venerdì 28 aprile 2017

La signora mia zia (Auntie Mame), 1958



Regia di Morton De Costa, con Rosalind Russel (Mame Dennis), Roger Smith (Patrick Dennis bambino), Forrest Tucker (Beau Burnside),Connie gilchrist (Nora),Fred Clark (Dwight Babcock),Coral Brown (Vera Charles).


Rimasto improvvisamente orfano di padre, l'undicenne Patrick viene affidato a zia Mame, l'eccentrica sorella del padre che non ha mai visto prima. Per lui inizia una vita davvero piena di colpi di scena....



Tratto dal romanzo "Zia Mame" di Patrick Dennis (1956), è una commediola simpatica ma molto poco approfondita, sopratutto a livello di personaggi. Per ovvi motivi la mattatrice assoluta è Rosalind Russell nel ruolo di zia Mame, donna esuberante, eccentrica e decisamente sopra la righe. che dalla morte del fratello dedica la sua vita al nipote Patrick affidatole appunto dal defunto. Mame e Patrick, assieme ai fedeli domestici Nora e Hito, costituiscono una stravagante ma affettuosa famiglia, grazie sopratutto alla capacità (sarebbe meglio dire fortuna) di Mame di riuscire a cadere sempre in piedi in qualsiasi situazione si trovi, anche la più spiacevole. Vari i cambiamenti significativi rispetto al libro: ad esempio  zio Beau (il gentiluomo del Sud che Mame sposa) non muore poco dopo le nozze ma vari anni dopo, quando il nipote è all'università; Mr Babcock diventa per Patrick un affettuoso tutore tanto che lui arriva a chiamarlo "zio", e varie altre cose. Il tutto però viene svolto in maniera molto superficiale, addirittura tante volte si ha proprio la sensazione di "tirare via" senza nemmeno aver fatto il minimo indispensabile: ad esempio, vedendo il film nessuno si aspetterebbe che Patrick e Pegeen si sposano, visto che non hanno nemmeno interagito fra loro! Per non dire di tutto il resto, i personaggi sono purtroppo proprio poco approfonditi anche a livello minimo di motivazione. Ed a mio avviso è spiacevole anche se il film alla fin fine si lascia guardare perchè  è divertente, ma non rimane molto di esso allo spettatore una volta spento il video....




mercoledì 26 aprile 2017

Erin Moran

Sabato 22 aprile è morta per un male incurabile (notizia letta ora) all'età di 56 anni Erin Moran, l'attrice americana che negli anni '70 interpretò il ruolo di Joanie, la sorellina di Riky Cunningham in "Happy Days",soprannominata "Sottiletta" da Fonzie...personaggio che credo non abbia bisogno di presentazione, quindi.
L'attrice era nata nel 1960 e il ruolo in Happy days le diede fama mondiale ma anche tanti problemi: purtroppo, come molte star, la sua vita fu costellata da problemi di droga e alcol, instabilità sentimentale e incapacità di affrancarsi dal suo ruolo più famoso per  costruirsi una solida carriera.
Mi è spiaciuto molto perchè "Happy days" è uno dei  ricordi più cari della mia infanzia, e ricordo in particolare quante volte da piccola tentavo di girare con l'hula hop come faceva lei nella sigla (inutilmente, che ve lo dico a fà!), e spesso quando giocavo facevo finta di essere una sua amica che andava a trovarla a casa Cunnigham.....







lunedì 24 aprile 2017

Il permesso- 48 ore fuori, 2017



Regia di Claudio Amendola, con Claudio Amendola (Luigi), Luca Argentero (Donato), Giacomo Ferrara (Angelo), Valentina Bellè (Rossana).


Quattro detenuti dello stesso carcere ricevono un permesso premio di 48 ore: Donato vuole cercare la mogie Irina, di cui da tempo non ha più notizie; Angelo trova ad aspettarlo gli amici di sempre; Rossana viene prelevata dall'autista perchè la ricca madre è via per lavoro e non ha tempo da dedicare alla propria figlia;Luigi torna dalla moglie e dal figlio Michele, ma avrà un'amara sorpresa...




