attori più giovani, ottimi i più grandi con personaggi di secondo piano ma molto caratteristici, come spesso si usa in questo tipo di film.
Atmosfere più "dark" rispetto ai film precedenti, sottolineate da colori molto spesso scuri.




giovedì 14 dicembre 2017

Natale al Sud, 2016


Regia di Federico Marsicano, con Massimo Boldi (Peppino Colombo), Biagio Izzo (Ambrogio Esposito), Debora Villa (Bianca Colombo), Barbara Tabita (Celeste Esposito), Anna Tatangelo (Eva), Simone Paciello (Simone), Riccardo Dose (Riccardo), Enzo Salvi (Checco ), Paolo Conticini (Leo).


Riccardo e Simone sono due amici entrambi fidanzati virtualmente con due ragazze conosciute sul sito di incontri "Cupido. 0", che però non hanno mai davvero incontrato di persona. I rispettivi genitori sono molto preoccupati per questa realtà virtuale dei loro figli, e a loro insaputa organizza per entrambi una vacanza in Puglia con le rispettive fidanzate virtuali, con le quali si incontreranno per la prima volta. Peccato che nei piani rientra il fatto che entrambe le coppie di genitori andrà in vacanza "in incognito per controllare come andrà la vacanza....




Mi sa tanto che il cinepanettone come l'avevamo sempre conosciuto è ufficialmente deceduto. So bene che in molti lo disprezzano, ma a me i vecchi cinepanettoni non sono mai dispiaciuti del tutto, presi esclusivamente per quello che sono, ovvero film con evasione di poche pretese per strappare una risata e un sorriso. Ma ormai da qualche tempo a questa parte- in particolare dopo la rottura del sodalizio tra boldi e De Sica, principali protagonisti del genere- ormai non si ride nemmeno più, non c'è una trama anche labile, ma solo uan serie di gag deficienti che non invogliano nemmeno a scaricare il film da Emule, figuriamoci spendere otto euro al cinema!
A parte che non si capisce il bisogno di mettere il Natale nel titolo quando poi il resto del film è ambientato in estate (sic!)....cosa ci sarebbe da dire? Al limite, posso notare l'idea (apprezzabile sulla carta) di deridere gli odierni modi di usare il web e i social network, ma poi tutto viene cancellato dalla recitazione pessima di ogni singolo membro del cast, da gag che come ho detto non fanno ridere nemmeno i polli e...da tutto il resto. Non c'è una cosa che si salvi in questo film!
















lunedì 11 dicembre 2017

Sirene, 2017




Regia di Davide Marengo, con Valentina Bellè (Yara), Denise Tantucci (Irene), Rozy Franzese (Daria), Maria Pia Calzone (Marica), Ornella Muti (Ingrid), Luca Argentero (Salvatore), Massimiliano   (Carmine), Michele Morrone (Ares),



Quando il tritone Ares scompare improvvisamente nei vicoli di Napoli dopo aver assunto forma umana senza dare più notizie di sè, la sirena Yara- sua fidanzata- decide di fare la stessa cosa per andare a cercarlo, accompagnata dalla madre Marica e dalle sorelle Irene e Daria.
Le ex sirene si trovano ad avere a che fare con un mondo totalmente diverso da loro, e diverso anche da ciò che di questo mondo loro hanno sempre conosciuto: infatti nel mondo delle sirene gli umani sono descritti come esseri orribili e senza cuore, mentre da subito le nostre trovano molte eccezioni, a cominciare da Salvatore, un gentile insegnante di ginnastica che le ospita nel suo bed & Breakfast sopportando le manìe dietro cui celano la loro reale natura (compresa quella di fare lunghi bagni in acqua salata ogni 12 ore, altrimenti rischiano di morire).
Le sirene hanno solo un mese di tempo per riuscire nel loro intento, poi dovranno tornare in mare....





