domenica 29 settembre 2019

Tutta un'altra vita, 2019





Regia di Alessandro Pondi, con Enrico Brignano (Gianni), Ilarian Spada (Lola), Paola Minaccioni (lorella), Giorgio Colangeli (Alfredo).





Il tassista romano Gianni, stufo della su vita stressante, sogna di cambiare vita vincendo al Superenalotto...vincita che puntualmente non arriva mai.
Un giorno in taxi una coppia facoltosa diretta alle Maldive per una vacanza di dieci giorni dimentica le chiavi della propria villa; Gianni decide di approfittarne per insediarvisi e finisce per adottare (sotto falsa identità) lo stile di vita dei proprietari, con piscina, auto e abiti di lusso, feste esclusive; il tutto a insaputa della moglie Lorella e dei due figli, che continua a raggiungere la sera fingendo di avere lavorato tutto il giorno.
Durante una di queste feste conosce la bella ed esuberante Lola...



Tipica commedia italiana un po' cattivella rovinata da un finale inaspettato  e che,  seppure perfettamente in linea, con la storia, non mi ha pienamente soddisfatto. Non pretendo il lieto fine sempre e comunque, ma un po' più di coerenza non guasterebbe.
Enrico Brignano interpreta con la consueta verve comica e sorniona dietro la quale stavolta si intravede anche una certa profondità Gianni, tassista romano sposato con Lorella e padre di due figli: una vita ordinaria barcamenandosi tra debiti per la casa e l'attività, figli da seguire, soldi che non bastano mai, al punto che la famiglia non può andare nè in vacanza nè in piscina.
L'unico appiglio a cui Gianni si aggrappa nella speranza che accada qualcosa che gli cambi la vita è una vincita al superenalotto che però non arriva mai. 
La vera svolta arriva quando una facoltosa coppia in partenza per le Maldive (come raccontano loro stessi al tassista) dimentica le chiavi della propria villa nel taxi; per Gianni è impossibile resistere alla tentazione e, se dapprima si introdurrà nella villa solo per rinfrescarsi in piscina, finirà per "rubare" la vita dorata che si intravede dietro quel cancello. Barcamenandosi tra l'ignara famiglia e cose che finora aveva solo potuto sognare, si illuderà (perchè alla fin fine è questo quello che succede) di potere davvero appartenere a quel mondo, cosa che per mille motivi non succederà. 

Gianni è il tipico italiano medio delle commedie, uomo comune con qualità e difetti (più i secondi), non cattivo ma certamente nemmeno positivo (nonostante le ristrettezze economiche non si sogna nemmeno di condividere almeno in parte la piscina con la propria famiglia). Non riesce nemmeno a capire che la vita vera, con tutti i suoi difetti, è quella che sta vivendo assieme alla moglie con la quale ha costruito una famiglia e una vita da anni, e che quella da lui sognata è fasulla e comunque nn priva di difetti (le coppie ricche che puntualmente incontra mostrano di non essere felici e di vivere nel rancore per tanti motivi diversi). Alla fine si adegua mantenendo una doppia facciata senza fare una scelta, con unico contentino per il pubblico il fatto che anche la moglie farà la stessa cosa. 
Oltre a Brignano degne di nota sono le due attrici, Ilaria Spada, la simpatica Lola dalla doppia faccia che rappresenta l'equivalente umano della villa di lusso, e Paola Minaccioni, moglie caciarona e non troppo bella (ma nemmeno Brignano è Brad Pitt, eh..) ma con una sua profondità che non si sa se il marito riesce a cogliere o meno. 
Si ride, non sempre per comicità ma talvolta anche amaro, tutto sommato fino alla fine è un film piacevole.



domenica 22 settembre 2019

Mio fratello rincorre i dinosauri, 2019

Regia di Stefano Cipani, con Alessandro Gassman (Davide), Isabella Ragonese (Marta ), Francesco Gheghi (Jack), Lorenzo Sisto (Giò), Rossy De Palma (Zia Dolores), Roberto Nocchi (Vitto), Arianna Bacheroni (Arianna).


