giovedì 6 aprile 2023

Sole Cuore Amore, 2016


Regia di Daniele Vicari, con Isabella Ragonese (Elisa), Eva Grieco (Valentina), Francesco Montanari (Mario),  Francesco Acquaroli (Nicola), Chiara Scalise (Malika).

Eli e Vale sono due giovani donne, amiche da sempre nonostante scelte di vita totalmente differenti: eli è sposata con Mario e ha quattro figli, Vale  fa la ballerina indipendente di danza moderna. Dato che il marito è disoccupato e non riesce a trovare lavoro è Eli a mandare avanti la famiglia con il proprio lavoro in un bar di Roma, per raggiungere il quale ogni giorno compie un tragitto di due ore; la situazione rende molto difficile per lei avere una vita vera in famiglia, il tutto si aggrava quando la giovane comincia a mostrare problemi di salute.....


Ispirato a un triste fatto di cronaca realmente avvenuto alcuni anni fa, questo film rappresenta molto bene la tragica realtà del lavoro- non solo giovanile- in Italia: lavoratori spesso senza diritti, costretti ad accettare qualunque condizione perchè di meglio non riescono a trovare dato che si è "fuori età" nonostante sia sa ancora giovani, donne particolarmente sfruttate e per nulla prese in considerazine sopratutto se sono madri, contratti precari che non permettono di progettare una vita degna di questo nome. 
In questo contento ormai comune in tutta Italia matura la tragica vicenda di Eli, giovane madre di famiglia costretta a sopportare un odioso lavoro come barista a due ore di distanza da casa ( e sette giorni su sette!)  dato che il marito Mario non riesce a trovare lavoro pur cercandolo; eppure il carattere solare della giovane (ben interpretata da Isabella Ragonese che a riguardo di ruoli di questo tipo ha già fatto esperienza in "Tutta la vita davantu")le permette di non lasciarsi prendere dallo sconforto e di provare a non essere vittima del sistema, cercando di vivere in modo positivo la propria situazione (situazione peraltro condivisa dalla collega di lavoro, studentessa universitaria che porta avanti gli studi con fatica per lo stesso motivo). Certo con un datore di lavoro del genere è difficile ma se non c'è altra scelta si stringono i denti e si tira avanti.

La tragedia quindi matura progressivamente in un contesto apparentemente insospettabile di assoluta normalità, e il punto focale del film  a mio avviso sta propri in questo: come si fa a considerare tutto ciò come "normalità"? Precariato, assenza di diritti, considerare un lusso il desiderio di portare avanti una vita decente anche dal punto di vista affettivo....tutto viene ritenuto sacrificabile sull'altare di un'etica del lavoro aberrante e che oltretutto non consente nemmeno di potersi mantenere decentemente.
E per fortuna il regista ci risparmia l'insulsa parabola femminista che già nel 2016 cominciava a palesarsi e che ora va tanto di moda, visto che Mario, il marito di Eli, non è il classico lavativo che campa sulle spalle della moglie, ma un uomo a sua volta tagliato fuori dal mondo del lavoro che, semplicemente, non riesce a rientrarvi nonostante la sua volontà, e questo causa anche in lui una profonda crisi sopratutto visto che è costretto ad assistere impotente a quanto succede alla moglie.
In tutto questo la vicenda parallela di Vale  (più curata esteticamente ma un po' inconsistente) appare un po' forzata, se non per dare ad Eli uno spazio e una dimensione anche come donna e non solo madre di famiglia. Forse sarebbe stato meglio fare un film in due episodi dando più spazio anche alla seconda vicenda. 
Il vero dramma purtroppo è che siamo nel 2023 e le cose non solo sono peggiorate, ma sembra proprio che non sia priorità di nessuno fare qualcosa per migliorarle....









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