mercoledì 17 maggio 2017

Let it be- Un giorno con i Beatles (Let it be), 1969



Regia di Michael Lindsay Hogg, con John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr, George Harrison, Yoko Ono. Mal Evans


L'ultimo lungometraggio dei Bealtes, girato quando il gruppo era sull'orlo della separazione, è praticamente un mini documentario su come si svolge un normale giorno di regsitrazione del gruppo, la cui parte migliore è il finale, ovvero la ripresa dello storico concerto sul tetto della casa discografica Apple che fu la vera ultima esibizione dal vivo dei Fabs.
Non è che ci sia tantissimo da dire: le tensioni di un gruppo un cui ormai ognuno faceva per sè e ci si riuniva solo quando estremamente necessario, rinfocolate (consapevolmente o meno) dalla presenza di compagne "forti" come Yoko e Linda e in cui bastava una parola o uno sguardo di troppo per litigare sono più che evidenti. Non si avverte più - a pelle- quella coesione che per lungo tempo aveva caratterizzato il gruppo, ognuno scrive i propri pezzi e poi li registrava e stop.
Tuttavia per ogni beatlesiano che si rispetti è un documento fondamentale sopratutto- come già detto- per il mitico concerto sul tetto della Apple, che effettivamente fu l'ultimo del gruppo e la cui esibizione improvvisata causò fermento per le strade e i palazzi nei dintorni (qualcuno arrivò addirittura ad allertare le forze dell'ordine per disturbo alla pubblica quiete! Inutilmente, credo, visto che pare che  i vigili si misero lì a godersi lo spettacolo). E ovviamente, per le canzoni, grazie alle quali il gruppo vinse uno (scontatissimo, ammettiamolo) Oscar per la migliore colonna sonora.




sabato 13 maggio 2017

Il sogno di Fausto e Iaio, 2016



Regia di Daniele Biacchessi.



Il 18 marzo 1978 a Milano furono ucciso due amici 18enni, Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, che frequentavano il centro sociale Leoncavallo. Anche se a 38 anni di distanza è uno dei tanti omicidi mai risolti degli anni di piombo, e anche se sicuramente gli assassini provenivano da ambiente neofascista, il caso è però ancora avvolto nel mistero. Alcuni giovani sconosciuti, ad esempio, vennero visti aggirarsi nella zona da alcuni testimoni, solo per quella sera però. Chi erano? Uno dei tre oltretutto, corrisponde come descrizioni a Massimo Carminati, uno dei boss della Banda Della Magliana: che interesse poteva avere un simile personaggio a uccidere due innocui ragazzi? Gli interrogativi ancora oggi sono tanti....




Tratto dal libro "Fausto e Iaio: la speranza muore a 18 anni", è dedicato appunto ai due ragazzi uccisi durante i cosiddetti "anni di piombo", vittime riconosciute del terrorismo in una città, Milano, che assieme a Roma e Torino ha pagato il prezzo più alto in quegli anni.
La loro storia + comunque considerata abbastanza anomala rispetto a quella di altre vittime: nonostante fossero innegabilmente di sinistra, è probabile che quella fosse solo una scusa che nascondeva altro. Ma cosa?
Fausto e Iaio si interessavano al problema della diffusione della droga nel loro quartiere in maniera attiva, stavano anche realizzando un dossier con tanto di interviste registrate e documentate; ed è anche lì che si sono concentrate le ricerche- che ripeto, a tutt'oggi sopo 40 anni non hanno dato esiti definitivi- sulla loro morte.
Purtroppo devo dire che questo documentario non mi ha soddisfatto molto: già dalla presentazione in sala ho notato nel regista una tendenza a divagare abbastanza fastidiosa, che nel filmato sfocia nel solito e noioso complottismo a mio avviso spesso inutile: d'accordo che la mala romana e il traffico di droga c'entri qualcosa, ma che senso ha mettere la pulce sui soliti servizi deviati, CIA, massoneria e quant'altro? Sembra che ogni cosa che succede in Italia sia da ricondurre lì! Si perde così il punto di vista principale, la storia di due ragazzi come tanti in quegli anni, e la loro figura risulta sbiadita: conosciamo poco di loro, della loro vita, sopratutto non ci viene spiegato quale sia quel sogno cui fa riferimento il titolo:  forse il sogno di una società più giusta? il sogno di ripulire il loro quartiere dalla droga? Sono tutte ipotesi che lo spettatore può fare, ma che tali restano visto che il regista non chiarisce nulla a riguardo.
E così Fausto, Iaio e la loro storia vengono messi un po' in disparte.
Molto bella la scelta di presentare i personaggi con una particolare animazione colorata e originale, e molto bella la colonna sonora che ricalca i gusti  musicali dei due ragazzi. Un lavoro comunque utile, ma si poteva fare di meglio.






domenica 7 maggio 2017

Maradonapoli, 2017



Regia di Alessio Maria Federici



Il documentario racconta gli anni "napoletani" di Diego Armando Maradona, ricostruendo cosa ha voluto dire il calciatore per la popolazione e per la cultura, non solo sportiva, della città....



