martedì 30 luglio 2013

L'onore e il rispetto, 2006


Regia di Salvatore Samperi, con Gabriel Garko (Tonio Fortebracci),Giuseppe Zeno (Tonio Fortebracci), Virna Lisi (Ersilia Fortebracci), Giancarlo Giannini (Pippo O’Calabrese ), Cosima Coppola (Melian Bastianelli), Manuela Arcuri (Nella), Serena Autieri (Olga), Pino Caruso (Don Calogero),Luigi Maria Burruano (Rosario Liberati).

Sicilia, 1956.La famiglia Fortebracci emigra a Torino nella speranza di poter costruire una vita meno grama, ma purtroppo le loro speranze andranno presto deluse:il capofamiglia Pasquale, costretto a indebitarsi con il boss Pippo O’Calabrese per aprire un negozio e non riuscendo a pagare i debiti sempre più pressanti, si suicida. La moglie Ersilia impazzisce per il dolore e i figli Tonio e Santi sono costretti a ricoverarla in una clinica per malati di mente. Rimasti soli, i due giovani prenderanno strade completamente diverse…

In occasione delle repliche estive della terza serie vi propongo la mia opinione su Una delle fiction più di successo in questi ultimi anni: ognuna delle tre serie finora andate in onda ha avuto ottimi ascolti sia alla prima messa in onda che nelle repliche. So che qualcuno di voi storcerà il naso leggendo il titolo, ma il punto forte di questa fiction è l’essere un affascinante mix di tamarrate e coinvolgimento degli spettatori, con un occhio alla tradizione del melodramma e della sceneggiata.
Insomma devo ammettere che, se all’inizio la conoscevo solo attraverso i racconti di mia madre che ne è una fan della prima ora, vedendo le repliche mi ci sono appassionata pure io, nonostante i suoi numerosi limiti. Qualcuno ha protestato per la descrizione di una mafia “buona”, che sarebbe impersonata dal protagonista Tonio Fortebracci, il quale deve la sua fortuna al suo interprete Gabriel Garko in uno dei suoi ruoli più noti e riusciti: nonostante molti abbiano da ridire sulle capacità attoriali di quest’ultimo (a me, sinceramente, sembra nella norma) è indubbio che il suo fascino fisico sia una parte importante del favore che il pubblico gli riserva, e che in fondo ben si adatta ai suoi personaggi.
Tonio è un cattivo che, pur non nascendo tale e diventandolo per motivi di sofferenza, risulta comunque odioso non solo per la scelta di diventare mafioso ma anche per una serie di comportamenti non proprio da manuale, motivati dalla vendetta; ciononostante sa essere al contempo una persona capace di grandi sentimenti; un personaggio quindi, seppur non molto approfondito psicologicamente (come tutti gli altri del resto) che risulta quindi accattivante e interessante.In totale contrasto il fratello Santi, il buono della situazione, onesto e integerrimo che diventerà magistrato: un buono tout court, senza nemmeno una macchia, che nonostante ciò non costituisce un’appendice del fratello e non manca di fascino proprio. Due personaggi opposti ma complementari, come spesso sono i fratelli nelle fiction.
Sugli altri personaggi nulla di particolare da dire, sono i classici personaggi a volte un poco tagliati con l’accetta: la bella ragazza sfortunata, la bella ragazza determinata, lo strozzino crudele,i vari mafiosi che si susseguono…insomma, un Feulleton in salsa moderna, con un susseguirsi di colpi di scena, morti ammazzati, amori contrastati, vendette a non finire, contornati da canzoni d’epoca che spesso non c’entrano nulla con quanto narrato e anzi in alcuni momenti risultano pure grotteschi…ciononostante questa fiction qualcosa avrà se ha tenuto incollati milioni di spettatori, no?
-forse per il risolvere il mistero basterebbe guardarla…







L'isola di Arturo, 1962


Regia di Damiano Damiani, con Vanni de Maigret (Arturo), Reginald Kernan (Wilhelm),Kay Meersman (Nunziata).

Il quindicenne Arturo, orfano di madre, cresce completamente solo sull’isola di Procida; il padre Wilhelm infatti è per la maggior parte del tempo impegnato in misteriosi viaggi da cui si fa vivo una-due volte l’anno. Un giorno però torna portando con sé Nunziata, la sua nuova moglie, di soli due anni maggiore di Arturo: riparte quasi immediatamente lasciando soli la moglie e il figlio, che giocoforza stabiliranno un rapporto di affetto che però per Arturo va ben oltre….


