sabato 29 marzo 2014

Immaturi- Il viaggio, 2012


Regia di Paolo Genovese,con Raoul Bova (Giorgio), Luisa Ranieri (Marta), Barbara Bobulova (Luisa), Ricky Memphis (Lorenzo), Luca Bizzarri (Piero), Anita Caprioli (Eleonora), Paolo Kessisoglu (Virgilio), Ambra Angiolini (Francesca).


Dopo essersi ritrovati, il gruppo di amici già protagonista di IMMATURI, organizza finalmente il famoso viaggio in Grecia che non riuscirono a fare da ragazzi dopo la maturità; essendo però ormai quasi quarantenni  è chiaro che il viaggio sarà vissuto diversamente. A partire dal fatto che saranno presenti alcune coppie, che non si starà sempre tutti assieme, che il divertimento e la spesieratezza totali sono ormai passati…

Il seguito di IMMATURI non è malissimo, anche se per alcuni aspetti mi ha messo più malinconia del primo film. Non mi riferisco solo alla storia di Eleonora che malata di tumore affronta il viaggio nell’attesa di sapere se potrà essere curata e condivide questo suo segreto solo con Virgilio , il più superficiale del gruppo (la storia che alla fine mi ha colpito di più) o al perfetto Raul Bova che deve fronteggiare il rischio di cedere al tradimento (dopo appen un giorno di lontanza?!); è tutta l’atmosfera che mi ha dato questa impressione, sarà forse anche per il momento particolare che sto vivendo.
Un seguito che a dire la verità non aggiunge niente di nuovo al primo film, ma che nemmeno stravolge tutto come a volte capita, già questo lo considero un traguardo. Come già nel rpecedente bravi tutti gli attori, con l’aggiunta in questo film di Anita Caprioli che nel primo IMMATURI compariva poco.
Splendida come sempre l’ambientazione greca..che voglia di andarci!!!!! Chissà quando potrò….e se potrò…





giovedì 27 marzo 2014

Immaturi, 2011

Regia di Paolo Genovese , con Raul Bova (Giorgio), Ambra Angiolini (Francesca), Ricky Memphis (Lorenzo),Barbara Bobulova (Luisa), Luisa Ranieri (Marta), Anita Caprioli (Eleonora), Luca Bizzarri (Piero), Paolo Kessisoglu (Virgilio), Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli (genitori di Lorenzo).


Una bizzarra vicenda coinvolge gli ex maturandi, oggi 38enni,di un liceo romano:  dopo la scoperta che uno dei professori facente parte della loro commissione d’esame in realtà non era laureato, il loro esame di maturità viene annullato e saranno quindi costretti a rifarlo dopo vent’anni.
Un gruppo di loro, un tempo amici ma che col tempo si sono persi di vista, si ritrova insieme dopo tanti anni per studiare. Giorgio, Luisa, Piero,Virgilio, Lorenzo, Francesca ed Eleonora hanno preso strade diverse nella vita, ma ora reincontradosi potranno forse avere la possibilità,oltre che di far rinascere l’amicizia, di risolvere altri problemi…

Mi ha colpito molto questo film, consigliatomi da un’amica e che quest’anno è stato uno delle sorprese cinamtografiche dell’anno: un film sentimentle senza prlar d’amore, o almeno non troppo. Un film sulla nostalgia, sulla disillusione ma anche sulle illusioni, magari sbagliate, e soprattutto sull’amicizia. Quasi commovente in certi punti.
Gli ex diciotteni un tempo grandi amici e compagni di scuola sono oggi un gruppo di quasi 40enni: un’età che bene o male porta a fare certi bilaci, non sempre positivi.
E infatti Francesca, cuoca con dipendenza sessuale da cui si sta curando, non ha mai conosciuto l’amore e ne ha paura; Lorenzo, agente immobialiare dalal vit fin troppo tranquilla, rimane a casa a fare il bamboccione perché mamma e papà sono le uniche due sicurezze e affetti della sua vita; la manager distratta Luisa battibecca con la figlia piccola ma più matura di lei, il dj Piero ha creato un programma radio dove ascolta ogni notte le nostalgie degli altri, forse per dimenticare le proprie. L’unico con una vita soddisfacente sembra essere lo psicologo infantile Giorgio, se non fosse che va in crisi quando la compagna gli annuncia di aspettare un figlio…
Tutti personaggi credibili e umani, in cui chiunque si può riconoscere, personaggi che avevano avuto davanti una serie di possibilità che la vita poi si è mangiata e he ora hanno una seconda chance….tutti ottimamente interpretati da un cast di attori affiatati e ben assortiti, con cui non si riesce a non simpatizzare anche se alcuni di loro hanno dei difetti veramente gravi….io personalmente avrei preso a sberle il bamboccione Ricky Memphis e vviamente simpatizzavo col padre, il come sempre ottimo Maurizio Mattioli, che prega affinchè il bamboccione prenda finalmente la sua strada.
Ottima colonna sonora e storia credibile e coninvolgente, questo film ha ricevuto quattro cadidature ai Nastri D’argento:miglior commedia, soggetto, attori non protagonisti (Ricky Memphis e Maurizio Mattioli), e canzone della colonna sonora (Immaturi, di Alex Britti). 




martedì 25 marzo 2014

Le stagioni del cuore, 2004




Regia di Antonello Grimaldi , con Anna Valle (Claudia Castelli), Alessandro Gassman (Sergio Valenti), Martina Stella (Emma Valenti), Paolo Seganti (Gianni Casiraghi), Daniele Savoca (Eugenio Scaglia), Valeria Milillo (Mara Scaglia), Arnaldo Ninchi (Edoardo Castelli), Rinaldo Rocco (Carlo Navone), Tatiana Lepore (Mariangela Navone), Michele di Mauro (Mario Navone).

