Regia di Ridley Scott, con Christian Bale (Mosè),Joel Edgerton (Ramses), John Turturro (Seti),Maria Valverde (Zipporah), Golshifteah Farani (Nefertari),Ben Kingsley (Nun).
Alla corte egizia Ramses , figlio del Faraone, e Mosè, figlio della sorella del regnante, crescono come fratelli, aiutandosi a vicenda durante le battaglie; il Faraone però è più propenso a stimare il nipote piuttosto che il figlio, anche e per legge non può decidere di farlo succedere.
La situazione interna del Paese è critica, gli Ebrei stufi di essere schiavi da secoli cominciano a ribellarsi e Mosè, a causa delle sue doti diplomatiche e della benevolenza che il popolo gli ha sempre mostrato, è incaricato dal Faraone di occuparsi della questione; un giorno incontra Nun,un vecchio saggio ebreo che gli svela un'incredibile verità a lungo nascosta: anche Mosè è ebreo.....
A 60 anni di distanza dal mitico Kolossal diretto da Cecil B. De Mille con Charlton Heston e Yul Brynner, ecco una nuova versione della storia dei Dieci Comandamenti, il cui titolo inizialmente so aver tratto in inganno molte persone, che senza leggere la trama hanno invece pnsato fosse il remake dell'omonimo film del con Paul Newman ed Eva Marie Saint.
Nonostante la mia preferenza vada spiccatamente all'originale posso dire che anche questa versione mi è piaciuta abbastanza, nonostante la presenza dell'attore-bolso per eccellenza, Christian Bale, nei panni del protagonista: certo non un novello Charlton Heston, ma che comunque fornisce un'interpretazione dignitosa e psicologicamente più approfondita del personaggio, mostrandolo tra l'altro in una luce molto più umana.
Tra l'altro qui non ha nemmeno quell'aspetto da malato terminale che ha avuto nell'80% dei film che ho visto...(vabbè, si capisce che non amo molto questo attore?).
Nonostante numerose scene d'azione (d'altronde il regista è Ridley Scott), anche per gli altri personaggi si predilige la descrizione psicologica: Ramses è un principe complessato e infelice a causa della preferenza che il padre ha sempre mostrato per Mosè, arriva addirittura a fare la guerra a quello che a tutti gli effetti è per lui un fratello pur non essendo convinto della colpevolezza di Mosè perchè istigato dalla madre, nonostante se ne renda conto va avanti imperterrito e sordo a ogni voce della ragione anche quando le cose si mettono male, incancrenendo il suo rancore e facendone scontare le conseguenze a tutto l'Egitto...bè dire che Freud avrebbe avuto materiale su cui lavorare con un paziente così. Però mi ha molto colpito il suo amore per il figlio e le parole che pronuncia davanti al bambino addormentato, tutto ciò lo rende sicuramente più umano e vicino alla persona comune.
Terzo personaggio importante Zipporah, la moglie di Mosè, che non accetta passivamente di essere abbandonata per Dio e le sue imprese e ci tiene a ribadire la sua opinione.
A proposito del fattore religioso, in questa versione è messo in ombra se non proprio bistrattato: Dio è visto infatti come un bambino capriccioso che si fa vivo solo per comandare quello che vuole, ma quasi incapace di ascoltare e supportare il suo servo. nonostante condivida il messaggio del regista a proposito, non mi è piaciuto questo cambiamento, ritengo che la storia da questo punto di vista avrebbe dovuto essere più fedele al Testo Sacro.
Anche se a un certo punto la si tira un po' troppo in lungo e si comincia a chiedersi che ora è (ma ciò accade solo verso la fine), un film godibile e che non tradisce le aspettative, sopratutto a livello di spettacolo, come è giusto che sia al cinema.
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