Tratto dal romanzo omonimo (1957) di Elsa Morante, il film è un classico abbastanza interessante nel suo genere.
Non avendo letto il romanzo della Morante, non posso dire se sia una fedele trasposizione, ma so che manca un elemento fondamentale, difficile d'altronde da rendere sullo schermo: il rapporto fortissimo e primordiale di Arturo con l'isola e la natura che lo circonda, che qui si intuisce solo da brevi accenni e soprattutto dal carattere selvatico del ragazzo (normale, peraltro, se si considera che è cresciuto abbandonato a sé stesso).
ho trovato gli interpreti bravi, naturali ed espressivi, i personaggi comunicano emozioni e stati d'animo anche in silenzio con occhi e atteggiamenti; odioso il padre del protagonista, tant'è che se alla fin fine fosse successo qualcosa tra Arturo e Nunziata non l'avrei ritenuto affatto sbagliato (contrariamente a quello che penso di solito), ma giusto e sacrosanto, anche perché mi è parso che fossero davvero fatti l'uno per l'altra.
Abbastanza raro, ma in caso lo trovaste ve lo consiglio.



sabato 27 luglio 2013

Benvenuto, Presidente!, 2013


Regia di Riccardo Milani , con Claudio Bisio (Giuseppe Garibaldi), Kasia Smutniak (Janis Cerramasi ), Cesare Bocci  (politico di destra ), Beppe Fiorello (politico di sinistra ), Massimo Popolizio (politico di centro), Gianni Cavina (Fausto).

Giuseppe Garibaldi, detto Peppino,è un bibliotecario che vive in un piccolo paese di montagna ed è appassionato di pesca. Persona dai solidi valori comunitari, è felice della sua modesta vita, che un giorno cambia a causa di un fatto strabiliante: è stato infatti eletto presidente della Repubblica, grazie alle spinte di alcuni politici maneggioni a cui serve uno sprovveduto da sfruttare e,al momento buono, da convincere a dimettersi.
Peppino viene letteralmente prelevato dalla sua tranquilla realtà per essere catapultato a Roma, in mezzo al lusso, agli imbrogli, al soffocante protocollo e alle stravaganze che l’alta carica comprende; ma,dopo un primo momento di sconforto in cui non si ritiene in grado di svolgere il compito, Peppino capisce che è la sua occasione per fare qualcosa di utile per il suo Paese…

 

Aridagli con le “occasioni mancate” cinematografiche..sarò io che me le attiro?!
L’idea di un presidente preso dal popolo non è del tutto nuova, almeno credo di ricordare un vecchio film americano in cui avviene più o meno la stessa cosa (anche se non ricordo né titolo né interpreti); ma nella cinematografia italiana mi pare una cosa nuova, quindi tutto bene.
E infatti la prima parte funziona benissimo: tra gag comiche forse ovvie ma comunque ben fatte e interpretate non solo dal bravo Bisio ma anche dagli altri interpreti, la cui serietà o disonestà o rigidità di vedute contrasta apertamente con la genuina spontaneità del protagonista, persona comune con solidi valori di onestà e giustizia che poco si ritrova nel rigido protocollo (spesso assurdo)  e negli intrallazzi di Palazzo, mentre nell’ombra gli stessi loschi individui che l’hanno voluto eleggere tramano in mille modi per trascinarlo nello scandalo e costringerlo a dimettersi; non riuscendoci, perché Peppino è proprio una persona che non ha mai avuto nulla da nascondere.

E anzi, con la sua onestà dimostrerà che le soluzioni ai problemi del Paese, volendo, ci sono e sono molto semplici (ma noi italiani lo sappiamo benissimo questo, così come sappiamo che nessuno le vuole applicare perché toccano interessi troppo forti!).
Poi, nella seconda parte, la discesa: la tentazione di infilarci la solita situazione romantica che c'entra come i cavoli a merenda è stata troppo forte ed è questa parentesi "rosa", a mio avviso, che rovina il film, visto che il complotto contro Peppino e relativa risoluzione da parte dello stesso ci stava bene. Ma, a parte l'improbabilità della cosa- in quest film tutto è improbabile in fondo- o il poco o nulla amalgama della coppia Bisio-Smutniak, questo tipo di risoluzione è sembrato solo un voler allungare il brodo, oltretutto rovinandolo visto che fin qui si era riusciti nell'intento di creare un film accattivante.
Pazienza, lo consiglio ugualmente, almeno le risate non mancano...e oltretutto quasi senza volgarità.

