giovedì 23 luglio 2020

Destino (Der mut Tod), 1921


Regia di Fritz Lang, con Lil Dagover La Ragazza), Walter Jensen (Il Ragazzo), Bernhard Goetze (la Morte).


Una ragazza perde il proprio fidanzato, portato via dalla Morte. Disperata la giovane arriva a scendere nel mondo dei defunti nel tentativo di convincerla a ridare la vita al suo amato; la Morte le mostra tre candele che corrispondono ad altrettante vite umane e che si stanno spegnendo (segno che le tre persone stanno per morire) promettendole che, se riuscirà a tenere in vita almeno una di esse, accontenterà il suo desiderio....



Il film è il primo successo internazionale del celebre regista tedesco, anche detto successo percorse strade un poco travagliate: uscito negli USA tagliato in più parti, fu praticamente ignorato finchè non ebbe successo in Francia e Inghilterra.
Il film dichiara la sua struttura già nella didascalìa iniziale: "Ballata popolare tedesca in sei canti" e difatti Come una ballata, è composto da un antefatto; tre storie in costume; un ultimo atto; il finale.
La storia dell'innamorata che deve superare una serie di prove per rivedere il proprio amato è presente- in svariate modifiche- in molti racconti popolari di varie nazioni, compresa l'Italia (la novella è quella del "Re porco" citata anche da Giosuè Carducci nella poesia "Davanti San Guido"). Oltre a ciò abbiamo l'elemento esoterico grazie al quale il film viene considerato il primo "fantasy" della storia del cinema: la Ragazza deve affrontare delle prove per cercare di riscattare la vita del proprio fidanzato morto, e per fare ciò non esita addirittura (come Orfeo) a introdursi nel regno dei morti e a supplicare la morte stessa. 
Vengono poi introdotte tre storie lontano fra loro ma- forse- che stanno avvenendo più o meno contemporaneamente alla vicenda principale, in cui svariate persone stanno inconsapevolmente per perdere la propria vita: la giovane protagonista dovrà cercare di evitare almeno una di quelle morti- dimostrando così alla Morte stessa che l'amore è più forte di lei- e in cambio il suo fidanzato tornerà alla vita. 

Ma inevitabilmente, nonostante gli sforzi. ciò non accade; e il finale, non del tutto inaspettato ma certamente non banale, si avvicina.... 
La particolarità del film sta nel fatto che il regista introduce per la prima volta alcune tecniche, tra cui quella del montaggio intuitivo; per quanto riguarda gli interpreti, tipiche interpretazioni da cinema muto giocate moltissimo su sguardi e mimica corporale e facciale, ma se l'attrice che interpreta la Ragazza riesce molto bene a dare spessore e profondità al suo personaggio certamente chi rimane impressa è la Morte : viso di pietra, superiore e apparentemente insensibile alle miserie umane, in realtà è un personaggio molto umano: si rivolge benevolmente alla giovane chiamandola "Figlia", si mostra disponibile nei suoi confronti concedendole ben due possibilità e a un certo punto ha un momenti di sfogo molto umano dove racconta alla ragazza di essere stufa di venire considerata dagli umani come la causa di tutte le loro disgrazie, quando invece obbedisce semplicemente agli ordini imperscrutabili di Dio. Anche nel finale l'atteggiamento verso i morituri è particolare, li accompagna in modo quasi affettuoso.
Il bianco e nero poi conferisce al film un tono di mistero e fatalità ancora migliore. 






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