Regia di Paolo Virzì, con Mauro Lamantia (Antonino), Giovanni Toscano (Luciano), Irene Vetere (Eugenia), Giancarlo Giannini (Leandro Saponaro), Roberto Herlitzka (Fulvio Zappellini), Andrea Roncato (Fosco), Marina Rocco (Giusy).
Roma, 1990: mentre l'Italia segue i Mondiali di Calcio che si stanno svolgendo proprio nel nostro paese Leandro Saponaro, noto produttore cinematografico, viene trovato morto annegato nel Tevere. I principali sospettati sono tre giovani aspiranti sceneggiatori: Eugenia, ragazza ricca e problematica, Antonello, vincitore di un concorso per giovani sceneggiatori e Luciano, venuto dalla provincia per sfondare come star. I tre avevano conosciuto la vittima proprio nell'ambito del loro inserimento nel mondo del lavoro cinematografico e ne erano stati ampiamente sfruttati....
Ricordo molto bene quell'estate del 1990, e non in positivo: avevo dieci anni e attraversavo da qualche tempo il primo periodo problematico e triste della mia vita, dovuto a fattori di vario tipo. Uno dei pochi momenti di svago o leggerezza era appunto seguire le notizie sui Mondiali di calcio (quell'anno vinse ) e in particolare sul campione italiano di allora, Totò Schillaci.
Questo film mi ha quindi riportato indietro nel tempo e devo dire che nonostante tutto sono riuscita a guardare con un po' di nostalgia all'Italia di allora, non so se davvero fosse migliore come spesso si tende a pensare, sicuramente tutto era diverso e c'era più speranza.
Il film non mi è piaciuto particolarmente anche se non si può dire sia brutto, semplicemente non mi ha coinvolto più di tanto, è scivolato via senza lasciare qualcosa di considerevole. La storia in sè non è banale ma trovo che la psrte gialla viene messa in ombra rispetto al fatto di mostrare le magagne che si nascondo nel mondo della cultura, nello specifico del cinema e della letteratura: raccomandazioni, sfruttamento di manodopera anche a livello intellettuale, giovani tenuti perennemente in stand- by e a cui l'accesso come lavoratori in quel mondo viene reso il più difficile possibile, a meno di non godere di qualche raccomandazione s'intende.
Non si può non intendere, nel trio di giovani protagonisti, un rimando al classico "C'eravamo tanto amati".
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