Torino, primi anni ’40. Claudia Castelli, figlia dell’industriale Edoardo Castelli, è innamorata di Gianni, giovane operaio e militante comunista ma, nonostante la sua ribellione, per salvare il padre dal disastro finanziario accetta di sposare Sergio Valenti, un giovane di buona famiglia che rileva la fabbrica.
Sergio è innamorato della moglie ma lei continua a pensare al suo primo amore; nasce una figlia, Emma, e Claudia deve combattere con la crescente insoddisfazione che le impedisce di realizzarsi fuori dalla condizione di mamma e moglie…




Terzo sceneggiato di successo dell’anno 2004 dopo ELISA DI RIVOMBROSA e ORGOGLIO (trasmesso in contemporanea a questo su Raiuno)- tra l'altro, mi pare di ricordare che cominciasse dieci anni fa più o meno in questo periodo- è una saga familiare che copre trent’anni di storia italiana, dal 1940 ai primi anni ’70 raccontando la storia della famiglia Valenti. Chi scrive adora questo tipo di storie… e infatti è uno dei miei sceneggiati preferiti.
So bene che gli interpreti principali fanno storcere il naso a molti, ma a me Alessandro Gassman piace molto come attore (inutile paragonarlo col padre, sono due tipi diversi) e pur non apprezzando eccessivamente Anna Valle, l’ho trovata molto efficace in questo ruolo. Martina Stella è un altro paio di maniche ma…andiamo con ordine.
La storia ha inizio nel giugno del 1940, proprio il giorno in cui il Duce annuncia agli italiani l’entrata in guerra; e da subito si mette in luce al figura della giovane Claudia, figlia di un industriale, ricca e piuttosto viziata, ma anche ribelle e decisa a vivere la propria vita come vuole; è innamorata di Gianni,operaio nella fabbrica del padre e successivamente partigiano, ma fin dalla prima puntata capiamo che sarà Sergio l’uomo a cui il suo destino sarà legato; così come capiamo anche che sarà il suo vero amore, nonostante difficoltà, crisi, incomprensioni e pure qualche tradimento. Peccato che non lo capisca (per molti anni) la stessa Claudia, che alterna momenti di avvicinamento al marito a momenti di allontanamento ed egoismo, spesso per colpa sua, ma non solo; la protagonista è infatti una donna avanti per i suoi tempi, una donna che vuole sentirsi realizzata prima di tutto come persona e non semplicemente come moglie e madre borghese, come accadeva all’epoca; combatte quindi per affermare una propria indipendenza (anche economica, nonostante non ne abbia alcun bisogno) come individuo, cercando di realizzarsi nel mondo del lavoro sfruttando il talento per le sue passioni,l’arte e la moda. Da questo punto di vista il personaggio compie un percorso personale abbastanza difficile, ostacolata- non per egoismo o cattiveria quanto per incomprensioni o convenzioni- sia dal padre che dal marito, uomini più aderenti al loro tempo e a un vecchio stile di vita.
Anche se spesso Sergio, per venire incontro alle esigenze dell’inquieta moglie, decide di aiutarla ,l’aiuta dapprima accettando la sua collaborazione in fabbrica e poi finanziando l’atelier con cui Claudia farà strada nel mondo della moda, vediamo che fatica a comprendere i reali motivi e bisogni della donna, seppure accetta di mettere da parte le sue convinzioni per amore (e, a volte, non solo per amore di Claudia per amore della quiete familiare….).
Anche Sergio è un personaggio interessante, un uomo solido e dall’amore sincero, per molti aspetti il compagno ideale che molte donne sognerebbero, purtroppo però contemporaneamente ancorato a vecchi schemi il cui sradicamento da parte della moglie, della figlia e col passare degli anni della stessa società lo metterà in seria difficoltà, lasciandolo smarrito e creando in lui varie insicurezze e delusioni.