Simpatico tentativo di Ivan Controne di realizzare una fiction in stile fantasy, un genere trascurato dalla nostra tv e dal nostro cinema. Il risultato non è male, e ha il pregio di uscire in un periodo dove molta gente chiede almeno in Tv più leggerezza e positività, in un'offerta che dà quasi esclusivamente serie cupe o violente con una marea di morti ammazzati. Pur con tutti i suoi difetti.
Le nostre protagoniste sono delle sirene, personaggi che da sempre affascinano la fantasia delle persone; solo, siamo sempre stati abituati a vederle o in Grecia o in altri mari sconosciuti e lontani, mai a Napoli,in casa nostra. E invece proprio dal golfo di Napoli "sorge" un'intera famiglia di sirene: Marica, la madre, con le figlie Yara, Irene  e Daria. Tutte e quattro sono alla ricerca di Ares, il tritone fidanzato di Yara che improvvisamente ha assunto forma umana ed è sparito nella città, sttratto comprensibilmente dalla vita dei terrestri; in fondo al mare infatti vige il matriarcato più severo, i maschi non contano nulla se non per la riproduzione, sono le donne che comandano e Ares è stufo sia di Marica che di Yara. 
Il modo in cui le nostre sirene si adatteranno a un mondo tanto diverso dal loro nel bene e nel male, rimanedone contaminate, è simpatico anche se la trama a mio avviso è piena di cose inutili forse messe per allungare il brodo: ad esempio non ho molto capito il senso della "storia" fra Irene e Michele, la mezza storia fra Marica e Carmine, quella fra Ares e Francesca e tra la stessa Francesca e Salvatore. Così come ho trrovato assurdo che Salvatore si confidi così tanto con tre suoi studenti (adolescenti); ho poco sopportato i tic e gli scatti nervosi della Bellè che francamente mi hanno reso Yara non proprio simpatica rispetto alle altre tre (spero che la cosa sia limitata a questo ruolo e che non sia una caratteristica dell'attrice): ho apprezzato invece molto Maria Pia Calzone nel ruolo di Marica, una dura che non è tale, visto che nonostante tutto ciò che dice è molto attratta dal mondo degli umani, al punto da custodire gelosamente un segreto: trent'anni prima aveva salvato alcune persone da un naufragio e ora le cerca per vedere che cosa hanno fatto di quelle vite che lei gli aveva salvato. Mi sono piaciuti anche Argentero e la piccola Rosy Franzese.
Strampalato ma gradevole.







venerdì 8 dicembre 2017

La ragazza del mondo, 2016


Regia di  con Michele Riondino (Libero), Sara Serraiocco (Giulia), Marco Leonardi (Costantino), Pippo Delbono (Giacono), Stefania Montorsi (Costanza).




Giulia è una giovane liceale Testimone di Geova assieme a tutta la sua famiglia. La sua vita ruota attorno a questo mondo: le adunanze, il lavoro parti time per avere tempo per predicare, il non poter assecondare il suo talento per la matematica perchè considerato vanesio dalla sua religione. L'insoddisfazione cova dentro di lei, esplodendo nel giorno in cui conosce Libero, un "ragazzo del mondo" appena uscito dal carcere, con cui intreccia una storia che le costa l'espulsione dalla comunità....


Film che avrebbe meritato più attenzione di quella ricevuta da parte del pubblico, data la qualità con cui a mio avviso è stato realizzato e come viene raccontata un'ambientazione non semplice: quella dei Testimoni di Geova. Sarebbe stato molto facile scadere nella banalità e nello stereotipo tratteggiando ambientazione e personaggi, ma il regista di questo film è riuscito dell'impresa di non farlo.
Ed è un merito non da poco.
La storia d'amore, in sè, non mi ha colpito particolarmente come mi aspettavo: non ho trovato il personaggio di Libero così positivo come descritto in altre recensioni, e non certo per i suoi trascorsi poco puliti, ma perchè nel corso della storia non sembra proprio prestare molta attenzione a Giulia e ai suoi bisogni, e sopratutto a lei come persona. Mi ha dato più l'impressione di essere innamorato dell'immagine di lei che lui si è costruito: non capisce l'importanza che ha per lei il suo mondo religioso anche quando decide di lasciarlo, addirittura la mette in pericolo mettendola in contatto con gli spacciatori con cui fa affari e non si tira indietro nel riversarle addosso sensi di colpa per situazioni di cui lei  effettivamente non ha alcuna colpa. Non proprio un tipo onesto nei sentimenti...
Anche Giulia del resto pare coinvolta solo perchè inesperta e già orientata vers il cambiamento; è probabile comunque che sia proprio questa la chiave di lettura che il regista vuole dare: Libero è lo "strumento" (so che è una brutta parola ma non me ne viene una meglio) attraverso cui Giulia troverà il coraggio di emanciparsi da una comunità affettuosa ma che le andava stretta.
Quello che ho veramente apprezzato in questo film è il riuscire a rendere i Testimoni di Geova come persone reali, non per forza dei cattivi bigotti fuori di testa; anche quando sbagliano, anche i capi che sottopongono a giudizio Giulia sono persone umane, davvero convinte di ciò che predicano e- nei limiti del possibile- anche comprensive: si nota in particolare come nella scena del "processo" si accostano a Giulia senza offenderla nè aggredirla, e come anche quando le portano il giudizio negativo siano dispiaciuti per lei. 
Molto bravi i due interpreti Riondino e Serraiocco, e anche le figure comprimarie.



