martedì 25 marzo 2014

Le stagioni del cuore, 2004




Regia di Antonello Grimaldi , con Anna Valle (Claudia Castelli), Alessandro Gassman (Sergio Valenti), Martina Stella (Emma Valenti), Paolo Seganti (Gianni Casiraghi), Daniele Savoca (Eugenio Scaglia), Valeria Milillo (Mara Scaglia), Arnaldo Ninchi (Edoardo Castelli), Rinaldo Rocco (Carlo Navone), Tatiana Lepore (Mariangela Navone), Michele di Mauro (Mario Navone).

Torino, primi anni ’40. Claudia Castelli, figlia dell’industriale Edoardo Castelli, è innamorata di Gianni, giovane operaio e militante comunista ma, nonostante la sua ribellione, per salvare il padre dal disastro finanziario accetta di sposare Sergio Valenti, un giovane di buona famiglia che rileva la fabbrica.
Sergio è innamorato della moglie ma lei continua a pensare al suo primo amore; nasce una figlia, Emma, e Claudia deve combattere con la crescente insoddisfazione che le impedisce di realizzarsi fuori dalla condizione di mamma e moglie…




Terzo sceneggiato di successo dell’anno 2004 dopo ELISA DI RIVOMBROSA e ORGOGLIO (trasmesso in contemporanea a questo su Raiuno)- tra l'altro, mi pare di ricordare che cominciasse dieci anni fa più o meno in questo periodo- è una saga familiare che copre trent’anni di storia italiana, dal 1940 ai primi anni ’70 raccontando la storia della famiglia Valenti. Chi scrive adora questo tipo di storie… e infatti è uno dei miei sceneggiati preferiti.
So bene che gli interpreti principali fanno storcere il naso a molti, ma a me Alessandro Gassman piace molto come attore (inutile paragonarlo col padre, sono due tipi diversi) e pur non apprezzando eccessivamente Anna Valle, l’ho trovata molto efficace in questo ruolo. Martina Stella è un altro paio di maniche ma…andiamo con ordine.
La storia ha inizio nel giugno del 1940, proprio il giorno in cui il Duce annuncia agli italiani l’entrata in guerra; e da subito si mette in luce al figura della giovane Claudia, figlia di un industriale, ricca e piuttosto viziata, ma anche ribelle e decisa a vivere la propria vita come vuole; è innamorata di Gianni,operaio nella fabbrica del padre e successivamente partigiano, ma fin dalla prima puntata capiamo che sarà Sergio l’uomo a cui il suo destino sarà legato; così come capiamo anche che sarà il suo vero amore, nonostante difficoltà, crisi, incomprensioni e pure qualche tradimento. Peccato che non lo capisca (per molti anni) la stessa Claudia, che alterna momenti di avvicinamento al marito a momenti di allontanamento ed egoismo, spesso per colpa sua, ma non solo; la protagonista è infatti una donna avanti per i suoi tempi, una donna che vuole sentirsi realizzata prima di tutto come persona e non semplicemente come moglie e madre borghese, come accadeva all’epoca; combatte quindi per affermare una propria indipendenza (anche economica, nonostante non ne abbia alcun bisogno) come individuo, cercando di realizzarsi nel mondo del lavoro sfruttando il talento per le sue passioni,l’arte e la moda. Da questo punto di vista il personaggio compie un percorso personale abbastanza difficile, ostacolata- non per egoismo o cattiveria quanto per incomprensioni o convenzioni- sia dal padre che dal marito, uomini più aderenti al loro tempo e a un vecchio stile di vita.
Anche se spesso Sergio, per venire incontro alle esigenze dell’inquieta moglie, decide di aiutarla ,l’aiuta dapprima accettando la sua collaborazione in fabbrica e poi finanziando l’atelier con cui Claudia farà strada nel mondo della moda, vediamo che fatica a comprendere i reali motivi e bisogni della donna, seppure accetta di mettere da parte le sue convinzioni per amore (e, a volte, non solo per amore di Claudia per amore della quiete familiare….).
Anche Sergio è un personaggio interessante, un uomo solido e dall’amore sincero, per molti aspetti il compagno ideale che molte donne sognerebbero, purtroppo però contemporaneamente ancorato a vecchi schemi il cui sradicamento da parte della moglie, della figlia e col passare degli anni della stessa società lo metterà in seria difficoltà, lasciandolo smarrito e creando in lui varie insicurezze e delusioni.


