venerdì 29 dicembre 2017

Classifica 2017

Se il 2016 è stato un anno brutto, il 2017 è stato allo stesso livello, se non peggio: ho lavorato fino a luglio, ma sul lavoro sono capitati problemi seri che spero non mi abbiano rovinato la vita. Ora sto lavorando poco ed è uscita da pochi giorni una sentenza particolarmente favorevole per noi precari della scuola.
Per il resto, problemi personali in serio aumento e problemi di salute che potrebbero benissimo derivare dalla somatizzazione dei miie vari problemi e sofferenze; c'è un solo modo di provare a risolvere le cose, ma è lungo e costoso e- economia a parte- ho paura che a 38 anni sia troppo tardi.
E quindi il mio "giochino" di cui vi ho parlato l'anno scorso - quello secondo cui dal primo film che vrei visto al cinema potevo prevedere se l'anno sarebbe stato positivo o negativo- è rimasto, appunto, solo tale. E' ufficiale, non serve a un caxxxo ("Ma và?" direte voi, a ragione).
Anche al cinema non è che sia stato un anno dei migliori, anzi: pochi film interessanti- a mio avviso- addirittura interi periodi senza nulla, e molto spesso uscite intenressanti tolte dopo pochissimo. Bah, che vi devo dire, è andata così.





- Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali;

- La battaglia di Hacksaw Ridge;

- Beata ignoranza;

- Maradonapoli;

- Sgt Pepper's beyond.

Moonligth, 2010



Ideata da Ron Koslov e Trevor Munslon, con Alex O’Laughlin (Mick St. John), Sophia Myles (Beth Turner), Jason Dohring (Joseph Kostan), Shannyn Sossamon (Coraline Duvall),Jordan Belfi (Josh Lindsay).

Mick St.John è un abile detective privato di Los Angeles. Spesso nelle sue indagini si trova a collaborare (o ad aiutare) una brillante giovane giornalista, Beth Turner , con la quale a poco a poco nasce un rapporto molto stretto. Beth non sa però due cose: la prima è che Mick è un vampiro, trasformato 55 anni prima dalla ex moglie Coraline; la seconda è che Mick conosce già Beth: è infatti la bambina che molti anni prima aveva salvato da un rapimento da parte di un maniaco…
Solitamente non amo troppo le storie di vampiri che tanto vanno di moda oggi, ma questo telefilm (che attualmente è in replica il giovedi sera e la domenica pomeriggio su LA5, assieme a THE VAMPIRE DIARIES) mi ha davvero appassionato.
Rispetto alle storie del genere vampiresco l’ho trovato abbastanza originale: prima di tutto i personaggi non sono i soliti adolescenti o giovanissimi, ma persone adulte divise tra carriera e vita sentimentale, con tutte le problematiche del caso.
Inoltre in MOONLIGHT i vampiri non sono semplicemente cacciatori in continua ricerca delle loro prede umane, ma sono una vera e propria comunità inserita all’interno di quella umana, e per questo quindi ancora più misteriosa e difficile da riconoscere. I vampiri lavorano e vivono come tutti noi, e ovviamente per fare questo devono essere pure i soliti vampiri moderni, che resistono alla luce del sole grazie a particolari anelli o espedienti che li proteggono. Anche nelle vite e nei sentimenti dimostrano una loro umanità di cui non si sono del tutto liberati con la trasformazione.
inoltre Mick, il protagonista, è un vampiro assolutamente diverso dalla maggior parte dei suoi “colleghi” , potremmo definirlo addirittura un vampiro sui generis: è un vampiro buono che non ha scelto la propria condizione (è stato trasformato contro la sua volontà) e che ha deciso di combattere la sofferenza che prova mettendosi a servizio del bene; sfruttando tutti i poteri e la forza che comunque gli deriva dalla sua condizione, è diventato investigatore privato e si occupa di difendere e proteggere i più deboli, riportando la giustizia laddove la legge ufficiale tende a latitare:spesso i suoi clienti  sono soprattutto donne, vittime di mariti violenti o perseguitate da stalker o madri che si rivolgono a lui per ritrovare il figlio rapito o scomparso. Mick ha una sensibilità molto profonda che gli permette di sentire sulla propria pelle l’ansia, il dolore, l’angoscia delle persone che gli si rivolgono , in modo che è quasi impossibile per lui  non empatizzare con loro e non ricordarsi delle loro vicende anche a distanza  di tempo.
Inoltre è tormentato dall’impossibile speranza di riuscire a trovare un giorno un antidoto alla sua condizione, che gli permetta di tornare umano e riuscire a riavere la possibilità di recuperare tutto il tempo perduto e rifarsi di quello che gli è stato tolto.
Questo desiderio si fa ancora più forte quando nella sua vita appare Beth, la donna di cui si innamora, naturalmente umana.
Mick e Beth appaiono in un certo senso predestinati: infatti quando lei  aveva solo otto anni venne rapita e la madre si rivolse proprio al vampiro detective per occuparsi con celerità del caso, cosa che il nostro fece con successo liberando la bambina; quando la incontra anni dopo lei, che è diventata giornalista, non ricorda nulla di lui, ma lui ovviamente sa tutto di lei, perché fin dal giorno in cui accettò il suo caso e anche dopo la sua liberazione Mick si legò particolarmente alla bambina , vegliando come un angelo custode su di lei; quando le circostanze permettono finalmente un loro reale incontro, per lui è solo l’occasione per poter riallacciare quel filo che non aveva mai interrotto.
Beth è una giovane donna bella e brillante, felicemente fidanzata e  che svolge con passione la sua professione di giornalista prediligendo casi di cronaca nera; la simpatia con Mick nasce subito, dapprima come stima per il suo lavoro e amicizia (tant’è che non esita a farlo conoscere anche al fidanzato); solo col passare del tempo (e la provvidenziale morte del fidanzato Josh), il sentimento diventa profondo anche da parte sua; certo, la naturalezza con cui apprende che Mick è un vampiro e con cui accetta la cosa mi è parsa un po’ troppo tirata per i capelli (addirittura,lei gli si offre per fargli bere il suo sangue in un momento di necessità, e insiste a ogni costo per diventare vampira!), ma il modo in cui vengono descritti i reciproci sentimenti e il passaggio dall’amicizia all’amore fa passare tutto ciò in secondo piano. 


