venerdì 8 maggio 2020

La concessione del telefono, 2020

Regia di Roan Johnson, con Alessio Vassallo (Pippo Genuardi), Fabrizio Bentivoglio (Don Lollò Longhitano), Federica De Cola (Tanina Genuardi), Corrado Guzzanti (Prefetto Marascianno), Thomas Trabacchi (questore Monterchi), Antonio Alveario (Nenè Schillirò),Dajana Roncione (Lilliana Schillirò), Ninni Bruschetta (Padre Macaluso).




Vigata, primi del '900: Pippo Genuardi, commerciante di legnami, cerca di ottenere la concessione del telefono per installare un apparecchio che collega il magazzino con la casa del suocero (suo socio in affari). Per sollecitare la pratica scrive alcune lettere al prefetto Marascianno, di natura piuttosto complottista, il quale comincia a sospettarlo di attività eversiva e lo fa pedinare.
Non ottenendo risultati Pippo si rivolge pure a Don Lollò, il boss del paese...



Tratto dal romanzo omonimo (1998) di Andrea Camilleri, è il terzo film tv facente parte della serie "C'era una volta Vigata", dedicata ai romanzi dell'autore siciliano che non parlano di Montalbano.
Avevo letto il libro parecchi anni fa e non ricordavo molto della storia, e devo dire che anche guardando il film non sono riuscita a rammentarmela molto; evidentemente è un libro che non mi ha particolarmente colpito.
E' una tipica storia di italici intrallazzi che poi sfocia in tutt'altro ma che nel frattempo mette in luce alcuni difetti che purtroppo permangono, come l'ossessione per la formalità della burocrazia che finisce per rallentare tutto e il fatto che - con le dovute conoscenze e raccomandazioni, anche poco pulite- si è molto più agevolati.
Pippo, il protagonista, è il tipico uomo senza troppa arte che però è entrato nel giro dei commercianti di legname grazie al suocero (vero titolare dell'impresa) che lo ha preso a lavorare con sè come su braccio destro. Il giovane non è nemmeno malaccio ma come spesso succede al contrario dell'anziano congiunto coltiva piccole ambizioni che nel suo caso si concretizzano nell'interesse per le moderne tecniche, di cui intravede il potenziale: da qui l'idea di mettere il telefono nel magazzino di legnami, cosa che a suo dire faciliterebbe i rapporti con clienti e fornitori. E in teoria ciò è anche vero, ma non è certo l'unica motivazione di Pippo....come scopriremo man mano che la storia continua.
Ovviamente si deve scontrare con la mentalità ristretta del suocero, che non vede di buon occhio le moderne diavolerìe; mentre cerca di lavorarselo ai fianchi per convincerlo - con l'aiuto della moglie, e figlia dell'uomo, Taninè- decide di darsi comunque da fare chiedendo ugualmente l'allacciamento, che però causa burocrazia tarda ad arrivare; a Pippo non resta che chiedere aiuto a Don Lollò, il locale boss mafioso, con conseguenze facilmente immaginabili.

In tutto questo la burocrazia e la legge sono rappresentate da un pedante prefetto fissato con il lotto napoletano, uno zelante carabiniere frustrato nel cercare di capire cosa vuole il suo superiore e un questore che in tutti i modi cerca di liberarsi del prefetto che non sopporta più nessuno; insomma i tutori della legge sono più presi dalle proprie beghe che dai loro reali compiti. 
Il ruolo di Pippo è affidato ad Alessio Vassallo, attore già comparso in altre produzioni tratte da Camilleri (ad esempio è stato il giovane Mimì nella serie "Il giovane Montalbano"), mentre Don Lollò è un Fabrizio Bentivoglio poco riconoscibile ma sempre bravo. 
Ritmo talvolta un po' lento ma tutto sommato non male, particolarmente divertente a mio avviso la parte in cui la povera Taninè è costretta dal suo confessore a "confessare" (scusate il gioco di parole) che le piace fare l'amore col marito, senza però riuscire a pentirsi di ciò. 





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