lunedì 4 dicembre 2017

Rapunzel e l'intreccio della torre (Tangled),2010




Regia di Nathan Greno e Byron Howard, con le voci italiane di: Laura Chiatti (Rapunzel),Giampaolo Morelli (Flynn), Giò Giò Rapattoni (Gothel),





Rapunzel è una ragazza con una lunghissima chioma bionda, che ha sempre vissuto rinchiusa in una altissima torre per volere della madre Gothel, che in questo modo ha inteso proteggerla dai pericoli di cui il mondo è pieno. La stessa Gothel può accedere al rifugio della figlia solamente arrampicandosi usando i capelli della giovane come fune fino ad arrivare all'unica finestra.
Ovvio che il più grande desiderio di Rapunzel sia quello di poter evadere, anche solo per poco tempo, dalla sua prigione; in particolare ogni anno, la sera del suo compleanno, sa che nel vicino regno fanno una festa che culmina con centinaia di luci liberate in cielo: Rapunzel vorrebbe per una volta parteciparvi e vedere quel bellissimo spettacolo.
Finalmente proprio pochi giorni prima del suo 18esimo compleanno Gothel parte per un viaggio; Rapunzel capisce che è un'occasione unica, e quando un giovane avventuriero, Flynn Ryder, inseguito dalle guardie reali, scopre la Torre nel folto della foresta la giovane decide di stringere un patto: gli darà rifugio ma in cambio l'aiuterà a uscire e andare alla festa....




Versione Disney della famosa fiaba di Raperonzolo, della fiaba originale rimane ben poco, e il racconto si inserisce più che altro nel filone Disney anni 2000 con eroine femministe e vivaci in cerca non solo dell'amore ma di una vita avventurosa e realizzata.
La simpatica Rapunzel è forse la più caratteristica di esse, da questo punto di vista: un vero peperino sia dal punto di vista fisico che da quello caratteriale visto che, pur vivendo rinchiusa in una Torre, riesce a trascorrere la sua giornata rimpiendola di mille interessi, tra cui la pittura, l'amore per gli animali; gran parte della giornata se ne va comunque per pettinare la notevole chioma di cui la giovane è dotata, che le è vietatissimo tagliare per misteriose ragioni e che serve sopratutto a far salire nella Torre la madre Gothel.
Quest'ultima in realtà non è la vera madre di Rapunzel, ma una strega che anni prima rapì la piccola principessina proprio per utilizzare i suoi capelli, dotati di un potere magico che le permette di restare giovane per sempre. Quest'ultima è una cattiva di prim'ordine e molto ben caratterizzata; crudele, vanitosa e subdola, non perde occasione per instillare nella "figlia" un senso di colpa per il suo desiderio di uscire dalla Torre e vedere il mondo, tenendola così legata a sè per il proprio scopo. 