Merito anche dei due protagonisti principali, Alex O’Laughlin e Sophia Myles, a mio avviso molto credibili sia come coppia, sia presi singolarmente; altro personaggio ben riuscito è quello di Josef, il vampiro amico e mentore di Mick, completamente diverso da lui come carattere ma sempre pronto ad aiutarlo e consigliarlo, visto anche che essendo vampiro da molti secoli sa molte più cose sul vampirismo e la vita da vampiri, e Mick spesso si rivolge a lui per consigli in tal senso. Josef è disincantato, ironico, e al suo personaggio sono forse sempre assegnate le migliori battute. Molto divertente il fato che, nonostante rimproveri Mick di aiutare gli umani, alla fine lui stesso è quasi sempre coinvolto in questi casi, visto che aiuta l’amico. Ultimo personaggio di spicco è l’affascinante (ma a mio avviso non troppo….molto meno di Beth) Coraline, che in realtà è la moglie di Mick, la donna che lo vampirizzò durante la loro prima notte di nozze a sua insaputa come regalo, e con la quale per questo motivo lui ha avuto per anni un rapporto di amore-odio, fino a quando non è scomparsa del tutto in un incendio; ma anche qui, questa storia avrà degli sviluppi imprevedibili e non troppo scontati, anche se appare chiaro fin da subito che, per quanto riguarda il lato sentimentale, prevarrà l’amore di Mick per Beth. L’attrice che la interpreta, Shannyn  Sossamon, è riuscita a dare credibilità e spessore a questo personaggio che viene introdotto come antipatico ancora prima della sua apparizione, ma che poi svelerà anche altri lati oltre alla freddezza che inizialmente sembra prevalere, anche se come ho detto per il confronto con Beth era perso in partenza.
Nell’ambientazione prevalgono, come ovvio, colori e atmosfere scure messe in evidenza dalla fotografia di una Los Angeles notturna  e particolarmente misteriosa; e i casi su cui indagano Mick e Beth si intrecciano con le vicende personali dei protagonisti in modo parallelo senza rubare spazio alla storia dei personaggi; molti casi sono interessanti e originali, soddisfano sicuramente la curiosità “gialla” degli spettatori.
Il telefilm ha avuto una lavorazione e una storia particolarmente travagliate; era stato cancellato dopo il flop dell’episodio pilota, ma poi ripristinato grazie all’insistenza di produttori e sceneggiatori; nonostante sia sia però ripreso in fatto di ascolti, la CBS annunciò la sua definitiva chiusura dopo solo una serie.
I fan americani di Mick e Beth però non rinunciarono facilmente alla speranza di continuare a godersi le avventure dei loro beniamini : lo fecero solo  dopo una petizione e alcune inziative fallite nel 2008 per evitare la chiusura della serie (addirittura organizzarono, in collaborazione con la Croce Rossa, una giornata interamente dedicata alla donazione del sangue, per la quale sono arrivati fan da ogni parte d'America!). Davvero molto agguerriti, non c'è che dire!