Film duro ma bello e ben fatto, tematica interessante anche se personalmente dubito che in un normale permesso di 48 ore possa succedere di tutto come accade ad alcuni dei protagonisti di questo film.
Abbiamo quattro personaggi, quattro detenuti nello stesso carcere mai incrociatisi fra loro prima (e anche durante il film, solo Rossana e Angelo si incontreranno): di loro non sappiamo nemmeno esattamente cosa abbiano fatto per la maggior parte del tempo, a parte Angelo di cui sappiamo subito essere in carcere per una rapina.
Li vediamo per la prima volta all'uscita dal carcere per il famoso permesso: non c'è nessuno ad aspettarli, si incamminano da soli verso la libertà "a tempo" probabilmente tanto desiderata; solo Rossana trova ad aspettarla Walter, l'autista di famiglia. Sono persone di ambienti, età culture molto diversi, accomunati solo da quel luogo che stanno lasciando, e dal non sapere come effettivamente verranno accolti una volta tornati nella società civile e dalle stesse famiglie. Donato ha una moglie, Irina, di cui da tempo non sa più nulla se non che il boss per cui lavorava l'ha ridotta alla prostituzione; l'uomo la cerca disperatamente finendo per essere risucchiato tra le spire di quel mondo che in realtà avrebbe voluto tenere lontano. Luigi invece sogna, una volta scontata la pena, di passare il resto della sua vita accanto alla moglie "come un qualunque pensionato" (come dice lui); ma una volta a casa scopre che il figlio Michele lo ha mitizzato a tal punto da aver seguito le sue orme, compiendo però un gravissimo errore, visto che ha truffato un pericoloso boss dello spaccio di droga.Anche a Luigi quindi nn resta che ritornare sulla strada del crimine, con finale tragico. In fondo ai due personaggi più adulti è stata riservata la sorte più pesante e senza speranza, forse per quel loro inconscio attaccamento alla vita delinquenziale nel senso più "fatale": vorrebbero una vita diversa, ma non riescono più a uscire dall'ambiente criminale.
Agli altri due personaggi, i più giovani, è riservata una storia intrecciata e che dà speranza: Rossana è una ragazza ricca e viziata ma anche molto sola, in carcere perchè ha tentato di introdurre vari kg di droga dopo un viaggio all'estero, solo per gioco; Angelo proviene dalle borgate, è in galera perchè ha tentato una rapina con alcuni amici, è l'unico che è stato arrestato ma non ha fatto i nomi dei compagni. Pe entrambi il ritorno a casa è in solitudine: il nonno di Angelo è morto lasciandogli la casa, madre di Rossana è all'estero per lavoro e si disinteressa della figlia, affidandola al buon cuore dell'autista. Entrambi progettano di trovare in quelle poche ore i soldi per lasciare l'Italia e non dover più tornare in galera, entrambi non hanno ancora persona la speranza di un futuro diverso e migliore e sono anche in grado di ricostruirselo, forse assieme. Sono loro che costituiscono la parte positiva del film, a controbilanciare al drammaticità delle altre due storie.
Un film con uno stile asciutto e con poche concessioni al sentimentalismo, nonostante qualche buco nella sceneggiatura e una colonna sonora tavolta sparata ad alto volume. Non nuovo nel panorama del cinema italiano ma ccomunque interessante.


sabato 1 aprile 2017

La Bella e la Bestia (Beauty and the Beast), 2016



Regia di Bill Condon,con Emma Watson (Belle), Dan Stevens (Bestia),Kevin Kline (Maurice), Luke Evans (Gaston), Emma Thompson (Mrs Brick), Ewan McGregor (Lumiere), Ian McKellen (Tockins), Josh Gad (Le Tont), Nathan Mack (Chicco).