Il terzo personaggio importante nel cartone è Flynn Ryder, giovane avventuriero inseparabile dal Fido cavallo      , che durante uan delle sue fughe scopre la Torre e ....quale rifugio migliore? Peccato che essa sia già occupata- come sappiamo- e che la sua occupante non solo sia una peperina ma sia ben decisa a "usarlo" come mezzo per fuggire finalmente dalla sua prigione...la collaborazione iniziale e relativi battibecchi fra i due sono a mio avviso la parte migliore del film.
Cartone vivace e divertente, con animazione e colonna sonora molto ben curati. Per me, dopo "Frozen" uno dei migliori di questi anni 2000.


mercoledì 29 novembre 2017

La stanza di Marvin (Marvin's room) 1997



Regia di Jerry Zaks, con Meryl Streep (Lee), Diane Keaton (Bessie), Leonardo Di Caprio (Hank), Hume Cronin (Marvin), Gwen Verdon (zia Ruth), Hal Scardino (Charlie).



Bessie e Lee sono due sorelle molto diverse fra loro: la tranquilla Bessie ha sempre vissuto nella casa di famiglia occupandosi dell'anziano padre Marvin (ormai allettato e preda dell'Alzheimer) e della svampita zia Ruth; Lee invece se n'è andata giovanissima, sposandosi e facendo una vita lontana dalla città natale. Le due non si vedono da vent'anni quando a Bessie viene diagnosticata la leucemia e sarebbe necessario un trapianto di midollo osseo; la donna quindi contatta la sorella, che ritorna alla casa paterna assieme ai due figli, l'adolescente problematico Hank e il piccolo Charlie...



Ho visto questo film esattamente vent'anni fa al cinema, alla sua uscita; nessuno ci aveva badato molto tranne me a quanto pare, che in effetti ricordo che il film mi colpì particolarmente non solo per il concentrato di sfighe che accadono ai personaggi (a un certo punto viene voglia di dire "fateve benedì!"), ma anche per il finale che esprime dolore e allo stesso tempo speranza. Nonostante tutto infatti non mi ha lasciato quella tristezza che si potrebbe sospettare dalla trama, anzi mi ha lasciato l'idea di una famiglia comunque riunita e finalmente chiarita.
La scena è equamente divisa tra due mostri sacri, ovvero la Streep e la Keaton che a mio avviso se la cavano egregiamente con i loro due personaggi: la prima è Bessie, una donna timida e tranquilla che ha sempre vissuto nella città natale, occupandosi con amore dei familiari anziani; forse anche lei avrebbe voluto di più dalla vita, ma ha comunque accettato ciò che la vita ha deciso per lei. Lee invece, più indipendente ( e si sottintende anche più tormentata) si è ribellata a questo tipo di vita e  ha deciso di seguire i suoi sogni e i suoi progetti: se n'è andata in un'altra città creandosi una famiglia e vivendo la sua vita lontano, anche quando le cose sono andate male. 

L'affetto tra le sorelle sotto sotto si sente sempre, ma farlo uscire e recuperare il rapporto sarà arduo e  a sorpresa il collante fra le due sarà proprio Hank, il figlio di Lee, interpretato molto bene da un giovanissimo Leonardo Di Caprio: adolescente problematico (è un eufemismo, visto che è finito in manicomio per aver dato fuoco alla casa di famiglia), soffre per il divorzio dei genitori e il conseguente allontanamento del padre, di cui incolpa la madre senza volerne sentire le ragioni; si affeziona moltissimo alla zia e ciò porterà anche a lui a maturare e superare i propri problemi (forse, non è chiarissimo). Tre protagonisti molto bravi, inutile invece il cameo di De Niro nei panni del medico curante di Bessie, anche se non si può dire sfiguri.
Al limite una caduta di stile del film può essere l scopiazzatura in versione Keaton - Di Caprio della famosa scena della corsa in auto sulla spiaggia di "Voglia di tenerezza"...daì, è impossibile sia solo un caso!



sabato 25 novembre 2017

Gomorra- Stagione 1, 2014





Regia di Stefano Sollima, con Marco D'amore (Ciro Di Marzio), Salvatore Esposito (Genny Savastano),Fortunato Cerlino (Pietro Savastano), Maria Pia Calzone (Imma Savastano), Marco Palvetti (Salvatore Conte),Fabio De Caro (Malammore),Pina Turco (Deborah Di Marzio).