Nella famiglia Mazzariol nasce l'ultimo figlio, Giovanni detto Giò, affetto da sindrome di Down. Per spiegare questa cosa i genitori raccontano al piccolo Giacomo di cinque anni che il nuovo fratellino è così perchè ha dei superpoteri; per alcuni anni Giacomo ci crede e ne è felicissimo, ma quando comincia a crescere e capire la verità comincia anche a reagire con fastidio all'esuberanza di Giò...





Tratto dal romanzo omonimo (2016 ) di Giacomo Mazzariol, è uno spaccato di vita quotidiana di una normale famiglia italiana tra i cui componenti c'è un bambino Down, Giò. Il tutto narrato dal punto di vista di Jack (ovvero Giacomo), fratello di Giò a cui per spiegare la "diversità" del fratellino, è stato detto che Giò è un eroe con superpoteri, e quindi "speciale" e un po' diverso dagli altri.
Tralasciando il fatto che sia una cosa molto comune e che io non codnvido personalmente, Jack effettivamente ci mette un po' di anni a capire che Giò non ha alcun superpotere: per tutta la durate dell'infanzia mette continuamente l'ignaro Giò alla prova in modi fantasiosi, che gli confermano puntualmente la specialità di suo fratello. Quando raggiunge la problematica età di 14 anni però queste dolci illusioni hanno già lasciato da tempo il posto non solo a una visione più realistica della situazione del fratello, ma anche a qualcosa di nuovo finora sconosciuto: l'imbarazzo che la presenza di Giò spesso gli prova. 
Sarò impopolare: sono dinamiche che esistono in famiglie con un disabile o un malato grave, e dato che in Italia questo tipo di tematiche è trattato con grandissima ipocrisia si preferisce fare finta che non sia così e si passa tra due estremi: o escludere i disabili oppure al contrario. Ed è in questo modus operandi che inizialmente si colloca la famiglia nei confronti del piccolo Giacomo che chiede spiegazioni sul fratellino, anche se i loro genitori lo fanno con affetto e dolcezza, anche con una sorta di ingenuità. 
Tornando ai due fratelli, Jack cerca in tutti i modi di "combattere" l'imbarazzo che gli provoca Giò (e dietro cui si nasconde la tipica difficoltà adolescenziale di ragazzo che sta crescendo e si sta affrancando dalla famiglia come persona): arriva addirittura a dire che è morto e a montare un caso mediatico mobilitando tutto il paese inventando la storia di un gruppo neonazista che odia i disabili e vorrebbe aggredire Giò. Cose che francamente sono poco comprensibili a livello umano, e non fanno fare una gran figura al personaggio, per il resto circondato da grandi personaggi di eccezionali persone normali: i due genitori Isabella Ragonese e Alessandro Gassman, che affrontano questa durissima prova con il sorriso sulle labbra e tanto amore, sia fra loro che per la loro famiglia; l'attrice spagnola Rossy De Palma, famosa per i film di Almodovar, nei panni della stravagante zia Dolores. Bravi i giovani attori che interpretano Jack, Giò e il loro amico Vitto; pollice verso per le giovani attrici che interpretano le due sorelle per quella che interpreta Arianna (insopportabile, ma forse è proprio il personaggio che è così),
Il ritmo del film è leggero anche quando deve affrontare parti drammatiche.


mercoledì 18 settembre 2019

The white princess, 2017



Inghilterra, 1485: dopo aver vinto la battaglia di Bosworth e aver sconfitto Riccardo III, Enrico Tudor viene proclamato re d'Inghilterra con il nome di Enrico VII. Sposa Elisabetta di York, figlia di Edoardo IV, che inizialmente lo odia; pian piano, complice la nascita del primogenito Arturo, tra i due coniugi nasce l'amore, messo costantemente a dura prova non solo dalla scarsa popolarità di cui Enrico sembra godere, ma anche dai complotti della regina madre Elisabetta Woodville per favorire il ritorno sul trono del figlio Riccardo, che sarebbe il legittimo erede.
Infatti il principino si sarebbe in realtà salvato e nascosto per anni dalla madre; rintracciato dalla zia Margherita di York, viene educato