 
 


DA FINIRE!!

venerdì 26 luglio 2013

A royal weekend, 2013

Regia di Roger Mitchell, con Bill Murray (Franklin Roosevelt), Laura Linney (Daisy), Samuel West (Re Giorgio V), Olivia Coleman (Regina Elizabeth),Elizabeth Wilson (Eleanor Roosevelt).

Nel giugno 1939 il presidente Americano Roosevelt e la moglie Eleonor attendono l’arrivo negli USA dei sovrani inglesi Giorgio V ed Elizabeth. Gli ospiti soggiorneranno per un fine settimana nella casa di campagna della madre del presidente, e per l’occasione viene invitata anche Daisy, una lontana cugina del presidente che si rivelerà molto importante nel corso del weekend….




Altro “colpo di sonno” cinematografico, starò diventando troppo esigente io?! Mah!!!
L’idea di raccontare l’incontro tra due culture e personaggi totalmente diversi fra loro partendo da un fatto realmente avvenuto è sempre molto carina, ma talvolta non funziona del tutto…a volte, come in questo caso, senza motivi particolari.
Durante il film ho avuto la sensazione che tutta la vicenda di contorno alla visita dei reali alla Casa Bianca fosse tiratissima per i capelli, con implicazioni sentimentali-sessuali abbastanza inutili e comunque, non troppo interessanti. Non so se la storia narrata in questa parte sia del tutto vera o meno, ma ho avuto l’impressione che gli sceneggiatori non sapevano altrimenti come giustificare la presenza del personaggio di Daisy alla quale evidentemente non basta essere una semplice cugina e amica del presidente per essere ammessa a far parte in maniera stretta dell’entourage che organizza i reali.
La parte più interessante quindi, a mio avviso, è proprio quella dell’incontro-scontro tra due paesi e culture così diversi, gli inglesi e gli americani; e chi, come me, ricorda molto bene i reali inglesi de “Il discorso del re” (ovvero Colin Firth ed Helena-Bonham Carter) forse rimarrà per un attimo contrariato vedendo la coppia nell’interpretazione di Samuel West e Olivia Wilson; ma, per quanto mi riguarda,la cosa è durata proprio un attimo. Lui in particolare mi è piaciuto davvero molto, interpreta un Bertie goffo e pieno di insicurezze (dovute anche alla sua balbuzie) ma con un notevole potenziale e pronto a mettersi in gioco, come nota anche Roosevelt nella scena del loro dialogo a due. Da manuale in questo senso tutta la parte in cui Bertie ed Elizabeth si interrogano, discutono, arrivando a ipotizzare gravi offese e mancanza di dignità in caso di accettazione sul fatto che al pic nic del giorno dopo verranno serviti hot dog….insomma, il re di questo film, seppure diverso, è speculare a quello interpretato da Colin Firth; direi la migliore interpretazione del film.
Gli altri attori bravi, in parte, ma non troppo incisivi, insomma compitino svolto quel tanto che bsta per guadagnare la pagnotta e via. Carino,ma nulla di speciale.

 



giovedì 25 luglio 2013

The lone ranger,2013

Con il fatto del proseguimento dei lavori di miglioramento al blog ho dimenticato di tenervi ragguagliati sulle mie cinevisioni estive (di cui non credo possa fregare qualcosa a qualcuno visto che di qui non passa praticamente nessuno!), che però effettivamente si stanno accavallando. Urge postarle un po' alla volta per non ritrovarsi a settembre con i film di luglio da pubblicare...cominciamo con questo:


THE LONE RANGER

Regia di Gore Vebrinsky, con Johnny  Depp (Tonto), Armie Hammer (John Reid), Ruth Wilson (Rebecca),William Fitchner (Butch Cavendish), Tom Wilkinson (Latham Cole)

John Reid è un giovane  procuratore che torna nella cittadina natale per consegnare alla giustizia Butch Cavendish, un pericoloso criminale. Il quale però riesce a fuggire e in una successiva imboscata uccide la pattuglia di ranger che lo stava inseguendo, tra i quali c’è Dan (fratello di John) e lo stesso John, che ferito viene soccorso e aiutato da Tonto, uno strano indiano che lo aiuta nella ricerca del criminale, con il quale ha anche egli un debito di vecchia data…


