Regia di John G. Avildsen, con Sylvester Stallone (Rocky Balboa), Talia Shire (Adriana Pennino), Burt Young (Paulie Pennino),Carl Weathers (Apollo Creed),Burgess Meredith (Michey Goldmill). Rocky Balboa è un pugileitaloamericano che non riesce a sfondare e si adatta a vivere riscuotendo pegni per uno strozzino e partecipando a qualche occasionale incontro di poca importanza. Innamorato di Adriana, sorella dell'amico Paulie, che non riesce a conquisare per via della timidezza della ragazza, coglie l'occasione della sua vita quando il campione Apollo Creed organizza un incontro tra lui e un pugile sconosciuto per festeggiare il Bicentenario degli Stati Uniti, e sceglie proprio Rocky... A Maggio giugno qui a Brescia la Multisala organizza ogni anno un ciclo di film classici che vengono riproposti a cadenza settimanale sul grande schermo. Se sono film che ho già visto ma mi sono paiciuti, vado a vederli comunque perchè cosa volete che vi dica...per me il film la cinema è tutta un'altra cosa! Quest'anno il primo (per me, in precedenza ce ne sono stati altri due) è "Rocky", vincitore nel 1977 di tre Premi Oscar (tra cui miglior film) , che portò alla fama l'attore italoamericano Sylvester Stallone e diede inizio a una delle serie più longeve della storia del cinema ( in tutto, film). L'avevo già visto molti anni fa e apprezzato, e questa è stata l'occasione per ri-apprezzarlo: il tema dell'emarginato che realizza il sogno americano è raccontato in chiave meno banale rispetto ad altri film, e anche il nostro Rocky nonostante le apparenze si rivela un personaggio più interessante di quanto ci viene presentato: a un certo punto si definisce un "bullo di periferia", e di certo è un uomo piuttosto rozzo, che vive in condizioni che definire "la margine" è un eufemismo e con poca/nulla cultura; ma rivela anche un animo sensibile, ama gli animali, riporta a casa una ragazzina sua conoscente che frequenta compagnie non adatte rimproverandola bonariamente, si innamora dell'insignificante Adriana in cui evidentemente sa vedere qualcosa di più dell'aspetto fisico dimesso e trascurato che essa presenta al mondo, (almeno inizialmente), cerca come può di aiutare i creditori dello strozzino per cui lavora...Insomma, tutto fuorchè un bullo come comunemente lo si intende.
Come personaggio a me spesso ha fatto tenerezza, si capisce che è molto solo, che vede nella box un modo per riscattarsi non solo dalla solitudine ma anche da una condizione di emarginazione perenne, e poco importa se non vincerà il fatidico incontro: avendo resistito si è ritagliato un suo posto nel mondo e ha raggiunto i suoi obiettivi. E anche questo è un messaggio importante. Ho trovato Stallone molto convincente in questo ruolo (nonostante non lo abbia mai amato come attore), attorniato da attori altrettanto convincenti per personaggi ognuno a suo modo commovente e importante: una dimessa Talia Shire nei confronti della sensibile e "schiacciata" Adriana che grazie all'amore di Rocky trova la forza per cambiare la sua vita, Burt Young nel ruolo del cognato e amico Paulie, frustrato e infelice ma comunque pronto a stare vicino all'amico, lo spumeggiante Carl Weather nel ruolo di Apollo Creed, il rivale che poi diventerà amico. La regia è asciutta e misurata, non dà spazio a virtuosisimi ma riprende la realtà della vita in un sobborgo americano, senza scalfire comunque il tono e il messaggio un poco favolistico del film. Famosa ancora oggi la scena dell'allenamento di Rocky sulla famosa scalinata di Philadelphia ( da allora ribattezzata "scalinata di Rocky"), al ritmo di "Gonna Fly now", tema della colonna sonora diventato tra i più conosciuti del cinema. Un film da rivalutare, dato che a mio avviso la scadenza dei suoi seguiti ha influenzato un fama negativa su di lui ma immeritata.