Fondamentalmente il problema della coppia è un problema di incomunicabilità, che verrà superato solo dopo molti anni e molti momenti difficili
Ho trovato molto buone le interpretazioni sia di Gassman che della Valle, che sono riusciti a ricreare un’alchimia di coppia pur mantenendo l’individualità dei loro personaggi, anche se l’attrice esagera molto spesso con bronci e sorrisi tirati, dando molte volte l’impressione che Claudia non sia solo inquieta ma pure (diciamocelo) abbastanza viziata.
Il percorso di Claudia viene proseguito e completato in maniera ideale da Emma, la figlia della coppia, giovane donna che da bambina subisce il clima teso e i problemi dei genitori venendo, in alcuni momenti,coinvolta pur senza intenzioni cattive; sono tutte esperienze che interiorizza e che segneranno la sua vita, portandola alla ribellione verso famiglia e autorità (ribellione che simbolicamente coincide con quella del ’68) e a vivere ogni sua scelta in maniera estrema, non sempre secondo il buonsenso o la morale, perennemente alla ricerca di un equilibrio che forse, come si capisce dall’ultima puntata, forse non troverà. Anche Emma comunque dà spesso prova di avere non solo un caratteraccio ma di essere pure lei parecchio viziata e poco disposto a maturare veramente: critica i genitori spesso anche insultandoli, ma poi quando si mette nei guai (e visto che viene anche arrestata perché sospettata di un omicidio non sono cose proprio leggere…) chi chiama?Un po’ troppo comodo, ho spesso pensato!
Emma è interpretata da Martina Stella, all’epoca ancora non troppo lontana dal successo de L’ULTIMO BACIO, quindi con la scusante della giovanissima età e inesperienza per le sue evidenti lacune recitative; nel tempo a mio avviso la situazione non è troppo migliorata, tuttavia ritengo che il ruolo di Emma sia uno dei migliori dell’attrice a cui bisogna dare atto di metterci perlomeno impegno nel dare un minimo di credibilità al personaggio.
Riguardo agli altri interpreti e personaggi, un po’ macchietti stico il cattivo Gianni di Paolo Seganti, che perseguita la famiglia Valenti per anni combinandone di tutti i colori,perennemente ossessionato da Claudia, incapace di stabilire un rapporto vero con chiunque e disprezzato perfino dal figlio Eugenio (che diventerà giornalista e si fidanzerà con Emma, realizzando quindi i sogni paterni senza volerlo); molto bravi i due attori che interpretano Mario e Mariangela, la coppia di domestici dei Valenti, una coppia serena e felice nella sua semplicità che rappresenta il contrasto con la coppia di padroni; ch poi padroni sono solo di nome, in quanto tra le due coppie corre una evidente stima e amicizia che abbatte le barriere sociali. Molto bello anche il ruolo del padre di Claudia, interpretato dal grande Arnaldo Ninchi.
La storia si dipana attraverso le 12 puntate seguendo lo schema del romanzo popolare, in una Torino splendidamente caratterizzata da una fotografia- spesso un po’ patinata- capace di cogliere anche i cambiamenti che intervengono nel corso degli anni, cosa che riesce anche con i costumi e il look dei personaggi, che ho trovato molto curati.
Un difetto potrebbe essere la presenza di qualche personaggio e situazione di troppo, abbastanza inutili ai fini della storia e difatti non ben caratterizzati come gli altri, a tal punto da diventare perfino dimenticabili.
Come ho detto all’inizio mi è molto piaciuto questo sceneggiato, l’ho trovato appassionante, convincente e molto ben fatto, pienamente meritevole del successo che ha avuto. Lo consiglio quindi in particolare a chi ama le saghe familiari o le storie ambientate negli anni ‘50/’60, sono sicura che non ne rimarrete delusi!



sabato 22 marzo 2014

I Simpson- Il film (The Simpson movie ), 2007

Regia di David Silverman, con le voci italiane di Tonino Accolla (Homer Simpsn), Liù Bosisio (Marge Simpson), Ilaria Stagni (Bart Simpson), Monica Ward (Lisa Simpson),FRancesco Prando (Ned Flanders),Sandro Iovino (Montgomery Burns),Davide Lepore (Milhouse), Mario Milita (Abrham Simpson).


E finalmente ho visto anche io il primo film dei mitici Simpson!!!Li seguo da sempre, da quando li hanno trasmessi per la prima volta in Italia nel 1992(ricordo che li facevano la sera tardi,dopo le 23,col bollino rosso!!!),e non li ho mai abbandonati,quindi logico che per me questo film fosse un evento da non perdere… e giustamente!E’ un film molto divertente,che non tradisce lo spirito del cartone,anche se mancano alcuni personaggi.
La storia racconta dell’allarme ecologico che si crea a Springfield quando si scopre che il lago è super inquinato:viene eretta una recinzione intorno,con un severissimo divieto di gettare qualsiasi cosa,altrimenti il lago ristagnerà.Manco a dirlo Homer ignora il divieto buttando nientemeno che un’intera cisterna dei rifiuti del suo nuovo maialino domestico, Spider Pork;la cittadina viene quindi messa in quarantena e i furiosi abitanti stanno quasi per linciare i Simpson, che però riescono a scappare e rifugiarsi in Alaska,dove poi Homer prenderà coscienza di ciò che ha fatto e tornerà a Springfield salvando la cittadina e anche l’armonia familiare.simpsons-family
Come detto mi è piaciuto molto, i caratteri dei personaggi non sono alterati e rimangono fedeli alle storie televisive,alternando momenti di critica satirica( il presidente degli USA è Arnold Schwarznegger!!!)a momenti di autentico divertimento, come l’ormai famoso tormentone di SPIDER PORK.

