domenica 30 aprile 2023

La bottega dei suicidi ( Le Magasin des suicides), 2012

 


Regia di Patrice Leconte, con le voci italiane di: Pino Insegno (Mishima), Fiamma Izzo (Lucrece Touvache), Maria Laura Baccarini (Marylin Touvache), Luca Baldini (Alain Touvache)



Mishima Touvachè e la moglie Lucrece gestiscono con successo un negozio piuttosto particolare: la "bottega de suicidi" dove si può trovare qualunque cosa a riguardo del togliersi la vita. E dato che la vita nella città dove vivono è impossibile tra depressioni, caro vita, difficolt nelle relazioni, l'attività prospera a causa dell'alto numero di suicidi.

I problemi per la famiglia Touvache arrivano con la nascita di Alain, il figlio terzogenito: un bambino che, al contrario dei familiari, è "affetto" da un'incontenibile gioia di vivere...


Simpatico e originale film del 2012 tratto dal  romanzo "Il negozio dei suicidi" di Jean Teulè, per fortuna realizzato con la vecchia tecnica a disegni animati che personalmente mi manca  e che mi pare renda molto meglio sfumature ed emozioni. Con qualche perplessità sulla parte finale e su alcuni momenti della storia, comunque.

Famiglia Touvache a parte, lo scenario descritto nel film è purtroppo molto vicino alla realtà odierna: quante sono le notizie sui giornali di gente che si suicida o che viene trovata morta dopo mesi? Tante, purtroppo. Eppure tutto ciò non costituisce minimamente allarme sociale, a differenza di quanto comincia ad avvenire ad un certo punto del film, nella città dove vivono i protagonisti (tutta nera e grigia, dove guarda caso l'unico posto colorato e vitale è proprio "La bottega dei suicidi").


Gli aspiranti suicidi trovano accoglienza presso il negozio di Mishima e Lucrece Touvache (lui ricorda molto Gomez Addams, lei una versione cicciosa di Lucille Ball) , dove veleni, corde, foulard per strangolarsi, funghi e chi più ne ha più ne metta vengono vnduti con la massima gentilezza e competenza, coinvolgendo anche i due figli della coppia Vincent e Marylin che- seppure riluttanti- devono controllare che il decesso sia effettivamente avvenuto. Tutto fila liscio fino alla nascita di Alain, il terzogenito, che fin dai primissimi giorni di vita con un bel sorrisone stampato in faccia dà parecchia preoccupazione ai genitori; preoccupazione che cresce con il passare del tempo visto che il bambino si rivela affetto da un grave "handicap", la gioia di vivere.

La storia racconta appunto i tentativi di ribellione di Alain, che resosi conto del mondo in cui vive decide- assieme ai suoi amici- di fare la differenza contrastando la moda dei suicidi, cominciando dal negozio di casa fino a intercettare (e risolvere, in parte) il malessere della sorella Marylin, con grnde scorno del padre che rappresenta l'osso duro della famiglia. Insomma una commediola nera di animazione che però ben presto (forse troppo repentinamente) vira verso il lieto fine, inframezzata da canzoni che francamente ho trovato noiosette e di cui si poteva tranquillamente fare a meno. 

Nonostante qualche scivolone vale la pena d vederlo per la sua originalità. Piccolo appunto:  Vincent e Marylin hanno i nomi di Vincent Van Gogh e Marylin Monroe, morti suicidi. Non credo sia una scelta casuale ma del resto non ho trovato notizie su un famoso Alain suicida...



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giovedì 27 aprile 2023

Incastrati 2, 2023


Regia di  Salvatore Ficarra e Valentino Picone, con Salvatore Ficarra (Salvo), Valentino Picone (Valentino),  Anna Favella (Ester), Marianna De Martino (Agata), Tony Sperandeo (Cosa Inutile), Maurizio Marchetti (Padre Santissimo), Leo Gullotta (Procuratore Nicolosi).


