Nell'ottobre 1867 Nella Roma Papalina una caserma di zuavi salta per aria provocando 23 morti, per rappresaglia a una strage di civili compiuta dagli stessi qualche giorno prima. Gli accusati sono tre popolani: Gaetano Tognetti, Giuseppe Monti e Cesare Costa, che vengono arrestati.
Costa però è il figlio illegittimo della contessa Flaminia, la qual si adopera per salvare il figlio (cresciuto da una ex cameriera) arrivando al punto di confessare il segreto al vero padre del ragazzo, Monsignor Colombo; il quale ignaro fino ad allora del'esistenza del figlio (nato da una fugace relazione di gioventù con la contessa) e che stava per dare le dimissioni in preda a una crisi di coscienza, rinuncia al suo proposito nel tentativo di aiutare il figlio e gli altri due condannati...
Scomparso da qualche mese, sto scoprendo il regista Luigi Magni e devo dire che due cose mi spiacciono: non averlo scoperto prima e che non abbia fatto più film.
il regista girò prevalentemente film ambientati nella Roma papalina, narrando storie di popolani all'interno di fatti realmente avvenuti, solitamente storie di ribelli che combatterono contro il potere, svelando in questo modo la sua vena anticlericale.
Ho scoperto un vero grande regista italiano, capace di narrare storie in bilico tra commedia e dramma, con personaggi ben caratterizzati e approfonditi, costruendo storie appassionanti dove si fondono coraggio, vigliaccheria, perbenismo, piccoli atti di eroismo e grandi vergogne, una "commedia umana" all'interno della Storia con la lettera maiuscola; storie oltretutto valorizzate da un'ottima fotografia che incornicia una Roma splendida che diventa metafora di miserie e grandezze dei suoi abitanti.
Questo film è ispirato una vicenda realmente accaduta, il processo e relativa esecuzione dei due anarchici Monti e Tognetti accusati di aver organizzato una rappresaglia contro alcuni soldati francesi colpevoli di aver ucciso tempo prima alcuni popolani; più che sull'antefatto la storia si concentra sul "processo" e sulle dinamiche di corruzione della Chiesa che andavano al di là della volontà papale (qui visto sopratutto come spesso ignaro delle malefatte dei suoi sottoposti, anche se con scarsa volontà di approfondire l'argomento): in particolare la figura dell'avido Monsignor Marino, che briga per essere promosso di rango attraverso imbrogli e ricatti, non importa se a farne le spese saranno degli innocenti.
Il protagonista vero e proprio però è Monsignor Colombo, il cardinale disilluso interpretato da Nino Manfredi (attore feticcio di Magni), ormai deciso a prendere le distanze dalla Chiesa schifato da tutto ciò cui ha dovuto assistere nel corso degli anni, che rinuncia temporaneamente nell'intento di salvare il figlio avuto in gioventù di cui ignorava l'esistenza (e grazie al quale scopre un'inaspettata vocazione allapaternità), che ha preso parte al complotto. Il ragazzo fino alla fine ignorerà che il prete di cui è tanto nemico nonostante si ostini a volerlo aiutare è suo padre, ingaggiando con lui sfide verbali sugli ideali e sul clero che mostrano una chiara somiglianza fra i due; ma la vera spalla di Colombo è il perpetuo Serafino, ingenuo, affettuoso e fedele, altro personaggio caratterizzato in maniera indimenticabile.
Tra gli interpreti da segnalare un giovanissimo Ron quando - a inizio carriera- non si limitava a comporre canzoni ma partecipava a film con il suo vero nome, Rosalino Cellamare; qui nel ruolo di Gaetano Tognetti, uno dei congiurati.
Il film nel 1978 vinse tre David di Donatello (miglior film, attore protagonista Nino Manfredi e produttore a Franco Committeri) e tre Nastri D'argento (scenografia, attore protagonista e non protagonista); nel 2012 è stata girata una fiction Rai ispirata a questo film, intitolata "L'ultimo Papa Re", e interpretata da Gigi Proietti e Lino Toffolo nei ruoli che furono di Manfredi e Bagno).
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