Nonostante non segua quasi per nulla il calcio, ho voluto andare a vedere ugualmente questo documentario in quanto Maradona è stato sicuramente uno dei personaggi famosi che ha segnato la mia infanzia negli anni '80: chi non ha mai cantato, giocando, la canzoncina "ho visto Maradona, ho visto Maradona"?Chi- mi riferisco a a chi giocava a calcio- non lo ha mai imitato, magari sognando di diventare come lui? Oserei dire che è stato il calciatore più importante di quegli anni...ma non me ne intendo di calcio, e quindi prendete il mio parere in tal senso.
E' indubbio che per la città di Napoli e i napoletani è stato qualcosa di molto più di tutto questo, se ancora oggi (cosa sottolineata più volte durante il filmato) nascono bambini chiamati Diego proprio in suo onore, e se ancora oggi ragazzi che non erano nemmeno nati negli anni d'oro del Napoli lo prendono come modell e come mito, spinti non solo dai racconti di genitori e nonni. Oserei dire che Napoli ha un vero e proprio culto per Maradona, amato al pari di San Gennaro (in alcuni dipinti mostrati nel documentario, Maradona è seduto accanto a San Gennaro in Paradiso...), che ancora oggi rappresenta una parte molto importante della città.
Il perchè non è difficile capirlo, se si conosce anche poco la storia del calciatore (che lui stesse spiega in una breve intervista mostrata nel filmato): Maradona nasce in Argentina da una famiglia povera, vive la sua infanzia e la sua prima giovinezza per le strade, faticando, facendo sacrifici, spesso non avendo il necessario. Il calcio lo salva e proietta lui e la sua famiglia nel benessere. Per questo , in una città purtroppo molto problematica, con vari dislivelli sociali, e all'epoca ancora piagata dal terremoto del 1980, lui rappresenta il simbolo di chi ce l'ha fatta, un esempio per tutti i ragazzi di strada come è stato anche lui; rappresenta il riscatto che lo sport (in generale, non solo il calcio) offre ancora oggi a molti.
Nel filmato vengono intervistate molte persone. sopratutto di quartieri poveri, che raccontano il loro legame con Maradona, i loro ricordi, la loro passione: è un omaggio sincero, affettuoso e caloroso, che perdona gli errori dell'uomo facendolo entrare di diritto nel mito. Affetto che Maradona ha sempre ricambiato, del resto.
Una visione interessante non solo per gli amanti del calcio e di Maradona.


giovedì 4 maggio 2017

L'uomo perfetto, 2005



Regia di Luca Lucini, con Riccardo Scamarcio (Antonio), Francesca Inaudi (Lucia ), Gabriella Pession (Maria ), Giuseppe Battiston ( ).


Lucia, giovane e brillante pubblicitaria, è da sempre innamorata dell'amico Paolo che però le ha preferito Maria, migliore amica della stessa Lucia. Quando la ragazza viene  sapere che i due intendono sposarsi, decide di giocare il tutto e per tutto: così assolda Antonio, attore disoccupato in cerca di un ingaggio,  lo prende sotto la sua ala insegnandogli a diventare l'uomo perfetto che (nelle sue intenzioni) conquisterà Maria allontanandola dal promesso sposo.
Il diavolo però crea le pentole ma non i coperchi...




Graziosa commedia dello stesso regista di "Tre metri sopra il cielo", basata sul vecchio schema "triangolo tra amici" con inserimento di un estraneo che sconvolgerà gli equilibri, anche se in maniera non prevista.
Certo Lucia, la protagonista, non ci fa proprio una bellissima figura: pur volendo bene a Maria ed essendo la sua migliore amica, non può fare a meno di cercare di metterle i bastoni fra le ruote separandola da Paolo, perchè anche lei innamorata di quest'ultimo (o almeno è quello che crede).La salva il fatto che oltre a ciò, Lucia è veramente convinta che Paolo non sia l'uomo giusto per Maria, almeno per come la conosce lei: per questo assolda Antonio, aspirante attore spiantato, per istruirlo nella parte del presunto uomo perfetto per Maria. Ma qual'è davvero l'uomo perfetto? Lucia conosce cosi  bene i suoi amici, e anche sè stessa?
A scompigliare tutto è proprio Antonio, che man mano che la storia prosegue assume un ruolo più importante di quello che ha all'inizio, dato che anche lui non è solo il belloccio stupido che crede Lucia...niente di particolarmente nuovo insomma, ma una storiella gradevole che fila fa anche un po' sognare.bravi tutti gli attori, in particolare l'apparentemente svampita Pession e Scamarcio (che ve devo dì, a me piace!).