Regia di Craig Zisk , con Julianne Moore (Linda Sinclair ), Michael Angarano (Jason Sherwood), GReg Kinnear (Tom Sherwood),Lily Collins (Allie Anderson),Nathan Lane (Carl Lapkins). Linda Sinclair è una zitella 45enne che insegna letteratura inglese in un liceo della Pensylvania; un giorno reincontra Jason, suo ex studente che dopo la laurea e dopo aver scritto un'opera teatrale non solo non trova lavoro ma ha anche perso l'ispirazione e sta per iscriversi a legge, su consiglio del padre medico. Dopo aver letto l'opera di Jason Linda ne rimane talmente affascinata che decide di sponsorizzare il lavoro dello studente scegliendo come soggetto per la recita di fine anno proprio la sua opera... Leggendo la trama su Ciak questo film non mi aveva particolarmente ispirato, ma poi avendomelo proposto altre persone ho accettato di andare a vederlo e ho avuto una bella sorpresa: una garbata commedia non solo sentimentale ma anche su equivoci e pregiudizi, e su quanto sia difficile e rischioso essere sè stessi, in molte situazioni. Julianne Moore è sempre un'attrice molto brava, ma qui lo è particolarmente nel tratteggiare il personaggio di Linda (personaggio in cui praticamente mi sono riconosciuta per quasi tutto!), una donna la cui grande passione sono i libri e la letteratura; una passione talmente forte da farla restare sola, dato che non ha voluto arrendersi all'evidenza di trovare non dico l'eroe dei suoi sogni, ma almeno qualcuno di interessante e con cui si accendesse la scintilla come con i libri. Il politically correct prevede, per questi personaggi, di usare il termine single, ma purtroppo il termine che più rende è il classico "zitella": Linda infatti nonostante nell'aspetto non sia affatto trascurata, dà proprio questa impressione, vedendola.
Il suo tranquillo tran tran quotidiano- a cui si evince si sia adattata con rassegnazione-viene sconvolto da Jason, ex alunno ed ex ragazzo prodigio, autore incompreso di un'opera capolavoro (che a quanto pare proprio tale non era, e nel film si capisce benissimo), in crisi autoriale ed esistenziale: per Linda arriva l'occasione di un riscatto, rappresentato non solo dall'ascoltare e spronare il ragazzo, ma dal mettere in scena (seppure per una recita scolastica) un'opera sconosciuta e scoprire quindi un potenziale nuovo talento...il massimo per un'appassionata di letteratura e teatro! tutto ciò porterà a uno "scivolone" sentimentale di non poco conto, tanto che Linda subirà pesanti conseguenze anche razzistiche se vogliamo, ma alla fine porterà anche a un insolito finale dove si intravede per la protagonista la pseranza di un futuro diverso. Carino, ben recitato anche dai comprimari, a volte divertente a volte amaro.
Regia di Luciano Mannuzzi , con Lorenzo Falherty (Giovanni Borghi), Anna Valle (Maria Borghi ), Massimo Dapporto (Guido Borghi ), Rodolfo Corsato (Gaetano Borghi),DEnnis Fasolo (Giuseppe Borghi), Milano, fine anni '30: la famiglia Borghi, composta dal padre Guido e dai tre figli, ha un negozio di fornelli elettrici (per l'epoca una novità). Con lo scoppio della guerra, negozio e officina vengono distrutti e la famiglia, ridotta in povertà, è costretta a peregrinare nelle campagne del Varesino vendendo i fornelli ai contadini in cambio di uova, pollame, generi alimentari altrimenti scarsi. Ma sarà proprio in questo modo che finita la guerra, a Giovanni Borghi verrà l'idea di fondare una fabbrica di elettrodomestici moderni : fornelli elettrici, frigoriferi e lavatrici, che porteranno il benessere nelle case degli italiani; nasce così l'impero Ignis... Molto bella questa fiction che appartiene a un fortunato e meritevole filone che si occupa di raccontare le vite di personaggi che hanno reso grande l'Italia in molti campi: sportivo, culturale e industriale. Sono del parere che sia giusto raccontare sempre di più queste storie e ricordare questi personaggi, sopratutto in un periodo di crisi materiale e morale come quello in cui viviamo, non solo per rendere omaggio ai personaggi in questione ma anche per farli conoscere ai più giovani e magari, chissà..potrebbe servire a dare un imput per cambiare mentalità su certe cose! Dopo Adriano Olivetti è la volta di Giovanni Borghi,fondatore dell'impero Ignis che portò la modernità nelle case degli italiani grazie sopratutto a frigoriferi e lavatrici, un passo avanti non da poco nell'Italia del secondo dopoguerra dove ancora le donne erano gravate dal peso di panni da lavare al lavatoio o da cibi da buttare al più presto senza poterli conservare per molto (anche se i metodi per farlo, pur rudimentali,c'erano).