P.S: la recensione è una delle prime apparse sul mio ex blog di Splinder, nel 2007. Per questo è diversa dalle altre (affinate col tempo). Per pigrizia non ho voluto cambiarla :)








venerdì 21 marzo 2014

Viva L'Italia, 2012


Regia di Massimiliano Bruno, con Michele Placido (Michele Spagnolo), Alessandro Gassman (Valerio Spagnolo), Raoul Bova (Riccardo Spagnolo), Ambra Angiolini (Susanna Spagnolo), Rocco Papaleo (Tony), Edoardo Leo (Marco).



Durante un comizio l'onorevole Spagnolo, leader del partito "Viva L'Italia", viene colpito da malore e ricoverato in ospedale: al suo risveglio, si scopre che il leggero ictus ha leso la parte di cervello dove risiedono i freni inibitori, e quindi l'uomo non ha più controllo alcuno su quello che dice, parlando completamente a ruota libera e dicendo qualsiasi cosa gli passi per la mente.
I suoi tre figli Valerio, Riccardo e Susanna decidono di alternarsi al fianco del padre per evitare che rimanga da solo combinando guai a non finire: sarà l'occasione per rinsaldare rapporti familiari deteriorati da tempo e risolvere alcuni problemi personali, causati proprio dal loro ingombrante nome.
E per lo stesso onorevole sarà l'occasione di riflettere sul proprio operato politico e umano e di fare finalmente qualcosa di buono...






Una commedia amarognola, a tratti cattivella ma sempre veritiera, uno spaccato dell'Italia di oggi partendo da quella che purtroppo è la sua parte più marcia, la politica.
L'onorevole interpretato da Placido è proprio un tipico rappresentante di questa categoria: intrallazzone, ipocrita, disonesto, menefreghista verso i valori più importanti, a causa della malattia che lo colpisce (o forse usandola come scusa) perde i freni inibitori e comincia a vuotare il sacco, dicendo tutto quello che gli passa per la mente a tutti, familiari in primis: alla moglie che prontamente lo lascia e ai tre figli, due dei quali (Gassman e Angiolini) non brillano per particolari capacità: il primo, ritenuto lo scemo di famiglia, è presidente di una società di ristorazione che manda nelle mense prodotti non solo di dubbia qualità, ma proprio scaduti, la seconda- afflitta da zeppola-è un'attrice di fiction dalle dubbie (per non dire nulle) capacità. Entrambi i figli occupano quei posti proprio per intervento del padre, perchè "all'onorevole Spagnolo non si può dire di no", frase che ricorre abbastanza spesso nel film. Seguendo la storia, appare sempre più certo che non solo il padre non ha fatto un favore ai figli aiutandoli in quel modo, dato che ha bloccato ogni loro capacità di crescita e di realizzazione, ma li ha proprio messi in ridicolo dimostrando che anche lui pensa che non valgano nulla. Una cosa a mio avviso molto triste.
Il terzo figlio (Bova) è quello "diverso": se n'è andato di casa a vent'anni, studiando medicina e mantenednsoi da solo, rifiutando qualsiasi aiuto da parte del padre e costruendosi con tanti sacrifci una carriera come medico apprezzato e stimato da tutti nello scassatissimo ospedale in cui lavora. Ha talmente in odio la figura del padre e quello che rappresenta che rifiuta anche di chiedergli aiuto per l'ospedale, che manca di macchinari, dove i pazienti sono ricoverati nei corridoi e cade letteralmente a pezzi. Alla fine si scopre però che anche lui ha ricevuto- suo malgrado- un aiutino da parte del padre; ciò lo farà infuriare ma abbasserà un po' la cresta nei confronti degli altri, seppure ritengo che comunque non sia stata colpa sua, visto che della raccomandazione non ne sapeva nulla.
Sono tre figure di figli molte ben tratteggiate, non si può non provare una certa simpatia per loro e sicuramente nessuna invidia nonostante le possibilità della vita che hanno avuto con un padre onorevole, vista l'incapacità come uomo, marito, padre (come gli rinfaccia appunto il figlio Bova); ma almeno, si può notare che forse una punta di rimorso in lui c'è, e proprio per quello decide a modo suo di fare in modo di ricompattare almeno i tre fratelli.
Bravi tutti i protagonisti (con un Placido forse un po' sopra le righe in alcuni punti), ben assortiti come gruppo, sopratutto nella scena in cui i tre fratelli si ritrovano abbracciandosi dopo tanti anni; anche presi singolramente personaggi ben tratteggiati, che fanno tenerezza perchè è evidente che i figli siano rimasto schiacciati dalla personalità del padre, che non sopportano ma da cui contemporaneamente vorrebbero venire apprezzati. Solo una domanda, ma possibile che questi due genitori con tutti i soldi che hanno non sia mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello di porta<re la figlia dal logopedista?!


mercoledì 19 marzo 2014

Wolf children- Ame e Yuki, i bambini lupo, 2012

Regia di Mamoru Housoda, con le voci di: Antonella Baldini (Hana),Emanuela Ionica (Yuki),Alessio Puccio (Ame).



La giovane studentessa Hana si innamora, ricambiata di un compagno di college, che si rivela essere un licantropo. Ciò non scoraggia la storia d'amore fra i due, che mettono al mondo due bimbi, Yuki e Ame, i quali ereditano dal padre la doppia natura.
Quando il compagno muore improvvisamente Hana si ritrova sola a crescere due figli abbastanza particolari....