martedì 26 dicembre 2017

Up!, 2009


Regia di Pete Docter e Bob Peterson, con le voci di Edward Asner(Carl Frederiksen), Jordan Nagai(Russel), Delroy Lindo(Beta), Christopher Plummer(Charles Muntz),Bob Peterson (Doug).

Carl Friederiksen è un 78enne ex venditore di palloncini che vive nel ricordo dell’amata moglie Ellie, custodendo gelosamente la loro vecchia casa che dovrebbe essere abbattuta per fare posto a nuovi moderni edifici.Lui ed Ellie avevano un sogno, da giovani: viaggiare nell’America del Sud fino alle cascate Paradiso. Ora Carl ha deciso, in barba a tutto e tutti, di concretizzare questo sogno….e infatti trova il modo di far volare la casa attaccata a migliaia di palloncini, diretta proprio verso le cascate! Ma involontariamente è salito a bordo Russel, un boy scout di nove anni che da tempo cercava di rendersi utile a Carl, il quale nonostante la seccatura decide di non rimandarlo indietro. La grande avventura è solo all’inizio…

Sebbene continui a rimpiangere i vecchi cartoni con disegni, non posso dire di disdegnare anche film come questo, soprattutto visto che negli ultimi anni questo tipo di produzione si sta affinando come tecnica e come messaggio.
UP è un film delizioso, coinvolgente, divertente e anche molto toccante. La parte iniziale , quella che descrive in breve la vita della coppia Carl- Ellie, non è priva di malinconia, così come il vedere il pensionato ormai solo coi suoi ricordi in un mondo divenuto troppo veloce per dare importanza ai sentimenti e ai sogni fa davvero tristezza. Eppure questo mix di malinconia e comicità(che inizia quando compare il piccolo Russel) è reso in maniera davvero ottima,sensibile senza turbare, così come ottima è la trovata di far volare la casa attaccata ai palloncini(diciamocelo, a chi non piacerebbe?) segnando così il percorso che porterà Carl a una “rinascita”, a ricominciare una nuova avventura, intesa come vita, in compagnia dei suoi nuovi amici.Ognuno dei quali sarà a sua volta arricchito dall’avventura vissuta suo malgrado.
Forti i riferimenti cinefili (Carl assomiglia a Spencer Tracy, Muntz a Vincent Price)in un film davvero carino, che ha aperto il Festival di Cannes di quest’anno.




sabato 23 dicembre 2017

Lilli e il Vagabondo (Lady and the Tramp), 1955


 Regia di Hamilton Luke, Wilfred Jackson e Clyde Geronimi, con le voci italiane di: Flaminia Jandolo (Lilli), Stefano Sibaldi (Biagio), Tina Lattanzi (Gilda), Lauro Gazzolo (Wishky), Mario Besesti (Fido), Luigi Pavese (Boris).


Lilli è una graziosa cockerina che vive con i padroni Gianni e Tesoro: la sua vita si è sempre svolta nell'agiatezza dato che gli affettuosi padroni l'hanno sempre ricoperta di coccole, cibo buono e una casa accogliente e calorosa. Lilli è molto amica dei due cani dei vicini, Whisky e Fido, che più anziani di lei tentano talvolta di istruirla riguardo il mondo circostante. Nel quartiere vive anche Biagio, un cane randagio  che al contrario di Lilli è sempre stato abituato a ricorrere a vari trucchi ed espedienti per sopravvivere. Quando nasce il bimbo dei padroni, Lilli viene momentaneamente mesa da parte; la cockerina soffre della cosa e quando in casa arriva per qualche tempo la severa zia Sara con i suoi gatti siamesi, la piccola non resiste e fugge di casa, incontrando subito mille pericoli.
Per fortuna fa amicizia con Biagio....