Tratta dai romanzi "Una principessa per due re" e "La maledizione del re" di Philippa Gregory, è in pratica il seguito di "The white queen" e copre gli ultimi due libri della serie dedicata alla "Guerra delle due rose".
Come tutti sapete ho amato moltissimo Riccardo e Anna d "The white queen", e odiato cordialmente le due Elisabette; per questo avevo deciso di non vedere la serie tv e di non leggere i due libri da cui è stata tratta, visto che già sapevo almeno in parte che piega avrebbero tenuto.
Poi però per cause che non ho saputo spiegarmi (masochismo?) ho cambiato idea e quindi ecco quest'estate la visione della continuazione.
Devo dire che il cambio attoriale ha favorito una maggiore empatia con i personaggi, e oltretutto ha permesso di ristabilire un minimo di equità nelle età dei personaggi (con l'altra serie gli attori non erano nemmeno stati invecchiati, con il risultato di avere nel 1485 la stessa Elisabetta Woodville del 1464). Certo la trovata di tenere in vita la già anziana duchessa Cecilia molto più della durata ffettiva della sua vita è comunque allo stesso livello di ridicolo.
Abbiamo quindi le protagoniste della precedente serie tv, Elisabetta Woodville e Margaret Beaufort, ormai anziane  e normalmente destinate a un naturale declino in favore dei due figli, Henry ed Elizabeth; senonchè  entrambe non si arrendono e non smettono di tessere intrighi e complotti, la Woodville con lo scopo di riportare in Inghilterra e poi sul trono il figlio sopravvissuto Riccardo.
Fa niente se per fare ciò mette costantemente in pericolo la vita della figlia Lizzie e del nipote Arturo, e fa niente se tutto ciò va contro la volontà della giovane regina, decisa invece a trovare dell'armonia nel rapporto con il proprio consorte. E' vero che si passa dal "odio Henry" a "Amo Henry" nel giro di due puntate e quindi anche questa cosa risulta poco credibile, ma d'altra parte le puntate sono solo otto quindi la serie tìene per forza un ritmo veloce.
L'altra protagonista della serie è Margaret, la figlia dei defunti George e Isabel, personaggio storico particolarmente colpito dalla cattiva sorte (verificare per credere), qui nei panni di giovane "parente povera" di cui la regina si occupa per carità e che alla fine viene tirata dentro a forza nei complotti; Margaret vorrebbe solo una vita tranquilla lontano dalla corte con il marito, invece gli interessi familiari la obbligheranno giocoforza a ben altro. 
Alla fine la vera eroina è lei, mentre la cugina diventa una stronza capace di sacrificare il proprio fratello e il cugino pur di mantenere il potere.
Non mancano elementi paradossali: la stronzaggine di Margherita di York, l'omicidio di Jasper Tudor da parte della Beaufort e in particolare l'incontro tra i reali d'Inghilterra e quelli di spagna per contrattare il matrimonio dei rispettivi figli, scena in cui la piccola Caterina D'Aragona viene mostrata ai futuri suoceri mentre balla il flamenco (ballo che all'epoca ancora non esisteva!). 
Per non parlare della super-cavolata non solo di riesumare (male) il personaggio di Francis Lovell (il migliore amico di Riccardo) che nella precedente serie era stato completamente eliminato (per fortuna sua, aggiungerei) ma di rimetterlo male, senza spiegarne la storia o la funzione...sembra uno capitato così per caso!
Tra i giovani interpreti nessuno brilla per particolari doti recitative, anche se la giovane Rebecca Benson è più piacevole da vedere degli altri; restano a dividersi la scena i "vecchi" della situazione, tra cui spicca la ex Catelyn Stark de "Il trono di spade" Michelle Fairley. 
Nonostante tutto passabile.





domenica 15 settembre 2019

La verità sul caso Harry Quebert (The truth about Harry Quebert affair), 2019

Regia di Jean Jacques Annaud, con Patrick Dempsey (Harry Quebert), Ben Schetzner (Marcus Goldman), Kristine Froseth (Nola Kellergan), Matt Frewer (David Kellergan), Tessa Mossey (Jenny Quinn Giovane),Victoria Clarke (Jenny Quinn adulta),Josh Close (Luther Caleb),Damon Wyans jr (Perry Galawood).