E' una bella storia di coraggio e intelligenza, raccontata in modo semplice con interpretazioni misurate ma buone da parte di ogni attore: oltre ai due protagonisti principali, Lorenzo Flaherty (un Giovanni Borghi allegro, pieno di spirito d'iniziativa ma anche cocciuto e col difettuccio del gioco d'azzardo)e Anna Valle (la moglie Maria, solida e sentimentale allo stesso tempo, ma che col tempo sviluppa anche una consapevolezza come donna fuori dal contesto familiare e del rapporto di coppia), ho apprezzato molto Massimo Dapporto nel ruolo del capostipite Guido, uomo solido che non sempre riesce -almeno inizialmente-ad apprezzare le innovazioni del figlio,rappresenta in pratica la tradizione che ci scontra con la modernità, ma poi alla fine è quello che riesce sempre a fare un passo indietro e modificare il proprio punto di vista e i due attori nel ruolo dei due fratelli di Borghi, mediatori spesso fra il padre e il fratello. Bella anche la ricostruzione delle ambientazioni, una storia scorrevole e interessante, che riesce a mantenere l'interesse dello spettatore senza particolari colpi di scena. Concludo dicendo che l'industria italiana per risollevarsi ha bisogno di persone come Borghi, Olivetti e dei loro ideali preoccupati anche del benessere degli operai e non solo del loro profitto, e non della gentaglia che abbiamo oggi....!
Regia di Brian Percival, con Sophie Nelisse (Liesel), Emily Watson (Rosa Huberman), Geoffrey Rush(Hans Huberman),Ben Schnetzer (Max Vanderburg),Nico Liesher (Rudy Steiner). Germania, 1939: La tredicenne Liesel viene abbandonata dalla madre e adottata da Hans e Rosa Hubermann, una coppia tedesca. Nonostante l'età la ragazzina non sa leggere, ma grazie alla scuola e all'iuto di Hans rimedia in fretta la mancanza, arrivando a divorare libri su libri, scoprendo un'irresistibile vocazione per il mondo della letteratura e della scrittura. In casa Hubermann è nascosto Max, giovane ebreo figlio di un defunto amico di Ma, che l'uomo e sua moglie ospitano per proteggerlo e che stringe con Liesel una forte amicizia, accomunati dalla passione per la letteratura.... Tratto dal romanzo " La bambina che rubava i libri" (2007 ) di Markus Zukas , è un bellissimo film pieno di significato per chi, come me, ama i libri! Ambientato durante la Germania nazista, ha per protagonista Liesel, una dolce e sfortunata ragazzina ottimamente interpretata anche dalla giovane attrice Sophie Nelisse: abbandonata (per salvarla, essendo la madre una comunista costretta a lsciare il paese) dalla madre, vede morire il fratellino durante il viaggio che dovrebbe condurli ai nuovi genitori adottivi, una coppia tedesca che ha adottato i due bambini per avere i sussidi promessi dallo Stato. Al funerale del fratello Liesel compie il primo gesto che cambierà la sua vita: ruba un libretto di preghiere perso dal prete, che sarà anche il primo libro che leggerà, sotto la guida di Hans, il padre adottivo con cui subito va d'accordo: nonostante l'età infatti Liesel non sa leggere e questo libro, assieme agli insegnamenti di Hans e al "muro delle parole" che il padre ha ricavato in cantina per aiutarla nello studio, rappresenta la porta di un mondo che le si spalanca: un mondo di storie, parole, immagini, sentimenti che travolgerà Liesel segnando la sua vita. tutto ciò grazie anche all'influenza di Max, il ragazzo ebreo nascosto per lungo tempo dagli Huberman, che chiede alla ragazzina di descrivergli con parole e immagini sue il tempo fuori (che lui non può vedere) e di Ilsa, la moglie del borgomastro che apre a Liesel la biblioteca del figlio morto.