Uno dei più amati classici Disney è questo "Lilli e il Vagabondo", che per me ha anche un ricordo personale visto che è stato uno dei primi libri che ho avuto (con cassetta). Non può mancare una sua programmazione ogni Natale,  tra l'altro periodo in cui la storia inizia e finisce.
E' una storia con uno schema abbastanza classico, ovvero quella della brava ragazza e del "bad boy" ribelle che finisce da lei addomesticato, l'originalità ovviamente è che il tutto viene raccontato in versione canina: proprio per questo gli umani si vedono pochissimo, e quasi mai in viso, proprio per mantenere costante il punto di vista del cane. Come spesso capita nei cartoni con animali, anche qui abbiamo caratteri ben definiti e "umanizzati" (in senso buono): Lilli è la cagnolina viziata, reginetta - e tiranna- della casa e dei padroni, che non conosce nulla del mondo appunto perch ha vissuto sempre nel suo mondo ovattato; Biagio  all'opposto è il cane vagabondo che, non avendo mai vissuto in una famiglia, è talmente avezzo ai pericoli e disagi della strada da preferirli comunque al calore di una casa in nome della libertà; Wisnky è il cagnetto anziano che sa tutto lui e Fido il cane anziano e tranquillo che al momento giusto saprà tirare fuori le unghie. Anche fra i cani che Lilli incontra ne canile ci sono varie tipologie "umane". 
Come sempre disegni e animazione superlativi, fotografia e colonna sonora molto curate; inutile poi dire che il cartone contiene una delle scene più famose della storia del cinema, ovvero quella di Lilli e Biagio che mangiano gli spaghetti e si scambiano per sbaglio il primo bacio con in sottofondo "Bella notte" una delle più belle canzoni disneyane.
Il tutto dà vita a una storia gradevole e simpatica, che nel    ha avuto un seguito (senza infamia e senza lode, ma penso comunque gradito ai bambini)  uscito solo in VHS: "Lilli e il Vagabondo 2- Il cucciolo ribelle" con protagonista appunto uno dei cuccioli della coppia. 




Peluche di Lilly che era di mia sorella da bambina.


mercoledì 20 dicembre 2017

Assassinio sull'Orient Express (Murder on the Orient Express), 2017



 Regia di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh (Hercule Poirot), Johnny Depp (Samuel Ratchett), Michelle Pfeiffer (Caroline Hubbard), Judy Dench (Natalia Dragomiroff), William Defoe (Gerard Hardman), Penelope Cruz (Pilar Estravados), Josh Gad (Hector McQueen), Leslie Odom jr ( Mr Aburthnot),Daisy Radley (Mary Debenham),Lucy Boynton (Helena Andrenyi),Serhij Poulin (Rudoplh andrenyi). Derek Jacobi (Henry Masterman).




L'investigatore Hercule Poirot è tra i passeggeri dell'Orient Express che va da Instanbul a Calais quando uno dei passeggeri, l'americano Mr Ratchett, che il giorno prima aveva tentato di assumere Poirot raccontandogli di avere subito minacce alla propria vita, viene effettivamente trovato assassinato nel proprio scompartimento. Dato che dalla nottata precedente il treno è fermo per una forte nevicata, l'assassino non può che essere uno dei passeggeri dello scompartimento. Ma chi? E per quale motivo?

Indagando con il solito fiuto, Poirot scoprirà che l'americano  è in realtà Cassetti, capo della banda che due anni prima sequestrò e uccise la piccola Daisy Armstrong, la cui morte provocò indirettamente anche quelle dei genitori e di una cameriera suicidatasi perchè sospettata di aver aiutato i sequestratori.
Certo il fatto suscitò grandissimo sgomento e indignazione tra l'opinione pubblica, ma chi poteva davvero avere interesse nell'uccidere il colpevole?


