giovedì 30 aprile 2015

Hairspray- Grasso è bello (2007)



Regia di Adam Shankman,con John Travolta(Edna Turnbled),Nikki Blonsky(Tracy Turnbled),Zac Efron (Link),Michelle Pfeiffer (Velma),Christopher Walken (Wilbur Turnbled),Amanda Bynes(Penny), Queen Latifah


 Baltimora,primi anni ’60.L’adolescente cicciona Tracy Turnbled possiede una carica di vitalità e ottimismo contagiosi,che esprime scatenandosi nel ballo.Il suo sogno è quello di ballare nel suo programma televisivo preferito,il “Corny Collins Show”,e quando viene a sapere che cercano una nuova ballerina decide di presentarsi al provino,nonostante il parere contrario della madre Edna(altrettanto soprappeso),che teme che la figlia possa andare incontro ad una dolorosa delusione.Invece Tracy viene scelta e in poco tempo diventa uno dei personaggi più importanti del programma,oscurando l’ambiziosa e incapace Amber,figlia della produttrice del programma, la perfida Velma.Per questo madre e figlia prendono ad odiare Tracy e fanno di tutto per cercare di cacciarla via.




Remake del film di John Waters GRASSO E’ BELLO (1988),questo musical è uno dei film più belli visti nel 2007(anno non proprio facilissimo per me) ,una storia frizzante e sorprendentemente abbastanza diversa da quella pubblicizzata in tutti questi mesi.Il battage pubblicitario ha dato molto risalto al fatto che il protagonista John Travolta interpretasse una casalinga obesa ma perfettamente a proprio agio col suo grosso corpo…bè non è del tutto così.
Prima di tutto la protagonista del film è Nikki Blonsky ,cioè Tracy,adolescente obesa ma incurante (lei sì)di questo fatto, con una forte personalità frizzante,simpatica e combattiva…una vera lottatrice,che realizza i suoi sogni e pure quelli degli altri!Un personaggio colorato e musicale,che rappresenta bene l’essenza del film;mentre John Travolta,che offre una volta di più una grande prova di recitazione-e in panni veramente difficili!-interpreta la madre Edna,che contrariamente a quanto detto e scritto inizialmente è tutt’altro che a suo agio col proprio enorme corpo,tant’è vero che scopriamo che non esce di casa da vari     anni perché si vergogna,e che vuole impedire alla figlia di partecipare al programma televisivo perché consapevole che “la televisione non prende quelle come noi”;ma con la sua caparbietà Tracy cambierà anche la vita della madre, convincendola a uscire di casa  e”trasformarsi”in una donna nuova, sicura di sé e piacente SENZA DIMAGRIRE! E’ vero,sono cose che succedono solo nei film, però ogni tanto è bello sognare,no?Ma il film offre una carellata di personaggi incisivi e altrettante grandi interpretazioni,come la cattivissima Michelle Pfeiffer , il simpatico Christopher Walken e la carismatica Queen Latifah.
E’ un film coloratissimo con bellissime canzoni e molto divertente:da vedere!




domenica 26 aprile 2015

Sweet sixteen, 2002


Regia di Ken Loach, con Martin Compston (Liam),Annmarie Fulton (Chantelle),William Ruanne (Flipper),Michelle Abercromby (Suzanne),Michelle Coulter (Jean).

Il 16enne Liam non ha mai avuto una vita facile, nè normale: la madre ha avuto due figli da due uomini diversi, nessuno dei quali si è preso le proprie responsabilità; dopo essere passata da un uomo all'altro ed aver vissuto di espedienti è finita in prigione,
Liam - che è stato cacciato di casa dal patrigno- ora attende la scarcerazione della madre e sogna per la sua famiglia una vita migliore, cancellando i risentimenti tra la madre e la sorella Chantelle e vivendo tutti assieme in una casa tutta loro