Nel Napoletano- zona Secondigliano- si fronteggiano due clan rivali: quello di Don Pietro Savastano e quello di Salvatore Conte. Il clan più temuto è quello di Don Pietro, di cui tra gli altri fanno parte Ciro, dello "Immortale", braccio destro del boss, lo spietato killer Malammore e altri. Don Pietro affida a Ciro il compito di preparare suo figlio Gennaro (detto Genny) al futuro ruolo di capo famiglia, nonostante il ragazzo inizialmente non sembri molto portato per la cosa.
Tra ciro e Genny il rapporto è inizialmente solido, ma le cose camiano quando Don Pietro viene arrestato e le redini vengono momentaneamente prese da Donna Imma, moglie del boss, donna volitiva e all'altezza del ruolo, che disprezza sia Ciro che- in parte- il proprio figlio. non ritenendolo adatto al ruolo che gli è destinato. Per questo le spedisce in Honduras per fortificarlo....



Ispirato all'omonimo romanzo (2006) di Roberto Saviano- tra gli autori della sceneggiatura- è una serie tv in un certo senso molto particolare: non esistono infatti all'interno di essa personaggi o fatti positivi, di alcun tipo. Ed è questo che mi ha fatto recedere dal proposito iniziale di seguire entrambe le serie (la terza è iniziata in questi giorni).
Intendiamoci, se si parla di camorra non è che ci si possa aspettare granchè, ed in effetti la serie è fin troppo realistica da questo punto di vista: la camorra è ritratta in tutta la sua spietatezza, un mondo dove non si guarda in faccia nessuno, dove non si esita  a sacrificare quello che fino al giorno prima era l'amico più caro, o la moglie, o lo zio che ti ha cresciuto; sopratutto non si esita a sacrificare giovanissimi attirandoli- per colpa di una società in cui le prospettive sociali sono ridotte allo zero e la disoccupazione impera- con lusinghe e false promesse di potenza e ricchezza, per poi non esitare a ucciderli quando non servono più. Anche chi sopravvive e ottiene il potere non è un vero vincente, perchè vive guardandosi le spalle e senza potersi fidare realmente di nessuno.
Quindi la rappresentazione della camorra in questo modo è giusta (colpisce comunque che nella zona di Napoli i personaggi della fiction siano dei veri e propri idoli da seguire, nonostante non ce ne fosse uno positivo); però trovo che in una fiction ci voglia anche qualche momento più leggero o positivo, come succedeva ad esempio in "Romanzo criminale" (perlomeno nella prima serie), dove ogni tanto c'era una storia d'amore, qualche siparietto comico o i "buoni" della polizia all'inseguimento dei criminali della Banda Della Magliana.
Qui invece quelle poche forze dell'ordine oltre che essere assenti sono pure anonime, come anonime rimangono le innumerevoli vittime civili di sparatorie e investimenti vari; solo nella puntata 9 viene ricordata la vicenda di Gelsomina Verde, una giovane ragazza torturata e uccisa solo perchè fidanzata con una leva di un clan rivale, nonostante fosse totalmente estranea a quel mondo. Non ho capito molto il perchè di questa scelta.
Queste le mie motivazioni per cui non seguirò una serie tv per il resto ottima da ogni punto di vista: oltre alla sceneggiatura, ottimo cast dove primeggiano Salvatore Esposito e Marco D'amore nei ruoli dei due protagonisti- rivali per eccellenza: Genny e Ciro, inizialmente quasi due fratelli che però diventeranno acerrimi nemici. Oltre a loro, ottime le prove di Maria Pia Calzone nel ruolo di Donna Imma, spietata figura di donna di camorra che però regala qualche lieve sprazzo di umanità, e Fortunato Cerlino nel ruolo di Don Pietro Savastano, capo indiscusso di Secodigliano. Oltre a tutti gli altri, protagonisti e non, davvero ottimi nel caratterizzare personaggi non certo facili.
Non potevano mancare come colonna sonora le tipiche canzoni neomelodiche che a Napoli furoreggiano: peccato che qui ogni volta che se ne sente una bisogna prepararsi a una strage....
Una menzione infine alla fotografia, scura e cupa anche di giorno, che sottolinea alla perfezione la mancanza di speranza di questa terribile realtà.




mercoledì 22 novembre 2017

Vittoria e Abdul (Victoria and Abdul), 2017




Regia di Stephen Frears, con Judy Dench (Regina Vittoria),Ali Fazal (Abdul), Adeel Akthar (Mohamed),Eddie Izard (Bertie).