Fondamentalmente il problema della coppia è un problema di incomunicabilità, che verrà superato solo dopo molti anni e molti momenti difficili
Ho trovato molto buone le interpretazioni sia di Gassman che della Valle, che sono riusciti a ricreare un’alchimia di coppia pur mantenendo l’individualità dei loro personaggi, anche se l’attrice esagera molto spesso con bronci e sorrisi tirati, dando molte volte l’impressione che Claudia non sia solo inquieta ma pure (diciamocelo) abbastanza viziata.
Il percorso di Claudia viene proseguito e completato in maniera ideale da Emma, la figlia della coppia, giovane donna che da bambina subisce il clima teso e i problemi dei genitori venendo, in alcuni momenti,coinvolta pur senza intenzioni cattive; sono tutte esperienze che interiorizza e che segneranno la sua vita, portandola alla ribellione verso famiglia e autorità (ribellione che simbolicamente coincide con quella del ’68) e a vivere ogni sua scelta in maniera estrema, non sempre secondo il buonsenso o la morale, perennemente alla ricerca di un equilibrio che forse, come si capisce dall’ultima puntata, forse non troverà. Anche Emma comunque dà spesso prova di avere non solo un caratteraccio ma di essere pure lei parecchio viziata e poco disposto a maturare veramente: critica i genitori spesso anche insultandoli, ma poi quando si mette nei guai (e visto che viene anche arrestata perché sospettata di un omicidio non sono cose proprio leggere…) chi chiama?Un po’ troppo comodo, ho spesso pensato!
Emma è interpretata da Martina Stella, all’epoca ancora non troppo lontana dal successo de L’ULTIMO BACIO, quindi con la scusante della giovanissima età e inesperienza per le sue evidenti lacune recitative; nel tempo a mio avviso la situazione non è troppo migliorata, tuttavia ritengo che il ruolo di Emma sia uno dei migliori dell’attrice a cui bisogna dare atto di metterci perlomeno impegno nel dare un minimo di credibilità al personaggio.
Riguardo agli altri interpreti e personaggi, un po’ macchietti stico il cattivo Gianni di Paolo Seganti, che perseguita la famiglia Valenti per anni combinandone di tutti i colori,perennemente ossessionato da Claudia, incapace di stabilire un rapporto vero con chiunque e disprezzato perfino dal figlio Eugenio (che diventerà giornalista e si fidanzerà con Emma, realizzando quindi i sogni paterni senza volerlo); molto bravi i due attori che interpretano Mario e Mariangela, la coppia di domestici dei Valenti, una coppia serena e felice nella sua semplicità che rappresenta il contrasto con la coppia di padroni; ch poi padroni sono solo di nome, in quanto tra le due coppie corre una evidente stima e amicizia che abbatte le barriere sociali. Molto bello anche il ruolo del padre di Claudia, interpretato dal grande Arnaldo Ninchi.
La storia si dipana attraverso le 12 puntate seguendo lo schema del romanzo popolare, in una Torino splendidamente caratterizzata da una fotografia- spesso un po’ patinata- capace di cogliere anche i cambiamenti che intervengono nel corso degli anni, cosa che riesce anche con i costumi e il look dei personaggi, che ho trovato molto curati.
Un difetto potrebbe essere la presenza di qualche personaggio e situazione di troppo, abbastanza inutili ai fini della storia e difatti non ben caratterizzati come gli altri, a tal punto da diventare perfino dimenticabili.
Come ho detto all’inizio mi è molto piaciuto questo sceneggiato, l’ho trovato appassionante, convincente e molto ben fatto, pienamente meritevole del successo che ha avuto. Lo consiglio quindi in particolare a chi ama le saghe familiari o le storie ambientate negli anni ‘50/’60, sono sicura che non ne rimarrete delusi!



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