Valentino e Salvo investono per sbaglio con il loro furgone un uomo: quando scendono per soccorrerlo si accorgono che è Padre Santissimo, il boss con cui avevano avuto a che fare poco tempo prima. Obbedendo agli ordini di Cosa Inutile (che sostituisce il boss momentaneamente infortunato) sono costretti a portarlo in un casolare isolato in campagna e a occuparsi di lui, di nascosto ovviamente da tutti, compresa Agata che con la sua squadra sta ancora cercando di catturare il boss....


 Seconda stagione della simpatica serie con Ficarra e Picone, ben riuscita come la prima e addirittura profetica nel finale (dato che le riprese sono concluse prima dell'arresto di Matteo Messina Denaro).

L'azione si svolge alcuni mesi dopo il finale (aperto) della prima, riagganciandosi con l'ultima scena: a quanto pare Valentino e Salvo pur essendo ritornati alla loro vita di prima non hanno imparato nulla dalla precedente esperienza visto che si ritrovano ancora invischiati con il boss Padre Santissimo e il suo scagnozzo Cosa Inutile, stavolta costretti ad aiutarlo nella latitanza. Tutto questo mentre, parallelamente, Valentino sta cercando di far progredire la sua relazione con Agata e Salvo seppure separato dalla moglie Ester non sa prendere una decisione definitiva perchè in realtà ancora innamorato (peraltro ricambiato). A questo giro verranno coinvolti loro malgrado la madre di Valentino ed Ester e due ingenui Testimoni di Geova, Pio e Camilla; arriva anche Robertino, il figlio di Agata (per fortuna non coinvolto nei maneggi dei mafiosi), che darà a Salvo parecchi punti in quanto appassionato come lui di serie tv.

Niente di particolarmente nuovo rispetto al primo episodio ma intreccio gradevole, interpretazioni ottime, lettura dell'attualità in chiave comica ma non troppo (la manìa delle serie tv e qualche concessione finale al "politicamente corretto" che non infastidisce e non stona. Ma il commovente finale, da solo, vale tutta la serie.  




domenica 23 aprile 2023

I tre moschettieri: D' Artagnan (Les trois Mousquitaires), 2023


 Regia di Martin Bourboulon, con Francois Civil (D'Artagnan), Vincent Cassel (Athos), Pio Marmai (Porthos), Romain Duris (Aramis), Eva Green (Milady), Louis Garrel (Luig XIII), Vicky Krieps (Anna D'Austria), Lyna Koudri (Costance Bonacieaux), Jacob Fortune Loyd (Duca di Buckingham), Eric Ruf (Cardinale Richelieu).


Francia, 1627: il giovane D'Artagnan arriva dalla Guascogna a Parigi per realizzare il sogno di diventare moschettiere. Grazie all'aiuto del capitano De Treville viene ammesso tra i cadetti; dopo un iniziale scontro diventa amico di Athos, Porthos e Aramis, famosi per essere i più abili spadaccini del corpo. 

Qualche tempo dopo Athos viene accusato di un omicidio che non ha commesso, ma non potendo discolparsi viene condannato a morte; i suoi amici ingaggiano una lotta contro il tempo per trovare le prove che gli consentano di   .

 Nel frattempo però il cardinale Richelieu trama alle spalle di re Luigi XIII per far cadere in disgrazia la regina Anna, accusandola di avere una relazione con il duca di Buckingham...


Potevo non vedere questa nuova trasposizione di uno dei miei libri preferiti da quando avevo nove anni? Ovviamente no, ma dato che questo è stato un mese da dimenticare tra problemi di salute e di vario tipo ci son riuscita solo ora. 