Marcus Goldman è un giovane scrittore in crisi creativa, che decide di andare a trovare il suo mentore  ed ex professore universitario, il noto scrittore Harry Quebert, nella speranza che lo possa aiutare. Poco dopo il suo arrivo però Harry viene arrestato con l'accusa di aver ucciso Nola, un'adolescente scomparsa trent'anni prima, i cui resti sono stati ritrovati sepolti nel giardino di casa sua.
Harry proclama con convinzione la propria innocenza e Marcus decide di aiutarlo indagando in proprio...


Tratto dal romanzo omonimo di Joel Dicker (2012), è una miniserie molto attesa che ho guardato senza conoscere il libro e partendo con un lieve pregiudizio dovuto alla presenza di Patrick Dempsey, attore che non sopporto dai tempi di "Grey's anatomy".
Il giudizio finale non è negativo anche se ho trovato il tutto piuttosto noioso, con un po' troppi personaggi che si intersecano e quindi a volte generano confusione e un ritmo a volte troppo lento;  il che probabilmente sulla carta produce più un effetto riflessivo riguardo agli avvenimenti narrati, ma in tv a mio avviso produce solo un effetto soporifero.
L'incipit è tutt'altro che originale: Marcus, giovane scrittore autore di un best seller di successo mondiale (oltretutto era al primo libro), è in crisi creativa: la casa editrice preme per l'uscita del secondo romanzo, ma lui non ha ancora scritto nemmeno una riga e non sa che fare. Stufo della fama il giovane decide così di andare a visitare  Harry Quebert, suo ex professore universitario a sua volta autore del best seller "Le origini del male", ritiratosi da tempo in un paesino del      . L'incontro non sortisce inizialmente alcun effetto, ma dopo poco tempo la bomba: nel giardino della casa vengono trovati i resti di Nola, una quindicenne scomparsa trent'anni prima, figlia del pastore del luogo. 
L'ex professore viene arrestato e nonostante proclami la sua innocenza, la scoperta (per sua stessa ammissione) di una relazione sentimentale fra i due non fa che aggravare la sua posizione, visto oltretutto che non ha un alibi. 

L'unico a credergli è Marcus che si incarica di investigare per conto suo, e comincia un sua personale indagine parlando con i vari abitanti del paesino: l'ex pastore e padre della vittima, la proprietaria del locale caffè (nel quale Nola lavorava come cameriera), sua figlia Jenny e molti altri. Ovviamente vengono alla galla segreti di ogni tipo, e va da sè che Marcus attingerà a questa vicenda per il secondo libro. 
Come detto, non sopporto Dempsey ma qui non sfigura del tutto, anche se io essendo di parte non riesco proprio a valutare con obiettività le sue capacità attoriali. Validi anche gli altri attori, finale inaspettato (secondo me), ma una volta finito non mi ha lasciato molto (anzi, direi quasi nulla).
Tuttavia penso possa piacere agli appassionati del genere.



venerdì 13 settembre 2019

Moschettieri del re, 2018

Regia di Giovanni Veronesi, con Piefrancesco Favino (D'artagnan), Rocco Papaleo (Athos), Valerio Mastandrea (Porthos), Sergio Rubini (Aramis), Margherita Buy (Regina Anna), Matilde Gioli (Costanza), Anna Mouglasis (Milady), Alessandro Haber (Cardinale Mazarino)





1650 circa: dopo vent'anni dalle vicende che li resero famosi e ormai ritiratisi a vita privata D'artagnan, Athos, Porthos e Aramis vengono richiamati dalla Regina Anna per salvare la Francia, devastata dalle guerre di religione. Cinici, disillusi ma sempre abilissimi con spade e moschetti accetteranno di portare a termine la rocambolesca missione...