Nel film viene sottolineato molto il contrasto di questi personaggi consapevoli dell'importanza dei libri e della cultura con il regime Hitleriano, che bruciava in piazza i libro considerati sgraditi. Ma personalmente l'altro elemento che ho amato di più in questo film è il rapporto tra Liesel e i genitori adottivi (ottimamente interpretati da due dimessi Geoffrey Rush ed Emily Watson) davvero fantastici: inizialmente sembra che solo il padre adottivo le voglia bene, infatti la ragazzina non fatica ad entrare in sintonia con lui; la mamma, Rosa, sembra solo una brontolona dura di cuore e addirittura delusa dal fatto di vedrsi arrivare una sola figlia invece dei due promessi. E invece pian piano sarà il personaggio che riserverà maggiori sorprese, rivelando un cuore buono e un grande amore per la figlia adottiva: mi ha molto colpito la scena in cui dice a Liesel : "Sei così simile a tuo padre", proprio a sancire che ormai, per loro, è figlia a tutti gli effetti. Finale commovente e non del tutto aspettato...se amate i libri andate a vedere questo film!
Seconda parte con la classifica delle canzoni che hanno fatto parte della mia vita in maniera significativa. Questa volta la serie coprirà gli anni delle scuole medie (1990-1993), per me un periodo felice che ricordo ancora con tanta nostalgia. Everything I Do, I do it for you (Bryan Adams)
Hanno ucciso l'uomo ragno (883)- e qui considerate tutte le canzoni dei primi due album del duo Pezzali/Repetto....
Brutta (Alessandro Canino)
I ricordi del cuore (Amedeo Minghi)
Somebody to love (George Michael- Queen)
Se bastasse una canzone (Eros Ramazzotti)
Ragazzo fortunato (Jovanotti)
T'innamorerai (Marco Masini)- ebbene sì, anche io ho degli scheletri nell'armadio musicali ;)
Regia di Alessio Inturri, con Gabriel Barko (Rodolfo Guglielmi), Victoria Larcenko (Caterina), Cosima Coppola (Betty), Giuliana De Sio (Alla Nazimova),Yari Gigliuccio (Tony),Asia Argento (Natasha Rambova), Dalila Di Lazzaro (Nina),Angela Molina (Gabrielle). Puglia, primi anni del '900: Rodolfo è un giovane che sogna di diventare ballerino, ma intanto dopo un passato benestante deve accontentarsi di lavorare come servitore, assieme alla madre, presso una famiglia ricca. Innamorato, ricambiato, di Caterina, figlia del padrone, progetta con lei di fuggire in America, ma le macchinazioni di Nina, matrigna di Caterina anch'essa invaghitasi di Rodolfo, li separeranno: in America andrà solo lui, e coronerà il suo sogno- almeno professionalmente- diventando Rodolfo Valentino,il primo vero divo della giovane Mecca Del cinema, Hollywood... Teoricamente questa fiction ricostruirebbe la vita di Rodolfo Valentino, il primo vero divo di Hollywood in realtà, di vero in questo feulleton televisivo c'è davvero poco. E qui apro una parentesi su cui non mi stancherò mai di ritornare: se uno decide di narrare la biografia di un da personaggio, non può attenersi a quella? Capisco vi siano esigenze per cui la storia vada un po' romanzata,ma che senso ha presentare come biografia una cosa totalmente stravolta? Tantovale scrivere una propria storia completamente inventata e presentarla come tale...no? Dicevo, qui della vera storia di Valentino c'è pochissimo: il fatto di essere di , di essere emigrato in America e aver sbarcato il lunario come cameriere e ballerino, di aver mollato la prima moglie perchè aveva scoperto fosse l'amante di un'altra attrice, di aver sposato in seconde nozze la ballerina Natasha Rambova-anche qui matrimonio finito- e ovviamente i titoli dei suoi successi. Stop. Tutto il resto,a partire dalla storia familiare (non era figlio unico ma aveva quattro fra fratelli e sorelle), è non solo completamente inventato, ma anche romanzato al massimo, probabilmente per dare più pathos alla storia e attrarre maggiormente il pubblico femminile dandogli un eroe romantico perdipiù impersonato da Gabriel Garko, che con questo tipo di ruoli ha