Un western moderno ma con impianto classico questo divertente film ispirato a una popolare (almeno negli USA) serie tv degli anni ’50.
A tratti un po’ fracassone, riuinisce tutti i vari stereotipi del genere (lo sceriffo eroico, l’eroe solitario, la tenutaria del bordello, la bella eroina coraggiosa, i cattivi che più cattivi non si può) con in più un’indiano  abbastanza fuori dal comune che diventerà la spalla e, in un certo senso, la guida del protagonista…e che non poteva essere interpretato che da Johnny Depp nell’ultima delle sue tante maschere in cui è ormai specializzato.
I personaggi sono ovviamente coinvolti in un mix di avventure di ogni tipo, volte essenzialmente al ritrovamento della bella Rebecca e del figlioletto, parenti dell’eroe solitario John Reid e rapiti – passando di mano- da vari perfidi e spesso insospettabili nemici, e alla scoperta degli autori del massacro in cui sono caduti i ranger capeggiati dal fratello dell’eroe. Devo dire che ho trovato ogni attore perfettamente in parte con il proprio personaggio, ai quali va ovviamente aggiunto il cavallo bianco che praticamente è lo spirito guida di entrambi i protagonisti.
Certo avrei preferito meno scene sanguinose (una che sfocia nel cannibalismo!) e qualche precisazione in più: cosa è successo fra John e Rebecca in passato? In quale circostanza Butch Canvedish ha amputato una gamba alla tenutaria del saloon? Come ha fatto l’anziano Tonto a finire nel circo? Ma capisco che non si può avere tutto, del resto il regista non è che sia noto per i suoi apprfondimenti nei film.
Per finire, una buona mossa quella di usare come tema del film il tema dell’opera Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini, dato che piace e rimane facilmente impressa.
Ho notato, come sempre con grande piacere quando vedo queste cose, che il pubblico in sala ha "partecipato" al film con applausi, tifo (moderato) e battito di mani alla fine....segno che comunque sia il film funziona!



 

sabato 20 luglio 2013

Tom Jones, 1962

Regia di Tony Richardson, con Albert Finney (Tom Jones), Susannah York (Sophie Western),George Devine (Mr Allworty), Hugh Griffith (Mr Western),Joan Grinwood (Lady Bellaston).

Nell’Inghilterra di fine ‘700, il nobile Mr Allworty alleva come figlio adottivo un trovatello a cui ha dato nome Tom Jones. Divenuto adulto il giovane mostra un carattere buono e gioviale ma fin troppo vivace e spensierato, tanto da essere continua fonte di chiacchiere per l’intera famiglia. Ciononostante il suo tutore gli è talmente affezionato da non mutare la sua posizione, con grande scorno del nipote Bilfil, da sempre invidioso di Tom. Quando questi si innamora, ricambiato, della giovane Sophie Western , figlia del vicino Mr Western, cominciano i guai…


Finalmente dopo tanti anni di ricerca, ho visto questo vecchio film inglese che all’epoca ebbe gli onori della ribalta nel cinema mondiale a causa dei quattro  Oscar vinti, e che è tratto dall’omonimo romanzo (1749) di Henry Fielding, un classico della letteratura inglese del ‘700.
Ho sempre letto cose molto positive su questo film e devo dire che quasi tutte sono state confermate: è un film piacevole, divertente, avventuroso, romantico, un vero classico che sarebbe da riscoprire. Molto bravi tutti gli interpreti, dal protagonista Albert Finney (qui nel suo primo ruolo importante) che dona al suo personaggio non solo carattere e fascino ma anche una notevole fisicità, ai comprimari, in particolare Hugh Griffith nel ruolo del bizzarro padre di Sophie, e Susanna York (giovane attrice inglese allora in voga, ma poi credo persa per strada) nel ruolo della dolce ma non troppo ingenua Sophie.
Inutile dire che scenografie , costumi e colonna sonora accurati, un ritmo sempre incalzante e dialoghi ironici e spesso con doppi sensi contribuiscono non poco formare un prodotto che unisce evasione e qualità.
Nel 1963 vinse quattro premi Oscar (su nove nominations): miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura originale e migliore colonna sonora. Albert Finney vinse la Coppa Volpi come miglior attore al Festival del Cinema di Venezia.