Come quasi sempre ormai, ho deciso di trascorrere il mio Ultimo dell'anno al cinema; e quest'anno chi meglio dei miei amati moschettieri poteva traghettarmi nel 2019? La cosa, devo dire, mi fa sperare bene per il nuovo anno!
In un'intervista a Ciak il regista Giovanni Veronesi ha definito il film "un regalo di Natale" del regista agli spettatori; se è così è davvero da ringraziare!
Prima di tutto c'è da dire che non è una rivisitazione fedele del romanzo, nè del suo seguito "Vent'anni dopo", anche se si svolge appunto proprio vent'anni dopo dai fatti più famosi.
I nostri moschettieri da anni hanno appeso la spada al chiodo, le loro strade si sono separate e hanno vissuto vite totalmente diverse, invecchiando non benissimo: D'Artagnan è un proprietario terriero con famiglia non proprio felice, Aramis ha preso i voti, Athos di diletta in avventure sessuali di poco gradimento e Porthos, affetto da depressione, vive schiavo dell'oppio e del vino e inizialmente si vergogna talmente tanto della sua condizione che nemmeno si fa trovare dai suoi vecchi amici.
Anche la Regina Anna è invecchiata, è svanita, ma deve tirare avanti perchè il figlio Luigi XIV è un incapace e per di più di salute cagionevole causa stravizi; la Francia però è devastata dalle guerre di religione e la sovrana non riesce a venire a capo di tutti questi problemi. In extremis le viene in mente ci chiedere l'aiuto di quelli che un tempo furono i suoi uomini più fidati, trovandosi di fronte una specie di Armata Brancaleone", dotata però di tanta voglia di riscatto. Non è il massimo ma non ci sono alternative, e così i nostri moschettieri, accompagnati da un servitore chiamato "Servo Muto" (ma D'artagnan lo chiama Sergio) parton per quella che sarà soprannominata la "penultima missione".
Da qui tutta una serie di avventure a volte troppo strampalate pur considerando lo stile e il contesto del film, una riproposizione della storia dei moschettieri in salsa pop, con elementi classici che si mescolano a elementi moderni, sopratutto nel look dei personaggi, in un susseguirsi che riesce comunque a mantenere  un buon ritmo narrativo filare fino alla fine del film, nonostante qualche buco nella trama e sopratutto un finale in salsa moderna che non c'entra nulla e francamente si poteva evitare. 

Gran parte del merito va anche al cast  di attori, bravissimi e affiatati: ai quattro moschettieri di Favino (un D'artagnan sempre in bilico tra il romantico e lo sporcaccione), Papaleo (Athos disilluso), Rubini (Aramis saggio) e Mastandrea (Porthos votato alla massima sincerità) si aggiungono le donne, la svanita Regina Anna di Margherita Buy, la vivace dama di compagnia Matilde Gioli e la Milady di Anna Mouglasis a cui viene data per la prima volta un interpretazione un po' diversa ma realistica: è cattiva, sì, ma diventata tale a causa di tutte le violenze e sofferenze subìte nella sua vita. E il finale che la riguarda la scia sul suo personaggio un retrogusto amaro. 
Da non trascurare la colonna sonora, perfettamente in linea con lo stile del film, che mischia brani classici a brani di musica pop.
Insomma è proprio il caso di dire "cominciamo bene", ma in senso buono!

Visto il 31 dicembre 2018




mercoledì 11 settembre 2019

Alberto Sironi

Il 5 agosto è morto ad Assisi all'età di 79 anni il regista Alberto Sironi, famoso per aver diretto tutta la serie del Commissario Montalbano da 1997.
Era nato a Busto Arsizio nel 1940, e si era formato alla scuola d'arte del "Piccolo Teatro di Milano" e dopo varie esperienze teatrali negli anni '70 cominciò a collaborare con la Rai con alcune inchieste sportive e di cronaca.
Nel 1978 esordisce come sceneggiatore di due telefilm tratti dalla raccolta "Il centodelitti" di Giorgio Scerbanenco.
Tra i suoi lavoris si ricordano: "Il grande Fausto" (1995), "Una sola debole voce" (1998), "Salvo D'Acquisto" (2003), "Virginia, la monaca di Monza" (2004), "Pinocchio" (2008), "Eroi per caso" (2011).



martedì 10 settembre 2019

Arrivederci professore! (The Professor), 2019

Regia di Wayne Roberts, con Johnny Depp (Richard) Rosemay De Witte (Veronica),Odessa Young (Olivia), Danny Houston (rettore).

