mercoledì 23 settembre 2020

Anna dei mille giorni (Anne of thousand days), 1969

 






Regia di Charles Jarrot, con Richard Burton (Enrico VIII), Genevieve Bujold (Anna Bolena), Irene Papas (Caterina D'Aragona), Anthony Quayle (cardinale Wolsley), William Squire (Tommaso Moro), Michael Horden (Thomas Bolena), Terence Wilton (Henry Percy),Katharine Blake (Elizabeth Bolena). 


Inghilterra,1527 : Anna Bolena, giovane figlia di Sir Thomas Bolena , è promessa sposa a Henry Percy quando viene notata a corte da re Enrico VIII, che se ne invaghisce e decide di prenderla come amante. Inizialmente furiosa per via del matrimonio mandato a monte man mano che passa il tempo anche Anna comincia a ricambiare il sovrano, ma oltre ai sentimenti 

Il problema principale è che Enrico è già sposato con Caterina D'Aragona, ma il matrimonio è da tempo in crisi per via della mancanza del tanto sospirato erede maschio. Deciso a tutto pur di avere Anna e- di conseguenza- il figlio che lei gli ha promesso, e non ottenendo dal Papa l'annullamento del matrimonio in corso, Enrico darà vita a una guerra civile che segnerà la storia,  non risparmiando amici e parenti...


Dopo molti anni di ricerche, sono finalmente riuscita a vedere questa famosa versione della storia di Anna Bolena.

E' un film storico molto ricco e accurato dal punto di vista visivo: come prima cosa infatti credo colpiscano costumi fastosi, scenografie interne ed esterne e pettinature molto particolareggiate. 

La storia è quella nota a tutti, e qui non c'è scampo: o piace o non piace. A me personalmente l'epopea dei Tudor ha sempre affascinato anche se ho simpatizzato con Anna esclusivamente per la brutta fine (sono una fan di Caterina D'Aragona e di sua figlia Maria), e ho in poca simpatia Enrico VIII per ovvi motivi. Quindi ho apprezzato il film trovandolo coinvolgente al punto giusto, anche a se a mio avviso non trasmette affatto passione tra i due amanti (come suppongo fosse l'idea originale), descritti più che altro come ossessionati uno dalla libidine per una donna e dall'assenza del figlio maschio ritenuto necessario, e l'altra dal potere prima e dal desiderio di conservarlo per la propria figlia dopo. 


I due interpreti principali, Richard Burton nel ruolo di Enrico e Genevieve Bujold  in quello di Anna sono belli, affascinanti e se vogliamo anche carismatici nel tratteggiare i rispettivi personaggi e funzionano  credibilmente come coppia: le loro schermaglie amorose e politiche tengono alto l'interesse dello spettatore in maniera sufficiente da non annoiare e poter arrivare alla fine del film. In particolare Burton tratteggia un Enrico più umano di quello che ci si potrebbe aspettare, non privo di rimorsi per le proprie azioni e, nel finale, per la condanna della donna che aveva amato così appassionatamente (anche se vigliaccamente tenta di dare tutta la colpa al solo Cromwell). Semmai si nota come Anna passi un po' troppo repentinamente (per esigenze di copione suppongo) dall'odio e dal rifiuto totale per Enrico alla passione assoluta. 

Accanto a loro comprimari validi, in particolare Irene Papas nel ruolo della dolente Caterina D'Aragona e Anthony Quayle nel ruolo del Cardinale Wolsley, che con tutti i suoi difetti non può non suscitare empatia per la sua umanità.

Particolarmente toccante il finale dove la piccola Elisabetta (all'epoca di quattro anni) gioca in uno dei giardini del palazzo sentendo i cannoni che annunciano la morte della madre

Nonostante all'epoca pare sia stato accolto molto male dalla critica, il film ottenne comunque un grande successo di pubblico e ben dieci nomination agli Oscar nel 1970, vincendo quello per i migliori costumi.






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