Sono troppo legata alla storia originale per dire di essere rimasta soddisfatta da questo film, che praticamente  è una sorta di fanfiction cinematografica comprendente l'introduzione di alcuni personaggi OC (il fratello di Athos e i suoi compagni, il fratello del re e altri); tuttavia volendo rimanere obiettiva non me la sento nemmeno di stroncare il film, perchè nonostante il forte cambiamento (che personalmente mi ha reso molto difficile seguire la storia) non è affatto brutto. I cambiamenti inoltre non alterano lo spirito del romanzo.


Al netto delle solite stupidaggini ormai di moda in moltissimi film -Costance mulatta, Milady che fuma la pipa, Porthos bisessuale (ma che bisogno c'era?!), la storia di Athos cambiata in senso femminista dipingendo lui come il cattivo  (e questo è il cambiamento più grave a mio avviso)- la storia è gradevole e avvincente, con un buon ritmo adatto a un film di avventura e a una storia senza tempo rivolta a ogni fascia d'età. Due ore che scorrono come niente, è già questo è un buon indicatore del livello di qualità del film. 

Interessante la caratterizzazione del periodo storico con la lotta tra i protestanti e i cattolici che per vari anni  insanguinò la Francia, e che anche nella storia originale ha una parte piuttosto corposa (che forse verrà sviluppata nel secondo capitolo), bellissimi costumi e scenografie, ottimi attori: Intenso Cassel nel ruolo del tormentato Athos, simpatico e affascinante D'Artagnan e intrigante Eva Green nel ruolo di Milady, a mio avviso questa attrice per questo ruolo ha una grande potenzialità che spero verrà meglio sviluppata nella seconda parte. Ciononostante nessuno mi toglierà mai l'idea che la parte del finto suicidio della "cattiva" sia palesemente copiata dal film del 1993: dai, è identica!






giovedì 20 aprile 2023

Senti chi parla 2 (Look who's talking too), 1990


 Regia di Amy Heckerling, con John Travolta (James), Kirsty Alley (Molly), Lorne Sussman (mickey), Olympia Dukakis (Nonna Rosie),Elias Koteas (Stuart).


Due anni dopo il primo film: Molly e James sono sposati, e aspettano il secondo figlio. Nasce una bambina, Julie, che da subito si metterà in competizione con il fratello Mickey reclamando il proprio ruolo all'interno della famiglia in modo forte e chiaro....


Seguito del film del 1989, è uno dei rari casi di seguiti riusciti bene, se non meglio, del primo episodio. Come già annunciato nel breve spezzone finale del precedente film, a fare compagnia a Mickey arriva una sorellina, Julie: inizialmente entusiasta del suo ruolo di fratello maggiore, il bambino deve scontrarsi con una dura realtà....non solo le attenzioni dei grandi sembrano rivolgersi molto di più alla nuova arrivata, ma anche Julie è dotata di un caratterino bello tosto e da subito si metterà in competizione col fratello rifiutandone l'autorità e facendo a modo suo. 

Battibecchi familiari e problematiche fra bambini (ai due fratellini si aggiunge Eddie, amichetto di Mickey) sono la trama del film, semplice ma molto divertente, in Italia arricchito dai doppiatori: oltre al già presente Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro come voce di Julie (in inglese Roseanne Barr, e secondo me col cambio ci si guadagna in questo caso) e Lino Banfi per Eddie (in originale Eddie Murphy). 

Come si suol dire: Squadra che vince non si cambia!






domenica 16 aprile 2023

Wanna, 2022

 


Ideata da Alessandro Garramone, con Wanna Marchi, Stefania Nobile, Mario Pacheco do Nascimento, Jimmy Ghione, Roberto da Crema, Raimondo Lagostena, Milva Magliano. 


Come si può facilmente presumere dal titolo, la docufiction di Netflix  la storia di Wanna Marchi, la ex venditrice tv più famosa d'Italia non solo per le televendite, appunto. Personaggio che non ha bisogno di presentazioni, è la stessa Marchi a raccontare la sua storia ( e questo va sempre tenuto ben presente) assieme alla figlia e complice Stefania Nobile e a svariati personaggi, comprese alcune sue vittime.