Tratto dall'omonimo romanzo (1934 ) di Agatha Christie, è una buona versione della storia, con qualche difetto ma comunque godibile anche se causa ritmo serrato e fitto intreccio, anche psicologico, richiede un'attenzione pressochè costante.

Rispetto al romanzo c'è qualche lieve variazione, nulla di fastidioso, la trama è invece fedele al romanzo e oltretutto il film ha il pregio- non di poco conto visti i tempi che corrono- di essere diretto da un Signor Regista come Branagh, che sarà anche un po' megalomane e autocelebrativo ma dietro la macchina da presa sa il fatto suo.
Dico "megalomane e autocelebrativo" perchè impossibile non notare che Branagh, oltre a essersi assegnato il ruolo del protagonista, compare praticamente in quasi ogni scena del film, spesso ripreso in primo piano a schermo intero(forse per meglio deliziare il pubblico con la vista di quei bei baffoni posticci?), alternando spiegoni filosofici non proprio attinenti con la vicenda a inutili scene dove sospira nel ricordo di una donna amata di cui poi però non si viene a sapere null'altro (quindi a che servono quelle parti?). Senza di essi si poteva sfoltire un poco in film, e non sarebbe stata una cattiva idea. Ma visto che possiede le qualità registiche sopra dette, possiamo pure perdonarlo.
Tra gli altri interpreti la migliore mi è sembrata Michelle Pfeiffer nel ruolo più sofferto e drammatico (ho davvero sofferto con lei nel suo discorso nella parte finale!), anche gli altri fanno bene il loro lavoro, in particolare ho rivisto con piacere Johnny Depp che mi è sembrato più in forma rispetto a com'era ridotto da qualche tempo. 
Altro dettaglio veramente meritevole del film, la scenografia e fotografia, che mettono in risalto gli spettacolari paesaggi innevati degli Urali (almeno nel romanzo si trovavano più o meno lì). Una sola cosa: in più di scena Branagh e l'amico scende dal treno nel bosco, con temperature certamente molto sotto lo zero, con la sola giacca....quando io in sala stavo guardo il film con il giubbino addosso ?! Ma che è, sono io che sto invecchiando?!





domenica 17 dicembre 2017

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (Harry Potter and the prisoner of Azkaban), 2004

 Regia di Alfonso Cuaròn, con Daniel Radcliffe (Harry Potter), Rupert Grint (Ron Weasley), Emma Watson (Hermione Granger),Tom Felton (Draco Malfoy), Gary Oldman (Sirius Black), Alan Rickman (Severus Piton), Emma Thompson (Sibilla Cuman).



Harry & soci si apprestano a cominciare il nuovo anno scolastico, quando una notizia sconvolge Hogwarts: Sirius Black, il pericoloso criminale che ha causato la morte dei genitori di Harry e di molte altre persone, è fuggito dal carcere di Azkaban dove era rinchiuso e ora si appresta a finire ciò che aveva cominciato, uccidendo Harry...





Tratto dall'omonimo romanzo (1999) di Joanne K. Rowling, è il film che più mi è piaciuto fra quelli che ho visto (non tutti, visto che non sono un'appassionata della serie) dopo il secondo.
Sono passati molti anni (precisamente, 13) da quando ho visto il film al cinema e, per correttezza, devo specificare che non lo ricordo proprio tutto benissimo; ricordo però che mi era sembrata una buna storia in stile "giallo" riguardante il misterioso Sirius Black, temibile assassino responsabile del tradimento che condusse alla morte dei genitori di Harry, e che è evaso dal carcere di Azkaban per completare l'opera, ovvero uccidere il giovane maghetto.
In realtà la verità è tutt'altra, e ci si arriverà piano piano con un sottile gioco di indizi svelati a poco a poco, dove ogni cosa è tutt'altro rispetto a ciò che è veramente. Nulla di nuovo riguardo ai vari personaggi, se non che percepiamo meglio il difficile ruolo di Severus Piton, che dal primo episodio sembra proprio essere il più cattivo della situazione e invece si intuisce anche lui nasconda un segreto dietro l'aspetto inquietante. Molto bravi gli attori più giovani, ottimi i più grandi con personaggi di secondo piano ma molto caratteristici, come spesso si usa in questo tipo di film.
Atmosfere più "dark" rispetto ai film precedenti, sottolineate da colori molto spesso scuri.




giovedì 14 dicembre 2017

Natale al Sud, 2016


Regia di Federico Marsicano, con Massimo Boldi (Peppino Colombo), Biagio Izzo (Ambrogio Esposito), Debora Villa (Bianca Colombo), Barbara Tabita (Celeste Esposito), Anna Tatangelo (Eva), Simone Paciello (Simone), Riccardo Dose (Riccardo), Enzo Salvi (Checco ), Paolo Conticini (Leo).