Grazie a E-mule sono riuscita a recuperare questa chicca, uscita qualche mese fa per un solo giorno come "evento speciale" nelle sale.
Un cartone animato molto bello, forse con qualcosa di più rispetto ai normali "cartoni": una storia delicata di sentimenti, un "romanzo di formazione" cinematografico se vogliamo, che fa riflettere e lascia tanto a livello di emozioni a chi lo guarda.
La giovane protagonista è una ragazza normale e semplice che si trova, per amore, a vivere una situazione più grande di lei, con tutto quello che ciò comporta: vive la natura del compagno e la loro vita assieme come la cosa più normale del mondo, ma quando lui rimane ucciso si trova a gestire al suo meglio una situazione del tutto disorientante: ad esempio, quando i figli si ammalano non sa se deve rivolgersi a un pediatra o a un veterinario, non può mandarli a scuola, non può nemmeno portarli a giocare per paura che i bimbi (come tutti i bambini poco facilmente controllabili) mostrino prima o poi pubblicamente la loro doppia natura.
Proprio a causa della paura che gli vengano portati via (i vicini, insospettiti da questo stile di vita troppo riservato, minacciano di chiamare gli assistenti sociali) decide di andare a vivere in un villaggio vicino alle montagne, in una zona semiisolata dove dovrà adattarsi a ristrutturare una casa diroccata e a lavorare nei campi per un anziano signore apparentemente insensibile e duro, e dove scoprirà il contatto con la natura che gran parte ha nella natura propria dei due figli (già dai nomi da loro imposti si capisce: Yuki significa "neve", Ame "pioggia"). 

Hana non sempre capisce cosa è bene e cosa è male per i due bambini, anche se i suoi sforzi tendono al massimo in questa direzione; data la particolarità non sempre capisce la natura dei figli, ma proprio questo suo essere imperfetta la rende la migliore delle mamme.
I due piccoli Yuki e Ame fanno tenerezza e mostrano le diverse implicazioni della loro situazione:Yuki più vivace e socievole, sogna una vita normale a scuola e con gli altri bambini, Ame più solitario si trova a suo agio solo nei boschi, e la sua migliore amica è una volpe che gli fa anche da maestra di vita.
I due percorsi di accettazione di sé stessi e di scelta della loro vita si intersecano con scontri e incontri psicologicamente ben caratterizzati, che coinvolgono lo spettatore rendendolo in qualche modo partecipe delle peripezie dei personaggi.
lo stile è molto simile ai cartoni di Myazaki,sicuramente è un film che piacerà sopratutto agli amanti degli anime, ma ritengo che possa soddisfare qualsiasi pubblico.
A questo punto, da recuperare in _DVD....




lunedì 17 marzo 2014

Saving Mr Banks, 2013


Regia di John Lee Hangock, con Tom Hanks (Walt Disney), Emma Thompson (Pamela Lyndon Travers), Colin Farrell (Travers Geoff), Ruth Wilson (Margaret Geoff),Paul Giamatti (Ralph), Jason Scwartzman (Richard Sherman), B.J. Novak (Robert Sherman).




Usa,1961: da una ventina d'anni Walt Disney sta cercando di ottenere dalla scrittrice Pamela L. Travers i diritti d'autore per girare un film sul suo romanzo per bambini più famoso, "Mary Poppins", come promesso alle figlie quando erano piccole. Alla fine l'autrice, in difficoltà economica, accetta di volare Los Angeles per discutere la cosa con Disney e imporre le sue condizioni sul film: niente cartoni, niente canzoni, niente "lustrini e scintilliii"...insomma la Travers ci tiene in maniera maniacale a che i suoi personaggi e la sua storia non vengano in alcun modo modificati rispetto a come li ha concepiti.


E dietro a tutto ciò c'è un motivo: i romanzi su Mary Poppins sono la trasposizione di storie che l'autrice da bambina inventava per fuggire da una dolorosa realtà familiare, comprendente una madre depressa e un padre amatissimo ma alcolizzato, oltre  a una zia particolare....



Dopo la ciofecona "Storia d'inverno", il 2014 cinematografico si risolleva di colpo e mooooolto bene con questo bellissimo film sulla storia della lavorazione di uno dei classici più amati del cinema "Mary Poppins" di Walt Disney.