Di primo acchito sicuramente colpisce la faccia tosta di madre e figlia non solo a ripresentarsi sulla scena come protagoniste dopo tutto ciò che hanno combinato, ma a narrare la loro vicenda giudiziaria come se fossero dalla parte della ragione, arrivando a denigrare i malcapitati finiti nello loro sgrinfie. Ma se si passa sopra a questo ho notato anche altro. 

Mi ha colpito il racconto della prima parte della vita di Wanna Marchi: anche per una donna del suo carattere, non deve essere stato facile vivere con un marito assente, una suocera che ti odia e due figli piccoli da mantenere. Quando raccontava delle preoccupazioni del primi periodo di lavoro con venditrice, in cui viveva nel terrore di non vendere abbastanza o di perdere il lavoro perchè altrimenti non sarebbe riuscita a mettere insieme il pranzo con la cena, si sentiva che era sincera e si percepiva la sofferenza che aveva vissuto. Di sicuro non ho potuto non notare la sua abilità innata nel vendere: quando le è stato chiesto dall'intervistatore di spiegare la sua tecnica e lei ha fatto la dimostrazione per qualche momento ho pensato che mi avesse persuaso! Sicuramente un talento innato, messo in atto però in maniera sbagliata e gestito male. 


Per il resto- a parte la circostanza di cui sopra- non si riesce a entrare in sintonia con queste due donne proprio per l'arroganza nel non mettersi per nulla in discussione e il disprezzo con cui parlano delle vittime delle loro truffe, rifiutando qualunque tentativo di esame di coscienza. Ma oltre alla loro vita e alla vicenda giudiziaria in sè, la docufiction offre lo spaccato di un'epoca (quella delle televendite) che ora non esiste più oppure si è molto attenuata, dove c'era gente (non poca visto che la Marchi diventò milionaria) disposta a pagare 100.000 lire (!!!) per una crema "Scioglipancia"., o a pagare dei soldi per farsi dare dei numeri da un sedicente "Mago".

Ora, pur senza condividere ciò che hanno fatto 'ste due qualche domandina sorge spontanea....



giovedì 13 aprile 2023

La moglie più bella, 1970


 Regia di Damiano Damiani, con Ornella Muti (Francesca Cimarosa), Alessio Orano (Vito Juvara), Tano Cimarosa (Gaetano Cimarosa), Franco Tranchina (capitano dei Carabinieri)


Sicilia, fine anni '60: Francesca è una 14enne figlia di contadini, che aiuta la famiglia lavorando come ricamatrice di corredi. Di lei si innamora, ricambiato, Vito Juvara, giovane boss della mafia locale in ascesa: dopo un primo periodo di felicità però viene a galla il carattere violento di lui e Francesca decide di lasciarlo. Vito allora la rapisce, violentandola, per costringerla poi a sposarlo secondo le usanze dell'epoca: ma Francesca si ribella e rifiuta, cercando l'aiuto dei carabinieri....




Ispirato alla vicenda (accaduta qualche anno prima) di Franca Viola (ragazza siciliana che per la prima volta rifiutò il matrimonio riparatore e portò avanti la denuncia contro il suo rapitore), il film vede come protagonista la 14enne esordiente Ornella Muti.

La vicenda è parecchio romanzata e un po' a livello fotoromanzo, nonostante ciò denuncia molto bene il clima della Sicilia dell'epoca in cui ancora avvenivano queste cose.


Devo essere sincera, non sono ancora riuscita a classificare Ornella Muti come attrice (mi piace?, non mi piace? è Brava o meno? in quali ruoli funziona meglio?), tuttavia ritengo questo suo ruolo d'esordio abbastanza efficace, probabilmente perchè riesce a rispecchiare la figura della protagonista, una ragazzina ingenua e sognatrice che si lascia affascinare dal belloccio di turno, ma quando poi si rende conto con chi ha a che fare per davvero (a proprie spese, visto che viene violentata per costringerla al matrimonio riparatore) trova la forza di ribellarsi, pur essendo inizialmente abbandonata anche dai familiari. In questo senso appare diversa, non solo fisicamente parlando, dal resto dei personaggi, probabilmente la cosa è voluta per sottolineare il contrasto.