Riccardo e Simone sono due amici entrambi fidanzati virtualmente con due ragazze conosciute sul sito di incontri "Cupido. 0", che però non hanno mai davvero incontrato di persona. I rispettivi genitori sono molto preoccupati per questa realtà virtuale dei loro figli, e a loro insaputa organizza per entrambi una vacanza in Puglia con le rispettive fidanzate virtuali, con le quali si incontreranno per la prima volta. Peccato che nei piani rientra il fatto che entrambe le coppie di genitori andrà in vacanza "in incognito per controllare come andrà la vacanza....




Mi sa tanto che il cinepanettone come l'avevamo sempre conosciuto è ufficialmente deceduto. So bene che in molti lo disprezzano, ma a me i vecchi cinepanettoni non sono mai dispiaciuti del tutto, presi esclusivamente per quello che sono, ovvero film con evasione di poche pretese per strappare una risata e un sorriso. Ma ormai da qualche tempo a questa parte- in particolare dopo la rottura del sodalizio tra boldi e De Sica, principali protagonisti del genere- ormai non si ride nemmeno più, non c'è una trama anche labile, ma solo uan serie di gag deficienti che non invogliano nemmeno a scaricare il film da Emule, figuriamoci spendere otto euro al cinema!
A parte che non si capisce il bisogno di mettere il Natale nel titolo quando poi il resto del film è ambientato in estate (sic!)....cosa ci sarebbe da dire? Al limite, posso notare l'idea (apprezzabile sulla carta) di deridere gli odierni modi di usare il web e i social network, ma poi tutto viene cancellato dalla recitazione pessima di ogni singolo membro del cast, da gag che come ho detto non fanno ridere nemmeno i polli e...da tutto il resto. Non c'è una cosa che si salvi in questo film!
















lunedì 11 dicembre 2017

Sirene, 2017




Regia di Davide Marengo, con Valentina Bellè (Yara), Denise Tantucci (Irene), Rozy Franzese (Daria), Maria Pia Calzone (Marica), Ornella Muti (Ingrid), Luca Argentero (Salvatore), Massimiliano   (Carmine), Michele Morrone (Ares),



Quando il tritone Ares scompare improvvisamente nei vicoli di Napoli dopo aver assunto forma umana senza dare più notizie di sè, la sirena Yara- sua fidanzata- decide di fare la stessa cosa per andare a cercarlo, accompagnata dalla madre Marica e dalle sorelle Irene e Daria.
Le ex sirene si trovano ad avere a che fare con un mondo totalmente diverso da loro, e diverso anche da ciò che di questo mondo loro hanno sempre conosciuto: infatti nel mondo delle sirene gli umani sono descritti come esseri orribili e senza cuore, mentre da subito le nostre trovano molte eccezioni, a cominciare da Salvatore, un gentile insegnante di ginnastica che le ospita nel suo bed & Breakfast sopportando le manìe dietro cui celano la loro reale natura (compresa quella di fare lunghi bagni in acqua salata ogni 12 ore, altrimenti rischiano di morire).
Le sirene hanno solo un mese di tempo per riuscire nel loro intento, poi dovranno tornare in mare....