L'ormai anziana Regina Vittoria è una donna amareggiata dalla vita: gli stressanti impegni scandiscono ogni minuto della sua giornata impedendole di riposarsi o dedicarsi ad attività per lei piacevoli, e i suoi affetti sono morti oppure deludenti.
Per consegnarle     arrivano dall'India due     , Mohamed e Abdul; la regina rimane colpita dall'intelligenza di quest'ultimo e quindi prolunga la sua permanenza in Inghilterra, nominandolo prima suo servitore e poi, in un crescendo di fiducia reciproca "Mushi", ovvero suo maestro e consigliere spirituale....




Tratto da una storia vera venuta alla luce da poco, ennesimo film/fiction con protagonista la Regina Vittoria, tra l'altro tema già trattato nel 1997 dallo stesso regista con "La mia regina" e con la stessa efficace protagonista, Judy Dench.
Qui siamo proprio negli ultimi anni del regno di Vittoria, una regina che dalla vita ha avuto tanto: un regno ereditato a 18 anni, un matrimonio felice con Albert, un nuovo amore nel suddito John Brown dopo la morte di Albert, nove figli. Ma ha anche tolto tanto, visto che sia Albert che John sono morti ancora giovani da ormai molti anni, e i figli si sono rivelati una delusione, specialmente Bertie, l'erede al trono (o forse, come malignamente viene suggerito da altre fonti biografiche, era lei che non amava molto i figli....non si sa). Ora Vittoria è anziana e molto stanca, desidererebbe una vita semplice e tranquilla per potersi riposare e dedicare a sè stessa, ma i pressanti doveri di Regina non le consentono di avverare questo sogno.
Dall'India però arriva una ventata di novità rappresentata da Abdul, giovane impiegato scelto per consegnare a Vittoria (che era anche imperatrice dell'India) un omaggio; colpita inizialmente dal suo fascino, Vittoria lo vuole fra i suoi servitori. Abdul riesce così un poco alla volta a farsi conoscere anche come persona, con l sua intelligenza e cultura, instaurando pian piano un'intensa amicizia (o meglio, affetto senile da parte di lei, innocente trasgressione da parte della regina) che lo porterà a rimanere in Inghilterra fino alla morte di Vittoria (1901) in qualità di maestro di urdu e consigliere spirituale.




 Il film è tutto giocato sul rapporto tra questa strana coppia" e sulle dinamiche di invidia  e astio che si sviluppano all'interno della corte nei confronti del  nuovo arrivato, che non verrà mai accettato; a un certo punto si rischierà anche che l'intera corte si sollevi contro la Regina, anche se poi ciò non succederà. E' a parte che ho trovato più triste, sembra proprio che nessuno si preoccupi di Vittoria come persona e che nessuno pensi ai suoi desideri e alla sua felicità; viene vista solo come mezzo per raggiungere o mantenere una posizione a corte.
Judy Dench come sempre ottima, bravo anche l'interprete di Abdul, una menzione speciale per il mio personaggio preferiti, Mohamed, l'amico di Abdul arrivato con lui dall'India e che morirà solo in Inghilterra perchè nessuno presterà attenzione al suo dolore per la lontananza dalla patria, dolore che si trasformerà nella malattia che lo condurrà alla morte. Ciò nonostante si rifiuta di tradire Abdul accusandolo falsamente di essere una spia, come richiesto da Bertie pur di liberarsi del "rivale".










sabato 18 novembre 2017

American Pastoral, 2017



Regia di Ewan McGregor, con Ewan (McGregor (Seymour Levov), Jennifer Connely (Dawn Levov), Dakota Fanning (Meredith Levov)


Seyomur Levov, detto "Lo Svedese", giovane ebreo nipote di immigrati, è il ragazzo più invidiato tra i suoi conoscenti: atleta eccellente ai tempi della scuola, bello, erede della fabbrica di famiglia, sposa Dawn, ex Miss New Jersey, e vanno a vivere nella tranquilla e pittoresca cittadina di Old Rimrock e hanno una figlia, Merry.
Chi più di lui ha le carte in tavola per una vita perfetta e priva di fallimenti?
Ma non è tutto oro ciò che luccica, e per lo Svedese dopo anni di vita felice il destino riserverà la più tragica delle sorprese....