Richard, professore universitario di letteratura, scopre di avere circa un anno di vita a causa di un male incurabile. Decide così di modificare drasticamente la propria vita: caccia dalle lezioni gli studenti che non gli aggradano, affronta il fallimento del proprio matrimonio con la moglie Veronica, si dà ai bagordi mentre cerca di ottenere un permesso dal lavoro per realizzare il sogno di scrivere un romanzo....


Un film che cerca di ricalcare (negli intenti e in parte della trama) il celeberrimo "L'attimo fuggente", non riuscendoci. Johnny Depp è bravo come sempre ma da solo non può sempre bastare nei film, e qui abbiamo una trama che si perde per strada e poco supportata dalla sceneggiatura.
Il protagonista è Richard, professore universitario stanco del suo lavoro e di un matrimonio evidentemente fallito (visto che oltretutto la moglie lo tradisce proprio con il rettore della sua Università), al quale viene dato al massimo un anno di vita per un tumore ormai inoperabile.
La notizia ovviamente sconvolge il poveretto, il quale decide di rivoluzionare la sua vita permettendosi d fare e dire tutto ciò che fino ad allora non aveva fatto. Si lascia quindi andare a tutta una serie di esperienze di vario tipo di cui non si intuisce bene il senso, anche perchè lui dichiara che il suo più grande desiderio è scrivere un romanzo nel breve lasso di tempo che gli rimane da vivere; ma nessuna di queste esperienze può servirgli qualche modo.
Gli unici rapporti positivi sono quelli con la figlia e il migliore amico (un po' insistente ma generoso); anche il rapporto con gli alunni sotto sotto non è così libero e spontaneo come vuole far credere, a mio avviso è apparso molto forzato. Non parliamo poi del rapporto amore- odio con la moglie, che per quanto possa risultare veritiero lascia un senso di amaro, visto che nemmeno di fronte all'imminente tragedia questa coppia sembra risolvere qualcosa, nemmeno quando hanno un lacunoso chiarimento finale. 
Il film si trascina stancamente fino al misterioso epilogo, che anch'esso ricalca un famoso film, "Cast away" con Tom Hanks. 
Insomma, la tipica occasione persa.

Visto a giugno 2019





lunedì 9 settembre 2019

Raffaele Pisu

Il 31 luglio è morto all'età di 94 anni l'attore e presentatore Raffaele Pisu.
Era nato a Bologna nel 1925 esordì ai microfoni di Radio Bologna nell'immediato dopoguerra in trasmissioni di varietà.
Nel 1951 esordì al cinema con "Il padrone del vapore" e con l'avvento della tv aveva esordito anche lì in ruoli da spalla comica. Il grande successo arriva nel 1961 con la trasmissione "L'amico del giaguaro".
Nel 1968 nella trasmissione "Vengo anch'io" lanciò il personaggio del pupazzo Provolino, molto amato dagli spettatori, sopratutto bambini, tant'è che Verrà ripreso molti anni dopo con la conduzione di "Striscia la notizia" e di altre trasmissioni".
Tra i suoi fil si ricordano: "Padri e figli"( 1957), la serie di musicarelli con Gianni Morandi "In ginocchio da te"(dove interpretava lo zio Lele), "Italiani brava gente" (1966), SMS- sotto mentite spoglie (2007).















domenica 8 settembre 2019

Ilaria Occhini

E' morta il 20 luglio a Roma all'età di 85 anni l'attrice Ilaria Occhini.
Era nata a Firenze nel 1934, debttò nel cinema a 19 anni con il film "Terza liceo" per poi diplomarsi all'Accademia Nazionale di Arte Drammatica.
Ha avuto una lunga carriera sia al cinema che in tv che a teatro.