In sottofondo riecheggia la tragedia del terremoto del Belice(1968): se non sbaglio il film è stato girato da quelle parti, inoltre parecchi personaggi (compresi la protagonista e i suoi familiari) vivono nelle baracche in quanto terremotati.




giovedì 6 aprile 2023

Sole Cuore Amore, 2016


Regia di Daniele Vicari, con Isabella Ragonese (Elisa), Eva Grieco (Valentina), Francesco Montanari (Mario),  Francesco Acquaroli (Nicola), Chiara Scalise (Malika).

Eli e Vale sono due giovani donne, amiche da sempre nonostante scelte di vita totalmente differenti: eli è sposata con Mario e ha quattro figli, Vale  fa la ballerina indipendente di danza moderna. Dato che il marito è disoccupato e non riesce a trovare lavoro è Eli a mandare avanti la famiglia con il proprio lavoro in un bar di Roma, per raggiungere il quale ogni giorno compie un tragitto di due ore; la situazione rende molto difficile per lei avere una vita vera in famiglia, il tutto si aggrava quando la giovane comincia a mostrare problemi di salute.....


Ispirato a un triste fatto di cronaca realmente avvenuto alcuni anni fa, questo film rappresenta molto bene la tragica realtà del lavoro- non solo giovanile- in Italia: lavoratori spesso senza diritti, costretti ad accettare qualunque condizione perchè di meglio non riescono a trovare dato che si è "fuori età" nonostante sia sa ancora giovani, donne particolarmente sfruttate e per nulla prese in considerazine sopratutto se sono madri, contratti precari che non permettono di progettare una vita degna di questo nome. 
In questo contento ormai comune in tutta Italia matura la tragica vicenda di Eli, giovane madre di famiglia costretta a sopportare un odioso lavoro come barista a due ore di distanza da casa ( e sette giorni su sette!)  dato che il marito Mario non riesce a trovare lavoro pur cercandolo; eppure il carattere solare della giovane (ben interpretata da Isabella Ragonese che a riguardo di ruoli di questo tipo ha già fatto esperienza in "Tutta la vita davantu")le permette di non lasciarsi prendere dallo sconforto e di provare a non essere vittima del sistema, cercando di vivere in modo positivo la propria situazione (situazione peraltro condivisa dalla collega di lavoro, studentessa universitaria che porta avanti gli studi con fatica per lo stesso motivo). Certo con un datore di lavoro del genere è difficile ma se non c'è altra scelta si stringono i denti e si tira avanti.

La tragedia quindi matura progressivamente in un contesto apparentemente insospettabile di assoluta normalità, e il punto focale del film  a mio avviso sta propri in questo: come si fa a considerare tutto ciò come "normalità"? Precariato, assenza di diritti, considerare un lusso il desiderio di portare avanti una vita decente anche dal punto di vista affettivo....tutto viene ritenuto sacrificabile sull'altare di un'etica del lavoro aberrante e che oltretutto non consente nemmeno di potersi mantenere decentemente.
E per fortuna il regista ci risparmia l'insulsa parabola femminista che già nel 2016 cominciava a palesarsi e che ora va tanto di moda, visto che Mario, il marito di Eli, non è il classico lavativo che campa sulle spalle della moglie, ma un uomo a sua volta tagliato fuori dal mondo del lavoro che, semplicemente, non riesce a rientrarvi nonostante la sua volontà, e questo causa anche in lui una profonda crisi sopratutto visto che è costretto ad assistere impotente a quanto succede alla moglie.
In tutto questo la vicenda parallela di Vale  (più curata esteticamente ma un po' inconsistente) appare un po' forzata, se non per dare ad Eli uno spazio e una dimensione anche come donna e non solo madre di famiglia. Forse sarebbe stato meglio fare un film in due episodi dando più spazio anche alla seconda vicenda. 
Il vero dramma purtroppo è che siamo nel 2023 e le cose non solo sono peggiorate, ma sembra proprio che non sia priorità di nessuno fare qualcosa per migliorarle....









