venerdì 31 luglio 2020

A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy), 1989

 Regia di Bruce Beresford, con Jessica Tandy (Daisy Werthan), Morgan Freeman (Hoke Colburn ), Dan Akroyd (Boolie Werthan ), Esther Rolle (Idella), Patty Lupone (Florine).



Atlanta 1948: Daisy Werthan è un'anziana e benestante  ex maestra di scuola elementare, che vive sola assistita dalla domestica di colore Idella ed è sempre stata in grado di cavarsela da sola; a seguito però di alcuni episodi dove ha agito in quello che pouò sembrare uno stato confusionale il figlio Boolie non si fida più a lasciarla guidare e assume quindi un autista di colore, Hoke, che armato di grandissima pazienza comincia ad accompagnare Daisy nei suoi vari impegni....





Vincitore del Premio Oscar come miglior film nel 1989 e adattamento di una piece teatrale, questo film tratta il problema del razzismo e della discriminazione da una prospettiva insolita, non drammatica ma con i toni della commedia. Il vero razzismo, come spesso accade, è mostrato nelle piccole cose quotidiane.
Daisy    è un'anziana e benestante ex maestra ebrea (che quindi dovrebbe ben conoscere la discriminazione e il razzismo) dal carattere deciso e autoritario (e, aggiungo io, anche abbastanza capricciosa e rompixxxxxi), abituata a decidere per sè stessa e a fare di testa sua. Normalissimo quindi che, quando il figlio Boolie preoccupato da un piccolo incidente dovuto però forse all'età, assume un uomo di colore un pensione che le faccia da autista, la signora reagisca malissimo: prima di tutto rifiuta Hoke (questo il nome dell'uomo), poi costretta ad accettarlo dalle circostanza fa di tutto per rendergli il compito impossibile con rimbrotti e assurde pretese (esempio: non accetta che, per andare al supermercato, lui faccia una strada diversa da quella che lei ha sempre fatto per tanti anni).
Hoke però è un uomo dal carattere gioviale e sempre sorridente, abituato a ben altre avversità nella vita che una vecchietta rompiscatole; con questo atteggiamento finisce quindi per smussare le spigolosità di Daisy e col tempo tra i due si stabilisce inevitabilmente un rapporto di confidenza reciproca che alla fin fine (la storia copre un arco temporale  di circa 25 anni) diventerà quasi una vera e propria amicizia. 

Detta così sembra la tipica storia dell'archetipo della "strana coppia" tanto amato dal cinema di ogni tempo; ed in effetti è anche questo, ma non solo. Perchè come detto prima il razzismo fa capolino da tante piccole cose, apparentemente insignificanti dettagli: la moglie di Boolie che si lamenta del fatto che la suocera abbia bisogno di qualcuno che le corra dietro per ogni minima necessità mentre la domestica di colore aspetta ordini in piedi e in silenzio, Hoke che rammenta a Daisy che le persone di colore non possono usufruire dei bagni pubblici, svariate occasioni dove Hoke e altre persone di colore vengono tenute "a distanza" da regole sociali accettate anche da chi- come Daisy e Boolie- si professa (e magari davvero è, in un certo senso) liberale e giusto. 
Il film mantiene il tono da commedia intervallato saltuariamente da momenti drammatici o tristi (la morte di Idella, ad esempio), e si regge sul binomio del duo Jessica Tandy- Morgan Freeman, lei attrice di classe e vecchio stampo nel ruolo dell'anziana rompiscatole in fondo di buon cuore e lui nel ruolo del suo quasi  coetaneo, diverso per tanti aspetti e per altri simile, che oltre a sopportarla sa instaurare con lei un rapporto sincero. A fare loro da spalla in maniera misurata ma incisiva, Dan Akroyd (attore che ho sempre preferito in film che non fossero "The blues brothers").
Oltre al Premio Oscar come miglior film , la pellicola si aggiudicò altri tre premi dell'aCademy Awards: migliore attrice protagonista (Jessica Tandy), miglior sceneggiatura originale e miglior trucco.



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