sabato 7 marzo 2020

Green Book, 2018


Regia di Peter Farrelly, con Viggo Mortensen (Tony Villalonga), Maheshala Alì (Don Shirley), Linda Cardellini (Dolores Villalonga).


USA 1962: Tony Villalonga, un buttafuori italoamericano dalla inesauribile parlantina, perde il lavoro a causa della chiusura del locale in cui lavorava, e per mantenere la propria famiglia decide di accettare un lavoro come autista per il pianista di colore Don Shirley, accompagnandolo in una tourneè attraverso gli USA...




Film meritatamente vincitore del Premio Oscar come miglior film l'anno scorso, che tratta la tematica del razzismo in un periodo  della storia degli USA di grande cambiamento, in piena era Kennedy, quando la discriminazione razziale era ancora fortissima; e difatti il "Green Book" a cui fa riferimento il titolo è un libretto - guida contenente i nomi dei locali pubblici che accettavano persone di colore, in uso in quegli anni.
Nonostante il clichè della "strana coppia" sia uno dei più comuni e abusati nel mondo del cinema (e nonostante qualche somiglianza con "A spasso con Daisy") in questo caso la storia è vera: Tony Vallelonga (questo il nome originale) era il padre dello sceneggiatore Nick Vallelonga e Don Shirley un famoso musicista di colore dell'epoca. La loro amicizia, nata in queste circostanze, durò tutta la vita.
In effetti i due protagonisti non potrebbero essere più diversi, sotto ogni punto di vista: Tony è figlio di immigrati italiani, vive in un tipico quartiere stile "Little Italy" ed è il classico italoamericano : sbruffone, con una grande faccia tosta e una parlantina inesauribile che gli è valsa il soprannome di "Tony Lip"; Don Shirley è un famoso musicista di colore, colto, raffinato e anche piuttosto supponente e altezzoso verso coloro che non appartengono alla sua elitè (quindi pure verso Tony). Difatti inizialmente entrambi sono diffidenti l'un verso l'altro e perfino infastiditi da quelli che considera difetti: Don sopporta a fatica il chiacchiericcio di Tony, il suo enorme appetito (in effetti a riguardo ho avuto pure io qualche problema...) e il suo evidente bearsi di essere poco acculturato e dai modi spicci; a sua volta Tony lo ritiene un classico artista stravagante e con la puzza sotto al naso (cosa che in effetti è).
Durante il viaggio entrambi avranno modo di rivedere le proprie posizioni: Don avrà modo di apprezzare non solo la faccia tosta di Tony (che lo tirerà fuori da tanti casini) ma anche il suo essere marito devoto e padre affettuoso (cosa che in fondo invidia un po' essendo lui completamente solo), dal canto suo Tony avrà modo di sfruttare cultura di Don per scrivere delle migliori lettere alla moglie e- sopratutto- rivedere la sua posizione in merito a quanto accade attorno a lui. Tony infatti non è un razzista nel senso vero e proprio del termine: non odia i neri, semplicemente non gliene importa nulla delle discriminazioni che devono subire, non ci pensa proprio. Ma grazie a questo viaggio sarà costretto a togliere il paraocchi e a prendere una posizione, e lo fa a modo suo: accogliendo Don nella sua famiglia il giorno di Natale, dopo averlo difeso in svariate occasioni.

Bravissimi i due interpreti principali, Viggo Mortensen  che regala al personaggio necessariamente anche la propria fisicità e Maeshala Alì che tratteggia un personaggio particolare, vittima sì di razzismo ma a sua volta pieno di pregiudizi dovuti a un concetto sbagliato della propria cultura e del proprio talento. 
Ho apprezzato anche la fotografia che mette in risalto i sempre gradevoli paesaggi americani che scorrono "on the road". E ovviamente la colonna sonora con classici USA dei primi anni '60 alternati a pezzi più colti (probabilmente dello stesso Don Shirley, ma su questo non sono sicura).
Nel 2019 il film ha vinto tre premi Oscar: come miglior film, miglior attore non protagonista (Mahershala Alì) e miglior sceneggiatura originale.

Visto al cinema nel marzo 2019





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