giovedì 29 ottobre 2020

Notti magiche, 2018


Regia di Paolo Virzì, con Mauro Lamantia (Antonino), Giovanni Toscano (Luciano), Irene Vetere (Eugenia), Giancarlo Giannini (Leandro Saponaro), Roberto Herlitzka (Fulvio Zappellini), Andrea Roncato (Fosco), Marina Rocco (Giusy).


Roma, 1990: mentre l'Italia segue i Mondiali di Calcio che si stanno svolgendo proprio nel nostro paese Leandro Saponaro, noto produttore cinematografico, viene trovato morto annegato nel Tevere. I principali sospettati sono tre giovani aspiranti sceneggiatori: Eugenia, ragazza ricca e problematica, Antonello, vincitore di un concorso per giovani sceneggiatori e Luciano, venuto dalla provincia per sfondare come star. I tre avevano conosciuto la vittima proprio nell'ambito del loro inserimento nel mondo del lavoro cinematografico e ne erano stati ampiamente sfruttati....




Ricordo molto bene quell'estate del 1990, e non in positivo: avevo dieci anni e attraversavo da qualche tempo il primo periodo problematico e triste della mia vita, dovuto a fattori di vario tipo. Uno dei pochi momenti di svago o leggerezza era appunto seguire le notizie sui Mondiali di calcio (quell'anno vinse    ) e in particolare sul campione italiano di allora, Totò Schillaci. 
Questo film mi ha quindi riportato indietro nel tempo  e devo dire che nonostante tutto sono riuscita a guardare con un po' di nostalgia all'Italia di allora, non so se davvero fosse migliore come spesso si tende a pensare, sicuramente  tutto era diverso e c'era più speranza. 
Il film non mi è piaciuto particolarmente anche se non si può dire sia brutto, semplicemente non mi ha coinvolto più di tanto, è scivolato via senza lasciare qualcosa di considerevole. La storia in sè non è banale ma trovo che la psrte gialla viene messa in ombra rispetto al fatto di mostrare le magagne che si nascondo nel mondo della cultura, nello specifico del cinema e della letteratura: raccomandazioni, sfruttamento di manodopera anche a livello intellettuale, giovani tenuti perennemente in stand- by e a cui l'accesso come lavoratori in quel mondo viene reso il più difficile possibile, a meno di non godere di qualche raccomandazione s'intende. 
Non si può non intendere, nel trio di giovani protagonisti, un rimando al classico "C'eravamo tanto amati". 



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