Tra i suoi film si ricordano: "I promessi sposi" (1964), Benvenuti a casa Gori" (1990), "Domani" (2001),"Mine vaganti" (2010), "Una famiglia perfetta" (2012); in tv : "Jane Eyre" (1956), "Graziella" (1961), "Puccini" (1973), "Don Milani, l priore di Barbiana" (1999), "Provaci ancora prof!" (2005-2013). 







sabato 7 settembre 2019

La befana vien di notte, 2017

Regia di Michele Soavi, con Paola Cortellesi (Paola ), Stefano Fresi (Mr Johnny), Fausto Maria Scialappa (Giacomo), Cloe Romagnoli (Sveva), Odette Adado (Emilia), Diego Delpiano (Ivan), Robert Ganea (Leo), Francesco Mura (Riccardo).


Paola, maestra elementare in un paesino della Val D'Aosta, nasconde un segreto: è in realtà la Befana, che durante tutto l'anno lavora con alacrità per confezionare i regali per i bambini e poi, la notte del 6 gennaio, li consegna a cavallo della scopa. 
Un giorno Paola viene rapita da Mr Johnny, uno stravagante inventore di giocattoli a cui quando era bambino, per errore, aveva rovinato la Befana innescando una serie di eventi che portarono alla separazione dei suoi genitori; diventato adulto vuo,e vendicarsi e impadronirsi del suo ruolo.
Ma alcuni alunni di Paola scoprono la cosa e decidono di correre in aiuto della maestra...




Una simpatica favoletta natalizia per i bambini, che però non è un granchè come film e sopratutto non lascia molto alla fine di esso. Non amo particolarmente la Cortellesi ma talvolta è brava a interpretare ruoli gradevoli e comici, e qui è uno di questi casi: il film si basa quasi totalmente sulla sua performance e su quella del più bravo Fresi, altrimenti non esisterebbe visto che  nè l'attore che interpreta il fidanzato nè i giovani attori che interpretano gli alunni di Paola brillano per doti recitative o di presenza.
E anche la vicenda è piuttosto sconclusionata: non si sentiva molto la necessità di una Befana "svecchiata", con fidanzato inconsapevole al seguito, che di giorno fa la maestra e di notte nel suo laboratorio segreto confeziona i giocattoli per i bambini (e quando dorme?!); forse sulla carta l'idea era più appetibile, ma il film risulta alla fine noioso, un po' troppo allungato in certe parti e forzato come trama in altre, e pure nel finale. Si salva un po' il messaggio finale "uniti si vince", però più di tanto non c'è. Tra gli attori adulti ho trovato molto bravo Stefano Fresi, ma anche lì non è stato molto aiutato dalla trama che lo riguarda. 
C'è di peggio intendiamoci...


Visto il 26 dicembre 2018




venerdì 6 settembre 2019

Rutger Hauer

Il 19 luglio è morto all'età di 75 anni l'attore Rutger Hauer.
Era nato in provincia di Amsterdam nel 1944 e tra in suoi film si ricordano: "Il seme dell'odio" (1975), "I falchi della notte" (1981), "Blade Runner"( 1982), "Lady Hawke" (1985), "La leggenda del santo bevitore" (1989), "Confessioni di una mente pericolosa" (2003), "Sin city"( 2005), "Batman Begins" (2005). 




mercoledì 4 settembre 2019

Dolcissime, 2019


Regia di Francesco Ghiaccio, con Alice Manfredi (Alice), Margherita De Francisco (Mariagrazia), Giulia Barbuto (Chiara), Giulia Fiorellino (Letizia), Valerina Solarino (madre di Mary), Vinicio Marchioni (padre di Alice).