Tratto dal romanzo omonimo (1997) di Philip Roth, rappresenta l'esordio alla regia di Ewan McGregor, uno dei miei attori favoriti da sempre. Sicuramente è un romanzo molto complesso e non facilmente adattabile per il grande schermo, e difatti il risultato è stato fortemente avversato dalla critica e non ha nemmeno avuto particolare successo di pubblico.

Tuttavia ritengo che come primo tentativo per un regista non sia un brutto film, sebbene sia inevitabile che ciò che viene mostrato è solo la superficie di quello che accade in realtà, visto che nel romanzo l'introspezione psicologica dei personaggi è molto profonda. 
La narrazione del film quindi si concentra prettamente su ciò che accade nella famiglia felice dello Svedese, Seymour Levov, quando la figlia adolescente Merry  aderisce a uno dei tanti groppuscoli di lotta contro la guerra del Vietnam ( e sopratutto contro la borghesia e il Sistema Americano) diventando terrorista e arrivando addirittura a fare saltare in aria l'emporio del loro paese, causando la morte del proprietario che in quel momento era dentro.
Se prima di allora la vita si era svolta felicemente- tanto che lo Svedese per chi lo conosceva era l'incarnazione della realizzazione del Sogno Americano- da quel momento in poi Seymour e Dawn precipitano in un abisso di disperazione  da cui non si risolleveranno mai più. Ho trovato gli interpreti molto efficaci, nonostante Dakota Fanning sia anch'essa penalizzata dalla sceneggiatura che modifica il suo personaggio in maniera troppo superficiale, sopratutto in alcuni punti, come ad esempio  nella parte finale.
Da non buttare del tutto....






mercoledì 15 novembre 2017

Il secondo, tragico Fantozzi, 1976

 Regia d Luciano Salce, con Paolo villaggio (Ugo Fantozzi), Liù Bosisio (Pina Fantozzi), Gigi Reder (Rag. Filini), Anna Mazzamauro (sig.na Silvani), Plinio Fernando (Mariangela Fantozzi),Giuseppe Anatrelli (Geom. Carboni), Mauro Vestri (Guidobaldo Maria Riccardelli), Paolo Paoloni (Megadirettore Galattico),Nietta Zocchi (Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare).


Continuano le disavventure del ragioniere Ugo Fantozzi: il Duca Conte, suo superiore, sorteggia il suo nome per farsi accompagnare al Casinò di Montecarlo come portafortuna, incarico da cui avrà solo disagi; a cena dalla Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare viene preso di mira dal gigantesco alano di quest'ultima; trova il modo di ribellarsi alle angherie del professor Guidobaldo Maria Riccardelli, che da anni costringe i dipendenti a partecipare obbligatoriamente a un cineofrum aziendale dove vengono tresmessi esclusivamente film di registi russi in lingua originale; viene insidiato dalla signorina Silvani che in realtà lo sta solo usando per vendicarsi del marito, il geometra Calboni.....



Secondo appuntamento con il ragioniere più amato e sfortunato d'Italia, anch'esso tratto dai romanzi di Paolo Villaggio. Non ci sono grandi cambiamenti e si continua sostanzialmente sulla falsariga del primo film, al limite si può notare come le disavventure del nostro ragioniere siano sempre più catastrofiche e improntate a quel "tragico" cui si riferisce il titolo. 