venerdì 19 luglio 2013

Vincenzo Cerami

 
E' morto a Roma all'età di 72 anni dopo una lunga malattia lo scrittore  e sceneggiatore Vincenzo Cerami, tra i più noti autori del cinema italiano: allievo di Pasolini, cominciò come aiuto regista per poi approdare alla carriera di sceneggiatore. Tra i suoi lavori "Casotto" di Sergio Citti (1977 ), "Colpire al cuore" di Gianni Amelio (1983 ). "Il piccolo diavolo" di Roberto Benigni ( ), "Il mostro" sempre di Benigni (1993), "Manuale d'amore" di Giovanni Veronesi (2004), "Tutta colpa del Paradiso" di Francesco Nuti (1985),"Mortacci" di Sergio Citti (1989), "Il viaggio di Capitan Fracassa" (1990) di Ettore Scola, "Johnny Stecchino" (1991) di Roberto Benigni, "L fame e la sete" (1999) e "Il nostro matrimonio è in crisi" (2001) di Antonio Albanese (in cui recitava la figlia Aisha) e molti altri.
Forte il suo sodalizio con Benigni, assieme al quale ottenne fama mondiale nel 1997 con "La vita è bella" per la quale fu anche candidato all'Oscar.
Tra i suoi lavori anche due film per la tv: "I ragazzi di via Panisperna"  di Gianni Amelio (1989) e "Il giovane Mussolini" (1993) di Gianluigi Calderone.
Famoso anche il suo romanzo "Un borghese piccolo piccolo", dal quale nel 1977 venne tratta dallo stesso Cerami la sceneggiatura per il famoso film con Alberto Sordi, Shelley Winters e Vincenzo Crocitti.



 
 

giovedì 18 luglio 2013

Nina, 2013


Regia di Elisa Fuskas, con Diane Fleri (Nina), Luca Marinelli (Fabrizio), Ernesto Mahieux (prof. De Luca),Luigi Catani (Ettore),Marina Rocco (Marta).


Nina rimane sola nella calda estate romana occupandosi della casa e degli animali di un amico. Tra una lezione di canto, una passeggiata col cane Omero e una lezione d’arte con uno strambo professore c’è spazio anche per pochi ma interessanti incontri…

Tipico esempio di film denominato “d’essai” o “d’autore”, dove lo spettatore leggendo le due definizioni deve interpretare “film di cui non si capisce una mazza”. La trama sulla carta sembrava carina, invece mi sono trovata davanti a un enorme punto di domanda: di cosa parla questo film? Dove vuole andare a parare?
A parte forse il senso di solitudine e precarietà della protagonista che si riflette nella solitaria ambientazione, per quanto irreale (vabbè che siamo a Roma in agosto, ma possibile che in strada non c’è nemmeno un cane o una bicicletta con tutto il traffico che c’è di solito?!), altro non c’è. Anzi, diciamocela tutta, la protagonista è una cretinetti  inconcludente con evidenti problemi di bulimia che, a parte un bel monologo, altri non fa per tutto il film, dando pure il nervoso a chi – come la sottoscritta- ha la sua età e non si sobbarca lavoretti precari perché non sa cosa fare ma perché non trova altro.
Diane Fleri è brava ma da sola (letteralmente, gli altri sono poco più che comparse, anche se ho trovato molto bravo il bambino) non basta. Incomprensibili inquadrature architettoniche strambe infilate alla carlone, incomprensibili almeno fino a che non si scopre che la regista è figlia di un noto architetto  al quale queste inquadrature vorrebbero rendere omaggio….




Niente può fermarci, 2013

Regia di Luigi Cecinelli  , con   Emanuele Propizio (Augusto), Federico Costantini (Leonardo),Vincenzo Alfieri (Guglielmo),Guglielmo Amendola (Mattia),Maria Chiara Augenti (Regina), Serena Autieri (Madre di Leo), Gianmarco Tognazzi (Padre di Guglielmo), Massimo Ghini (padre di Augusto),Paolo Calabresi (padre di Mattia).


Augusto (Internet-dipendente), Mattia ( narcolettico), Guglielmo (affetto da sindrome di Tourette) e Leonardo (maniaco della pulizia ossessivo compulsivo) sono quattro ventenni che vengono mandati un’estate dai genitori a Villa Angelica per curare i rispettivi disturbi psicologici e comportamentali.
I ragazzi (di cui due ospiti fissi della clinica già da varie estati) però decidono di passare la loro estate come le persone “normali”: rubano l’auto del direttore e si dirigono alla volta di Ibiza. Durante il viaggio incontrano Regina, una ragazza in fuga da un uomo con cui ha appena chiuso una burrascosa storia d’amore, che si unisce a loro nel viaggio, mentre i loro genitori li inseguono, finendo per vivere a loro volta una bizzarra avventura on the road….