Sapevo già che la lavorazione del film fu particolarmente problematica a causa della supervisione di Pamela L. Travers, l'autrice del romanzo da cui il film venne tratto, severissima e maniacale a livelli impossibili per l'umana tollerabilità, resa benissimo nel film dalla rigida Emma Thompson (attrice che ha un certa rigidità di suo, diciamocelo....); è stato comunque interessante vedere trasposte cinematograficamente le varie fasi della lavorazione con conseguente interazione/duello tra i due personaggi principali e interessante lavoro psicologico da parte di entrambi per comprendere l'altro.
Forse lo sforzo (almeno secondo il film) è stato più da parte di Disney (premio Oscar per la pazienza, visto che per vent'anni ha continuato a chiedere di incontrare l'autrice nonostante i continui rifiuti!), comunque sia a mio avviso qualcosa si è visto da parte anche della Travers, visto che alla fine ha concesso i diritti e ha dato l'ok per la realizzazione del film.
Del resto la sua rigidità diventa umanamente comprensibile guardando scorrere sullo schermo la storia della sua infanzia, attraverso cui si snoda il significato della sua opera e dei suoi personaggi: la Travers (il cui vero nome era Helen Geoff) crebbe in una famiglia con gravi problemi, a partire dal padre alcolizzato che, pur amando la famiglia, ne combinò veramente di tutti i colori, incurante delle difficoltà e della depressione in cui di conseguenza precipitò la moglie a tal punto da tentare il suicidio (sventato dalla piccola Helen).
La ragazzina, dotata di una fervida fantasia, cominciò così a inventare per sé e i fratelli minori racconti con protagonista Mary Poppins, una magica tata (ispirata a una zia che a un certo punto arrivò in casa tentando di aiutare la famiglia) che alla fine salverà Mr Banks - e non i bambini, come la maggior parte della gente pensa- facendogli capire l'importanza della famiglia e riportandolo sulla retta via; al personaggio letterario verrà quindi data l'opportunità che la vita non diede al padre reale dell'autrice.

Il film è talmente bello e ben fatto che mi ha fatto persino apprezzare Colin Farrell (già protagonista della ciofeca precedentemente recensita e attore la cui mia  definizione personale la potete trovare nella recensione del suddetto film); il padre di Helen mi ha davvero commosso, pur con tutte le sue debolezze il padre ideale che tutti vorremmo avere. C'è da dire - un poco malignamente, lo ammetto- che il ruolo del beone è forse quello che si addice di più a quest'attore vista la sua vita reale.... vabbè.
Bravo anche Tom Hanks nel ruolo- difficile, visto il mito del personaggio- di Walt Disney, abile affarista e imprenditore (del resto, se non fosse stato tale non sarebbe riuscito a mettere in piedi l'impero che ha costruito) ma anche sognatore ed ex bambino con un padre amato ma difficile.
Il personaggio migliore però, a mio avviso, è quello apparentemente secondario dell'autista interpretato da Paul Giamatti, intelligente e discreto che però alla fine si rivelerà molto prezioso soprattutto per la Travers.
Ovviamente il film è un tripudio di colori, musiche, allegria, lustrini (quelli tanto odiati dall'autrice) e non potevano mancare le musiche "in divenire" di Mary Poppins.
Da vedere, se non l'avete visto!




martedì 11 marzo 2014

Non è mai troppo tardi, 2014





Regia di  Giacomo Campiotti, con Claudio Santamaria (Alberto Manzi),Nicole Grimaudo (Ida Manzi ),Giorgio Colangeli (direttore del carcere minorile),Andrea Tidona (Galbiati), Edoardo Pesce (Eugenio Berti).


Tornato dalla guerra, il giovane maestro Alberto Manzi accetta un lavoro che molti altri prima di lui avevano rifiutato: un incarico come maestro presso un carcere minorile.
Le difficoltà iniziali (ostilità degli alunni, del direttore del carcere) non sminuiscono il suo entusiasmo: il maestro, con metodi innovativi e anche fuori dagli schemi, riesce non solo conquistarsi l'affetto degli alunni, ma soprattutto a portarli a un minimo di alfabetizzazione, tanto che arriveranno anche a realizzare un giornalino che spediranno al Ministero della Pubblica Istruzione, e a cambiare le condizioni interne al carcere migliorandole.
Finito l'incarico al carcere Manzi lavora in una scuola elementare, inimicandosi la severa direttrice, che nel 1959 coglie al volo l'occasione: la Rai chiede che ogni scuola d'Italia mandi un maestro a fare i provini per un nuovo programma che stanno realizzando, intitolato "Non è mai troppo tardi": una scuola in tv per tutti gli analfabeti italiani (all'epoca ancora numerossisimi).
Manzi viene mandato e supera il provino....



Davvero molto bella questa fiction che ricorda una delle più amate figure della televisione italiana degli anni '60: il maestro Alberto Manzi, conduttore della trasmissione "non è mai troppo tardi", una vera e propria scuola tv grazie alla quale centinaia di italiani analfabeti impararono a leggere e scrivere, prendendo la licenza elementare. La trasmissione tra l'altro dimostrò che la televisione poteva diventare un ottimo mezzo pedagogico.
Il film tratta in particolare la giovinezza di Manzi,il suo impegno come maestro in un carcere minorile dove già mise alla prova le doti che lo contraddistinsero come professionista: l'umanità, la capacità di uscire da schemi e giudizi prefissati e la totale idiosincrasia per gli stessi, l'abilità nell'interessare gli alunni (sia delle scuole vere che televisivi)..doti che serviranno a lui in futuro, ma che sono servite a migliaia di persone per uscire dall'analfabetismo e costruire un posto nella società.
Ho apprezzato molto Claudio Santamaria, a mio avviso uno dei migliori attori italiani di oggi, che ha interpretato il maestro Manzi con semplicità, allegria, umanità e passione, ma anche Nicole Grimaudo nel ruolo della fedele moglie Ida sempre sostenitrice del marito, i vari ragazzi del carcere, ognuno dei quali spicca con la propria personalità  rendendosi diverso dagli altri...la storia è narrata con semplicità ed efficacia, e ricorda non solo i cari vecchi sceneggiati dell'epoca di Manzi, ma anche i romanzi di formazione.
Non è certo una fiction dove domina l'azione, ma l'ho trovata davvero coinvolgente e interessante, oltre all'utilità di celebrare e riscoprire una figura centrale per la Tv e la cultura del secolo scorso, che magari potrebbe servire (ma qui si entra nell'utopia...) a pensare qualche programma del tipo "non è mai troppo tardi" indirizzato agli stranieri che non parlano bene italiano....





