venerdì 12 marzo 2021

Er Più- Storia d'amore e di coltello, 1971


Regia di Sergio Corbucci, con Adriano Celentano (Nino Patroni, detto ER Più), Claudia Mori (Rosa Turbine), Anita Durante (Teresa Patroni), Alessandra Cardini (Velia Patroni), Ninetto Davoli (Trottarello),Vittorio Caprioli (Er Cinese), Romolo Valli (il Maresciallo), Maurizio Arena (Bartolo Di Lorenzo).


Roma, 1900: Nino Patroni, detto Er Più", è il capo di Borgo, quartiere popolare romano. Rispettato da tutti (o  quasi) per le sue doti di comando e di coraggio, è fidanzato con la bellissima Rosa, della quale però è invaghito anche Augustarello, fratello del suo rivale Bartolo (detto "Er più di San Giovanni"). Seppure risse e provocazioni sono all'ordine del giorno, per un po' di tempo i due capi riescono comunque a mantenere l'ordine nei rispettivi quartieri; ma un giorno, durante una lite più violenta delle altre  quasi sfasciano un'osteria, causando l'intervento dei Carabinieri. Augustarello muore mentre scappa e il fratello, ritenendo responsabile Nino, giura vendetta....



Ispirato a un fatto di cronaca realmente avvenuto nella Roma dei primi del 1900, è uno dei pochissimi (anzi, solo due: l'altro è "Urlatori alla sbarra") film con Celentano che mi è piaciuto. Se l'Adriano cantante infatti in casa mia è una colonna portante della musica, l'Adriano attore e intrattenitore non ha mai riscontrato troppo consenso...anzi, quasi per nulla direi. 
Questo film invece mi è piaciuto, non tanto per la storia d'amore in sè (che ritengo piuttosto stereotipata) ma per tutto il contesto: innanzitutto l'ambientazione, la Roma dei primi del '900 mi ha sempre affascinato moltissimo, tanto più se si tratta dei piccoli borghi popolari ora spariti ma che rappresentavano un piccolo mondo a parte, e di fatto erano proprio organizzati in questo modo, con addirittura regole e leggi proprie che non prevaricavano sulla legge ufficiale ma piuttosto l'affiancavano (anche se il confine tra le due cose non è che fosse poi così netto e sicuramente capitava che l'asticella si spostasse con grande facilità). Poi lo stile con cui la storia viene raccontata, quello delle ballate popolari talvolta illustrate anche dai giornali che si usava molto all'epoca, e di cui ricalca l'archetipo non solo narrativo ma anche dei personaggi: l'eroe protagonista bello (si fa per dire visto che parliamo di Celentano) e coraggioso, il cattivo, l'antagonista che però ha una sua dignità, la bella di turno, il "coro" dei personaggi di contorno: tutti interpretati da un cast affiatato, il che contribuisce ad appassionare alla storia, che funziona più che bene a mio avviso e che il regista dirige ottimamente.
Certo il dialetto romanesco del milanese Celentano non è che sia il massimo, anzi, ma non si può pretendere tutto.
L'anno dopo il duo Franco e Ciccio girò, sempre negli stessi luoghi e con alcuni personaggi (tra cui Ninetto Davoli nei panni del conato de Er Più) la parodia- seguito "Storia di fifa e di coltello- Er seguito der più".






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