giovedì 15 settembre 2022

Anna, 1951


Regia di Alberto Lattuada, con Silvana Mangano (Anna), Raf Vallone (Andrea), Vittorio Gassman (Vittorio), Patrizia Mangano (Luisa), Gaby Morlay (Madre Superiora).

Suor Anna è una giovane novizia che lavora in un ospedale di Milano, apprezzata da medici, pazienti e anche dalla severa Madre Superiora per la sua competenza e umanità. Un tempo la sua vita era molto diversa: faceva la ballerina in un night ma dopo aver conosciuto Andrea, giovane di buona famiglia, si era fidanzata lasciando quel mondo e preparandosi a una vita di "signora perbene". Nella sua vita era però ricomparso l'ex amante Vittorio....




Film campione d'incassi all'epoca dell'uscita al cinema e per molto tempo accomunato al filone strappalacrime che in realtà verrà inaugurato due anni dopo con "Catene", già dal titolo ci mostra una forte figura femminile, una donna vittima delle proprie passioni e divisa fra di esse anche quando si trova nella condizioni di novizia (da cui potrebbe recedere dato che non ha  ancora preso i voti), vittima anche della propria bellezza e sopratutto dell'immagine che tutti hanno di lei. O forse sarebbe meglio dire che tutti la vorrebbero vittima, mentre lei sta compiendo un percorso che nel finale a sorpresa mostra agli spettatori quanto invece si sia affrancata anche dal vittimismo, prendendo una decisione che- seppure in linea con i dettami dell'epoca- è davvero frutto di una libera scelta: paradossalmente solo grazie al velo Anna diviene libera di essere sè stessa. 

Accomunato a "Riso amaro" per via della tripletta di protagonisti che tra l'altro riprendono lo stesso ruolo, è un film che pur puntando principalmente sul genere melò, vira in molti momenti anche sul noir (come si nota da vari dettagli tecnici tipo inquadrature, primi piani, uso delle luci), sempre all'interno del cinema popolare italiano nel suo periodo migliore. Attori in gran forma, anche quelli in ruoli minori: su di tutti primeggia - come è giusto- una sfavillante Silvana Mangano in quello che, a mio avviso, è uno dei ruoli migliori della sua carriera non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico. 
Parte del film è girata all'interno dell'ospedale Niguarda di Milano, di cui viene mostrata l'efficienza e la modernità per l'epoca; il film è uno di quelli citati in "Nuovo cinema Paradiso", per la precisione è il fil che viene proiettato alla riapertura del cinema dopo l'incendio. 









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