domenica 9 marzo 2014

Storia d'inverno (A Winter's tale) 2013



Regia di Akiva Goldsman , con Colin Farrell (Peter Lake), Jessica Brown Findlay (Beverly Penn),Russell Crowe (Pearly Soames), Jennifer Connelly(Virginia Gamely),  Will Smith (Il giudice), Willian Hurt (Isaac Penn),Eva Marie Saint (Willa Penn anziana).

Nella New York del primo  '900, il ladro di strada Peter Lake si innamora, ricambiato, della ricca Beverly Penn, la quale però, malata di tisi, ha poco da vivere.
Il boss ( e qualcosa di più...)Pearly Soames, padre adottivo di Peter dal quale il giovane si è separato per via della sua crudeltà diventando da allora il suo nemico più acerrimo, tenta di impedire questo amore, swnza riuscirci a causa di una profezia che permetterà ai due giovani di vivere un amore brevissimo ma talmente intenso da valicare i confini del tempo...

...e per la serie "Le ultime parole famose":

"Comincia molto bene questo 2014 cinematografico!" (Recensione di "American Hustle")

"Prosegue sempre meglio questo 2014 al cinema (mi manca però la recensione di un bel film che ho visto prima di questo "La mia classe", con Valerio Mastandrea) con l'ultima fatica di Scorsese..." (Recensione di "The wolf of Wall Street")

"Non avevo sentito nominare questo film, nemmeno su Ciak, prima che mi venisse proposto; è stata davvero una gradita sorpresa" (Recensione "La mia classe")


...arriva ora la prima ciofecona del 2014 al cinema, presto in effetti, ma d'altronde non è che si possa pretendere. In confronto a questo film (tratto dall'omonimo romanzo-1993 - di Mark Helprin ) anche la mitica "Boiata pazzesca" di fantozziana memoria appare come un film da circolo culturale...del resto ci vuole poco: avrei dovuto capire già dal trailer che un film che riunisce come protagonisti due degli attori più cani del cinema di oggi (Russel Crowe e Colin Farrell) non poteva promettere bene, e infatti inizialmente non era nei miei pensieri andaro a vederlo; ma poi si sa...l'insistenza di un'amica e- MEA MAXIMA CULPA, so che non si fa!!!- una locandina davvero accattivante hanno fatto in modo che dessi una chance a questo film.
Sono stata giustamente punita per la mia superficialità da 113 minuti di st@@@te che si susseguono a ritmo frenetico, non sempre con un filo logico a unirle (ma ovviamente è sbagliato a priori pretenderlo da un film del genere) con vistosi buchi nella sceneggiatura, spiegazioni non date (ho dovuto leggermi alcune recensioni sul romanzo per capire molte cose!), svarioni temnporali (fatemi capire: nel 1914 la piccola Willa ha otto anni...nel 2014 è ancora viva?!) , fatti completamente slegati l'uno dall'altro, avvenimenti improbabili anche per un fantasy (il film è un minestrone di generi, prevalentemente fantasy-romantico-drammatico).

Per non parlare della recitazione ridicola (mi è piaciuta solo Jessica Brown Findlay, davvero luminosa non solo come bellezza ma proprio come presenza), dell'orrido taglio di capelli di Colin Farrell (Balottelli ante litteram)....beh, mi pare davvero abbastanza!!!!
Amo le storie romantiche, sopratutto ambientate nel passato, e se vanno oltre i confini del tempo ancora meglio....ma a tutto c'è un limite, sul serio.
Dato che potenzialmente la storia mi interessava, ho però letto varie recensioni del romanzo, e quasi tutte sono concordi nell'affermare che con il film c'entra poco o nulla (come spesso capita in queste occasioni): ecco, forse darò una possibilità al libro, ma il film è decisamente da dimenticare (e mi permetto di sconsigliarlo anche agli appassionati fanatici integralisti del genere!!!).









venerdì 7 marzo 2014

Gli anni spezzati- L'ingegnere, 2014



Regia di Graziano Diana , con Alessio Boni (Giorgio Venuti ), Paola Pitagora (Nonna Assunta ), Giulia Michelini (Valeria Venuti ), Christiane Filangieri (Clara Costi ), Arianna Jacchia (Silvia Venuti), Enzo DE Caro (Walter Grimaldi), Flavio Pistilli (Gianni Panara).

