Regia
di Sandro Bolchi, con Nino Castelnuovo (Renzo Tramaglino), Paola Pitagora
(Lucia Mondella), Massimo Girotti (Frà Cristoforo), Lea Massari (la monaca di
Monza),Giancarlo Sbragia (il Narratore), Lila Brignone (Agnese), Tino Carraro
(Don Abbondio), Elsa Merlini (Perpetua), Luigi Vannucchi (Don Rodrigo), Glauco
Onorato (il Griso), Salvo Randone (Innominato), Carlo Cattaneo (Conte Attilio),
Aldo Soligo (Egidio).
Nella Lecco del 1860 i due giovani popolani
Renzo e Lucia non possono sposarsi perché Don Rodrigo,signorotto locale
invaghito della ragazza, ha minacciato il parroco Don Abbondio se celebrerà le
nozze.I nostri due non si arrendono,ma le peripezie che dovranno affrontare
saranno davvero dure: una fuga precipitosa, un rapimento,i tumulti, la peste…
Tratto
dall’omonimo romanzo di Alessandro Manzoni, un capolavoro della letteratura
italiana diventato capolavoro della televisione italiana (quella di una volta,
beninteso….!); ancora oggi questo sceneggiato è ricordato non solo come uno dei
più belli e importanti, ma anche portato ad esempio per la sua eccellente
qualità tecnica, visiva e per le
interpretazioni degli attori.
I
due protagonisti sono interpretati dai giovani e allora sconosciuti Paola
Pitagora e Nino Castelnuovo, ai quali lo sceneggiato diede subito grande
popolarità, facendo da trampolino per due carriere rivelatesi proficue: i due
attori sono bravi nei loro ruoli, fedeli ai caratteri manzoniani anche se come
coppia a mio avviso sono un po’ incolori…del resto non è che gli originali
facessero faville.
Mi
sono rimasti più impressi i comprimari: il pavido Don Abbondio di Tino Carraro,
l’energica Perpetua di Elsa Merlini, il tenace Fra Cristoforo di Massimo
Girotti, momentaneamente prestato alla Televisione dopo l’esperienza di dieci
anni prima con CIME TEMPESTOSE (cosa che facevano molto spesso gli attori dell’epoca).
La
maggior parte degli attori, come sempre in questi sceneggiati, era di stampo
teatrale e questo aumenta, a mio avviso, la fedeltà quasi esatta al romanzo
originale con cui questa trasposizione è stata realizzata (gli autori della
sceneggiatura usufruirono della consulenza dell’allora direttore del Centro
Nazionale di Studi Manzoniani Claudio Secchi).
Al
limite si può notare un senso di cupezza e oscurità molto spesso imminente,
quasi come la profezia di Fra’ Cristoforo a Don Rodrigo,….questo mi ha un poco
disturbato, anche se in fondo è un
particolare irrilevante.
Ogni
puntata è preceduta da un riassunto letto da Giancarlo Sbragia, che nello
sceneggiato è il narratore.
Non so chi ha fatto questa recensione, ma consiglio a questa persona di andare a rileggersi I Promessi Sposi, la vicenda non si svolge nel 1860, ma nel 1628... Inoltre Castelnuovo e la Pitagora hanno reso alla perfezione i due personaggi manzoniani. Non avevano ancora inventato Grande Fratello!
RispondiEliminaChi ha scritto questa recensione (perché, se proprio vogliamo, sarebbe più corretto esprimersi così invece di "non so chi ha fatto questa recensione") sono io, l'autrice del blog, in questo momento impossibilitata a commentare e ad accedere al blog con il proprio nome.
RispondiEliminaGrazie per avermi segnalato la svista, ma un poco più di educazione e un po' meno presunzione non avrebbero guastato: una svista- perché tale è stata appunto- può capitare a chiunque. Inoltre, questo blog- come appare piuttosto chiaro- riporta opinioni PERSONALI.Se non piacciono beh...me ne farò una ragione. Per finire con l'accenno al Gf caschi male: la sottoscritta ha guardato solo la prima edizione (anno 2000 mi pare), quindi non è in grado di fare paragoni o altro su tale trasmissione o sui suoi partecipanti. Cosa che, invece, sembri bravissima a fare tu....