Mary, Letizia e Chiara sono tre amiche accomunate da un enorme problema: l'obesità, che le ha rese mira di alcuni bulli a scuola e che provoca loro tante insicurezze e disagi, sia fisici che psicologici e sociali. Il tutto culmina con un video, ripreso e diffuso da Alice (carina, magra e campionessa di nuoto), in cui le tre ragazze vengono mostrate mentre sono in piscina a fare acqua gym e per il quale vengono messe alla berlina da tutta la scuola.
Per vendicarsi le tre ragazze decidono di iscriversi ai campionati di nuoto della scuola e farsi allenare proprio da Alice...




Film che affronta la tematica del bullismo, in particolare quello contro le persone grasse. Cosa sempre esistita, ma di cui oggi per fortuna se ne parla, anche se il cammino verso    sembra sempre piuttosto in salita.
Avendo vissuto, e vivendo tutt'ora, il problema in prima persona, ho scelto di vedere questo film da sola perchè non sapevo come avrei potuto reagire di fronte a molte cose; tutto sommato è andata bene ma l'impatto emotivo è stato molto forte comunque, sopratutto nelle scene con la madre di una delle tre ragazze. Quelle cose le ho vissute in prima persona e le vivo tutt'ora, a volte anche in modo molto peggiore che nel film.
Le tre protagoniste (Mary, Chiara e Letizia) sono per certi versi un tantino stereotipate, perlomeno in alcuni momenti: le tipiche ciccione felici e solari, stereotipo da cui raramente si riesce a discostarsi. Per fortuna intervengono le situazioni personali delle tre ragazze a riequilibrare le cose: Mary è figlia di una ex campionessa di nuoto, ora diventata allenatrice, che non sopporta il fatto di avere una figlia obesa e la vessa in mille modi inqualificabili pur di farla dimagrire; Letizia è spesso a casa da sola costretta a occuparsi di due fratellini più piccoli; Chiara vive in una famiglia che, al contrario di Mary, idolatra il cibo in modo esagerato e non si rende conto di danneggiare in questo modo la ragazza, non aiutandola nel suo obiettivo di mangiare correttamente e perdere peso. In più, chatta da tempo con un ragazzo che vorrebbe conoscerla, ma lei non ha il coraggio per paura che lui la rifiuti.
Cè anche una quarta ragazza, Alice: al contrario delle tre compagne, è la bella della scuola, magra, fisico perfetto, campionessa di nuoto (e anche allieva- cocca della mamma di Mary) e bulletta a tempo perso, visto che un giorno che le tre ragazze si trovano in piscina per un corso di acqua gym le filma e mette il video su Youtube per sfotterle. Personaggio quindi che si presenta antipatico, ma poi, andando avanti con la storia, rivelerà anche lei una ragazzina fragile con una situazione familiare difficile alle spalle e costretta nel suo ruolo di campionessa nonostante la fatica che ciò comporta per lei, per non deludere le aspettative dei familiari.
Anche le tre "buone" a loro volta svelano qualche difettuccio, visto che pure loro fanno un video ad Alice mentre è insieme  ad un uomo misterioso e poi la ricattano minacciando di metterlo su Yotube (come lei aveva fatto con loro) se non le allenerà per la gara di nuoto sincronizzato; obiettivo che si sono date per riscattarsi davanti a tutti, sè stesse comprese.
Il ruolo dei social nei problemi di bullismo è messo molto bene in evidenza in questo film, come amplificatore di qualunque cosa; un problema gravissimo che in Italia ha già generato casi di cronaca tragici e sul quale siamo ancora lontani dal trovre una soluzione, sia a livello pratico che culturale.
Le interpreti nn sono bravissime e la sceneggiatura ha qualche buco e qualche riempitivo di troppo; tuttavia la figura che mi ha più colpito è quella della madre, Valeria Solarino bravissima nella sua durezza e crudeltà che solo alla fine sarà un po' smorzata (e solo probabilmente per interesse personale),una madre come purtroppo ce ne sono non poche, a dispetto di ciò che si possa pensare.
Un film che merita comunque di essere visto (e fatto vedere ai più giovani) per le tematiche di cui parla e i problemi che solleva.