Un film toccante, duro, sentimentale senza che vi sia una storia d'amore, dolce e doloroso allo stesso modo; nonostante le sue scelte sbagliate, non si può provare che tenerezza per il giovanissimo Liam, adolescente in fondo come tanti, ma vittima di adulti che esercitano su di lui profonde violenze psicologiche e morali, altrettanto gravi di quelle fisiche (che egli non subisce, almeno fino a un certo punto), che nel tragico e prevedibile finale lo porteranno a un punto di non ritorno, suo malgrado.
Anche i suoi sbagli in fondo sono frutto principalmente di un contesto degradato in cui ha sempre vissuto, ma di cui egli riesce a riconoscere la bruttura, dalla quale vorrebbe affrancarsi (cosa che condivide con la sorella) e sopratutto dalla quale vorrebbe affrancare anche l'anaffettiva madre, ricostruendo un nucleo familiare (il cui simbolo è la casa) che in realtà non ha mai avuto.
Ma la realtà spesso cozza contro i nostri sogni, anche quelli più semplici, e di fatto Liam verrà tradito e distrutto da chi più ama, e che gli preferisce la vita degradata che ha sempre avuto, fregandosene totalmente di quel figlio sensibile e dei suoi desideri. La madre, seppur interpretata senza eccessi, è veramente una figura tremenda per la sua indifferenza e la sua sordità nei confronti dei figli. Al contrario, figure positive sono la sorella Chantelle, l'unica che cerca di instradare Liam su una strada costruttiva cercando di proteggerlo, e l'amico Flipper, che assieme a Liam è protagonista delle poche scene di spensieratezza e allegria presenti nel film a ricordarci l'ingenuità dei due ragazzi.
tutti ottimi gli attori, sopratutto il giovane protagonista Martin Compston; il film chiaramente vuole scardianare vari stereotipi sull'adolescenza, da molti definito retoricamente "il periodo più bello della vita" o il più felice, ricordandoci che per molti non è così. Molti, come Liam alla fine, non hanno nemmeno la speranza....






sabato 18 aprile 2015

Non ci resta che piangere, 1984



Regia di Massimo Troisi e Roberto Benigni, con Massimo Troisi (Mario ), Roberto Benigni (Saverio), Amanda Sandrelli (Lia), Paolo Bonaccelli (Leonardo Da Vinci),Carlo Monni (Vitellozzo),Iris Peynado (Astriha).


Saverio e Massimo, due amici rispettivamente maestro e bidello nella stessa scuola elementare, stanno viaggiando in auto quando, per evitare un passaggio a livello famoso per la sua lungaggine, decidono di fare il giro prendendo una stradina secondaria; sorpresi da una tempesta, si accorgono di essere stati catapultati indietro nel tempo fino al 1492. dopo il primo momento di smarrimento i due concepiscono un ambizioso progetto: andare a Palos per impedire la partenza di Cristoforo Colombo e cambiare così la Storia....



A 31 anni di distanza il 2 marzo è tornato nei cinema in versione restaurata una delle commedie italiane più amate, il cui titolo deriva da una poesia del Petrarca.
a rivederlo dopo tanti anni, non si può non provare un moto di nostalgia per il grande Troisi, scomparso troppo presto nel 1994,personaggio che tanto ha dato e tanto avrebbe potuto ancora dare al cinema italiano; la comicità dell'attore napoletano, unita a quella (diversa ma complementare) del  toscanaccio per eccellenza danno vita  un film per molti aspetti sui generis anche rispetto al genere della commedia, in cui i due attori lasciati a briglia sciolta ci regalano alcune delle più divertenti sequenze del cinema italiano: ad esempio l'incontro con Leonardo Da vinci o il passaggio della dogana o ancora, Troisi che per corteggiare la damigella Amanda Sandrelli si spaccia per compositore di canzoni italiane di ogni tipo, da "fratelli D'Italia" a "Volare"...tutto il film è comunque meritevole; per la sottoscritta poi c'è il particolare di non secondaria importanza di vedere messo in scena uno dei suoi desideri più grandi: riuscire ad andare a ritroso nel tempo, anche se io personalmente vorrei finire negli anni '60.
Bellissimi paesaggi e una sorta di vena poetica nella narrazione fanno di questo film uno dei titoli più celebri del cinema italiano, di non facile classificazione,mai scontato ma sempre piacevole da rivedere.
I suoi 31 anni non li dimostra proprio!





sabato 11 aprile 2015

La donna del fiume, 1954


Regia di Mario Soldati, con Sofia Loren (Nives), Rick Battaglia (Gino Lodi),Lise Bourdin (Tosca).