Simpatico tentativo di Ivan Controne di realizzare una fiction in stile fantasy, un genere trascurato dalla nostra tv e dal nostro cinema. Il risultato non è male, e ha il pregio di uscire in un periodo dove molta gente chiede almeno in Tv più leggerezza e positività, in un'offerta che dà quasi esclusivamente serie cupe o violente con una marea di morti ammazzati. Pur con tutti i suoi difetti.
Le nostre protagoniste sono delle sirene, personaggi che da sempre affascinano la fantasia delle persone; solo, siamo sempre stati abituati a vederle o in Grecia o in altri mari sconosciuti e lontani, mai a Napoli,in casa nostra. E invece proprio dal golfo di Napoli "sorge" un'intera famiglia di sirene: Marica, la madre, con le figlie Yara, Irene  e Daria. Tutte e quattro sono alla ricerca di Ares, il tritone fidanzato di Yara che improvvisamente ha assunto forma umana ed è sparito nella città, sttratto comprensibilmente dalla vita dei terrestri; in fondo al mare infatti vige il matriarcato più severo, i maschi non contano nulla se non per la riproduzione, sono le donne che comandano e Ares è stufo sia di Marica che di Yara. 
Il modo in cui le nostre sirene si adatteranno a un mondo tanto diverso dal loro nel bene e nel male, rimanedone contaminate, è simpatico anche se la trama a mio avviso è piena di cose inutili forse messe per allungare il brodo: ad esempio non ho molto capito il senso della "storia" fra Irene e Michele, la mezza storia fra Marica e Carmine, quella fra Ares e Francesca e tra la stessa Francesca e Salvatore. Così come ho trrovato assurdo che Salvatore si confidi così tanto con tre suoi studenti (adolescenti); ho poco sopportato i tic e gli scatti nervosi della Bellè che francamente mi hanno reso Yara non proprio simpatica rispetto alle altre tre (spero che la cosa sia limitata a questo ruolo e che non sia una caratteristica dell'attrice): ho apprezzato invece molto Maria Pia Calzone nel ruolo di Marica, una dura che non è tale, visto che nonostante tutto ciò che dice è molto attratta dal mondo degli umani, al punto da custodire gelosamente un segreto: trent'anni prima aveva salvato alcune persone da un naufragio e ora le cerca per vedere che cosa hanno fatto di quelle vite che lei gli aveva salvato. Mi sono piaciuti anche Argentero e la piccola Rosy Franzese.
Strampalato ma gradevole.







venerdì 8 dicembre 2017

La ragazza del mondo, 2016


Regia di  con Michele Riondino (Libero), Sara Serraiocco (Giulia), Marco Leonardi (Costantino), Pippo Delbono (Giacono), Stefania Montorsi (Costanza).




Giulia è una giovane liceale Testimone di Geova assieme a tutta la sua famiglia. La sua vita ruota attorno a questo mondo: le adunanze, il lavoro parti time per avere tempo per predicare, il non poter assecondare il suo talento per la matematica perchè considerato vanesio dalla sua religione. L'insoddisfazione cova dentro di lei, esplodendo nel giorno in cui conosce Libero, un "ragazzo del mondo" appena uscito dal carcere, con cui intreccia una storia che le costa l'espulsione dalla comunità....


Film che avrebbe meritato più attenzione di quella ricevuta da parte del pubblico, data la qualità con cui a mio avviso è stato realizzato e come viene raccontata un'ambientazione non semplice: quella dei Testimoni di Geova. Sarebbe stato molto facile scadere nella banalità e nello stereotipo tratteggiando ambientazione e personaggi, ma il regista di questo film è riuscito dell'impresa di non farlo.
Ed è un merito non da poco.
La storia d'amore, in sè, non mi ha colpito particolarmente come mi aspettavo: non ho trovato il personaggio di Libero così positivo come descritto in altre recensioni, e non certo per i suoi trascorsi poco puliti, ma perchè nel corso della storia non sembra proprio prestare molta attenzione a Giulia e ai suoi bisogni, e sopratutto a lei come persona. Mi ha dato più l'impressione di essere innamorato dell'immagine di lei che lui si è costruito: non capisce l'importanza che ha per lei il suo mondo religioso anche quando decide di lasciarlo, addirittura la mette in pericolo mettendola in contatto con gli spacciatori con cui fa affari e non si tira indietro nel riversarle addosso sensi di colpa per situazioni di cui lei  effettivamente non ha alcuna colpa. Non proprio un tipo onesto nei sentimenti...
Anche Giulia del resto pare coinvolta solo perchè inesperta e già orientata vers il cambiamento; è probabile comunque che sia proprio questa la chiave di lettura che il regista vuole dare: Libero è lo "strumento" (so che è una brutta parola ma non me ne viene una meglio) attraverso cui Giulia troverà il coraggio di emanciparsi da una comunità affettuosa ma che le andava stretta.
Quello che ho veramente apprezzato in questo film è il riuscire a rendere i Testimoni di Geova come persone reali, non per forza dei cattivi bigotti fuori di testa; anche quando sbagliano, anche i capi che sottopongono a giudizio Giulia sono persone umane, davvero convinte di ciò che predicano e- nei limiti del possibile- anche comprensive: si nota in particolare come nella scena del "processo" si accostano a Giulia senza offenderla nè aggredirla, e come anche quando le portano il giudizio negativo siano dispiaciuti per lei. 
Molto bravi i due interpreti Riondino e Serraiocco, e anche le figure comprimarie.