martedì 2 maggio 2017

Pocahontas, 1995


Regia di Mick Gabriel ed Eric Goldberg, con le voci italiane di: Ilaria Stagni (Pocahontas),Pino Insegno (John Smith), Remo Girone (Powathan),Zoe Incrocci (Nonna Salice),Monica Ward (Nakoma),Andrea Ward (Kokoum),Franco Chillemi (Radcliffe).


Inghilterra, 1607: una spedizione di marinai capitanata dal pomposo governatore Radcliffe parte alla scoperta del Nuovo Mondo. Tra i marinai c'è il capitano John Smith,marinaio esperto e studioso degli usi e costumi degli indigeni.
La parte di terra scelta dagli inglesi per la loro spedizione è quella dove vive la tribù di Powthan, saggio capo e padre della giovane Pocaonthas, che il padre stesso ha promesso in sposa al guerriero Kokoum. Ma la giovane principessa, da carattere fiero e molto intelligente, ha molti dubbi riguardo a questa unione. Dubbi che diventeranno certezze quando la giovane indiana incontra il capitano bianco....



Nel 1995 la Disney scelse come soggetto del classico cartone di Natale una storia vera: quella di Pocaonthas, principessa indiana  che nel 16   , dopo aver sposato il colono inglese John Rolfe, si trasferì in Inghilterra ma morì poco dopo a causa di malattie che nella sua terra non esistevano.
E' quindi un cartone più maturo rispetto agli standard disneyani, e sicuramente tende a celebrare anche a cultura dei nativi americani (pare comunque che la comunità indiana non lo abbia apprezzato ritenendolo poco accurato dal punto di vista storico), e sopratutto introduce una principessa particolare anche per anni in cui le principesse- grazie alle precedenti Ariel, Belle e Jasmine- sono diventate più moderne, attive e agguerrite rispetto a Biancaneve e Cenerentola.
Pocaonthas è in infatti una giovane nativa cresciuta in modo libero dal padre, che le ha insegnato a pensare e ragionare con la sua testa; in questo, la giovane viene aiutata dalla saggia Nonna Salice, la vecchia nonna defunta il cui spirito si è incarnato nell'omonimo albero, e che in questa veste è ancora in contatto con l'amata nipote. Pur essendo un padre per certi aspetti moderno e rispettoso della propria figlia, Powathan è pur sempre un capo tribù indiano del 1600, e quindi quando la ragazza raggiunge l'età da marito decide di darla in sposa al valoros guerriero Kokoum, pur senza imporglielo in maniera dittatoriale; tuttavia per quanto Pocaonthas stimi il giovane innamorato di lei, sente che il suo destino non è quello: l'inquietudine che prova si concretizza quando il suo cammino si intreccia con quello di John Smith, un capitano inglese che guida una spedizione volta - inutile negarlo- a saggiare le possibilità di conquista del territorio.


Due nemici quindi, che dovrebbero odiarsi e combattersi a priori e che invece finiscono per essere attratti uno dall'altra: non parlerei propriamente di amore, o almeno io non l'ho mai percepito come tale, ma di una infatuazione positiva per entrambi, perchè permette loro di guardare la persona al di là di ciò che essa rappresenta come stereotipo (i selvaggi, gli inglesi conquistatori cattivi) e abbattere in qualche modo il muro di odio che sembra inevitabile cresca fra i due popoli.
Sicuramente un  messaggio importante contro il razzismo, anche se il cartone mi pare non sia proprio fra i più amati ancora oggi: Pochaontas non è stata nemmeno "ammessa" nel gruppo delle "Principesse Disney", anche se ne avrebbe tutto il diritto visto che è una principessa a tutti gli effetti. Anche la colonna sonora, da sempre colonna portante della produzione Disney, è poco ricordata.
Il non lieto fine classico lascia aperta la porta al seguito (come del resto da storia vera), realizzato nel 1998 e intitolato "Pocahontas: Viaggio nel Nuovo Mondo", in cui si ripercorre appunto la seconda parte della vita della giovane indana (e che personalmente ho apprezzato di più).