costruito una carriera ( e lo dico da sua ammiratrice eh...). Se Garko comunque se la cava bene come al solito, il resto del cast è terribile: si salva solo Giuliana De Sio nel ruolo della diva del muto Alla Nazimova, ma la sola presenza di Asia Argento nel ruolo della Rambova mi stava facendo desistere dal guardare la fiction...non l'ho fatto e la pessima recitazione dell'attrice mi ha punito.Non che gli altri facciano di meglio: viene da chiedersi come mai Rodolfo perda la testa per l'incolore Larcenko, ad esempio, per non parlare della svalutazione della Di Lazzaro nel ruolo della matrigna arpia e frustrata che poi si pente..mah sinceramente del resto del cast non saprei chi salvare! Oltretutto il ritmo del racconto è talvolta lento talvolta veloce, quindi ci si annoia abbastanza, e chiederei a chi ha scritto i dialoghi se ha perlomeno la terza media....da salvare invece costumi e ambientazioni. Vabbè, che dire? Già in partenza non è che mi aspettassi molto, vorrà dir che approfitterò dell'occasione per recuperare su Youtube i film di questo attore che ammetto di non aver mia visto nonostante sia il primo vero e proprio mito della storia del cinema.
Regia di George Dunning, con le voci di John Lennon, George Harrison, Ringo Starr, Paul McCartney Il paese di Pepperland è un paese felice, dove regnano l'armonia, la gioia, i colori e la musica. Ma un giorno i cattivi Biechi Blu invadono Pepperland, annerendo tutto,facendo tacere la musica, imprigionando i suoi abitanti nel grigiore. Si salva solo il sergente Pepe, che col suo sottomarino giallo si reca a Liverpool dai Beatles per chiedere loro aiuto... Non poteva che essere originale questo film di animazione dei Beatles, il terzo lungometraggio della loro breve (cinque film dal 1964 al 1969) carriera cinematografica come si usava negli anni '60 in tutto il mondo (ovvero, cantanti che interpretavano pellicole ispirate alle loro canzoni, in Italia li chiamavano "musicarelli"-filone nel quale rientrano le due pellicole precedenti a questa, "Tutti per uno" e "Aiuto!"). Essendo girato nel 1968, anno di cambiamenti storici e culturali in tutto il mondo, non poteva che discostarsi, anzi rompere del tutto con ciò che si era precedentemente realizzato: ecco quindi una favola musicale a cartoni animati, disegnati dal tedesco Heinz , che si discostano da quelli finora visti nei film italiani e americani: lo stile è coloratissimo, psichedelico non solo nel look dei protagonisti (che riprendeva ovviamente quello dei personaggi reali), con colori e immagini non sempre ispirati alla realtà, ma molto pop art.
Anche la storia, abbastanza semplice, è comunque molto particolare (e quindi, anche se si tratta di un cartone animato, sconsiglio di farlo vedere ai bambini perchè potrebbero annoiarsi) e mi è parso che si rifaccia alla tendenza pacifista di quegli anni, di cui i Beatles furono tra i principali portatori. Musiche ovviamente impeccabili, la colonna sonora del film può essere definita un primo esperimento di concept album (che il gruppo realizzò un anno dopo, con "SGT. PEpper's lonely hearts club band"). Una chicca imperdibile per qualunque appassionato beatlesiano.
Con qualche giorno di ritardo rispetto alla notizia (scusate, ma sono stata a Parigi!), ecco l'annuncio della morte di un'altro grande attore americano, Bob Hoskins, morto il 29 aprile all'età di 71 anni a causa di una polmonite. L'attore è ricordato per moltissimi ruoli e film, sia di cinema che di fiction: al cinema probabilmente il ruolo pù famoso è quello del detective in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" (1989), ma si ricordano anche "Sirene" (1990) (a mio avviso, il ruolo migliore di quest'attore", "Hook-Capitan Uncino" (1992), "la fiera delle vanità" (2004, "Il nemico alle porte" (2001), "Brazil" (1985),"il viaggio di Felicia" (1999), e in tv (almeno in Italia) per le fiction "Il Papa buono" (2003) e "Pinocchio"( 2009).