La giovane Nives vive nella valli di Comacchio e conduce una vita misera e solitaria, dato che è orfana di entrambi i genitori. Si innamora del contrabbandiere Gino, il quale l'abbandona non appena essa gli comunica di essere incinta; per vendetta Nives lo denuncia ai carabinieri facendolo arrestare.
Un anno dopo Gino esce dl carcere in cerca di vendetta....


Melodrammone anni '50 per molti aspetti simile a "Riso amaro", è il film che dopo la sudata gavetta confermò definitivamente Sofia Loren come star cinematografica, cosa in cui l'attrice  fu indubbiamente aiutata dalla sua prestanza fisica che talvolta, a mio avviso, rischia di oscurare le sue doti recitative drammatiche.
La storia, come da trama, è tragica  e toccante: Nives è una giovane donna sola che per vivere fa l'operaia alla marinatura delle anguille e che tasta con mano l'invidia che provoca il suo essere bella, esuberante e sola (vedasi come esempio la scena della festa), pagando di persona il suo orgoglio che dovrebbe invece farle onore. Toccante e altamente drammatica la sequenza della ricerca del piccolo Tonino, si intuisce già cosa è successo pur non vedendolo subito; certo, il fatto che tra gli sceneggiatori del film figurino Giorgio Bassani, Pierpaolo Pasolini e Alberto Moravia non evita tutta una serie di stereotipi che comunque in questo tipo di film ci sta anche; tra gli attori (non memorabili, perlomeno per me, Loren a parte) figurano anche veri popolani operai e tagliatori di canne della zona, che, almeno per quanto riguarda la seconda parte, rimangono più impressi.
Certo è che la storia del povero bimbo non può non muovere anche gli animi più duri.....!






domenica 5 aprile 2015

Suite francese, 2014



Regia di Saul Dibb, con Michelle Williams (Lucille Angelier), Kristin Scott Thomas (Madame Angelier),Matthias Schoenaerts (Bruno von Falk),Sam Riley (Benoit Labarie),Ryth Wilson (Madeleine Labarie).


Francia, 1941: Lucille Angelier e sua suocera attendono nella loro villa di campagna notizie di  Gaston, rispettivamente marito della prima e figlio della seconda. La Francia è in preda all'occupazione nazista e anche  il paese di campagna in cui vivono le due donne viene occupato da un commando tedesco, i soldati vengono alloggiati nelle varie case dei cittadini: in casa Angelier arriva così il capitano Bruno von Falk, un uomo corretto e sensibile che riesce a fare breccia nel cuore di Lucille....




Ispirato (dato che la storia narrata nel film è solo una delle tante presente nel libro) all'omonimo romanzo (1941 ) della scrittrice ebrea Irene Nemvirosky  (morta ad Auschwitz  e il cui manoscritto rimase chiuso in baule per 50 anni, venendo pubblicato postumo solo nel 2004 ), è un film pieno di sentimento senza scadere nel dolciastro e nel banale, ma anche molto duro: devo confessare che, nonostante non sia certo il primo film sul nazismo che vedo, la visione mi ha piuttosto provato a livello emotivo: del resto penso che la violenza nazista e la guerra siano argomenti che, anche a 70 anni di distanza, possono facilmente portare a questo tipo di sensazioni, che tra l'altro non sono mai abbastanza rispetto all'orrore di quanto successe. 