Torino, 1979: Giorgio Venuti è un'ingegnere  della Fiat.Vedovo, vive con le due figlie Valeria e Silvia e la suocera Assunta.
La vita della città in quegli anni non è semplice: i terroristi la fanno da padroni uccidendo e gambizzando chiunque non ritengano degno senza alcuno scrupolo, come non si fanno alcuno scrupolo di compiere azioni dimostrative che consistono nello sparare agli studenti del corso di economia aziendale in Fiat o sabotare il funzionamento dell'ospedale cittadino- in cui lavora Walter, il migliore amico di Giorgio- mettendo a rischio la vita di pazienti innocenti.
Un giorno a Walter viene chiesto di redigere le lettere di licenziamento per 75 operai sospettati di collaborare in qualche modo con i terroristi; sarà solo la prima delle vicende che porterà il nostro protagonista ad entrare nel mirino dei terroristi, dei quali oltretutto fa parte- a insaputa del padre- la figlia Valeria....

L'ultima parte della fiction dedicata agli anni di piombo riunisce, dietro a una vicenda fittizia, varie vicende e personaggi realmente esistiti e accaduti nella Torino degli anni di piombo (Torino fu una delle città più colpite dal fenomeno del terrorismo).
La figura del protagonisti Giorgio Venuti è ispirata a vari ingegneri presi di mira in quegli anni (alla Fiat e non solo) per il loro lavoro all'interno delle fabbriche dei padroni (e due di loro che furono uccisi, Carlo Ghiglieno e Carlo Ala, vengono ricordati durante la storia): persone che si trovarono ad essere prese di mira unicamente perchè facevano il loro lavoro, sia pure poco simpatico dato che spesso dovevano decidere di licenziamenti  o provvedimenti contro operai che propagandavano il terrorismo in fabbrica.
Alessio boni interpreta con bravura e convinzione il ruolo del protagonista, persona retta che cerca di vivere al meglio nei vari ruoli della sua vita, professionista, padre,amico che si ritrova a prendere coscienza della situazione in cui versa la sua città e ad agire di conseguenza, oltre ad affrontare grandi dolori: la morte dell'amico e la scoperta che sua figlia è una terrorista). Gli interrogativi, gli esami di coscienza non mancano e sono spietati ma alla fine Giorgio Venuti riuscirà a far prevalere la sua integrità e onestà ache davanti alle prove più dure (non condivido comunque il suo gesto finale).
Accanto a lui, Paola Pitagora nel bel ruolo della suocera Assunta che lo aiuta in casa con le figlie, Enzo Decaro nel bel ruolo del medico ucciso dagli spietati terroristi perchè faceva il suo dovere, e le due convincenti figlie: una troppo umana Giulia Michelini (non mi è piaciuta tutta questa concentrazione verso i suoi presunti problemi che l'hanno portata sulla strada del terrorismo, l'ho trovata una povera stupida piagnona, incapace di provare qualsiasi sentimento- nemmeno per l'amico di famiglia che lei stessa ha contribuito a uccidere!- se non per le proprie pene....) e una sensibile Arianna Iacchia nel ruolo della figlia Silvia.
Tra le varie vicende fittizie che si ispirano a storie vere, l'uccisione del barista Carmine Civitate da parte di un gruppo di terroristi di Prima Linea, l'uccisione del medico Luigi Marangoni (in realtà direttore del Policlinico di Milano), l'occupazione della Scuola di formazione aziendale con successiva gambizzazione di studenti e docenti (sempre dai soliti di Prima Linea, attivissimi in quel di Torino).





mercoledì 5 marzo 2014

Notte degli Oscar 2014

Con un po' di ritardo causa problemi tecnici (ovvero, pc in riparazione...ora sto scrivendo da quello di mio padre lento come un lumaca!!), ecco il post sulla Notte degli Oscar 2014, svolatasi domenica a Los Angeles.
Quest'anno è stata un'edizione speciale per noi italiani: dopo 15 anni, un film italiano ha vinto l'Oscar come miglior film straniero; sto parlando ovviamente de "La grande bellezza" di Paolo sorrentino, con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Giorgio Pasotti.
Comunque la si pensi sul film (e a me non è piaciuto, ho visto poco più di mezz'ora ieri sera e poi non ce l'ho fatta più, l'ho soprannominato "La grande stufezza") per il cinema italiano è un risultato ottimo e importante.Quindi per ogni vero appassionato di cinema c'è da essere contenti!

Ma passiamo ai vincitori nelle categorie più importanti.

MIGLIOR FILM: 12 anni schiavo, di Steve McQueen




MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: Matthew McConaughey per "Dallas Buyers Club"



MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA: Cate Blanchett per "Blue Jasmine" di Woody Allen



MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA: Lupita Nyong' o per "12 anni schiavo" di Steve McQueen



MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA: Jared Leto per "Dallas Buyers club"



MIGLIORE REGISTA: Alfonso Cuaron per "Gravity"



MIGLIORE FILM STRANIERO :"La grande bellezza" di Paolo Sorrentino (Italia).




A mio avviso quest'anno la maggior parte dei candidati era davvero meritevole, credo ci sia stata più competizione di altre edizioni. Il risultato è soddisfacente.
Come sempre il mio momento clou è "In memoriam", il filmato in cui vengono ricordate le personalità del mondo del cinema scomparse durante l'anno. Il filmato di quest'anno non mi è piaciuto molto, l'ho trovato meno emozionante e un poco più sbrigativo rispetto ad altri anni.