martedì 30 luglio 2013

L'onore e il rispetto, 2006


Regia di Salvatore Samperi, con Gabriel Garko (Tonio Fortebracci),Giuseppe Zeno (Tonio Fortebracci), Virna Lisi (Ersilia Fortebracci), Giancarlo Giannini (Pippo O’Calabrese ), Cosima Coppola (Melian Bastianelli), Manuela Arcuri (Nella), Serena Autieri (Olga), Pino Caruso (Don Calogero),Luigi Maria Burruano (Rosario Liberati).

Sicilia, 1956.La famiglia Fortebracci emigra a Torino nella speranza di poter costruire una vita meno grama, ma purtroppo le loro speranze andranno presto deluse:il capofamiglia Pasquale, costretto a indebitarsi con il boss Pippo O’Calabrese per aprire un negozio e non riuscendo a pagare i debiti sempre più pressanti, si suicida. La moglie Ersilia impazzisce per il dolore e i figli Tonio e Santi sono costretti a ricoverarla in una clinica per malati di mente. Rimasti soli, i due giovani prenderanno strade completamente diverse…

In occasione delle repliche estive della terza serie vi propongo la mia opinione su Una delle fiction più di successo in questi ultimi anni: ognuna delle tre serie finora andate in onda ha avuto ottimi ascolti sia alla prima messa in onda che nelle repliche. So che qualcuno di voi storcerà il naso leggendo il titolo, ma il punto forte di questa fiction è l’essere un affascinante mix di tamarrate e coinvolgimento degli spettatori, con un occhio alla tradizione del melodramma e della sceneggiata.
Insomma devo ammettere che, se all’inizio la conoscevo solo attraverso i racconti di mia madre che ne è una fan della prima ora, vedendo le repliche mi ci sono appassionata pure io, nonostante i suoi numerosi limiti. Qualcuno ha protestato per la descrizione di una mafia “buona”, che sarebbe impersonata dal protagonista Tonio Fortebracci, il quale deve la sua fortuna al suo interprete Gabriel Garko in uno dei suoi ruoli più noti e riusciti: nonostante molti abbiano da ridire sulle capacità attoriali di quest’ultimo (a me, sinceramente, sembra nella norma) è indubbio che il suo fascino fisico sia una parte importante del favore che il pubblico gli riserva, e che in fondo ben si adatta ai suoi personaggi.
Tonio è un cattivo che, pur non nascendo tale e diventandolo per motivi di sofferenza, risulta comunque odioso non solo per la scelta di diventare mafioso ma anche per una serie di comportamenti non proprio da manuale, motivati dalla vendetta; ciononostante sa essere al contempo una persona capace di grandi sentimenti; un personaggio quindi, seppur non molto approfondito psicologicamente (come tutti gli altri del resto) che risulta quindi accattivante e interessante.In totale contrasto il fratello Santi, il buono della situazione, onesto e integerrimo che diventerà magistrato: un buono tout court, senza nemmeno una macchia, che nonostante ciò non costituisce un’appendice del fratello e non manca di fascino proprio. Due personaggi opposti ma complementari, come spesso sono i fratelli nelle fiction.
Sugli altri personaggi nulla di particolare da dire, sono i classici personaggi a volte un poco tagliati con l’accetta: la bella ragazza sfortunata, la bella ragazza determinata, lo strozzino crudele,i vari mafiosi che si susseguono…insomma, un Feulleton in salsa moderna, con un susseguirsi di colpi di scena, morti ammazzati, amori contrastati, vendette a non finire, contornati da canzoni d’epoca che spesso non c’entrano nulla con quanto narrato e anzi in alcuni momenti risultano pure grotteschi…ciononostante questa fiction qualcosa avrà se ha tenuto incollati milioni di spettatori, no?
-forse per il risolvere il mistero basterebbe guardarla…







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