venerdì 8 gennaio 2021

Parasite (기생충?, 寄生蟲), 2019

 


Regia di Bong Joon- Ho, con Song Kang-Ho (Kim Ki- taek), Chang Hyae-jiin (Kim Chung -sook), Choi Woo-shilk (Kim Ki-woo), Park So-damn (Kim Ki-jung),Lee Sun-kyun (Park Dong-ik), Jung Ziso (Park Da-Hye)


La famiglia Kim, composta dal padre Ki-taek, la madre Chung-sook e i figli  Ki-woo e  Ki-jung, vive nello scantinato di un palazzo sbarcando il lunario grazie a un misero sussidio di disoccupazione visto che nessuno di loro riesce  a trovare lavoro. Grazie al suggerimento di un amico Ki-woo si finge studente universitario e viene assunto per dare ripetizioni a Da- Hye, la figlia adolescente dei ricchi coniugi Park. Abbagliato dalla ricchezza che vede in quella casa e approfittando dell'ingenuità dei coniugi Park il ragazzo inventa un piano per cui riesce a fare assumere tutti i suoi familiari (il padre come autista, la madre come governante e la sorella come insegnante di arteterapia per il figlio minore), senza ovviamente rendere noto il legame di parentela. 

Quando la famiglia parte per le vacanze i Kim si appropriano della casa per quel periodo, ma non tutto andrà come previsto....



Particolare e insolito questo film che l'anno scorso ha vinto il Premio Oscar come Miglior film (primo film non occidentale nella storia dell'Academy ), ma devo ammettere che non conosco il cinema coreano e quindi forse mi è sembrato tale per questo motivo. 

L'azione è divisa in due ambientazioni principali, che rappresentano le rispettive famiglie e i ceti sociali da cui provengono: il seminterrato della famiglia Kim e la ricca casa elegante, supertecnologica e con enormi vetrate che espongono tutto ciò che c'è all'interno della famiglia Park. Nel primo caso abbiamo quattro persone costrette in pochi metri quadrati all'altezza della strada, dove dalle uniche finestre gli tocca di sopportare quelli che  gli pisciano quasi in testa; nel secondo abbiamo colori prevalentemente chiari ed estrema pulizia. Inevitabile che anche le famiglie che ci vivono siano l'una l'opposto dell'altra: segnati dalla vita e dalle difficoltà, con un livello morale piuttosto basso e desiderosi di risalire la china i Kim, ingenui (per meglio dire boccaloni) , noncuranti (dato che danno il loro benessere per scontato) e pieni di manìe i Park. 


Insomma una moderna denuncia sociale, due mondi che verranno brevemente a contatto con l'inganno, perpetrato inizialmente dal figlio con la scusa di trovare un lavoro (e quindi con la scusante del bisogno) ma che poi continua fno ad arrivare a livelli davvero estremi: per accaparrarsi gli altri posti di lavoro a disposizione nella ricca famiglia,  i membri della famiglia Kim non esitano a rovinare e mettere nei guai i dipendenti che già vi prestavano servizio, cioè l'autista (il cui posto verrà preso dal padre) e la governante (sostituita dalla madre). Proprio un segreto legato a quest'ultima però sarà il detonatore che innescherà la catena di eventi che porterà al ribaltamento finale. 

Devo dire che nonostante tutte le scusanti, non ho provato particolare simpatia per questa famiglia di scrocconi che mettono nei guai persone innocenti, non condivido quella che mi pare di aver capito essere la tesi del regista( e ciò che essere persone oneste è un lusso come tanti), anche se certamente vivere in condizioni sociali come quelle dei Kim può portare facilmente a non farsi troppi problemi pur di uscire dal disagio e ottenere condizioni di vita degne di questo nome. 

In Italia il film è stato notato sopratutto per il fatto che, a colonna sonora di una delle scene più cruente, c'è la canzone "In ginocchio da te" di Gianni Morandi (una delle mie canzoni preferite, tra l'altro).








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