La giovane Belle vive in un paesino di campagna col padre Maurice, stravagante inventore.Anche la figlia, ragazza intelligente a cui piace leggere e immergersi in altri mondi,viene considerata dal paese “diversa”, nonostante sia corteggiata (in malo modo e piuttosto insistentemente)dall’antipatico Gaston, l’uomo più popolare del paese.
Un giorno Maurice si perde nel bosco e trova rifugio in un vecchio castello abbandonato;come il poveretto terrorizzato non tarda a scoprire, il padrone di casa è un individuo mezzo uomo e mezzo bestia, che lo minaccia di morte per aver violato la sua casa.Per fortuna arriva Belle che si offre come ostaggio al posto del padre,accettando di rimanere a vivere con la bestia.Dopo qualche iniziale incomprensione, e grazie all’aiuto dei simpatici domestici Tockins, Lumiere e Mrs Brick ( un orologio, un candelabro e una teiera),i due imparano a conoscersi bene e nasce una dolce simpatia tra di loro, che però dovrà affrontare mille pregiudizi e…un magico incantesimo.



Sono già passati 25 anni (26 dalla realizzazione del film) da quando, in terza media, andai a vedere al cinema "La bella e la Bestia" di Walt Disney, rimasto nel tempo uno dei film d'animazione mai realizzati a mio avviso. Ed ecco che oggi mi ritrovo al cinema a vedere questo remake con attori in carne ed ossa, di cui non mi pare si sentisse il bisogno ma pazienza....

Iniziamo dicendo che è , in sè, un film gradevole e carino, che si lascia vedere e coinvolge lo spettatore quel tanto che basta. Purtroppo il paragone con l'originale è inevitabile, e ne esce sconfitto seppure con alcuni punti di forza.
L'atmosfera gotica spesso presente nel cartone è andata perduta, cosi come la forza dei personaggi di contorno come i servitori-mobili: Tockins, Lumiere, Mrs Brick, Spolverina, l'armadio ecc- seppure finemente riprodotti con la tecnologia- non regalano lo stesso brio alle scene in cui compaiono come invece  succedeva nel cartone animato, cosa che fece dei piccoli personaggi caratteristi uno dei punti di forza del film. E il cambiamento delle canzoni che senso ha? Hanno preso e ridoppiato le stesse canzoni del film del 1991, cambiando alcune parole, in alcuni casi facendo diventare la cosa un po' ridicola :ad esempio, nella "Canzone di Belle" iniziale, Belle dice "è dal giorno in cui arrivammo/ che mio padre e io pensiamo che sia cosi provinciale", riferito al paesino dove vive. Ora, a parte che fa passare Belle come una snob che non può apprezzare la vita semplice di un piccolo villaggio e i suoi abitanti...ma che cosa pensavano di trovare in uno sperduto paesino di provincia, la vita della metropoli parigina da cui provenivano?!


Per quanto riguarda invece gli attori, non mi è dispiaciuta Emma Watson nei panni di Belle, una ragazza dinamica e moderna che lotta per realizzare le sue aspirazioni, mi è sembrato un tantinello incolore    nei panni della Bestia- e spesso si sforza troppo di imitare quello del cartone- mi è piaciuto molto Luke Evans nei panni di Gaston, ridicolo e orribile allo stesso tempo. In generale tutti funzionano bene, senza grandi picchi. 
Una novità che mi è piaciuta molto è il personaggio di Le Tont: non più l'amico cretino sempre agli ordini di Gaston, ma un personaggio con una sua personalità, un po' ridicolo ma non stupido e cattivo, che alla fine si redime. La presunta polemica sulla sua "omosessualità" per me è fondata sul nulla: per tutta la durata del film infatti il personaggio non fa o dice nulla che possa far pensare, anche solo lontanamente, al fatto che sia innamorato di Gaston (e non ci sarebbe stato nulla di male), e solo alla fine, nella scena del ballo, si intravede per due secondi Le Ton che balla con un uomo, ma la cosa viene fatta passare per un semplice scambio di ballerini mal riuscito. 
Nel complesso comunque promosso, se preso come film a sè- e come ennesima traposizione cinematografica della favola- è un film molto godibile per tutti.