Augusto (Internet-dipendente), Mattia ( narcolettico), Guglielmo (affetto da sindrome di Tourette) e Leonardo (maniaco della pulizia ossessivo compulsivo) sono quattro ventenni che vengono mandati un’estate dai genitori a Villa Angelica per curare i rispettivi disturbi psicologici e comportamentali.
I ragazzi (di cui due ospiti fissi della clinica già da varie estati) però decidono di passare la loro estate come le persone “normali”: rubano l’auto del direttore e si dirigono alla volta di Ibiza. Durante il viaggio incontrano Regina, una ragazza in fuga da un uomo con cui ha appena chiuso una burrascosa storia d’amore, che si unisce a loro nel viaggio, mentre i loro genitori li inseguono, finendo per vivere a loro volta una bizzarra avventura on the road….
Una commedia giovanile che parte da un assunto originale ma che poi purtroppo si perde per strada.
Originale perché solitamente il tema della malattia mentale al cinema viene trattato sempre con toni seri, mentre è già stato dimostrato (ad esempio in “Si può fare” del 2009) che può essere trattato anche in toni di commedia senza banalizzarlo, magari riuscendo a far percepire al pubblico i protagonisti affetti da questo tipo di problemi in modo “normale”.
In questo modo si snoda la prima parte del film, con i quattro amici che decidono di provare per una volta a vivere come i cosiddetti “normali” eludendo la sorveglianza di genitori e medici e partendo per Ibiza, meta agognata da moltissimi giovani, dove cercheranno non solo di trovare una propria indipendenza ma anche di confondersi tra “gli altri”.
Fin qui la prima parte, che comprende anche le avventure iniziali della prima parte del viaggio; poi comincia la seconda parte (la capatina a casa Depardieau e l’arrivo a Ibiza) sono invece progressivamente via va più stiracchiate e inverosimili, arrivando al finale veramente tirato per i capelli.
Così vengono penalizzati pure gli attori, sia i giovani protagonisti (bravi, a mio avviso) che i famosi comprimari, a cui va riconosciuto il merito di saper interpretare misuratamente i propri personaggi facendosi da parte lasciando spazio ai colleghi più giovani.
In sostanza, quella che si dice un’occasione sprecata….
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