domenica 2 aprile 2023

Non così vicino ( A man called Otto), 2022

 


Regia di Marc Foster, con Tom Hanks ( Otto), Mariana Trevino (Marisol), Mack Braida (Malcom), Juanita Jennings (Anita), Manuel Garcia Ruffo(Tommy), Cameron Britton (Jimmy), Rachel Keller (Sonya).


Otto Anderson è un anziano vedovo che, dopo la morte della moglie Sonya, vive da solo in una villetta alla periferia di Pittsburgh. E' un signore dal carattere scorbutico e preciso,e la depressione in cui è caduto in seguito alla vedovanza non ha fatto altro che accentuare queste sue caratteristiche, allontanandolo dai vicini coi quali c'era sempre stata un'amicizia sincera. 

Un giorno nel quartiere arriva una giovane famiglia composta dalla vivace  Marisol, dall'impacciato Tommy e le loro due figlie:inizialmente la loro vivacità  è vista come un disturbo da Otto che però suo malgrado viene coinvolto ....


Un bel film che tratta con delicatezza un tema purtroppo attuale: la solitudine in cui molti anziani precipitano con l'avanzar dell'età, sopratutto dopo una vedovanza o una malattia. 

Il protagonista, Otto, a prima vista è il classico vicino anziano rompiballe  cui dà fastidio qualunque cosa, maniacalmente attaccato al rispetto delle regole. Rimasto vedovo dopo la recente morte dell'adorata moglie Sonya, il dolore ha acuito ancora di più il suo carattere scorbutico rendendolo un vero orso, allontanandolo anche dagli altri vicini con cui c'era sempre stato un rapporto di amicizia sincero. A peggiorare le cose, per lui arriva nel quartiere una nuova giovane famiglia, composta da Marisol, Tommy e le loro due figlie; una coppia giovane, simpatica e vivace che porta una ventata di frscheza ben accolta da tutti. 


Eppure in Otto non mancano segnali di umanità che lo spingono comunque ad avvicinarsi ai nuovi arrivati, grazie sopratutto a Marisol che dopo aver conosciuto la storia di Sonya intuisce cosa stia passando l'uomo e decide a suo modo di aiutarlo, con esisti dapprima altalenanti ma che poi si rivelano vincenti, dato che l'uomo non solo diventerà un membro fisso della famiglia ma recupererà l'amicizia con gli altri vicini, importante per vincere la solitudine. In mezzo a tutto ciò, c'è anche una parte "gialla": un'agenzia il cui obiettivo è convincere gli anziani abitanti a cedergli le loro abitazioni per rivenderle, e causa non pochi problemi nel corso della storia.

Quanti Otto conosciamo nella vita reale? Penso molti, ma a volte non lo sappiamo nemmeno perchè non è certo facile, obiettivamente. Non è facile avvicinarsi a queste persone, ma se si riesce è bello perchè queste persone hanno ancora molto da dare. 

Il film è ottimamente interpretato dall'ormai anziano Tom Hanks, sempre bravo e intenso nel rappresentare personaggi complessi, e supportato da un ottimo cast di personaggi di contorno che non rimangono sullo sfondo ma vivono di vita propria, dando proprio l'impressione di una vera famiglia. La fotografia sottolinea i passaggi tra i flashback di quando era ancora viva Sonya (con colori più caldi) e il presente, con un ambiente reale ma più freddo.

Il personaggio di Otto da giovane è interpretato da Truman Hanks, figlio del protagonista.