Emma Craven viene assassinate da un misterioso killer sulla porta di casa mentre è in compagnia del padre, il poliziotto Thomas Craven; il quale da subito decide di condurre delle indagini per proprio conto, non fidandosi della pista ufficiale seguita dai colleghi.
E fa bene: mettendo insieme gli ultimi momenti vissuti insieme alla figlia e altri elementi molto labili, Craven scopre che la figlia aveva scoperto e denunciato i maneggi illegali della Northmoor, la società per cui lavorava….
Dopo otto anni, Mel Gibson torna al cinema come attore. Per farlo sceglie un film che rientra parzialmente nel target in cui è specializzato, cioè i film d’azione; ma questo film ha anche alcuni interessanti aspetti introspettivi e psicologici.
Non che mi sia piaciuto molto, lo consiglierei di più per una serata DVD, a meno che non siate appassionati del genere o dell’attore; ma non è nemmeno da buttare.
Personalmente, l’ho trovato prima di tutto un film sulla genitorialità: oltre al protagonista, quasi tutti gli altri personaggi, anche i cattivi, hanno figli e quindi si ritrovano prima o poi a confrontarsi con questa realtà, con la realtà di un uomo che ha perso la figlia, e che quindi potrebbe capitare anche a loro.
Ci sono un po’ troppi intrighi che si intersecano, e quindi alla fine ho fatto fatica a capire tutti i collegamenti, comunque ho trovato molto efficace Mel Gibson nel ruolo del porto agonista, soprattutto nelle scene in cui esprime il dolore per la morte della figlia anche con il corpo, l’espressione, la gestualità: probabilmente lo ha aiutato il fatto di avere otto figli!
Oltre a Gibson mi è piaciuto il ruolo del misterioso uomo che lo aiuta, e che alla fine nonostante sia un serial killer si rivela molto più umano degli altri personaggi.
Atmosfera inquietante e buia, in sintonia con la storia narrata.
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