lunedì 4 dicembre 2017

Rapunzel e l'intreccio della torre (Tangled),2010




Regia di Nathan Greno e Byron Howard, con le voci italiane di: Laura Chiatti (Rapunzel),Giampaolo Morelli (Flynn), Giò Giò Rapattoni (Gothel),





Rapunzel è una ragazza con una lunghissima chioma bionda, che ha sempre vissuto rinchiusa in una altissima torre per volere della madre Gothel, che in questo modo ha inteso proteggerla dai pericoli di cui il mondo è pieno. La stessa Gothel può accedere al rifugio della figlia solamente arrampicandosi usando i capelli della giovane come fune fino ad arrivare all'unica finestra.
Ovvio che il più grande desiderio di Rapunzel sia quello di poter evadere, anche solo per poco tempo, dalla sua prigione; in particolare ogni anno, la sera del suo compleanno, sa che nel vicino regno fanno una festa che culmina con centinaia di luci liberate in cielo: Rapunzel vorrebbe per una volta parteciparvi e vedere quel bellissimo spettacolo.
Finalmente proprio pochi giorni prima del suo 18esimo compleanno Gothel parte per un viaggio; Rapunzel capisce che è un'occasione unica, e quando un giovane avventuriero, Flynn Ryder, inseguito dalle guardie reali, scopre la Torre nel folto della foresta la giovane decide di stringere un patto: gli darà rifugio ma in cambio l'aiuterà a uscire e andare alla festa....




Versione Disney della famosa fiaba di Raperonzolo, della fiaba originale rimane ben poco, e il racconto si inserisce più che altro nel filone Disney anni 2000 con eroine femministe e vivaci in cerca non solo dell'amore ma di una vita avventurosa e realizzata.
La simpatica Rapunzel è forse la più caratteristica di esse, da questo punto di vista: un vero peperino sia dal punto di vista fisico che da quello caratteriale visto che, pur vivendo rinchiusa in una Torre, riesce a trascorrere la sua giornata rimpiendola di mille interessi, tra cui la pittura, l'amore per gli animali; gran parte della giornata se ne va comunque per pettinare la notevole chioma di cui la giovane è dotata, che le è vietatissimo tagliare per misteriose ragioni e che serve sopratutto a far salire nella Torre la madre Gothel.
Quest'ultima in realtà non è la vera madre di Rapunzel, ma una strega che anni prima rapì la piccola principessina proprio per utilizzare i suoi capelli, dotati di un potere magico che le permette di restare giovane per sempre. Quest'ultima è una cattiva di prim'ordine e molto ben caratterizzata; crudele, vanitosa e subdola, non perde occasione per instillare nella "figlia" un senso di colpa per il suo desiderio di uscire dalla Torre e vedere il mondo, tenendola così legata a sè per il proprio scopo. 

Il terzo personaggio importante nel cartone è Flynn Ryder, giovane avventuriero inseparabile dal Fido cavallo      , che durante uan delle sue fughe scopre la Torre e ....quale rifugio migliore? Peccato che essa sia già occupata- come sappiamo- e che la sua occupante non solo sia una peperina ma sia ben decisa a "usarlo" come mezzo per fuggire finalmente dalla sua prigione...la collaborazione iniziale e relativi battibecchi fra i due sono a mio avviso la parte migliore del film.
Cartone vivace e divertente, con animazione e colonna sonora molto ben curati. Per me, dopo "Frozen" uno dei migliori di questi anni 2000.