Ed in effetti, il film contiene alcune delle gag più famose della serie, nonchè quella diventata famosa a livello anche sociale e di cultura: parlo ovviamente della mitica scena in cui un coraggioso (una volta tanto) Fantozzi sale sul palco del cineforum aziendale - dove per l'ennesima volta i dipendenti sono stati costretti a vedere in lingua originale "La corazzata Potemkin", compresa la sera in cui alla tv c'è la finale degli Europei di calcio!- e urla la mitica frase "La corazzata Potemkin è una caxxxta pazzescaaaaaaaaa!", dando il via a una rivolta che si concluderà come sempre nel nulla, ma dando un guizzo di reazione al personaggio, che per una volta tanto con il suo grido di liberazione si rifiuterà di subire passivamente. Non credo che questa scena abbia bisogno di spiegazioni ulteriori!
Famose anche la cena dalla contessa Serbelloni e la"vendetta" della Silvani ai tradimenti di Calboni, nel complesso un film godibile e "prolungamento" del primo. E' anche l'ultimo dove la Pina è interpretata da Liù Bosisio.



giovedì 9 novembre 2017

Hannah Montana_ Il film (Hannah Montana: The Movie), 2009




Regia di Peter Chelsom ,con Miley Cyrus(Miley Stewart/Hannah Montana),Billy Ray Cyrus (Robbie Ray Stewart),Jason Earles(Jackson Stewart),Lucas Till (Travis),Margo Martindale(nonna Ruby).


Hannah Montana, la pop star californiana idolo di milioni di adolescenti, è in realtà Miley Cyrus, una semplice sedicenne che vive una vita comune a tante sue coetanee.Solo il padre (che è anche manager della figlia),il fratello, la migliore  amica e la nonna conoscono il suo segreto;finora Miley ha saputo giostrarsi bene tra le sue due vite, ma una serie di incidenti fa capire al padre che la ragazza rischia di “esplodere”,inducendo l’uomo a riportare  la figlia nel nativo Montana per un periodo di vacanza.
La cosa sembra funzionare,infatti Miley riprende contatto con una vita meno stressante e si innamora anche di un ex compagno di scuola, ma l’ombra di Hannah incombe…

Che cosa spinse ormai otto anni fa ,in una calda sera di maggio, una trentenne in perenne crisi esistenziale a vedere questo tipico  teen movie invece di IL SANGUE DEI VINTI, film che la interessava molto di più e di cui da tempo attendeva l’uscita?Voglia di vedere qualcosa di leggero dopo una settimana pesante,regressione al bel tempo andato,un pizzico di curiosità nei confronti di questo famoso personaggio di cui parlano anche molti bambini all’asilo…certo non è che avessi grandi aspettative verso questo film.
Devo però dire, nonostante tutto, che sono uscita dal cinema con un piacevole senso di leggerezza e con la sensazione di non aver sprecato i 7 euro e 50 del biglietto(visto che non mi sono ricordata di prendere quello gratis ho dovuto pagare).Il film è carino,scorrevole,piacevole:la protagonista canta delle graziose canzoncine, è simpatica e carina( fisicamente molto più bella nei suoi panni reali che come Hannah!),anche gli altri personaggi sono simpatici.Certo la storiellina è piuttosto banale e piena di gag stracotte(incidenti con porte girevoli,indirizzi appositamente sbagliati,la protagonista che non riesce a entrare al suo stesso concerto non essendo stata riconosciuta dal suo stesso staff in quanto si è presentata come Miley e non come il suo alter ego),con messaggi un po’ troppo retorici(ma forse la vedo così perché sono in un periodo di pessimismo),come “la vita di campagna e più sana e vera di quella di città” e “il bruco diventa farfalla”( a questo purtroppo non ci credo più!),ma chi come me cercava solo un po’ di evasione credo rimarrà soddisfatto.Del resto sarebbe sbagliato pretendere da un teen movie cose che non può dare…fa comunque riflettere come queste giovani star siano a contatto con una vita che rischia di bruciarli, ma questo è un altro discorso.
Il film è la versione cinematografica di una sitcom per adolescenti prodotta dalla Disney, che ha avuto un successo planetario tra i giovanissimi,pari al precedente HIGH SCHOOL MUSICAL.La protagonista mantiene nel nella finzione il suo vero nome, così come il padre di Miley è interpretato dal vero padre di Miley,Billy Ray Cyrus, cantante country trasformatosi nel manager della figlia.