Una commedia giovanile che parte da un assunto originale ma che poi purtroppo si perde per strada.
Originale perché solitamente il tema della malattia mentale al cinema viene trattato sempre con toni seri, mentre è già stato dimostrato (ad esempio in “Si può fare” del 2009) che può essere trattato anche in toni di commedia senza banalizzarlo, magari riuscendo a far percepire al pubblico i protagonisti affetti da questo tipo di problemi in modo “normale”.
In questo modo si snoda la prima parte del film, con i quattro amici che decidono di provare per una volta a vivere come i cosiddetti “normali” eludendo la sorveglianza di genitori e medici e partendo per Ibiza, meta agognata da moltissimi giovani, dove cercheranno non solo di trovare una propria indipendenza ma anche di  confondersi tra “gli altri”.
Fin qui la prima parte, che comprende anche le avventure iniziali della prima parte del viaggio; poi comincia la seconda parte (la capatina a casa Depardieau e l’arrivo a Ibiza) sono invece progressivamente via va più stiracchiate e inverosimili, arrivando al finale veramente tirato per i capelli.
Così vengono penalizzati pure gli attori, sia i giovani protagonisti (bravi, a mio avviso) che i famosi comprimari, a cui va riconosciuto il merito di saper interpretare misuratamente i propri personaggi facendosi da parte lasciando spazio ai colleghi più giovani. 
In sostanza, quella che si dice un’occasione sprecata….




martedì 16 luglio 2013

Tonino Accolla

E' morto a  Roma l'attore e doppiatore Tonino Accolla, 64 anni, famoso soprattutto per essere la voce di Homer Simpson, ma con un notevole curriculum come attore, doppiatore (tra gli altri ha dato la voce a Eddie Murphy, Ralph Fiennes, Ton Hanks, Mickey Rourke, Kenneth Branagh,Hugh Grant, Jim Carrey, Ben Stiller, Gary Oldman).
Nella serie dei Simpson oltre a dare la voce a Homer si è occupato della direzione del doppiaggio.


lunedì 15 luglio 2013

Nuova veste

Come preannunciato nel precedente post, e dopo un lavoraccio (ripercorrere e ri-taggare più di 300 post...e non ho ancora finito: mi sono accorta che, causa probabilmente il trasferimento da Splinder a Blogger, molti post non hanno le immagini o hanno cambiato carattere quindi mi tocca rimettere tutto a posto!), ecco le novità di cui vi avevo anticipato.
Come vedete "Dal romanzo al film" è rimasto come tag;  ho classificato i film in base al genere o al tipo (commedia, drammatico, romantico, fantasy, horror ecc), ho riservato alcune sezioni a classici (di ogni nazionalità) e cinema italiano, ho raggruppato i miei preferiti sotto il tag omonimo, ho aggiunto "sceneggiati e fiction" e "telefilm2 per la parte dedicata alla Tv, ho segnalato gli orrori tv e cinematografici con i tag "orrifilm" e "orritv" (nel blog sui libri invece ci sono gli "orrilibri"...), e ho creato due sezioni: "colpo di fulmine" per prodotti tv che mi sono particolarmente piaciuti, e "colpo di sonno" (ispirato all'omonima rubrica su Ciak) per quei film che non rientrano negli orrori ma che, comunque sia, consiglio di evitare.
Ho aggiunto anche la parte "tutti al cinema!", dove segnalo di volta in volta i film che ho visto al cinema.
A parte qualche altro perfezionamento, da ora la veste del blog sarà questa; se avete altri consigli proponete pure!

giovedì 11 luglio 2013

Work in progress

Come avrete visto, da tempo non scrivo su questo blog: il fatto è che sto pensando di apportare alcune modifiche a questo blog.
Mi piacerebbe parlare di cinema a 360 gradi,lasciando "da romanzo al film" solo come sezione, riunirei così tutti i vari post sul cinema e sui film sparpagliati su questo blog e sull'altro.
Inoltre potrei parlare anche di sceneggiati e fiction, visto che mi piacciono molto anche quelli.
Sto studiando come riorganizzare iltutto, e soprattutto come mantenere i nomi degli autori come tag senza intasare la schermata....