Tornando al film, ho apprezzato la semplicità della vicenda e dei personaggi  in stile "commedia umana": in un momento dove la guerra e la disperazione hanno corrotto e continuano a corrompere tutto (significativi, ad esempio, i messaggi anonimi mandati al comandante tedesco da cittadini che si denunciano fra loro anche con menzogne) possono anche accadere episodi in cui si scopre sè stessi (come succede a Lucille e a Bruno) o dove ci si rivela migliori di quello che tutti credono (l'acida suocera, in realtà solo una madre addolorata per il proprio figlio, che alla fine rivelerà una grossa sorpresa). In particolare Lucille, interpretata dalla brava Michelle Williams che riesce a rendere la battalia interiore cui è sottoposta il suo personaggio, la solitudine sentita e l'oppressività patita a vari livelli grazie a intense espressioni del viso, solo grazie a questo amore mai veramente vissuto aprirà gli occhi su una vita fatta di menzogne e repressione e avrà così il coraggio di cambiare.
La terribile suocera è interpretata da Kristin Scott Thomas, attrice quanto mai adatta per il ruolo visto anche il "colpo di scena" che la riguarda. Altra grande protagonista, la musica che, come spesso accade, ha la capacità di unire gli animi al di là di ogni divisione.
Accurata la ricostruzione di ambienti, costumi e contesto storico.
Stavolta non so se consigliarvelo o meno, ma  che presumo che molti cinefili potrebbero apprezzarlo.





venerdì 3 aprile 2015

Pietro Mennea- La freccia del Sud, 2014






Regia di Ricky Tognazzi, con Michele Riondino (Pietro Mennea),Luca Barbareschi (Carlo Vittori),Nicola Rignanese (Salvatore Mennea), Lunetta Savino (Vincenzina Mennea),Elena Radonich (Manuela Olivieri).

Barletta, anni '60: Pietro Mennea, figlio di un sarto, è un bambino con innate doti atletiche, sopratutto nella corsa; dopo molte insistenze e perplessità i suoi genitori acconsentono alle richieste di alcuni dirigenti della Avis di Barletta per sottoporlo ad allenamenti, primo passo verso una grande carriera come velocista che lo porterà dapprima a essere preso sotto l'ala di Carlo Vittori, il miglior tecnico federale italiano di atletica e in seguito a partecipare varie volte alle Olimpiadi stabilendo vari record, il più importante alle Olimpiadi di Mosca del 1980, imbattuto fino al 1996, che lo consacrò come l'Uomo più veloce del mondo...



Continua la nuova (e positiva) moda della Rai di dedicare delle fiction a grandi personaggi italiani del '900, e stavolta la scelta è caduta su Pietro Mennea, uno dei più grandi atleti italiani, scomparso due anni fa. 
Del personaggio personalmente ricordo pochino, ma contrariamente a quanto succede con le fiction sportive questa mi è piaciuta moltissimo: mi ha permesso di scoprire non solo un grande personaggio ma anche una grande persona, che allo sport ha affiancato anche lo studio (Mennea aveva quattro lauree) e che sicuramente può essere un esempio positivo per tutti, giovani e non.
La fiction punta molto sul tema del sacrificio finalizzato a raggiungere importanti obiettivi- del resto non potrebbe essere altrimenti visto il tema trattato- concetto che, a mio avviso nella società di oggi si sta perdendo; punta anche sul senso di appartenenza e di unità ad una comunità (quella meridionale, quella sportiva) dove l'interesse di uno è anche l'interesse di tutti e dove nessuno dovrebbe essere lasciato solo. Due temi molto importanti affrontati senza banalità, anche se in modo semplice,
Bravissimi gli attori, dal protagonista Riondino all'allenatore Barbareschi, ai genitori di Pietro, persone semplici che nonostante divergenze di vedute hanno saputo incoraggiare e sostenere il figlio nella sue scelte.
nonostante alcune parti siano state ovviamene romanzate, ciò non toglie nulla alla veridicità e precisione del tema trattato e del personaggio, descritto nella su gloria ma anche nelle sue debolezze,
Stavolta non voglio dire di più volutamente, se volete scoprire qualcosa dovete guardarvela da soli!