domenica 27 ottobre 2019

Il testimone invisibile, 2018

 Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio (Adriano Doria), Miriam Leone (Laura), Fabrizio Bentivoglio (Tommaso Garri), Maria Paiato (Elvira Garri).


L'imprenditore Adriano Doria viene accusato dell'omicidio della propria amante Laura; dichiaratosi innocente, accetta il consiglio del proprio avvocato di avere un colloquio con una nota penalista che non ha mai subìto una sconfitta in tribunale. La donna dovrà farsi raccontare la verità approntando la migliore difesa per il suo cliente, ma la verità è difficile da fare emergere....




Un thriller insolito nel panorama cinematografico italiano, con un ritmo solido e una continua suspance in un gioco che finirà per rimescolare ogni carta e ogni indizio dato sia all'inizio che durante la storia.
Inizialmente la storia parte molto banalmente: Adriano Doria è un imprenditore sposato con una figlia che tradisce la moglie con l'avvenente fotografa Laura; un giorno al ritorno da uno dei loro incontri su un sentiero isolato di montagna hanno un incidente con un'altra auto guidata da un giovane uomo che dopo l'impatto non dà segni di vita.
Da qui nasce un'ingarbugliata vicenda in stile "non tutto è ciò che sembra" che si dipana con un ritmo di tensione crescente dovuto ai vari colpi di scena spesso inaspettati che rimescolano continuamente le carte in tavola ribaltando addirittura tutto quanto visto fino ad allora. 

Ho trovato gli attori sufficientemente in parte, tutti quanti in perenne bilico nella dualità "Buono/Cattivo", "Vittima/Carnefice" a seconda dei punti di vista e dei colpi di scena.
Un po' angoscioso ma tutto sommato un buon thriller, anche piuttosto insolito nel panorama cinematografico italiano.

Visto a Dicembre 2018






lunedì 21 ottobre 2019

C'era una volta...a Hollywood (Once upon a time...in Hollywood), 2018



Regia di Quentin Tarantino, con Brad Pitt (Cliff Booth) Leonardo Di Caprio (Rick Dalton), Margot Robbie (Sharon Tate); Luke Perry (wayne Maudner), Rafael Zawieruscha (Roman Polansky), Mike Moh (Steve McQueen), Damon Harriman (Charles Manson), Emile Hirsch (Jay Sebring).


1969: Rick Dalton è un ex divo della tv e del cinema anni '50, specializzato in western e film d'azione, in crisi artistica e personale dato che ormai il cinema sta cambiando e punta su attori e generi cinematografici molto diversi dal suo. Tuttavia per sbarcare il lunario Rick accetta qualunque proposta lavorativa, sempre affiancata dalla sua storica controfigura Cliff Booth, che ormai è il suo migliore amico e tuttofare, e anch'esso in cris visto che se non lavora uno non lavora nemmeno l'altro.
I vicini di casa di Rick sono il giovane regista rivelazione Roman Polansky e sua moglie, l'attrice Sharon Tate....



Solitamente Tarantino non mi piace, ma stavolta ero decisa a vedere questo suo ultimo film proprio perhè tocca in parte la storia di Sharon Tate, l'attrice moglie di Roman Polansky uccisa nel 1969 dalla setta Manson assieme ad alcuni amici. E devo dire che non solo non me ne sono pentita, ma anzi, incredibilmente mi è piaciuto e sul finale mi sono pure commossa: magari fosse andata veramente così!
I protagonisti del film sono Rick Dalton, ex star degli anni '50 caduta in declino, e la sua controfigura Cliff, trascinata nella crisi assieme a lui per ovvie ragioni: se non lavora il primo, non lavora nemmeno il secondo. Il rapporto tra i due è molto stretto anche al di fuori dal lavoro, sembrano quasi due fratelli che si sostengono a vicenda (anzi, è più Cliff che sorregge Rick nei suoi momenti di crisi occupandosi di lui che il contrario). Parallelamente abbiamo la figura di Sharon Tate, giovane attrice emergente, sposata con il regista di punta del momento (Polansky, la cui figura appare solo brevemente), incinta del primo figlio e insomma con una vita invidiabile. Rick e Sharon sono vicini di casa in Cielo Drive, anche se per via dei rispettivi impegni non si sono ancora conosciuti.

Abbiamo così i due punti di vista di una Hollywood che non c'è più: da una parte un attore specializzato in western e film d'azione che oltre al cinema ha molto lavorato anche nelle serie tv degli anni '50, dall'altra gli artisti emergenti di film particolari che anticipano il cinema più impegnato degli anni '70 (non a caso viene proprio citato quello che all'epoca era il film dell'anno, "Rosemary's baby", proprio di Polansky). Rick è un po' piagnone e vittimista, ma allo stesso tempo non si dà per vinto e cerca in tutti i modi di risalire la china, a costo di venire in Italia a girare gli spaghetti western (viene citato il regista Sergio Corbucci) e di rinnovarsi girando per registi sperimentali, per questo il personaggio mi è piaciuto, e ho trovato molto bravo Di Caprio  a destreggiarsi tra i vari toni del personaggio, passando dal dramma della depressione per il periodo di crisi ai toni grotteschi a quelli trionfanti.

Il suo alter ego è Cliff, personaggio con un passato misterioso (si vocifera che abbia ucciso la moglie, e d in effetti certi scoppi di violenza del personaggio sarebbero perfettamente in linea con ciò) e una carriera mai decollata, se non come controfigura; è lui che si prende cura di Rick facendogli quasi da angelo custode, lui che a metà film avrà un inquietante "incontro ravvicinato" con quelli della setta Manson, lui che giocherà un ruolo fondamentale nell'ultima parte del film (in fondo il suo primo da protagonista). Anche qui ottima interpretazione di Brad Pitt in grado di cogliere tutte le sfumature del suo personaggio.
Bravissima anche la Robbie nei panni della Tate, con la quale  è chiaro l'intento del regista di fare empatizzare lo spettatore con lei: bella, gentile, che si emoziona andando al cinema a vedere un suo film, simpatica...stringe il cuore ancora di più pensando alla fine cui è destinata.
La violenza splatter tipica dei film tarantiniani stavolta è presente solo in parte, come si evince dal titolo il regista si è concentrato più sulle icone hollywoodiane di una stagione del cinema, quella stagione d'oro che in quegli anni stava tramontando lasciando spazio ai film impegnati degli anni '70. Un omaggio del regista a quello che è stato probabilmente il cinema della sua infanzia, quello che aveva nel cuore quando ha cominciato questo mestiere, con un occhio di riguardo al cinema italiano di cui Tarantino è da sempre estimatore: nella fattispecie quello degli "spaghetti western".
In un breve ruolo compare anche il compianto Luke Perry, l'attore di BH 90210 morto a marzo.
Aggiungiamoci una colonna sonora curata e di tutto rispetto e il film cult è servito!